da Baltazzar | Apr 5, 2013 | Carismi, Chiesa, Post-it
da http://www.romasette.it
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Al via la Grande Missione organizzata dal Cammino Neocatecumenale di Roma in occasione dell’Anno della fede. Il 6 aprile la benedizione e l’invio dei missionari da parte del cardinale Vallini di Antonella Pilia
Una Grande Missione in cento piazze romane per cinque domeniche consecutive, dal 7 aprile al 5 maggio. È la proposta del Cammino Neocatecumenale diocesano, in questo Anno della fede, «per far risuonare l’annuncio del Kerygma, cioè la notizia che Cristo viene per liberarci dalla paura e dalla morte e regalarci una vita nuova». A illustrare l’iniziativa è Giampiero Donnini, responsabile della prima Comunità nata a Roma nel 1968 nella parrocchia dei Martiri Canadesi, il quale sottolinea il forte sostegno ricevuto dal cardinale vicario Agostino Vallini e dallo stesso Papa Francesco. «Gli altri anni – racconta Donnini – andavamo ad evangelizzare nelle strade e nelle piazze a due a due. Quest’anno, le circa 500 comunità presenti a Roma si riuniranno in gruppi di 5 e verrà loro assegnata una piazza nelle vicinanze della parrocchia di appartenenza, per un totale di 100 piazze, dislocate in tutta la città. Tante quante le parrocchie che ospitano il Cammino». Qui saranno allestiti una pedana con un’immagine sacra, un ambone e una croce per creare un ambiente di preghiera all’aria aperta in mezzo ai passanti. L’obiettivo lo spiega Donnini: «Testimoniare alle persone che incontreranno l’amore di Dio capace di cambiare la vita e farci risorgere oggi, nelle nostra quotidianità». In sostanza, dunque, «si tratta di portare i frutti della Pasqua a tutti i romani», comunicando che «Dio è venuto a portarci una vita nuova, cioè non vivere più per soddisfare il nostro io ma in Colui, Cristo Gesù, che ci ha amati e ha dato se stesso per noi». Gli incontri saranno nel pieno stile neocatecumenale: con adulti, giovani e coppie con bambini che faranno festa attraverso la preghiera, il canto e la danza, accompagnati dal suono inconfondibile di chitarre e tamburi. Appuntamenti che dureranno circa tre ore e, oltre a ospitare testimonianze di ragazzi e ragazze, che all’interno del movimento romano sono più di un terzo degli aderenti, «si concluderanno con una catechesi dai contenuti esistenziali per ridare speranza a tanti giovani e adulti». È questa la vera novità della Grande Missione, sottolinea Donnini. A scandirla, le catechesi dedicate ai temi: “Chi è Dio per te e che esperienza hai di Dio?”; “Chi sei tu, perché vivi e che senso ha la tua vita?”; “Chi è Cristo per te?”; “Cos’è la Chiesa, qual è la tua esperienza nella Chiesa?”. La Missione si svolge «nell’obbedienza e nella comunione con la Chiesa – prosegue il responsabile -, consapevoli che tutto quello che possiamo fare è prestare le nostre persone al Signore recitando le parole della preghiera semplice di San Francesco: “Fai di me uno strumento della tua pace”». L’iniziativa ha ottenuto sin da subito l’appoggio del cardinale Agostino Vallini, che «ha ricevuto me e il fondatore del Cammino neocatecumenale, Kiko Arguello – testimonia Donnini -, approvando con entusiasmo la nostra proposta». Sarà proprio il cardinale vicario, sabato 6 aprile alle 11 nella basilica di San Paolo fuori le mura, a benedire e inviare alla Missione una rappresentanza di ogni Comunità del Cammino, che a Roma conta in tutto 20mila neocatecumenali. L’idea della Grande Missione è partita dalla Capitale ma è stata subito recepita dalle 5mila Comunità presenti in 120 Paesi del mondo. E, insieme al vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma, anche Papa Francesco l’ha fortemente incoraggiata. «Quando l’equipe argentina ha comunicato il progetto all’allora arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, che era a Roma per il conclave – ricorda Donnini -, lui ha dato subito indicazioni perché il vescovo ausiliare comunicasse le piazze da mettere a disposizione». Quindi, pochi giorni dopo l’elezione, «Papa Francesco, dopo una celebrazione a Santa Marta – conclude – ha incoraggiato personalmente Kiko Arguello a portare avanti l’iniziativa». |
da Baltazzar | Mar 15, 2013 | Carismi, Chiesa, Papa Francesco


“Siamo convinti che sia un Papa provvidenziale per questi tempi e che porterà il Vangelo il modo instancabile nel mondo”. Così Kiko Argüello, Carmen Hernández e padre Mario Pezzi, iniziatori del cammino Neocatecumenale, esprimono la propria gioia per l’elezione di Papa Francesco. L’equipe responsabile del Cammino ha poi rilevato che in varie occasioni il Santo Padre ha presieduto a celebrazioni delle comunità Neocatecumenali di Buenos Aires, come l’eucarestia del 40.mo anniversario nel 2008. Sulle spalle del Pontefice c’è una grande responsabilità, “ma non dimentichiamo che il Papa conta sull’aiuto di Dio, sull’assistenza dello Spirito Santo e sull’affetto e la preghiera dei cattolici, e di milioni di persone di buona volontà”, ha affermato, invece, Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei. Proprio per questo, l’organizzazione ha rinnovato al nuovo Romano Pontefice “un’adesione completa alla sua persona al suo ministero”. Anche Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari, ha manifestato la sua felicità per l’elezione del Santo Padre: “Questo momento fa vedere sia la vitalità della Chiesa sia la freschezza dello Spirito Santo, che trova sempre il modo di sorprendere”, ha detto, definendo “molto significativa” la scelta del nome Francesco, “perché mi sembra esprimere il desiderio di un ritorno alla radicalità del Vangelo, a una vita sobria, a una grande attenzione all’umanità e anche a tutte le religioni”. Ritiene lo stile semplice del Pontefice adatto a un momento di gravi sofferenze dell’umanità, in cui “c’è bisogno di qualcuno capace di toccare i cuori e di far sentire a ciascuno la gioia di avere un padre e un fratello che ci vogliono bene”. Per don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, la scelta del nome indica che “non ha altra ricchezza che Cristo. Non si affida a nessun’altra modalità di comunicarlo se non alla nuda e semplice testimonianza”. Don Carrón si dice colpito dalla “sintonia profonda tra il realismo di Benedetto XVI, che con il suo gesto ha ricordato al mondo che la Chiesa è di Cristo, e l’umile realismo di Papa Francesco, che da subito ha espresso la coscienza del suo ministero in quanto vescovo, in comunione e in cammino con il popolo della Chiesa di Roma ‘che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese’, secondo la felice espressione del grande Sant’Ignazio di Antiochia.” L’Associazione Scienza & Vita, infine, accolta con “gioia e gratitudine” l’elezione del nuovo Pontefice, ha sottolineato che “nella sua richiesta al popolo di chiedere per lui la benedizione del Padre, si coglie un rinnovato afflato profetico. Scienza & Vita si unisce alla preghiera universale della Chiesa come popolo di Dio, esprimendo l’augurio che il Santo Padre possa svolgere con serenità e fermezza il suo alto magistero”. (V.C.)
da http://it.radiovaticana.va
da Baltazzar | Feb 13, 2013 | Benedetto XVI, Chiesa
L’iniziatore Kiko Argüello commenta la notizia delle dimissioni di Benedetto XVI
da www.Zenit.org
Riportiamo di seguito il breve commento di Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, pubblicato oggi dal quotidiano spagnolo La Razòn, riguardo all’annuncio di Benedetto XVI di rinunciare al ministero petrino.
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La notizia mi ha realmente impressionato e non posso che essere triste. Il Papa ci ama moltissimo, non riesco a smettere di pensare a quanto ci voglia bene! Ricordo ancora il nostro incontro a Tubinga quando era professore in Germania e come ha contribuito a spianare la strada al Cammino Neocatecumenale nella nazione. Ha scritto una lettera bellissima a due parroci suoi amici di Monaco di Baviera che accettarono di aprire il Cammino nelle loro parrocchie.
Anni dopo, ci ha chiesto che le catechesi del Cammino passassero per l’esame da parte della Chiesa, in modo da dare loro un timbro di autenticità. Ha approvato inoltre gli Statuti e i passaggi di tutto il percorso neocatecumenale. Ha anche inviato in missione moltissime famiglie e le prime 15 comunità in missione nelle parrocchie di Roma più in difficoltà.
Ancora, quando si crearono alcuni problemi con i vescovi del Giappone, mi disse: “Kiko, non aver paura, sono qui per aiutarti”. Convocò, infatti, la Conferenza Episcopale giapponese per riunirsi con lui e alcuni cardinali, ovvero i presidenti della Congregazione per la Dottrina della Fede, del Pontificio Consiglio per i Laici e della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
Il Papa ha fatto una scelta molto umile e coraggiosa. Credo che un segno di speranza sia il fatto che ieri – il giorno in cui ha annunciato la sua decisione – si celebrava l’apparizione della Vergine di Lourdes, l’Immacolata Concezione, a Bernadette. Forse la Vergine sta preparando un nuovo Papa che può portare avanti l’evangelizzazione dell’Asia. Penso che l’Asia e in particolare la Cina e l’India, per l’intera crisi economica mondiale, siano molto importanti. In questo continente ci sono milioni di uomini che non conoscono Gesù Cristo e, quindi, è necessaria un’evangelizzazione.
Per questo, nel Cammino Neocatecumenale, stiamo preparando famiglie e sacerdoti per porsi al servizio del nuovo Papa ed effettuare quella nuova Evangelizzazione di cui ha tanto parlato Benedetto XVI.
da Baltazzar | Dic 14, 2012 | Carismi, Chiesa, Post-it
Domenica 9 dicembre, S.B. il Patriarca Mons. Fouad Twal ha ordinato due nuovi diaconi per il Patriarcato Latino di Gerusalemme, provenienti dal SeminarioRedemptoris Mater della Galilea: Carlos Ceballos Medina, originario della Bolivia e Cristian David Carreño Hinestrosa, originario della Colombia. I due nuovi diaconi eserciteranno il loro ministero rispettivamente nelle parrocchie latine di Smakiyeh (Giordania) e di Birzeit(Palestina). Incardinati nella chiesa madre di Gerusalemme, saranno a servizio della chiesa locale per le necessità della diocesi, essendo anche aperti, una volta ordinati presbiteri, alla missione universale e disponibili, pertanto, ad essere inviati dal Patriarca alle chiese in necessità del Medio Oriente e del mondo intero.
La Celebrazione ha avuto luogo nel Centro Internazionale Domus Galilaeae, alla presenza dei formatori del seminario dei due padrini dell’ordinazione, Can. d. Louis Hazboun e d. Vito Vacca, di tanti parroci della Galilea, sacerdoti latini e greco-cattolici, religiosi e religiose, membri di vari movimenti ecclesiali e circa cinquecento fedeli della Terra Santa. Hanno concelebrato i seguenti Vescovi: Mons. Elias Chacour, Arcivescovo greco-cattolico d’Acri; Mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, Vicario Patriarcale Latino per Israele; Mons. Yousef Jules Zrey, Vescovo greco-cattolico di Gerusalemme; il Patriarca Ignace Boutros Abd-el-Ahad, emerito siriaco-cattolico. Erano presenti anche due parroci greco ortodossi della Galilea.
Due giovani del Cammino Neocatecumenale
I fedeli presenti, molti dei quali fratelli del Cammino Neocatecumenale, ove è nata la vocazione dei due diaconi, sono accorsi da diversi città e paesi della Galilea, e perfino da Eilat, Gerusalemme, Betlemme e Jaffa di Tel Aviv. Erano presenti anche d. Rino Rossi, direttore dellaDomus Galilaeae, e, insieme alla sua équipe, responsabile del Cammino in Giordania, Israele, Palestina e Cipro. Hanno potuto partecipare alla celebrazione alcuni fratelli colombiani della comunità di origine di Cristian, la catechista di Carlos e alcuni fratelli ebrei. Erano presenti anche due comunità dell’Italia con i loro presbiteri e catechisti.
La liturgia è stata celebrata integralmente in arabo, con canti in arabo e in italiano. All’inizio della cerimonia, d. Francesco Giosuè Voltaggio, rettore del Seminario, ha presentato brevemente l’assemblea. Durante la celebrazione, il Patriarca ha incoraggiato i diaconi nel loro cammino vocazionale, esortandoli a non avere paura e a confidare nella vicinanza e nella preghiera di migliaia di fratelli del Cammino. Ha ricordato, inoltre, la stessa parola che Gesù Cristo ha rivolto agli Apostoli radunati in Galilea sul monte, dopo la sua risurrezione: «Ecco io sono con voi!». Ha anche affermato che, nel prossimo Natale del Signore, ciascuno di noi è chiamato a divenire «Terra Santa» in cui viene generato Gesù Cristo. Dopo il suo discorso in arabo, il Patriarca ne ha offerto anche una breve sintesi in italiano e in spagnolo.
Nella riflessione che lo stesso Patriarca ha consegnato ai futuri diaconi, ha scritto, tra le altre cose, che «il loro cammino verso il sacerdozio è frutto del Cammino Neocatecumenale». Ha poi sottolineato la necessità costante di «ripartire da Gerusalemme, lì dove si è compiuta la nostra salvezza; lì dove è iniziata la predicazione a tutte le genti della conversione e del perdono dei peccati, lì dove è iniziata l’evangelizzazione».
Una grande gioia
Più avanti, evidenziando la natura nel contempo diocesana e missionaria dei futuri presbiteri, ha asserito: «E’ una grande gioia per me poter conferire il Diaconato a questi due giovani, che rappresentano le “primizie” di questo Cammino Neocatecumenale nella Chiesa Locale di Gerusalemme. Le loro origini, la loro Ordinazione qui, nella Diocesi di Gerusalemme, non fanno che confermare il Patriarcato Latino nella sua vocazione universale».
A sua volta, Mons. G.B.Marcuzzo, come vicario patriarcale che segue da vicino la vita del seminario, ha dichiarato in un’ intervista: “Il mio sentimento? Una grande riconoscenza al Signore e una triplice gioia: perché un’ordinazione è sempre un bellissimo evento in se stesso, perché è la prima ordinazione in assoluto di questo nuovo seminario, segno di vitalità del Cammino e della Chiesa locale di Terra Santa, e perché è stato un significativo momento di comunione e testimonianza, le due virtù di cui, secondo anche la recente esortazione papale ‘Ecclesia in Medio Oriente, abbiamo tanto bisogno oggi nella nostra Chiesa”.
Al termine della celebrazione, la comunità del Seminario, quella della Domus Galilaeae e i fratelli arabi delle comunità hanno offerto un’agape fraterna, con specialità dei diversi paesi della Galilea, allietando il banchetto con canti di festa.
fonte: http://it.lpj.org/2012/12/12/prima-ordinazione-diaconale-nel-seminario-redemptoris-mater-di-galilea/
da Baltazzar | Ott 16, 2012 | Benedetto XVI, Carismi, Chiesa
Kiko Argüello spiega come la realtà ecclesiale da lui iniziata abbia realizzato le promesse del Concilio Vaticano II, e doni oggi nuova energia alla Chiesa
di Salvatore Cernuzio
da (ZENIT.org)
Con “grande gioia”, questa mattina, Benedetto XVI ha dato il via ad un momento storico per la Chiesa del nostro tempo: l’Anno della Fede. Migliaia di fedeli hanno gremito oggi piazza San Pietro per celebrare l’evento insieme al Santo Padre. Presenti alla cerimonia anche alcuni Padri Conciliari e i diversi partecipanti al Sinodo dei Vescovi per la Nuova Evangelizzazione ancora in corso.
Tra questi, anche Kiko Argüello, iniziatore di una delle realtà attualmente più vive e numerose della Chiesa: il Cammino Neocatecumenale, il cui carisma, da più di 40 anni, è di far maturare una fede adulta in mezzo a quella “desertificazione spirituale” che ha caratterizzato gli ultimi decenni dell’umanità.
Al termine della Santa Messa, Kiko ha rilasciato a ZENIT la breve intervista che riportiamo di seguito.
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Kiko, nella prima Congregazione dell’Assemblea sinodale è stata dedicata grande attenzione ai movimenti e alle realtà ecclesiali, indicati come grazia dello Spirito Santo che donano nuova energia alla Chiesa. Il cardinale Wuerl, tra questi, ha citato in particolare Comunione e Liberazione, Opus Dei e Cammino Neocatecumenale. Che effetto le hanno fatto queste parole?
Kiko Argüello: È stato bellissimo! Noi siamo sorti dopo il Concilio Vaticano II per aiutare la Chiesa e sono contento che questo venga riconosciuto. Abbiamo voluto introdurre nella Chiesa un cammino di fede, perché soltanto una fede adulta può rispondere alle situazioni attuali di secolarizzazione che si riscontrano in tante parti del mondo. Anche ieri, durante i lavori dei Circoli Minori del Sinodo, nel corso della quinta Congregazione, uno dei relatori, mons. Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid, ha parlato del Cammino Neocatecumenale, e ha detto di essere convinto che esso sia una delle risposte, dopo il Concilio, ai problemi della Chiesa.
Questo non significa che vogliamo sostituire la Chiesa o che siamo l’unica espressione ecclesiale e religiosa valida. Anzi, siamo solo dei servitori umili che si pongono al servizio della Chiesa, per aiutare le persone a scoprire la bellezza di essere cristiani. Perché questa è una cosa enorme: essere figli di Dio, uniti, che si amano l’un l’altro. È fantastico davvero!
Si può affermare quindi che, in un certo senso, il Cammino Neocatecumenale abbia realizzato le promesse del Concilio Vaticano II?
Kiko Argüello: Si, le sta realizzando, nonostante noi e i nostri peccati. Laici che evangelizzano, famiglie in missione, migliaia di vocazioni. Quest’anno abbiamo aperto dieci nuovi seminari, tra cui uno in India e uno a Rio de Janeiro. Siamo veramente sorpresi noi stessi dei frutti che continuiamo a vedere, perché non è assolutamente opera nostra.
Quando chiedo famiglie per andare in missione nel mondo, non è di certo per un mio potere che se ne alzino 3.000. O come è successo la scorsa estate a Madrid che ho chiesto sacerdoti per la Cina e hanno dato la loro disponibilità quasi 5.000 ragazzi…. È una cosa bellissima. Siamo davvero spettatori delle opere dello Spirito Santo.
Ultimamente si parla di una sua pubblicazione editoriale presto in uscita. È vero?
Kiko Argüello: Si. È un piccolo volume che uscirà forse in occasione della chiusura dei lavori sinodali, dove abbiamo cercato di mettere per iscritto il kerygma annunziato negli incontri di Napoli, Budapest, Milano e Trieste di quest’anno. È il kerygma dei tre angeli, che, secondo me, è una catechesi molto importante per l’antropologia di oggi, che ha perso il suo contenuto profondo. Si può dire che sia un libro per la Nuova Evangelizzazione, e crediamo sia importante trasmettere questo annuncio che ridona un senso alla domanda “perché evangelizzare?”.
Il Santo Padre ha aperto, poco fa, un tempo di grazia per la Chiesa di oggi: l’Anno della Fede. Cosa si augura per questo anno?
Kiko Argüello: Spero che si possa riscoprire la bellezza della Fede. Quella Fede, cioè, che ci dona la natura di Dio e guarisce profondamente l’essere dell’uomo che è stato ferito dal peccato originale. L’uomo separandosi da Dio diventa schiavo del non essere, le conseguenze sono palesi: la quantità di donne che vengono assassinate, i suicidi continui ovunque e via dicendo. Quando un uomo scopre che “non è” decide di uccidersi. La Chiesa, quindi, in quest’anno deve far riscoprire la parola di salvezza per gli uomini: che Cristo è venuto per dare loro la vita, per donare “l’essere dello Spirito Santo”.