da Baltazzar | Mar 1, 2012 | Carismi, Chiesa, Testimonianze
Un ricordo del catechista itinerante del Cammino Neocatecumenale responsabile della Germania
di Pietro Barbini
ROMA, martedì, 28 febbraio 2012 (ZENIT.org) – Esattamente un anno fa, la sera di lunedì 28 febbraio 2011, a Monaco di Baviera, si spegneva inaspettatamente Antonio “Toni” Spandri, all’età di 67 anni.
Padre di 10 figli, 35 nipoti, catechista itinerante del Cammino Neocatecumenale, era stato responsabile dell’evangelizzazione in Germania e in Olanda. Negli ultimi anni, assieme alla moglie Bruna, seguiva con dedizione la pastorale vocazionale dei seminari Redemptoris Mater e le missio ad gentes.
Nato a Venezia nel 1943 e laureato in legge, Toni dedicò tutta la sua vita al servizio della Chiesa. Fece parte della FUCI e, proprio in quel periodo, cominciò ad interessarsi allo studio della teologia; fu tra l’altro allievo di don Germano Pattaro e, fin da subito si distinse per il suo profondo pensiero teologico.
Toni era convinto che la “battaglia” che i cattolici dovevano intraprendere non era quella dettata dalla forza, impugnando la “spada”, ma quella interiore, ossia, la cosiddetta “buona battaglia della fede”, che doveva essere affrontata attraverso un cammino di “discesa”, alla riscoperta del sacramento del battesimo, alle radici della fede cristiana.
Sentiva che nel trambusto e nella confusione di quegli anni tumultuosi, bisognava fare qualcosa; voleva servire la Chiesa, ma non capiva in che modo. Dopo essersi sposato decise, assieme alla moglie, di andare a studiare teologia a Tubinga, in Germania, con l’allora professor Joseph Ratzinger, che seguiranno poi a Regensburg, quando quest’ultimo si trasferì.
In quegli anni conobbero anche Stefano Gennarini, loro compagno di studi, attraverso il quale verranno a conoscenza dell’esperienza del Cammino Neocatecumenale. Tornati a Venezia i coniugi Spandri introdussero il Cammino nella diocesi veneziana con l’appoggio dell’allora cardinale Albino Luciani, formando la prima comunità neocatecumenale, nella parrocchia di Santa Maria Formosa, della quale Toni sarà eletto responsabile.
Successivamente Toni e Bruna, assieme a Stefano Gennarini, raccontarono la loro esperienza del Cammino al prof. Ratzinger, con il quale si tennero sempre in contatto (nel 2010 Toni e Bruna parteciparono all’incontro annuale che il Santo Padre tiene ogni anno a Castel Gandolfo, incontrando i suoi alunni per tre giorni, i quali, in quell’occasione, suggerirono il “tema” che il Papa adottò per il 2011, ossia, la “Nuova evangelizzazione”).
Nel 1974, colpiti dalla parole del Vangelo “va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”, presero la decisione di lasciare Venezia e di dedicare la loro vita all’evangelizzazione.
Lasciarono dunque tutto quanto era in loro possesso, la redditizia attività ereditata dalle facoltose famiglie e una promettente carriera di avvocato, per Toni, presso l’avviato studio legale del padre.
Abbandonati tutti i loro beni, seguirono Cristo, nella convinzione che solo così avrebbero fatto una vera esperienza di Dio, sicuri che Lui li avrebbe protetti da qualsiasi pericolo e difficoltà e che avrebbe provveduto a tutti i loro bisogni, come d’altronde è stato.
Si recarono dunque nella Germania comunista, dove evangelizzarono per le strade e per le parrocchie, aprendo il Cammino Neocatecumenale con l’appoggio del “loro” professore, Joseph Ratzinger, allora arcivescovo di Monaco.
Vissero anni difficili, patirono la fame, il freddo e numerosi disagi; attraversarono più volte il check point Charlie, rischiando spesso la vita, e passarono più di qualche nottata in cella interrogati dai Vopos, le guardie comuniste.
Nonostante le numerosissime difficoltà incontrate nel corso della loro vita, le avversità e le non poche tribolazioni patite, la loro fede non vacillò mai, niente e nessuno impedì a Toni e a Bruna di svolgere la loro missione di evangelizzazione, come testimoni dell’amore di Dio.
Proprio alla morte di Toni, la moglie scrisse in una lettera “il Signore, che gli ha donato di portare per 40 anni la Croce di Cristo nell’evangelizzazione, gli ha donato anche di trovare ristoro in Lui! Cristo è veramente risorto!”.
Attraverso la sua vita, Toni ci ha lasciato una grande testimonianza di fede: seguire Cristo non è una “fregatura”, ma Egli veramente ti restituisce cento volte tanto.
La Provvidenza Divina esiste e nella vita di Toni questo era palpabile; il Dio dei cristiani è un Dio della storia, che agisce concretamente nella vita dell’uomo, perché Cristo è Risorto e vivo in mezzo a noi.
Toni Spandri con la sua vita, prima ancora che con le parole, ci ha testimoniato quindi la veridicità delle parole del Vangelo: “Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.
da Baltazzar | Feb 4, 2012 | Chiesa, Liturgia, Post-it
Riportiamo la traduzione di un articolo scritto dal sacerdote irlandese Neil Xavier O’Donoghue, dottore in liturgia (Ph.D. in Liturgy) e pubblicato dal blog americano PrayTell. Il presbitero intende rispondere ad un articolo scritto da Sandro Magister sul suo blog www.chiesa (link: http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350144).
Fr. Neil Xavier O’Donoghue è originario di Ballincollig, Co. Cork, Irlanda. Ha completato un Bachelor of Arts (1997) e un Master in Divinity (2000) alla Seton Hall University, South Orange, NJ. Ha anche conseguito un master in Teologia nella liturgia (2003) dal Seminario Teologico Ortodosso di San Vladimir, Crestwood, NY e un Master of Arts in Teologia con specializzazione in studi liturgici (2005) presso l’Università di Notre Dame du Lac, Notre Dame, IN. Nel 2000 fu ordinato al sacerdozio ministeriale per la Chiesa cattolica dell’arcidiocesi di Newark, New Jersey e dal 2002 ha prestato servizio come Prefetto degli studi presso il Seminario Redemptoris Mater arcivescovile Missionario in Kearny, NJ. Nel 2006 gli è stato conferito il dottorato in teologia (Ph.D.) specializzato in liturgia dal Collegio di San Patrizio, Pontificia Università, Maynooth, Co. Kildare, Irlanda.
Di seguito l’articolo tradotto in italiano da noi.
Reazione alle speculazioni di Sandro Magister sulla liturgia celebrata nelle Comunità Neocatecumenali
Fr. Neil Xavier O’Donoghue, Ph.D. in liturgia.
Una storia dei Padri del Deserto racconta di come alcuni monaci andarono da Abba Agathon e lo accusarono di essere un fornicatore, di essere un uomo arrogante e di fare discorsi senza senso. Il monaco più anziano era d’accordo con tutte le accuse, ma quando i suoi visitatori lo accusarono di essere un eretico, lo negò con veemenza.
Quando gli chiesero come mai avesse rifiutato questo ultimo insulto e come mai volesse invece sopportarle altre calunnie, egli rispose: “Prendo le prime accuse come giuste per la mia anima, ma l’eresia è la separazione da Dio. Ora non ho alcuna intenzione di essere separato da Dio”.
Durante il corso degli anni ho letto molte congetture ridicole e critiche su come venga celebrata la liturgia nelle Comunità Neocatecumenali, e fino ad ora non mi sono sentito costretto a scrivere alcuna confutazione. Tuttavia, avendo visto lo scalpore suscitato da Sandro Magister nel suo blog sulla Chiesa (ospitato da un quotidiano italiano generalmente anticlericale) e vedendo come le sue teorie sono riprese dai principali media cattolici tradizionali, mi sono sentito obbligato a scrivere questa breve reazione nello spirito di Abba Agathon.
Sono stato nel Cammino Neocatecumenale per più di 25 anni, ed è stato attraverso questo carisma che ho scoperto il mio amore per la Chiesa e in particolare per la liturgia Cattolica (per non parlare della mia vocazione al ministero sacerdotale). Questo amore per la liturgia mi ha ispirato a perseguire gli studi sulla liturgia e adesso ho tre specializzazioni in liturgia accademica. Sono un sacerdote a tutti gli effetti, ho un mandato dal mio arcivescovo e insegno la liturgia in una Facoltà Pontificia. Ho partecipato personalmente a migliaia di Eucarestie celebrate nelle Comunità Neocatecumenali negli Stati Uniti, Canada, Irlanda, Inghilterra, Scozia, Francia, Germania, Polonia, Italia, Spagna, Estonia, Repubblica Dominicana, Messico, Australia, Guam, Saipan, Taiwan e Israele. Tutte queste Eucarestie sono state celebrate in conformità al Rito Romano. Trovo difficile reagire alle costanti critiche da parte di Magister e simili, che uniscono semplici falsità a mezze verità prese fuori dal contesto. Il Cammino Neocatecumenale è sempre stato, fin dal suo inizio, in comunione con il Papa e con i vari dicasteri Vaticani. Nel 1974 c’è stata la prima approvazione scritta della liturgia delle Comunità Neocatecumenali come un esempio eccellente del rinnovamento della liturgia. Molti incontri positivi e udienze con differenti papi hanno seguito questo documento iniziale. Il Papa Giovanni Paolo II celebrò l’Eucarestia con 2000 fratelli delle Comunità Neocatecumenali in occasione della Festa della Famiglia nel 1988 a Porto San Giorgio (il centro internazionale del Cammino Neocatecumenale). Fu preceduta da un più dettagliato documento da parte del CDW (vedere l’Osservatore Romano, Edizione inglese, 9 Gennaio, 1989). Questo documento garantiva un permesso speciale per celebrare la liturgia Eucaristica domenicale in piccole comunità, di ricevere la Comunione sotto le due specie e lo spostamento dello Scambio della Pace dopo il Credo.
Lo Statuto definitivo del Cammino Neocatecumenale nel 2008, approvato dal Pontificio Consiglio per i Laici, conferma le precedenti concessioni; stabilendo che le Eucarestie celebrate il Sabato sera dalle comunità sono parte del lavoro pastorale della parrocchia. Concede, inoltre, di fare brevi ammonizioni alle letture della Messa preparate da membri della Comunità e stabilisce che “i neocatecumeni ricevono la Comunione in piedi, rimanendo al proprio posto“. L’unico aspetto delle celebrazioni che va al di fuori della regolare Messa domenicale è la possibilità, prima dell’omelia del sacerdote, di condividere brevi esperienze personali o “echi della parola” da parte dei fratelli della comunità. Se qualcuno ha partecipato a una Eucarestia nel Cammino Neocatecumenale potrà vedere come queste risonanze non si confondono con l’omelia del Sacerdote.
Riguardo ai punti specifici affrontati da Magister.
Sì, ci potrebbe essere più di una Eucarestia celebrata per comunità il Sabato sera in Parrocchia (questa è la questione principale del Cammino Neocatecumenale che è fondamentalmente un carisma liturgico vissuto in piccole comunità). Se la celebrazione dell’Eucarestia avviene in una chiesa, o una cappella, viene di solito utilizzato l’altare. Se l’Eucarestia viene celebrata in un’altra stanza allora viene degnamente preparato. Non si siedono intorno all’altare in un cerchio, ma, come in molte chiese, l’assemblea siede su tre lati e il sacerdote siede a capo dell’assemblea. Le comunità prestano molta cura ai segni liturgici e non è inconsueto che le comunità spendano migliaia di dollari in strumenti liturgici, vesti e altri segni per fare in modo che l’assemblea sia sempre disposta in un modo decoroso.
Magister fa riferimento alla celebrazione dell’Eucarestia come ‘conviviale’. Ciò viene presentato come se fosse un fatto negativo, anche se il mio Oxford American Dictionary da una prima definizione di ‘conviviale’ come “(di un’atmosfera o un evento) amichevole, animata e piacevole“. Non sono sicuro che questo sia un problema, se è abbastanza diffusa in senso negativo, le persone tenderanno a presumere che sia in qualche modo negativo. Vorrei sperare che anche i membri del SSPX [Società San Pio X, N.d.T.] considerassero le loro Eucarestie ‘amichevoli, animate e piacevoli’. Anche se sono Irlandese, temo di non vedere la povertà e la fatica come virtù assolute nella liturgia! Solo perché la Consacrazione del Mistero Pasquale viene in qualche modo enfatizzata nella liturgia del Cammino Neocatecumenale, questo in nessun modo nega la dimensione sacrificale dell’Eucarestia. Nessuna particolare metafora può trattenere tutte le grazie contenute nell’Eucarestia ed è ridicolo tentare di penalizzare le persone che traggono vita dai misteri eucaristici.
Come ho affermato precedentemente, le ammonizioni e le risonanze/echi sono brevi e sono concessi dalla legge liturgiche, e sono chiaramente distinte dall’omelia del sacerdote che avviene immediatamente dopo. Per la Comunione, la comunità utilizza pane non lievitato, preparato non secondo istruzioni arcane del Dottor Kiko Argüello, ma secondo i punti 320-321 del Messale Romano. La comunità riceve anche il calice nello stesso modo. Entrambe le specie vengono amministrate ai membri della comunità, che stanno in piedi a riceverla al proprio posto, dal Sacerdote (in conformità allo Statuto del Cammino Neocatecumenale).
Riguardo all’incontro del 20 Gennaio con Papa Benedetto.
Il Pontificio Consiglio per i Laici ha approvato le varie ‘celebrazioni’ contenute nel Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale. Dal momento che il Cammino Neocatecumenale è un Catecumenato Post-Battesimale, le comunità neocatecumenali rivivono gradualmente i vari passi dell’iniziazione Cristiana come sacramentali. Queste celebrazioni non sono considerate come liturgie ufficiali della Chiesa in senso canonico, non sono formalmente promulgate nei libri liturgici. Ma, in ogni caso, con questo Decreto aggiuntivo, sono adesso pienamente approvate. Il Decreto della scorsa settimana non riguardava la celebrazione dell’Eucarestia, non ci sono mai stati grandi problemi per come viene celebrata nelle Comunità Neocatecumenali. In un testo intitolato ‘Un soffio di aria fresca’ (disponibile su Cammino.info) nell’edizione corrente de ‘La Razon’ di Madrid il Cardinale Cañizares (prefetto della Congregazione per il Culto Divino) menzionò l’Eucarestia come viene celebrata nelle Comunità Neocatecumenali: “La celebrazione dell’Eucarestia, all’interno del cammino di queste comunità, viene portata avanti in un modo splendido e decorso, con un grande senso della fede, con uno spirito ecclesiale che è sia festivo che liturgico, con un senso profondo del mistero e del sacro’’.
Ciò fa perfettamente eco al pensiero del Papa Benedetto XVI che, all’incontro del 20 Gennaio, affermò l’aspetto integrale dell’Eucarestia celebrata il Sabato sera in piccole comunità, come parte importante di questo carisma: “ Precisamente al fine di promuovere la riconciliazione con la ricchezza della vita sacramentale nelle persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o che non hanno ricevuto una formazione adeguata, i Neocatecumeni possono celebrare l’Eucarestia Domenicale in piccole comunità, dopo i Primi Vespri della Domenica, secondo i provvedimenti del Vescovo Diocesano.
Con queste riflessioni, non voglio dire che il Cammino Neocatecumenale sia la sola zattera di salvezza, grazie a Dio la Chiesa Cattolica è molto più grande del Cammino Neocatecumenale. Oggi abbiamo una Chiesa che ha molti riti liturgici, abbiamo una forma speciale della liturgia in uso nell’ex-Zaire, in uso dagli Anglicani e coloro che utilizzano la Forma Straordinaria hanno il permesso di mantenere la loro particolare spiritualità e i propri riti.
Ciò che tiene unita la Chiesa Cattolica non è l’uniformità in pratiche liturgiche, ma è l’unità nel credo e la fede in comunione con il Successore di Pietro. L’estate passata ho partecipato personalmente alla Messa al Santuario dell’Opus Dei a Torreciudad (Spagna), all’Oratorio Brompton di Londra e ad una Messa Pontificale nella Forma Straordinaria celebrata dal Cardinale Burke alla Conferenze Liturgica di Fota nella mia nativa città di Cork (Irlanda). Non tutto ciò che è parte di queste celebrazioni sarebbe l’ideale per me, tuttavia non ho difficoltà ad ammettere che queste sono parti importanti del tesoro liturgico della Chiesa e apprezzo il modo in cui possono aiutare a salvare molte anime. In modo simile, gli adattamenti che sono stati garantiti alle Comunità Neocatecumenali contribuiscono ad aiutare a rispondere al bisogno della Nuova Evangelizzazione, e a riportare le persone in Chiesa ad incontrarsi con il Cristo Risorto.
In conclusione, non voglio lasciar intendere che non ci sono mai problemi con le Comunità Neocatecumenali e le particolari Parrocchie. Laddove c’è la vita, ci sono sempre problemi. Ma,come in ogni famiglia, i vari membri della Chiesa dovrebbero risolvere insieme ogni tipo di problema. Molti anni fa, parlando delle crescenti difficoltà della Chiesa nell’accogliere il Cammino Neocatecumenale, il Cardinale Ratzinger suggerì che il ‘nostro compito – il compito della Chiesa ufficiale e dei Teologi – è di tenere le porte spalancate verso di loro, e preparargli un posto’. Joseph Cardinal Ratzinger con Vittorio Messori, The Ratzinger Report: An Exclusive Interview on the State of the Church (San Francisco: Ignatius Press, 1985), 44.
da www.cammino.info
Fonte: http://www.praytellblog.com/wp-content/uploads/2012/01/ODonoghue-response.pdf
da Baltazzar | Gen 24, 2012 | Carismi, Chiesa, Liturgia, Post-it
Alla Radio Vaticana il prefetto della Congregazione per il culto e la disciplina dei sacramenti interviente sul decreto
«Penso che il rapporto tra catechesi e liturgia nel cammino neocatecumenale sia esemplare». Lo afferma il cardinale Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congregazione per il culto e la disciplina dei sacramenti. «L’approvazione di questo Decreto sulle celebrazioni del Cammino neocatecumenale, contenute nel Direttorio catechetico, è per tutta la Chiesa – spiega ai microfoni della Radio Vaticana – un riconoscimento di come l’iniziazione cristiana deve avere sempre un’unione tra Parola e celebrazioni».
Nell’intervista, il porporato spagnolo fa riferimento al catecumenato antico dove le diverse tappe erano segnate da celebrazioni specifiche per ciascun momento dell’itinerario e rileva che nel Cammino Neocatecumenale «oggi si fa lo stesso: quindi – osserva – non sono tappe artificiali, non si tratta di una semplice metodologia inventata per gli uomini, ma corrispondono all’itinerario della conversione».
«Alcuni – sottolinea Canizares – vogliono fare l’iniziazione cristiana soltanto sulla base della catechesi, di qualcosa cha fa l’uomo e che sia conosciuto soltanto a livello intellettuale», invece nella fede cristiana «la priorità è di Dio: Dio agisce, l’uomo risponde. L’uomo compie un itinerario che deve essere illuminato dalla Parola di Dio, allo stesso tempo deve essere vissuto come azione di Dio e accoglienza dell’azione di Dio».
«Questo – conclude il prefetto vaticano competente sui temi liturgici – nel Cammino neocatecumenale è chiarissimo e oggi, con l’approvazione del Decreto si sottolinea questo».
da Vatican Insider
da Baltazzar | Gen 20, 2012 | Benedetto XVI, Carismi, Chiesa, Liturgia, Post-it
CITTÀ DEL VATICANO, 20 GEN 2012 (VIS). Il Pontificio Consiglio per i Laici ha pubblicato oggi un decreto con il quale concede l’approvazione alle celebrazioni contenute nel Direttorio Catechistico del Cammino Neocatecumenale. Il decreto è datato 8 gennaio 2012, festa del Battesimo del Signore; e porta le firme del Presidente di questo Dicastero, il Cardinale Stanislaw Rylko, e del Segretario, il Vescovo Josef Clemens.
Presentiamo di seguito il testo pubblicato oggi: “Con decreto dell’11 maggio 2008, il Pontificio Consiglio per i Laici ebbe ad approvare in modo definitivo lo Statuto del Cammino Neocatecumenale e, successivamente, dopo aver debitamente consultato la Congregazione per la Dottrina della Fede, con decreto del 26 dicembre 2010, diede la sua approvazione alla pubblicazione del Direttorio catechetico come sussidio valido e vincolante per le catechesi del Cammino Neocatecumenale.
Ora, visti gli articoli 131, e 133, §1e §2, della Costituzione apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana, il Pontificio Consiglio per i Laici, avuto il parere favorevole della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, concede l’approvazione a quelle celebrazioni contenute nel Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale che non risultano per la loro natura già normate dai Libri liturgici della Chiesa”.
DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
ALLA COMUNITÀ DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE
Aula Paolo VI
Venerdì, 20 gennaio 2012
Cari fratelli e sorelle,
anche quest’anno ho la gioia di potervi incontrare e condividere con voi questo momento di invio per la missione. Un saluto particolare a Kiko Argüello, a Carmen Hernández e a Don Mario Pezzi, e un affettuoso saluto a tutti voi: sacerdoti, seminaristi, famiglie, formatori e membri del Cammino Neocatecumenale. La vostra presenza oggi è una testimonianza visibile del vostro gioioso impegno di vivere la fede, in comunione con tutta la Chiesa e con il Successore di Pietro, e di essere coraggiosi annunciatori del Vangelo.
Nel brano di san Matteo che abbiamo ascoltato, gli Apostoli ricevono un preciso mandato di Gesù: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28, 19). Inizialmente avevano dubitato, nel loro cuore c’era ancora l’incertezza, lo stupore di fronte all’evento della risurrezione. Ed è Gesù stesso, il Risorto – sottolinea l’Evangelista – che si avvicina a loro, fa sentire la sua presenza, li invia ad insegnare tutto ciò che ha comunicato loro, donando una certezza che accompagna ogni annunciatore di Cristo: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Sono parole che risuonano forti nel vostro cuore. Avete cantato Resurrexit, che esprime la fede nel Vivente, in Colui che, in un supremo atto di amore, ha vinto il peccato e la morte e dona all’uomo, a noi, il calore dell’amore di Dio, la speranza di essere salvati, un futuro di eternità.
In questi decenni di vita del Cammino un vostro fermo impegno è stato di proclamare il Cristo Risorto, rispondere alle sue parole con generosità, abbandonando spesso sicurezze personali e materiali, lasciando anche i propri Paesi, affrontando situazioni nuove e non sempre facili. Portare Cristo agli uomini e portare gli uomini a Cristo: questo è ciò che anima ogni opera evangelizzatrice. Voi lo realizzate in un cammino che aiuta a far riscoprire a chi ha già ricevuto il Battesimo la bellezza della vita di fede, la gioia di essere cristiani. Il “seguire Cristo” esige l’avventura personale della ricerca di Lui, dell’andare con Lui, ma comporta sempre anche uscire dalla chiusura dell’io, spezzare l’individualismo che spesso caratterizza la società del nostro tempo, per sostituire l’egoismo con la comunità dell’uomo nuovo in Gesù Cristo. E questo avviene in un profondo rapporto personale con Lui, nell’ascolto della sua parola, nel percorrere il cammino che ci ha indicato, ma avviene anche inseparabilmente nel credere con la sua Chiesa, con i santi, nei quali si fa sempre e nuovamente conoscere il vero volto della Sposa di Cristo.
E’ un impegno – lo sappiamo – non sempre facile. A volte siete presenti in luoghi in cui vi è bisogno di un primo annuncio del Vangelo, la missio ad gentes; spesso, invece, in aree, che, pur avendo conosciuto Cristo, sono diventate indifferenti alla fede: il secolarismo vi ha eclissato il senso di Dio e oscurato i valori cristiani. Qui il vostro impegno e la vostra testimonianza siano come il lievito che, con pazienza, rispettando i tempi, con sensus Ecclesiae, fa crescere tutta la massa. La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino un particolare dono che lo Spirito Santo ha dato ai nostri tempi e l’approvazione degli Statuti e del “Direttorio Catechetico” ne sono un segno. Vi incoraggio ad offrire il vostro originale contributo alla causa del Vangelo. Nella vostra preziosa opera ricercate sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle Chiese particolari, nelle quali siete inseriti: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale sono una importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo.
Care famiglie, la Chiesa vi ringrazia; ha bisogno di voi per la nuova evangelizzazione. La famiglia è una cellula importante per la comunità ecclesiale, dove ci si forma alla vita umana e cristiana. Con grande gioia vedo i vostri figli, tanti bambini che guardano a voi, cari genitori, al vostro esempio. Un centinaio di famiglie sono in partenza per 12 Missioni ad gentes. Vi invito a non avere timore: chi porta il Vangelo non è mai solo. Saluto con affetto i sacerdoti e i seminaristi: amate Cristo e la Chiesa, comunicate la gioia di averLo incontrato e la bellezza di avere donato a Lui tutto. Saluto anche gli itineranti, i responsabili e tutte le comunità del Cammino. Continuate ad essere generosi con il Signore: non vi farà mancare la sua consolazione!
Poco fa vi è stato letto il Decreto con cui vengono approvate le celebrazioni presenti nel “Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale”, che non sono strettamente liturgiche, ma fanno parte dell’itinerario di crescita nella fede. E’ un altro elemento che vi mostra come la Chiesa vi accompagni con attenzione in un paziente discernimento, che comprende la vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all’armonia dell’intero Corpus Ecclesiae.
Questo fatto mi offre l’occasione per un breve pensiero sul valore della Liturgia. Il Concilio Vaticano II la definisce come l’opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa (cfr Sacrosanctum Concilium, 7). A prima vista ciò potrebbe apparire strano, perché sembra che l’opera di Cristo designi le azioni redentrici storiche di Gesù, la sua Passione, Morte e Risurrezione. In che senso allora la Liturgia è opera di Cristo? La Passione, Morte e Risurrezione di Gesù non sono solo avvenimenti storici; raggiungono e penetrano la storia, ma la trascendono e rimangono sempre presenti nel cuore di Cristo. Nell’azione liturgica della Chiesa c’è la presenza attiva di Cristo Risorto che rende presente ed efficace per noi oggi lo stesso Mistero pasquale, per la nostra salvezza; ci attira in questo atto di dono di Sé che nel suo cuore è sempre presente e ci fa partecipare a questa presenza del Mistero pasquale. Questa opera del Signore Gesù, che è il vero contenuto della Liturgia, l’entrare nella presenza del Mistero pasquale, è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo – Christus totus caput et corpus – dice sant’Agostino. Nella celebrazione dei Sacramenti Cristo ci immerge nel Mistero pasquale per farci passare dalla morte alla vita, dal peccato all’esistenza nuova in Cristo.
Ciò vale in modo specialissimo per la celebrazione dell’Eucaristia, che, essendo il culmine della vita cristiana, è anche il cardine della sua riscoperta, alla quale il neocatecumenato tende. Come recitano i vostri Statuti, “L’Eucaristia è essenziale al Neocatecumenato, in quanto catecumenato post-battesimale, vissuto in piccola comunità” (art. 13 §1). Proprio al fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata, i neocatecumenali possono celebrare l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi Vespri della domenica, secondo le disposizioni del Vescovo diocesano (cfr Statuti, art. 13 §2). Ma ogni celebrazione eucaristica è un’azione dell’unico Cristo insieme con la sua unica Chiesa e perciò essenzialmente aperta a tutti coloro che appartengono a questa sua Chiesa. Questo carattere pubblico della Santa Eucaristia si esprime nel fatto che ogni celebrazione della Santa Messa è ultimamente diretta dal Vescovo come membro del Collegio Episcopale, responsabile per una determinata Chiesa locale (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 26). La celebrazione nelle piccole comunità, regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino, ha il compito di aiutare quanti percorrono l’itinerario neocatecumenale a percepire la grazia dell’essere inseriti nel mistero salvifico di Cristo, che rende possibile una testimonianza cristiana capace di assumere anche i tratti della radicalità. Al tempo stesso, la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato (cfr Statuti, art. 6), la sua forma ordinaria. Ma anche durante il cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un unico corpo (cfr 1 Cor 10, 16s).
Coraggio! Il Signore non manca di accompagnarvi e anch’io vi assicuro la mia preghiera e vi ringrazio per i tanti segni di vicinanza. Vi chiedo di ricordarvi anche di me nelle vostre preghiere. La Santa Vergine Maria vi assista con il suo sguardo materno e vi sostenga la mia Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i membri del Cammino. Grazie!
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da Baltazzar | Gen 20, 2012 | Benedetto XVI, Carismi, Chiesa, Liturgia, Post-it
CITTÀ DEL VATICANO, 20 GEN 2012 (VIS). Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza più di 7.000 membri del Cammino Neocatecumenale. In questa occasione, il Santo Padre ha inviato in tutto il mondo diciassette nuove missioni “ad gentes”: dodici in Europa, quattro in America e una in Africa. Ciascuna di queste missioni è formata da tre o quattro famiglie numerose, che appartengono al Cammino Neocatecumenale e che si trasferiscono con un sacerdote in una zona scristianizzata o in cui il Vangelo non è stato ancora annunciato.
Riportiamo di seguito alcuni frammenti del discorso del Pontefice:
“In questi decenni di vita del Cammino un vostro fermo impegno è stato di proclamare il Cristo Risorto, (…) abbandonando spesso sicurezze personali e materiali (…). Portare Cristo agli uomini e portare gli uomini a Cristo: questo è ciò che anima ogni opera evangelizzatrice. Voi lo realizzate in un cammino che aiuta a far riscoprire a chi ha già ricevuto il Battesimo la bellezza della vita di fede, la gioia di essere cristiani. (…) E’ un impegno, lo sappiamo, non sempre facile. A volte siete presenti in luoghi in cui vi è bisogno di un primo annuncio del Vangelo, la missio ad gentes; spesso, invece, in aree, che, pur avendo conosciuto Cristo, sono diventate indifferenti alla fede: il secolarismo vi ha eclissato il senso di Dio e oscurato i valori cristiani. Qui il vostro impegno e la vostra testimonianza siano come il lievito che, con pazienza, rispettando i tempi, con “sensus Ecclesiae”, fa crescere tutta la massa”.
“La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino un particolare dono che lo Spirito Santo ha dato ai nostri tempi e l’approvazione degli Statuti e del “Direttorio Catechetico” ne sono un segno. Vi incoraggio ad offrire il vostro originale contributo alla causa del Vangelo. Nella vostra preziosa opera ricercate sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle Chiese particolari, nelle quali siete inseriti: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale sono una importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo”.
“Poco fa vi è stato letto il Decreto con cui vengono approvate le celebrazioni presenti nel ‘Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale’, che non sono strettamente liturgiche, ma fanno parte dell’itinerario di crescita nella fede. E’ un altro elemento che vi mostra come la Chiesa vi accompagni con attenzione in un paziente discernimento, che comprende la vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all’armonia dell’intero Corpus Ecclesiae. (…) Nell’azione liturgica della Chiesa c’è la presenza attiva di Cristo Risorto che rende presente ed efficace per noi oggi lo stesso Mistero pasquale, per la nostra salvezza (…). Questa opera del Signore Gesù, che è il vero contenuto della Liturgia, l’entrare nella presenza del Mistero pasquale, è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo”.
“Ciò vale in modo specialissimo per la celebrazione dell’Eucaristia, che, essendo il culmine della vita cristiana, è anche il cardine della sua riscoperta, alla quale il neocatecumenato tende. (…) Proprio al fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata, i neocatecumenali possono celebrare l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità”. (…)
“La celebrazione nelle piccole comunità, regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino, ha il compito di aiutare quanti percorrono l’itinerario neocatecumenale a percepire la grazia dell’essere inseriti nel mistero salvifico di Cristo. (…) Al tempo stesso, la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato”.
“Ma anche durante il cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un unico corpo”.
Il Santo Padre ha, infine, ringraziato i neocatecumenali per le loro manifestazioni di vicinanza e affetto, e ha chiesto loro di ricordarlo nella preghiera.