Certi giornali come avvoltoi sulle sofferenze della Chiesa. Si avvera il messaggio di Fatima, forze staniche e del male si avventano sul Papa e i Pastori. Massoneria e cattolicesimo incompatibili. Massoneria, setta

“Lo ha detto il Vangelo, dove ci sta il cadavere, arrivano gli avvoltoi”, il grido di allarme e  dolore di don Renzo Lavatori, docente, teologo e demonologo, davanti alla vergognose speculazioni che scuotono la radiosa figura del Papa e la Chiesa cattolica. ” Non paragono la Chiesa ad un cadavere, intendo dire che gli avvoltoi in senso metaforico appaiono sempre dove ci sono situazioni di disagio materiale o morale, di  pianto o sofferenza e certi organi di stampa, ovviamente non tutti, mi sembrano come quei lugubri avvoltoi, pronti a volteggiare”, Un paragone duro: ” ma necessario. Oggi la Chiesa, come vedete, é sottoposta ad un severo attacco mediatico, e credo che almeno in parte sia frutto di menti sataniche”. Chiarisca: ” credo che il messaggio di Fatima in questo caso calza alla perfezione. Forze del male scuoteranno la Chiesa, avviliranno il Papa e i pastori, questo sta accadendo oggi, ma non prevaranno. …

… Penso, come già le ho detto un ‘altra volta, che sarebbe bene rileggere quella bella preghiera di Leone XIII, il suo esorcismo alla fine delle messe. Lo scopo di quella preghiera era appunto la intenzione di liberare la chiesa dal male e dalle tentazioni di Satana, dai suoi attacchi”. Aggiunge il docente: ” indubbiamente anche la Chiesa, e il Papa lo sta facendo, sia prudente ed attenta a fare chiarezza al suo interno, accentuando l’ aspetto volto al trascendente, mettendo da parte tutto ciò che non sia strettamente spirituale”. Ma questo Papa é attento alla pulizia interiore: ” non vi é ombra di dubbio e fa bene, Questa condotta di fermezza e tolleranza zero verso  chi sbaglia anche al nostro interno é lodevole, fa bene e lancia messaggi sani all’ esterno, verso un popolo di Dio che certe volte si sente percosso e sbandato. Ma la Chiesa é sana, si stringe attorno al Papa”. Professor Lavatori, lei é molto esperto di sette. Che cosa pensa della massoneria?: ” il mio giudizio non é di indole giudiziaria o legale, ma teologico e da questo punto di vista é corretto chiamare la massoneria come setta”. In che senso?: ” i loro riti, vagamente simili a quelli cattolici, sono blasfemi, hanno un  rituale di fatto segreto, una ambiguità  menzognera, si proteggono tra di loro come affiliati, ecco la segretezza in senso negativo. Poi ritengo che massoneria e cattolicesimo siano incompatibili e questo lo afferma chiaramente il magistero della Chiesa anche se all’ interno della Chiesa esistono ecclesiastici con simpatie verso la massoneria. I massoni non riconoscono la trascendenza di Dio, ma la onnipotenza della ragione e la grandezza di un archietto della storia, rendendo il mito della ragione onnipotente. Meglio starne alla larga. Sono dotati di un afflato sociale, ma questo non é frutto di amore o misericordia e poi la massoneria ha sempre combattuto la Chiesa in nome dei lumi della ragione”.

Bruno Volpe

da Pontifex.it

LA MASSONERIA E’ SEMPRE ANTICATTOLICA

LA  MASSONERIA E’ SEMPRE ANTICATTOLICAProprio in quest’anno celebriamo il secondo centenario del papa Leone XIII che scrisse numerose encicliche e documenti pontifici contro la massoneria che egli definiva peste.   Quello che riguarda le origini della Massoneria è uno dei problemi più discussi nell’ambito della ricerca storica. Questo movimento si profila fin dalla fine del Medio Evo, quando la Massoneria operativa, cioè le corporazioni di arti e mestieri, tra le quali spiccano le corporazioni dei tagliatori di pietra o liberi muratori, si tramuta in Massoneria speculativa composta non più da artigiani, ma da nobili aristocratici, intellettuali, attratti dal simbolismo e dai rituali preesistenti. L’atto di nascita della Massoneria moderna coincide con il periodo illuminista e si fa risalire al 1717, con la fondazione della grande Loggia di Inghilterra a Londra, dove, nella chiesa di San Paolo, alcuni membri di corporazioni precedenti si fusero in un’unica, grande loggia o società segreta …

… che prese il nome di Frammassoni (da Free maçons, cioè liberi muratori), in cui venivano ammessi anche i non artigiani. In origine, questa loggia non pretendeva di esercitare la sua autorità che sulle logge londinesi e si prefiggeva soltanto di mettere ordine in una realtà che già si agitava vivace da circa un secolo. Il passaggio dagli operativi agli speculativi era stato del resto molto graduale. Un sacerdote anglicano, James Anderson, compose nel 1723 le costituzioni della società, che sono considerate da molti come la Bibbia della Massoneria. In queste costituzioni si afferma tra l’altro la necessità del relativismo religioso e l’adesione al solo concetto deista che ritiene Dio “grande architetto dell’universo”. Notiamo quindi proprio nell’epoca dell’Illuminismo, il profondo cambiamento ideologico della Massoneria, che in origine si ricollegava alle associazioni professionali del Medioevo che si formarono sotto la protezione e l’assistenza della Chiesa Cattolica. Nel Medioevo infatti, il tirocinio per imparare un mestiere, comprendeva nello stesso tempo l’apprendimento della Legge divina, perché solo l’osservanza della Legge di Dio permetteva di raggiungere la perfezione ad ogni livello, perché la capacità professionale era intesa come un modo di servire Dio ed i fratelli. Ma, a poco a poco, si introdusse l’uso di accettare nuovi iniziati che non avevano alcuna intenzione di esercitare lo stesso mestiere degli altri e neppure talvolta avevano l’intenzione di lavorare manualmente. Le associazioni incominciarono a diventare più speculative, mentre la spiritualità cristiana veniva sempre più perdendosi. Ad un certo punto la Massoneria smise di essere un’associazione di carattere professionale, e, addirittura. Incominciò ad insegnare una dottrina anticattolica ed una filosofia decisamente naturalista e deista.
Il deismo fu teorizzato dal grande viaggiatore inglese, Lord Herbert di Cherbury che, nel suo trattato intitolato “De veritate” del 1624, ammise come norma di verità la sola ragione umana che prescinde da ogni speciale rivelazione di Dio. Secondo Lord Herbert, gli elementi costitutivi del Deismo sono i cinque principi fondamentali comuni a tutte le religioni e cioè: 1) l’esistenza di Dio; 2) la necessità di tributargli un culto; 3) l’obbligo di praticare la virtù e la devozione; 4) l’orrore del peccato e la volontà di migliorarsi; 5) la fede in una retribuzione in questa e nell’altra vita.
Per i seguaci del Deismo tutto ciò che va al di là di questi principi è falsificazione della religione originale per opera del clero. La via del Deismo, aperta da Lord Herbert, fu seguita in Inghilterra da altri pensatori che proposero dei sistemi di filosofia religiosa e politica, tutti più o meno contrastanti con il Cristianesimo. La segretezza tipica della Massoneria non implica di per sé delle attività disdicevoli, ma è richiesta per condurre progressivamente l’individuo alla vera conoscenza, per riscoprire lo stato buono e razionale dell’uomo e la presenza in lui del divino. Giunti a questo punto, i massoni si ritengono in grado di coltivare le virtù tipiche del gentiluomo e del buon cittadino.
Specialmente nei Paesi anglosassoni protestanti, la Massoneria regolare raduna borghesi ed aristocratici senza entrare in alcun conflitto con le varie denominazioni protestanti di appartenenza. Al contrario, nei Paesi latini la Massoneria assunse dall’inizio un atteggiamento ostile verso la Chiesa Cattolica e la religione in generale. Nel 1733 la Massoneria arrivò in Italia e si aprirono logge a Firenze, Roma, Bologna e Napoli. Ma già cinque anni dopo il Papa Clemente XII, con la Lettera apostolica “In eminenti” proibì ai cattolici l’appartenenza a questa società segreta con la pena della scomunica. Il Papa Benedetto XIV, nel 1751, emanò contro la Massoneria, la Costituzione Apostolica “Providas Romanorum Pontificum”.
Durante la lotta per il Risorgimento in Italia, la massoneria contribuì notevolmente ad inasprire gli animi contro la Chiesa e, grazie ai suoi uomini politici, esercitò un vasto influsso sulla vita pubblica italiana. Appartennero alla Massoneria personaggi come Garibaldi, Nigra, Lemmi, Lanza, Depretis, Crispi, Zanardelli ed altri ancora. Nel 1859 Cavour favorì la ricostituzione a Torino del Grande Oriente d’Italia a tendenza monarchica. A Palermo, nel 1860, nacque un altro Grande Oriente massonico che proclama suo maestro Giuseppe Garibaldi; l’anno dopo a Napoli nascerà ancora un altro Oriente per iniziativa di Domenico Angherrà. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, le Massonerie italiane e francesi diventano sempre più anticlericali approdando anche all’ateismo. In Francia, per esempio, il ripudio di Dio nella forma tipicamente massonica di Grande Architetto portò ad una profonda crisi. La maggioranza dei massoni aderì al Grande Oriente di Francia che, nel 1878, eliminò dalle proprie costituzioni e dai propri rituali ogni accenno all’esistenza di Dio ed all’immortalità dell’anima. Comte e soprattutto Littré furono, nel XIX secolo, i principali apostoli della Massoneria politica, atea ed anticlericale, che dominò la Francia all’epoca della terza Repubblica. In Francia la Massoneria si accanì contro le congregazioni di insegnanti delle scuole cattoliche, come i Fratelli delle Scuole cristiane, ed impose la separazione tra Chiesa e Stato. In Italia, oltre a Garibaldi, si segnalarono per il proprio anticlericalismo massoni come Adriano Lemmi e Ernesto Nathan. Nel 1884 il Papa Leone XIII con l’Enciclica “Humanum genus”, prese di mira anzitutto questo tipo di Massoneria caratterizzata da anticlericalismo militante. Ad ogni modo, al di là dei contesti o pretesti storici, esiste certamente una profonda incompatibilità tra il cattolicesimo e la Massoneria. Certamente risulta difficile stabilire un quadro unitario della Massoneria, tenuto conto della molteplicità delle logge e delle finalità ricercate da ciascuna di esse (finalità religiose, politiche, sociali, filantropiche, economiche), ma possiamo affermare senza timore di sbagliare che le Massonerie di alti gradi comportano tutte delle finalità religiose tendenti al raggiungimento di una conoscenza superiore. Tutto ciò è testimoniato dallo stesso nome di alcune logge; ad esempio, il circolo degli illuminati dei Rosacroce ha il pellicano che nutre i propri piccoli nell’emblema del XVIII grado di iniziazione massonica. Su questo emblema è posta la scritta INRI sotto la croce che non significa Iesus Nazarenus Rex Iudeorum, ma Igne Natura Renovantur Integra (cioè la natura si rinnova pienamente con il fuoco). Dagli ordini degli illuminati di Baviera, deriva la società Thule di Hitler, ed è interessante sapere come questo gruppo massonico, fondato nel 1918, prima cioè della ascesa al potere del partito nazista, avesse come simbolo la croce uncinata. Comunque, al di là degli aspetti politici e storici della Massoneria cui abbiamo di sfuggita accennato, ci interessa anzitutto analizzare il carattere religioso fondamentale che indirizza la Massoneria.  Nel 1993 è stata emanata dalla Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede una dichiarazione sulla Massoneria in cui si afferma: “Rimane immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione ad essa rimane proibita”. Cerchiamo ora di reperire la ragione di questa incompatibilità così fortemente ribadita dal documento vaticano. La Massoneria, come i suoi stessi membri la definiscono, è una società iniziatica con lo specifico intento di introdurre gli uomini ad una dottrina di tipo esoterico allo scopo di trasformare se stessi e la società nella quale operano.
Il massone Francesco Brunelli, nella sua pubblicazione “Principi e metodi di Massoneria operativa”, parlando degli influssi esoterici sulla Massoneria, scriveva: “Intendiamo riferirci al segreto dell’Arte reale consegnato da tempi immemorabili alle fraternità iniziatiche e che solo la Massoneria possiede nel suo seno e che si svela solo a chi riesce a percepirlo attraverso i simboli e i riti: quel segreto che si scopre lavorando su se stessi alla propria divinizzazione. Ma non è sufficiente lavorare su se sessi perché la Massoneria richiede ai suoi membri non solo il realizzarsi della propria ricostruzione, ma la partecipazione in qualità di massoni alla ricostruzione della società alla quale appartengono gli affiliati realizzando così il tempio dell’umanità intera”.
Fra tutte le regole fondamentali delle associazioni massoniche vi è la credenza nella esistenza di Dio come Grande Architetto dell’Universo. Ora il Grande Architetto dell’Universo non si identifica con il Dio-persona dei cristiani, ma esprime una intelligenza divina non necessariamente distinta dal cosmo e dall’umanità, ossia è “la collettività di questi esseri individuali, considerata nel suo insieme”. La visione massonica del Grande Architetto dell’Universo è inconciliabile con il Dio-persona della rivelazione cristiana.
Una diretta conseguenza di quanto abbiamo appena visto, riguarda la considerazione di Cristo. Per la Massoneria, Gesù non è Dio, bensì un personaggio inserito nella grande storia degli iniziati che hanno tracciato la strada che l’umanità deve seguire per raggiungere la sua progressiva emancipazione e trovare la sua dignità. Il massone Guido Francocci, nel suo libro “La Massoneria, nei suoi valori storici e ideali”, a pagina 53 così scrive: “Rama, Zaratustra, Krishna, Budda, Hermes, Orfeo, Pitagora, Platone, Lao Tse, Confucio, Mosé, Gesù, Maometto dissero al mondo la loro parola togliendola dall’insegnamento iniziatici dei più remoti misteri”. Come si nota, per la dottrina massonica Cristo è considerato solo un grande iniziato, al pari di Mosé od addirittura al pari di una figura mitica come quella di Orfeo.
Pertanto i massoni non riconoscono la realtà dell’incarnazione della seconda Persona della Trinità fatta uomo in un evento unico, irripetibile, storico e reale. Ancora, uno degli scopi ultimi della Massoneria è la costruzione del tempio dell’umanità divenendo essi stessi templi viventi. Brunelli nella sua opera, precedentemente citata, a pagina 13 così scrive: “Il lavoro del massone è duplice e nessuno dei due aspetti di esso deve essere posto in secondo piano. Egli deve compiere un lavoro individuale esoterico e contemporaneamente esoterico … dando per scontato che il lavoro individuale è la conditio sine qua non, non solo per rimanere nella Massoneria, ma anche per essere qualificato massone”. La costruzione di questo tempio interiore e nello stesso tempo sociale rappresenta per i massoni una realtà “metafisica”, che in tal modo diviene il valore supremo e quindi assolutizzato della dottrina massonica. Capiamo bene allora che siamo di fronte ad una elevazione dell’uomo che nulla ha a che fare con la logica della grazia cristiana. La costruzione del tempio massonico è una conquista dell’uomo realizzata attraverso un cammino iniziatici di stampo esoterico. Qualche tempo fa il settimanale cattolico Il Sabato intervistò l’ex gran maestro del Grande Oriente d’Italia, il signor Armando Corona, il quale alla domanda del giornalista: “Che cosa spinge oggi i giovani ad entrare nella Massoneria?”, così rispose: “Quelli che fra di loro non hanno la fede cristiana sono alla ricerca di una Chiesa laica e quindi si rivolgono ad organizzazioni laiche che diano però contemporaneamente dei valori di vita”. Quindi la Massoneria offre dei valori alternativi alla fede cristiana e possiamo ritenere la Massoneria un movimento pseudo-religioso che si presenta in alternativa al Cattolicesimo. In conclusione, la perversità cospiratrice dei massoni può certamente sembrare una grossolana esagerazione, quando si considera, da una parte, la relativa discrezione politica della massoneria attuale e, dall’altra, la moderazione e l’elevatezza morale della Massoneria storica; è quindi ingiusto attribuire ai massoni la responsabilità di tutti i mali della società. Ciò non toglie che la Massoneria fanaticamente anticlericale della fine del XIX secolo, è la conseguenza logica della Massoneria Deista del XVIII secolo. Le costituzioni massoniche del 1723 esaltano “una religione in cui tutti gli uomini si trovano d’accordo, lasciando a ciascuno le proprie opinioni, quella cioè di essere uomini buoni e leali, uomini d’onore e di onestà, qualunque siano le denominazioni che intervengano a distinguerli”. Questo tipo di liberalismo religioso di matrice massonica esclude completamente ogni autorità rivelata.
La Chiesa si oppone alla Massoneria perché in essa vi ha riconosciuto una filosofia fondamentalmente anticattolica, riservata ad una élite, basata su una morale puramente naturalistica e su un umanesimo razionalista e quindi in ultima analisi inconciliabile con la salvezza che solo in Cristo Gesù morto e risorto è offerta all’umanità.

Don Marcello Stanzione da Pontifex.it

Risorgimento esoterico

di Massimo Introvigne

Del lato esoterico degli avvenimenti dell’800 italiano, Massimo Introvigne, direttore del Cesnur, si è occupato a lungo nei suoi studi da sociologo delle religioni. E, in quanto torinese, con un occhio speciale sul lato occulto di una città che ha avuto un ruolo di primo piano nella lotta contro il papato.

Siamo figli di un Risorgimento esoterico?
«Bisogna distinguere tra Unità d’Italia e Risorgimento: il progetto dell’Unità non è stato esclusivamente esoterico o massonico o laicista, perché c’erano ovviamente anche grandi cattolici – pensiamo al beato Francesco Faà di Bruno o a Rosmini – che sposavano questa causa e la giudicavano cruciale per lo sviluppo dell’Italia, in un mondo in cui andavano affermandosi i grandi Stati nazionali. Il Risorgimento è stato invece una modalità di realizzare l’Unità segnata da forze che, approfittando del fatto che si sarebbe costruito uno Stato nuovo, volevano plasmarlo secondo i propri ideali massonici o pre-massonici. Uno Stato simile alla città che avevano già sognato i Rosacroce del ’600: totalmente svincolata da una tradizione religiosa specifica e in particolare, giacché si trattava dell’Italia, dalla tradizione cattolica. Uno Stato frutto di ingegneria sociale, caratterizzato dal relativismo delle idee e delle religioni».

Garibaldi e Mazzini sono i nomi che vengono subito in mente.
«Infatti, quest’ideologia viene perseguita in modo particolarmente consequenziale da chi aveva frequentato la massoneria internazionale. In un personaggio come Garibaldi è facile trovare riferimenti a tal proposito, con una buona dose di violenza nei confronti della tradizione cattolica e con elementi estremi, per esempio l’idea di sostituire il cattolicesimo con lo spiritismo, che Garibaldi coltivò molto seriamente, diventando primo presidente della Società spiritica italiana, oltre che gran maestro della massoneria. Lo stesso vale per Mazzini, che aveva frequentato altri ambienti, magari non direttamente massonici, ma con forti interessi esoterici. In lui troviamo un’utopia più ispirata alla sostituzione del cristianesimo con spiritualità orientali, con l’idea di reincarnazione, ecc.».

Come giudicare l’atteggiamento dei “cattolici” Savoia?
«Il progetto risorgimentale non è pensato inizialmente dai Savoia, ma da altri che poi trovano in casa Savoia uno strumento. Casa Savoia è interessante perché da quando decide di diventare una dinastia di respiro europeo, nel ’500, si presenta come un impasto singolare di cattolicesimo e di esoterismo. I Savoia rinascimentali, in cui sono presenti figure che hanno aspirazioni di santità e favoriscono la Chiesa, sono gli stessi che costruiscono un mito per accreditarsi fra le case reali europee: quella della loro discendenza dai faraoni egizi, che nel clima rinascimentale di riscoperta di spiritualità pagane e precristiane funzionava molto bene. Il museo egizio verrà molto dopo, con Napoleone, però che Bonaparte scelga Torino per creare questa istituzione non è casuale. Nella corrispondenza di fine ’600 tra il beato Sebastiano Valfré e Vittorio Amedeo II di Savoia, di cui il Valfré era confessore, si nota tutta l’ambivalenza del nobile sabaudo. Che da una parte manifesta un anelito cattolico, dall’altra riempie la corte di maghi e astrologhi. Un’ambivalenza che ha quindi radici molto antiche e che si manifesta clamorosamente nell’800».

Carlo Alberto “re tentenna” anche per quanto riguarda il rapporto con la Chiesa?
«In Carlo Alberto resta viva, direi, una cattolicità di fondo. All’inizio sembra assecondare i progetti – pensiamo all’espulsione dei gesuiti – di forze che si possono definire proto-massoniche, perché in realtà la massoneria nel Regno di Sardegna, vietata da Vittorio Emanuele I nel 1814, si ricostituisce con la sua regolarità formale solo nel 1859, anche se era già esistita nel ’700 e diversi nobili mantenevano rapporti con logge francesi e di altre parti d’Europa. Poi, quando vede che ne vogliono fare uno strumento di una politica anti-cattolica a senso unico, Carlo Alberto saluta e se ne va. Ci sono lettere in cui scrive: “Il mestiere di Re mette in pericolo la salvezza della mia anima”».

Vittorio Emanuele II appare molto meno ambiguo…
«In lui la vocazione esoterica di casa Savoia, di cercare la propria grandezza in un disegno alternativo al cristianesimo, in un’ingegneria sociale che ha una forte matrice massonica, prevale. Ciò non impedisce che nella famiglia il filone cattolico continui, pensiamo a figure come Maria Cristina o Maria Clotilde. Del resto, i casi di famiglie reali che annoverano gran massoni e grandi cattolici non sono isolati. Prendiamo per esempio il libro di Jean Van Win su Leopoldo I del Belgio come “re massone”. Poi si arriva a Baldovino, di cui sembra si voglia aprire una causa di beatificazione. Lo stesso discorso si può fare per la famiglia reale brasiliana. Diciamo che Casa Savoia ha sempre tenuto un piede nella santità e uno nella scomunica».

Il ruolo dominante dei “piemontesi” nell’Unità – che tanto è stato discusso sotto il profilo economico e politico – che ricadute ha avuto negli equilibri massonici del nuovo Stato?
«Occorre sempre distinguere fra la massoneria come istituzione formale con le sue logge e la mentalità massonica, che è relativista, laicista, antidogmatica e portatrice in Italia di un’idea di nazione astratta che cerca fondamenta alternative rispetto alle radici cristiane e al rapporto strettissimo con la Chiesa cattolica che invece ha sempre caratterizzato il nostro Paese. Se parliamo di logge massoniche in senso stretto, il Piemonte è alle origini della ricostituzione della massoneria che, dopo la caduta di Napoleone e la restaurazione, era stata vietata in quasi tutti gli Stati pre-unitari. Il processo va dalla creazione della Loggia Ausonia a Torino nel 1859 alla fondazione subito dopo, sempre a Torino, del Grande oriente italiano che ha come primo gran maestro il piemontese Costantino Nigra, strettissimo collaboratore di Cavour. Se ampliamo il discorso alla mentalità massonica, questa è al cuore del Risorgimento – distinto, appunto, dall’unità – così come lo interpreta e lo promuove la cultura piemontese dominante, con effetti che si fanno sentire ancora oggi».

Il grembiulino da Autogrill

Più che riti iniziatici e simboli perduti la massoneria è ideologia da bestseller, spiritualità per disarmare il vero

La massoneria è pericolosa? Molto di meno di quanto s’immagina, molto più di quel che si pensa. Lo dice, anzi lo documenta attraverso un’inchiesta culturale dotta e accattivante, Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni di Torino, autore di una quarantina di volumi, tra i più noti studiosi mondiali del “sacro postmoderno” ma pure di quelle vie non infrequenti della cultura pop che finiscono per avere a che fare con la spiritualità e con il soprannaturale. Ne Il simbolo ritrovato. Massoneria e società segrete: la verità oltre i miti (Piemme) Introvigne prende spunto dal nuovo romanzo di Dan Brown, Il simbolo perduto (Mondadori, 2009), che, dopo essersela presa con la Chiesa Cattolica ne Il Codice Da Vinci (Mondadori, 2003) – e, quantomeno in Italia, avere sull’onda del successo rispolverato in fretta il meno fortunato e precedente Angeli e Demoni (Mondadori, 2004) –, si cimenta con i framassoni.

Liberi muratori e adepti del culto
Ora, la frase che il romanziere americano ha pronunciato nell’intervista concessa a Panorama il 29 ottobre, «l’obiezione di Introvigne corrisponde a verità: sono molto più benevolo nei confronti della massoneria che del Vaticano», ha fatto il giro del mondo. Sbaglierebbe però chi si rappresentasse Dan Brown nei panni di un agente segreto che, armato di squadra e compasso, si lancia alla conquista del mondo se non altro culturale per conto di certe conventicole nascoste che coniugano potere, denari e riti occulti. Tutt’altro. Dan Brown preferisce la massoneria al Vaticano perché preferisce i framassoni a qualsiasi religione, a qualunque credo istituzionalizzato, a qualsivoglia Chiesa. E ha ragione. Le religioni sono infatti il freno all’“io sono Dio” oggi in voga, e fra esse il cattolicesimo è quella che lo fa più rotondamente. Spieghiamoci. I framassoni non sono nemici delle fedi, delle religioni, delle Chiese. Al contrario, le incoraggiano, se possibile le sponsorizzano, predicano persino la “doppia appartenenza”, liberi muratori e adepti di questo o di quel culto. Che vi sia un po’ di spirito in più in quest’epoca di grigia materia li fa contenti, e se poi le religioni, in primis i cattolici, praticano la carità, aiutano il prossimo e fanno beneficenza, cioè aprono scuole, ospedali e centri di accoglienza, è manna. Tutto la via massonica all’idea di Dio accoglie, raccoglie e ingloba. Tutto tranne la pretesa che un credo possa essere assoluto. Come emerge dalle sue carte di fondazione britanniche, scrive con chiarezza Introvigne, la massoneria «non è una dottrina, ma un metodo che propone la libera discussione dei problemi e la loro soluzione secondo quanto sembra vero e giusto alla maggioranza dei fratelli». La cosa, afferma lo specialista, ha un limite positivo: «non è permesso mettere in discussione l’esistenza di Dio». Epperò dai massoni «Dio può essere concepito in una grande varietà di modi, anche lontani da quanto propongono le religioni tradizionali».

Il dogma di discutere di tutto
Lo stesso tentativo di restringere la questione al solo monoteismo è sempre del resto stato respinto con forza dai massoni. Per ciò stesso, qualunque sia l’idea di Dio che soggettivamente i massoni coltivano e che diviene “verità” ufficiale a maggioranza, «tutti i massoni (…) hanno un accostamento alla questione dei dogmi che è incompatibile con quanto pensano dei dogmi la Chiesa Cattolica e diverse altre denominazioni cristiane». Infatti, oltre al citato limite positivo, il dibattito massonico su Dio conosce anche un limite negativo: «Tutto può essere messo in questione, tranne il metodo stesso». Ovvero, di tutto si può discutere tranne del fatto che di tutto si deve discutere; tutto è relativo, tranne la relatività di tutto. Un principio ben vicino alla nota aggressività del pensiero debole. «Chi – osserva Introvigne – proponesse l’unicità di una verità, di una religione, di una via si porrebbe automaticamente al di fuori del metodo massonico». Chi, cioè, «accetta il metodo massonico dev’essere disposto a mettere sul tavolo le sue idee, a “metterle in questione” e ad accettare il verdetto che emergerà dalla discussione condotta secondo i princìpi del libero dibattito». Nessun problema, evidentemente, a giocarsi tutto, sé e le proprie idee, assieme al prossimo; ma la nota dolens à che la risposta finale, da accettare per fede, su chi sia Dio dipende dall’opinione della maggioranza.
Introvigne sostiene che questo, il metodo relativistico, è ciò che accomuna tutte le diverse obbedienze e logge massoniche o paramassoniche, ma evidentemente vi è di più. Infatti secondo lo studioso il metodo massonico è oggi più diffuso che mai. Sta sui giornali, alla tivù, nelle discussioni al bar e persino fra gli uomini di scienza, di accademica, di studio. Nessun bisogno di trame nel buio, d’iniziazioni segrete, di liturgie nascoste. Vi saranno pure, vi sono anche, ma non è questo il punto. Potendo infatti contare un esercito fatto di grandi media, di brillanti opinionisti, di assisi internazionali che stabiliscono che il cattolicesimo buonista e persino la figura idealizzata e gandhizzata di Gesù Cristo vanno bene, ma il crocifisso negli edifici pubblici no giacché disturberebbe, a che serve qualche peone che si prende fin troppo sul serio e che gioca con gradi iniziatici e grembiulini?

A che serve ormai un Grande Oriente?
Potendo avere un Dan Brown che, vendendo uno sfacelo di libri e condizionando il cinema, promuove più metodo massonico lui di tutte le logge organizzate messe assieme, più relativismo quotidiano per le massaie che non i più scaltri cesellatori del debolismo, a che serve il Grande Oriente? Per questo la framassoneria è molto meno diffusa oggi di quanto si creda (la massoneria intesa come “il complottone” ordito in loggia che, dai tempi di Hiram in poi, dirige occultamente la storia facendo e forcando a piacimento) e quindi il metodo relativistico che la anima molto più persistente. L’inchiesta di Introvigne fa chiaramente dedurre che, principio a parte, di fatto l’aria che respiriamo oggi è più massonica di quanto gli stessi massoni abbiano mai sperato, e magari lo è pure senza avere chiesto il permesso a maestri e a gran maestri. Il relativismo contemporaneo, connotato dall’apparire di un nuovo mitologismo superstizioso e “magico”, è ciò che resta – diceva bene Augusto Del Noce – della lunga stagione dell’ateismo scientifico moderno. Morti gli dèi falsi dell’ideologia, si è venuto riproponendo con forza il dilemma fra il ritorno al vero Dio, che si chiama conversione, e la scappatoia della religione e della morale fai da te. Il bricolage massonicheggiante ha vinto il primo round?

da Tempi.it

La Bonino è contro i cattolici

di Angela Pellicciari

Il Foglio sta da qualche tempo conducendo un’indagine sulle simpatie che la Bonino raccoglierebbe tra i cattolici laziali. Che non sarebbero poche. Possibile? Una Bonino disinvolta, decisa, sorridente, all’inizio della campagna elettorale si è premurata di dichiarare di non essere anticattolica ma anticlericale. Il messaggio mandato all’elettorato cattolico era chiaro: non c’è da aver paura di me. Io, da vera democratica, rispettosa delle libertà di tutti e di ciascuno, mi oppongo solo all’ufficialità vaticana perché intrigante, oscurantista, lontana dalla realtà e dai problemi della gente.

Parole belle. Efficaci. Dette con spavalda sicurezza. Parole che ricordano quasi alla lettera quelle scritte dal Grande Oriente d’Italia in una circolare spedita nel lontano 1886: “Anzitutto devesi far entrare nel popolo l’idea che la massoneria non ha fine politico, ma solo di beneficenza e di pace, di libertà e di affrancazione dai vincoli degli spiriti, aggravati dalle religioni di dogmi e di precetti. In secondo luogo dimostrare che la massoneria non combatte i cattolici, ma i clericali, che sono corruttori del cattolicismo, e lo disonorano, trascinandolo sulla piazza e nelle gare politiche”.

Quando il Grande Oriente scrive questo testo è da poco avvenuta l’unificazione italiana che ha tolto alla chiesa qualsiasi libertà, ha soppresso tutti gli ordini religiosi espropriando tutte le loro proprietà (compresi conventi, opere d’arte, oggetti di culto, biblioteche ed archivi), ha lasciato senza vescovi tante diocesi ed ha reso il papa “prigioniero” in Vaticano. In questo contesto di distruzione del patrimonio culturale, artistico e religioso italiano, il Grande Oriente rivendica a sé il merito di avvenimenti ritenuti epocali: “Sono da encomiarsi i lavori che si sono fatti in passato, in nome della politica e della finanza italiane. Principalmente la soppressione degli ordini religiosi, l’incameramento dei beni ecclesiastici, la distruzione del potere temporale. Sono tre grandi fatti storici che costituiscono la base di granito del movimento massonico in Italia”.

Come mai la massoneria non denuncia apertamente la propria inconciliabile ostilità per la chiesa cattolica e il proprio disprezzo per gli italiani, tutti cattolici? Perché il primo articolo dello Statuto Albertino dichiara la religione cattolica “unica religione di stato” e perché i Savoia ed i liberali avocano a sé una superiore moralità proprio in quanto costituzionali e liberali. La persecuzione anticattolica in atto doveva, come tale, essere negata: nell’Italia risorgimentale la menzogna regnava sovrana, proprio come Pio IX e Leone XIII scrivevano in decine di lettere.

Cosa c’entrano le cosiddette conquiste di libertà dell’Ottocento italiano con la politica radicale degli ultimi decenni? E’ lo stesso Pannella (il padre spirituale della Bonino) a sottolineare la continuità fra il Risorgimento e le battaglie radicali. In un’intervista comparsa su El Pais del 13 maggio 2005, il leader radicale così loda il primo ministro spagnolo Zapatero: “Zapatero mi ricorda un antico presidente del governo francese, Emile Combes, che nel 1905 espropriò una serie di beni ecclesiastici e rispose alle proteste con una frase: il Vaticano, dopo essersi allontanato dal cattolicesimo, si vuole anche allontanare dallo stato […] La posizione di Zapatero si inserisce nel contesto di una tradizione democratica e laica, radicalmente europea, imparentata con fenomeni come il risorgimento e l’unificazione italiana del 1870”.

In polemica con la difesa della vita portata avanti dalla Cei di Ruini all’epoca del referendum sulla legge 40, nella stessa intervista a El Paìs appena ricordata, anche Pannella ricorre al collaudato stereotipo dell’anticlericale sì, anticattolico no: “Qui non stiamo parlando del cattolicesimo, ma del Vaticano, uno stato con potere temporale, impegnato a guadagnare più potere a scapito degli altri stati. A mio parere, boicottando il referendum la gerarchia cattolica incorre nel peccato di simonia, vale a dire nella compravendita di beni spirituali”.

Lasciamo Pannella ai suoi sproloqui. Quello che importa ora è ricordare come i  nemici della chiesa si siano sempre avvalsi della finta contrapposizione “anticattolici no, anticlericali sì”, “anticattolici no, antivaticani sì”. La ragione di questo tipo di propaganda obbedisce ad una logica ferrea: quella di chi non rinuncia a sperare di farla finita con la fede di Pietro.

Non sembra che votare Bonino sia la più astuta fra le scelte che un cattolico possa fare.

Il Tempo 9 febbraio 2010