Chi ha pianto oggi nel mondo?

Chi ha pianto oggi nel mondo?

“Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze” • Nel primo viaggio del pontificato Papa Francesco raggiunge a Lampedusa gli immigrati e chiede perdono a Dio per la “globalizzazione dell’indifferenza”

Tratto da L’Osservatore Romano

È l’abitudine alla sofferenza dell’altro ciò che alimenta la globalizzazione dell’indifferenza e infittisce la schiera dei “responsabili senza nome e senza volto”. È stata durissima la condanna di Papa Francesco. Parlava da Lampedusa, all’estremo sud dell’Europa, ma si rivolgeva al mondo, inchiodandolo alle proprie responsabilità davanti al dramma di quanti sono costretti a fuggire dalla propria terra alla ricerca di un luogo dove vivere in pace e dignitosamente. Il Santo Padre aveva appena ascoltato la richiesta d’aiuto di un gruppo di questi fratelli sbarcati a Lampedusa. E subito dall’altare della messa ha rilanciato il loro grido: “Sono passati per le mani dei trafficanti… Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare”.

Il Papa ha spiegato che il primo viaggio del suo pontificato è proprio per loro, per queste vittime di una violenza inaudita. Quando qualche settimana fa ha appreso la notizia dell’ennesima strage del mare, ha ricordato, “ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta”.

Particolare gratitudine Papa Francesco l’ha espressa agli abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni, ai volontari e alle forze di sicurezza: “Voi siete una piccola realtà ma offrite un esempio di solidarietà”. Purtroppo però, ha aggiunto, “la cultura del benessere ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri”. Perciò ha invocato il Signore chiedendo “perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle; per chi si è addormentato, si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore e per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi”.

«Omosessualità? Non è un problema morale, ma di ignoranza affettiva». Intervista a Giancarlo Cesana

«Omosessualità? Non è un problema morale, ma di ignoranza affettiva». Intervista a Giancarlo Cesana

di Luigi Amicone da www.tempi.it

«Abbiamo perso il senso dell’amore come sacrificio e riconoscimento dell’altro da sé». Per Cesana l’ignoranza affettiva ha sbranato la società molto prima che fosse proclamato il dogma delle nozze gay 

tempi-matrimonio-gay-copertina«Affermare che omo ed etero sono coppie equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza, è negare un’evidenza che a doverla spiegare vien da piangere. Siamo giunti a un tale oscuramento della ragione, da pensare che siano le leggi a stabilire la verità delle cose» (Carlo Caffarra, cardinale arcivescovo di Bologna)

C’è un’evidente irrazionalità nella pretesa di mettere sullo stesso piano ineguaglianze di carattere sociale, economico, razziale o religioso, e piallare la natura alla Robespierre, decretando che, da oggi in avanti, basta con questa storie di “uomini” e “donne”, “mamma” e “papà”, chiamateli come volete, se le diversità sono insite nella natura, beh, sappiate che raddrizzeremo le gambe alla natura e dichiareremo fuorilegge persone e cose che non si adeguano al potere ricreatore delle leggi positive. Detto ciò, in principio Giancarlo Cesana alza il sopracciglio e più che alla fine del mondo pensa alla malinconia di tutto questo trambusto nel mondo. In principio, il medico, l’ordinario di Igiene all’Università Bicocca, presidente del Policlinico di Milano, pensa che «l’istinto del sesso è come l’istinto della fame e della sete. Come non puoi vivere senza cibo e senz’acqua, così non puoi vivere senza l’altro. Di conseguenza, come devi stare attento a quanto mangi e quanto bevi, così devi stare attento al sesso. Infatti, a prescindere dall’omosessualità le malattie di origine sessuale stanno diventando le più diffuse dopo le patologie cronico-degenerative, dopo le malattie del cuore e i tumori».

Perfino il genio del positivismo giuridico, Hans Kelsen, una volta ammise che dietro il diritto positivo non c’è che «lo sguardo pietrificante di Medusa, il Potere». Invece, alla notizia del dispositivo della Corte Suprema, il filosofo festeggia. Dice Gianni Vattimo al Foglio, “Finalmente voi conservatori dovete accettare che non esiste alcuna legge naturale, ma soltanto il positivismo”…
E questo è il problema. Nel senso che invece una legge naturale esiste. Lo si capisce dal fatto che l’uomo a vivere fa fatica. Quindi non si è creato da solo. Non ha stabilito da solo le leggi della vita. Ci si deve in qualche modo adattare. Deve in qualche modo adattarsi alla legge che ha stabilito qualcun altro. A ciò che è iscritto nella natura. Non a caso, nei tribunali di tutto il mondo chi ammazza è condannato. Detto questo è vero che l’uomo ha sempre cercato di ribellarsi. E il racconto del peccato originale dice di questa ribellione. Ovvero che l’uomo ha tentato di sostituirsi a Dio per stabilire che cosa è il bene e che cosa è il male. Di qui la grande infelicità e la morte. Dice la Bibbia, e il cristianesimo conferma, al punto tale che Dio ha dovuto farsi uomo per salvarci. Però…

Però? 
Però l’esultanza di Vattimo non mi sembra proprio completa. Ha dentro più di un pelo di esitazione. O almeno ha dentro il sospetto che la sentenza della Corte suprema e le varie leggi sul matrimonio gay aboliscano l’originalità e la ribellione che c’è nell’essere gay. In effetti una volta don Giussani mi disse che nell’omosessualità non c’è niente di originale perché vuole copiare il rapporto fra l’uomo e la donna, aggiungo io, fino al matrimonio. In fondo adesso si adattano anche loro alla legge naturale.

Un altro filosofo e politologo interpellato dal Foglio, Harvey Mansfield, l’ultimo dei conservatori a Harvard, spiega che il dato più negativo e, purtroppo irreversibile, del potere democratico è questa sua ideologia che si fa legge e dichiara che le persone non sono soltanto uguali, sono la stessa cosa. 
Non è la democrazia, è la pretesa di dettar legge a maggioranza. Mentre la verità non segue la maggioranza. Altrimenti sarebbe stato vero il nazismo. Altrimenti sarebbe stato vero il fascismo. Altrimenti sarebbe stato vero il comunismo. O sarebbe stato vero tutto quello che la maggioranza ha pensato fosse vero. Mentre il mondo è sempre stato cambiato dalle minoranze che seguono la verità

E tu, da cattolico, non senti lo sconforto di non poter far fronte a quello che si contrabbanda essere “progresso”?
No, non sento questo sconforto per due ragioni. La prima è che la moralità non appartiene a una categoria che agisce secondo la legge e invece è assente in una categoria che la legge la subisce: il problema morale degli omo è esattamente uguale al problema morale degli etero. La seconda ragione è che questa pretesa di nozze omosessuali è un aspetto dello sfascio più generale delle famiglie. Distrutte dal divorzio, dall’aborto e, soprattutto, dall’ignoranza dell’affettività. Dall’ignoranza di cosa sia una affettività vera. E cioè che l’amore è anche fedeltà e sacrificio che comincia dal riconoscimento della presenza, che non si può abolire, dell’altro. Cioè, dal riconoscimento della differenza.

La Chiesa cattolica rischierà ora di essere messa fuori legge, visto che è fuori da ogni standard etico, dai cosiddetti diritti riproduttivi alle quote rosa, dalla “morte con dignità” ai diritti gay?
Potrebbe. Già Buttiglione venne messo fuori legge dall’Europa in quanto cattolico. E le leggi contro la cosiddetta omofobia non fanno presagire nulla di buono per chi la pensi diversamente. Così gli omosessuali stanno passando da vittime a persecutori.

C’è chi pensa seriamente che non serva più opporsi a questa deriva e occorra soltanto testimoniare la fede in Gesù.
No, bisogna fare tutte e due: testimoniare la fede e, come è possibile, opporsi anche in termini politici, civili, legali, a ciò che si ritiene sbagliato. Purtroppo, in questo campo, se si fanno battaglie che si perdono, non solo perdono coloro che le fanno, ma perde anche il valore che sostengono.

Ma allora non c’è più spazio per la moralità, intesa come la intendeva anche Socrate, cioè come amore e lotta per la verità della vita?
Tornando alla questione della moralità, io che sono etero e non mi giudico assolutamente superiore a un omo come a qualunque altra persona e per questo, come mi pare abbia scrtto Giuliano Ferrara non picchio un gay nemmeno con un fiore e non voglio discriminarlo da niente, se è capace, cosa che non è affatto scontata, dico questo: l’immoralità nasce quando non si rispetta la natura delle cose. E nell’omosessualità ci sono indubbiamente alcuni aspetti che pongono degli interrogativi. Aspetti tipo che un organo dalla funzione escretoria viene utilizzato con funzione sessuale. Tipo che il rapporto non è di per sé fecondo. Tipo che tra i malati di Aids il 60 per cento sono maschi omosessuali. Tipo che per questa ragione l’omosessualità viene considerata sesso insicuro. Tipo che gli omosessuali non sono ammessi a fare donazioni di sangue. Questi non sono miei pensieri. Sono dati di fatto. Con tutto ciò, lo ripeto, non è che uno che si ritrova con un orientamento sessuale omo sia peggio di chi ce l’ha etero. Perché anche l’etero quando fa sesso compulsivo o violento, quando se ne frega dell’altro o cambia partner come se fosse una penna biro scarica è immorale uguale. Poi ci sono altre questioni di carattere psicologico, che però è inutile discutere in questa sede.

Non trovi singolare che in coincidenza con la sentenza della Corte suprema americana la Russia di Putin vieti il proselitismo e anche solo la propaganda dell’omosessualità davanti a minori?
Beh, Putin sostiene una concezione che è durata più o meno 2 mila anni. Non è una cosa proprio così strana.

Testori e Pasolini, che per le avanguardie dell’agenda gay sono “omosessuali vecchi” e infatti mai avrebbero anche solo aderito alle associazioni di scopo tipo Arcigay, sono persone che hanno sentito la tragedia non della trasgressione in sé, ma di “un piacere da morirci dentro”.
Freddy Mercury, Love Kills, l’amore uccide. Infatti eros e morte hanno sempre camminato insieme. Solo che per cambiare l’amore, questo è il vero dramma cosmico, bisogna cambiare il centro di attrazione. Non è un problema di comportamento. Questo è il grande equivoco dei tempi moderni. Non è un problema di legalità, è un problema di affettività. Ci vuole un punto affettivo. Ci vuole un punto affascinante per cambiare sé, il sesso e il mondo.

Il martirio di Mariam, 15enne cristiana della Siria stuprata dai jihadisti e uccisa

Il martirio di Mariam, 15enne cristiana della Siria stuprata dai jihadisti e uccisa

di Luigi Amicone da www.tempi.it

La famiglia di Mariam è riuscita a scappare da Qusair quando sono arrivati gli uomini di al-Nusra. Lei no, ed è stata violentata da 15 uomini diversi, che per gli Usa rappresentano l’alternativa ad Assad 

siria-cristiani«Agenzia Fides, 2 luglio 2013. Si chiamava Mariam, era una 15enne cristiana di Qusair, città del governatorato di Homs, 35 chilometri a sud di Damasco. La città, che era diventata roccaforte dei ribelli siriani, è stata riconquistata dalle truppe dell’esercito regolare agli inizi di giugno. La storia di Mariam è pervenuta a Fides tramite il racconto di due sacerdoti cattolici. La famiglia di Mariam era in città quando miliziani legati al gruppo jihadista Jabhat al-Nusra l’hanno conquistata e occupata.

Mentre la sua famiglia è riuscita a fuggire, Mariam è stata presa e obbligata a un matrimonio islamico. Fonti di Fides ricordano che, attraverso i social network, era stata diffusa in Siria la fatwa emessa da Yasir al-Ajlawni – uno sheikh salafita di origine giordana, residente a Damasco – che dichiarava lecito per gli oppositori del regime di Bashar el-Assad lo stupro perpetrato ai danni di “qualunque donna siriana non sunnita”. Secondo la fatwa catturare e violentare donne alawite o cristiane non sarebbe contrario ai precetti dell’islam.

Il comandante del battaglione di Jabhat al-Nusra a Qusair ha preso Mariam, l’ha sposata e violentata. Poi l’ha ripudiata. Il giorno seguente la giovane è stata costretta a nozze islamiche con un altro militante. Anche questi l’ha violentata e poi ripudiata. La stessa dinamica si è ripetuta per 15 giorni, e Mariam è stata stuprata da 15 uomini diversi. Questo l’ha destabilizzata psicologicamente e l’ha resa insana di mente. Mariam, divenuta instabile mentalmente, alla fine è stata uccisa». Questa gente sarebbe l’alternativa al regime di Assad. Eppure, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia insistono per dare armi ai ribelli in Siria. Mosca dice “no”. Meno male che la Russia c’è.

Gay, un arresto a Londra per avere letto San Paolo

Gay, un arresto a Londra per avere letto San Paolo

di Gianfranco Amato da www.lanuovabq.it

Tony Miano a Wimbledon

Gran Bretagna, Wimbledon, 1 luglio 2013, ore 16.50, davanti al Center Court Shopping Center. 

Questa è la scena in cui viene eseguito da tre agenti di polizia l’arresto di Tony Miano, quarantanovenne statunitense, ex Vice Sceriffo della Contea di Los Angeles oggi “street preacher”, predicatore di strada, che ha avuto la disavventura di commentare in pubblico il Capitolo 4 della Prima Lettera ai Tessalonicesi di San Paolo, nel punto in cui si condanna l’immoralità sessuale. Alcune ore prima, infatti, un’adirata signora, dopo aver apostrofato Tony Miano con un sonoro «F… off», ha richiesto l’intervento della polizia, sentendosi minacciata ed offesa dalle «affermazioni omofobiche al vetriolo» udite durante la predica.

Da qui l’arresto disposto ai sensi dell’art.5 del Public Order Act, con l’aggravante omofobica. Al reo la polizia propone di accettare una multa di 90 sterline e la garanzia di poter tornare nel Regno Unito, minacciando di sottoporlo, in caso di mancata accettazione, ad un formale interrogatorio. Tony, ritenendo di non aver commesso alcun reato, chiede l’intervento di un avvocato. A quel punto, dopo le fotografie di rito, la registrazione delle impronte digitali ed il prelievo di un campione di DNA, viene tenuto per più di sette ore in una cella con una toilette priva, peraltro, di carta igienica. Alle 21.08, nella Stanza Interrogatori n.3 della Wimbledon Police Station, Tony Miano subisce l’interrogatorio.

Ho ricevuto dagli amici e colleghi avvocati del Christian Legal Center il verbale di quell’interrogatorio,  che merita di essere trascritto in alcuni suoi passi, apparendo il relativo contenuto assai più eloquente di tanti astratti ragionamenti attorno al tema.

I soggetti coinvolti nell’interrogatorio sono il Police Interviewer (P), l’arrestato Tony Miano (T), e il suo avvocato Michael Phillips (A):
(…)

P: «Vuole dirci cosa stava facendo fuori dal Center Court Shopping Center oggi pomeriggio?»
T:  «Stavo predicando il Vangelo».
P: «Lo stava facendo da solo?»
T: «No, ero insieme a degli amici, alcuni dei quali vengono dagli Stati Uniti, altri sono di Londra».
P: «Da quanto tempo predica il Vangelo?»
T: «In tutta la mia vita?»
P: «No, intendo recentemente in questo Paese»
T: «Dallo scorso 22 giugno».
(…)
P: «Quindi Lei predica il Vangelo. C’è una parte specifica del Vangelo che Lei è solito predicare?»
T: «No. Tutto il Vangelo»
P: «Quindi Lei comincia dall’inizio e prosegue?»
T: «Si. Di solito inizio predicando diversi passaggi delle Sacre Scritture. E una parte della predicazione del Vangelo è costituita dalla condivisione della legge di Dio, al fine di rendere le persone consapevoli dei propri peccati in modo da far comprendere loro l’esigenza di salvezza».
(…)
P: «Bene, veniamo ora alle circostanze del Suo arresto. Ricorda esattamente le modalità in cui Lei è stato arrestato? Gli eventi che lo hanno determinato? Le ragioni per cui Lei pensa di essere arrestato? Indipendentemente dal fatto che Lei condivida o meno tali ragioni»
T: «Certo. Stavo predicando un passaggio del Capitolo 4 della Prima Lettera ai Tessalonicesi di San Paolo»
P: «Questo deve consentirmi di scriverlo»
T: «Certo»
P: «1 Tessalonicesi…»
T: «Capitolo 4»
P: «Grazie»
T: «In quel passaggio biblico, l’apostolo Paolo esorta i Tessalonicesi ad astenersi da tutte le forme di immoralità sessuale, ed a vivere un’esistenza santa, ovvero coerente con Dio e la santità di Dio.
P: «Quindi Lei stava predicando quel Capitolo, o meglio alcuni versi dei quel capitolo?»
T: «Esatto»
P: «E dopo cosa è accaduto?»
T: «Stavo predicando sulle varie forme di immoralità sessuale, relative sia agli omosessuali che agli eterosessuali, compresa la fornicazione, ovvero il sesso fuori dal matrimonio»
P: «Bene»
T: «Così come predicavo sull’adulterio, non solo inteso come tradimento del coniuge ma anche come desiderio lussurioso. Gesù ha, infatti, detto che chiunque guarda una persona con concupiscenza, ha già commesso adulterio nel suo cuore. Ho anche predicato che tutte le forme di immoralità sessuale sono un peccato agli occhi di Dio. Peccato che Dio giudicherà, ma peccato che Dio può anche perdonare. Ebbene, prima che riuscissi a completare la declamazione della buona novella del Vangelo, sono stato interrotto. Stavo ancora parlando della legge di Dio, quando sono stato interrotto, proprio sul punto in cui avrei dovuto affrontare il tema del perdono e del dono della vita eterna grazie alla fede in Gesù Cristo».
(..)
P: «Qual è stata la reale intenzione di quello che ha fatto oggi?»
T: «La mia unica intenzione deriva dalla mia fede cristiana che mi insegna di amare Dio con tutto il mio cuore, la mia anima e la mia mente, e di amare il mio prossimo come me stesso. E il più grande gesto d’amore che potrei fare per il mio prossimo è quello di mettere in guardia dalla collera di Dio contro il peccato ed indicare l’unica Persona che può perdonare, ossia Gesù Cristo»
P: «D’accordo»
T: «Quindi il mio solo intento era quello di amare il mio prossimo mediante il Vangelo»
P: «D’accordo, ma Lei crede a causa della Sua religione che l’omosessualità sia un peccato?»
T: «Certamente»
P: «Come pensa che la gente possa percepire questo?»
T: «Io penso che sia assolutamente importante distinguere tra l’omosessualità come peccato e l’individuo come peccatore. Una persona che pecca contro di Dio è sottoposta alla giustizia divina indipendentemente dal tipo e dalla natura del peccato. Questo vale anche per una persona che  mente, una che ruba, una che prova nel proprio cuore rancore, risentimento, odio, una persona scontenta dei doni che Dio gli ha regalato e invidia ciò che hanno gli altri, una persona che pronuncia il nome di Dio invano, che è egoista»
P: «Va bene»
T: «Vorrei tornare alla distinzione tra l’atto in sé e la persona che ha l’inclinazione a compiere l’atto. Non è la stessa cosa. Non si può dire che una persona è malvagia solo perché ha un’inclinazione all’omosessualità.(…) Il punto è che tutti noi siamo peccatori e indegni della gloria di Dio. Ecco perché quando oggi parlavo pubblicamente non lo facevo soltanto nei confronti dell’omosessualità ma di tutte le forme di fornicazione. Fornicazione eterosessuale, adulterio eterosessuale, desiderio concupiscente, e tante altre forme di sessualità immorale che rappresentano un peccato agli occhi di Dio»
P: «D’accordo. Mi faccia fare un esempio giusto per capire meglio. Deve scusare la mia ignoranza in materia religiosa. Quindi, se due uomini passeggiano tenendosi per mano, e a Lei appaiono due omosessuali, li considererebbe peccatori?»
T: «Sì»
P: «Bene, questo è quello che volevo sapere. Quindi , tenendo conto del senso della parola peccato, a questo riguardo, Lei non pensa che quello che ha fatto oggi, predicare il Vangelo facendo apprezzamenti sul fatto che l’omosessualità sia un peccato, possa aver indispettito qualcuno?»
T: «Io penso che potrebbe aver indispettito qualcuno, perché molti amano il proprio peccato. Io penso che se qualcuno fosse passato mentre io parlavo a proposito della menzogna, e quel qualcuno avesse appena mentito, probabilmente si sarebbe indispettito. La stessa cosa sarebbe successa se avessi parlato dell’odio nei confronti del prossimo e qualcuno che cova rancore nel profondo del proprio cuore fosse passato da lì. Tutto ciò dipende dal fatto che la gente non ama sentirsi rinfacciare il proprio peccato contro la santità di Dio»
P: «Sì ma il punto è che non tutti hanno un sentimento religioso, e quindi non tutti vedono l’omosessualità come un peccato. Non è così?»
T: «Non penso che il punto sia rilevante, perché Dio lo vede come un peccato».
(…)
P: «Così Lei invece è offeso da questo perché è religioso?»
T:  «Offeso da cosa, scusi?»
P: «Dall’omosessualità»
T: «Gli omosessuali non mi fanno nulla»
P: «No»
T: «Loro offendono Dio, perché…»
P: «Va bene. Non la offende»
T: «Proprio come i miei peccati offendono Dio»
P: «Non La offende?»
T: «No. Io non nutro né rancore né risentimento»
P: «Va bene»
T: «Nei confronti degli omosessuali o…»
P: «Questo è quello che volevo sentire. Lei non ha, non ha…»
T: «Io non ho nessuna rabbia nei loro confronti»
P: «E non li ha mai discriminati?»
T: «No»
P: «Quindi se qualcuno che Lei sa essere un omosessuale venisse da Lei e Le chiedesse un favore, Lei sarebbe disposto a farglielo?»
T: «La parola di Dio mi dice di amare il mio prossimo come me stesso»
P: «Va bene»
T: «Questo vuol dire che se un omosessuale viene da me e mi dice: “Ho fame e ho bisogno di mangiare”, io lo porterei nel più vicino ristorante e gli darei da mangiare e condividerei con lui la parola del Vangelo, perché lo amo»
P: «Bene, mi dica allora cosa stava facendo oggi, visto che dagli atti risulta che Lei abbia offeso qualcuno».
(…)
P: «Il punto ovviamente è sempre quello che Lei già sa. Io comprendo le Sue opinioni religiose e il fatto che Lei stesse predicando il Vangelo. Come Le ho detto prima, però, non tutti sono religiosi. Pertanto non tutti, ovviamente, hanno la Sua stessa conoscenza del Vangelo»
T: «Giusto»
P: «Io certamente no, per esempio. Quindi, Lei accetta che quello che Lei dice può offendere qualcuno?»
T: «No. Non lo accetto. Io ho anche visto persone con le lacrime agli occhi convertirsi alla fede di Gesù Cristo, dopo aver preso coscienza del proprio peccato contro Dio. Per me, ciò che conta è la parola di Dio a proposito della natura umana, indipendentemente da quello che una persona esprime con la bocca, con il comportamento o con il  linguaggio del corpo, e anche se qualcuno dicesse di sentirsi offeso o insultato, questo potrebbe non essere vero. Potrebbe benissimo verificarsi il caso che quella persona si sia convinta nel cuore, ma non voglia darlo a vedere a chi l’ha convinta»
P: «Va bene»
T: «E questa, tra l’altro, è sempre la mia speranza».
P: «Va bene»
T: «La mia speranza è che quella signora che mi ha denunciato vada a casa stasera, si penta del suo peccato e confidi nella misericordia salvifica di Nostro Signore Gesù Cristo, che un giorno potrei adorare nei cieli accanto a lei»
P: «Va bene. Ho un’ultima domanda per Lei. Crede che quello che Lei ha fatto possa essere accettabile in un luogo pubblico?»
T: «Assolutamente»
P: «Io non so quanta della gente che camminava oggi avesse in mente solo il campionato di tennis, ma Lei crede davvero che quello che ha fatto, le cose che ha detto fosse accettabile dal 100% delle persone in un luogo pubblico?»
T: «Non solo accettabili dal 100%, ma anche volute da Dio».
P: «Va bene»
T: «Io sono stato inviato da Dio ad amare il mio prossimo e proclamare il Vangelo a quanta più gente posso raggiungere»
P: «Lo farebbe di nuovo domani?»
T: «Se avessi la possibilità, sì»
P: «Va bene. Va bene. Ho capito. Ho fatto  la domanda che avevo bisogno di fare. Questo è il Suo interrogatorio, ovvero la possibilità di dare la Sua versione dei fatti in ordine alle circostanze che hanno determinato il Suo arresto, e a qualunque altro elemento utile al caso. Ha qualcos’altro da riferire o aggiungere prima che venga spento il registratore?»
T: «Non penso. Ritengo di aver detto tutto».
A: «Io avevo solo un paio di domande. Cosa risponderebbe a qualcuno che dicesse che Lei stava cercando di insultare le persone?»
T: «Direi che si sbaglia»
A: «E perché direbbe così?»
T: «La ragione per cui ero là fuori a predicare. La ragione per cui sono venuto a Londra dal Sud della California è che amo il mio prossimo e intendo trasmettere a tutti la verità del Vangelo. Io spero di essere uno strumento di Dio per condurre le persone al pentimento ed alla conversione nella fede in Gesù Cristo. Non c’è mai stato in me nessun intento di offendere, e nessun intento di infiammare gli animi. Certo la gente non sarà d’accordo con tutto quello che dico, così come io non sono d’accordo con tutto quello che la gente dice. Ma la mia intenzione è amare il mio prossimo come lui ama me, e condividere il Vangelo, in modo che io possa ricevere il perdono per i miei peccati e la grazia della vita eterna. Questo è il motivo per cui sono venuto a Londra l’anno scorso durante le Olimpiadi. Questo è il motivo per cui sono venuto a Wimbledon quest’anno. E questo è il motivo per cui spero di ritornare molte alte volte in futuro. Perché io amo questo Paese e amo la gente di questo Paese. E non voglio vedere nessuno condannato alla dannazione eterna».
A: «Un’altra domanda in merito al contesto culturale. Qualcuno potrebbe dire che il Suo comportamento è molto americano e che gli Stati Uniti sono un Paese molto più religioso del nostro. Lei cosa replicherebbe?»
T: «Beh, certamente riguardo a questo tema, in realtà, non ci sono differenze tra i nostri due Paesi, dal punto di vista culturale. So cosa accade nel vostro Paese e posso assicuravi che da noi è esattamente lo stesso. Il messaggio che ho predicato ieri è lo stesso che continuo a predicare nel mio Paese,  perché i temi sono esattamente gli stessi».
(…)

Quanto accaduto a Wimbledon dovrebbe davvero far riflettere tutti i politici italiani che in questi giorni, con un solerte zelo bipartisan, si battono per accelerare il dibattito parlamentare sulla legge ambigua e scivolosa con cui si pretende di combattere la cosiddetta omofobia.

Tempo fa, intervenendo sul tema, mi chiesi se, a seguito di qualche improvvido intervento legislativo, nel nostro Paese sarebbe stato ancora possibile per un cattolico sostenere – senza per questo essere tacciato di omofobia – che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione» (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10.), che i suoi atti «sono intrinsecamente disordinati» (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana), e «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica). A tale preoccupazione qualcuno replicò che si trattava di infondato allarmismo, di considerazioni semplicemente risibili. Beh, guardando ciò che è successo a Wimbledon, pare evidente che ci sia davvero poco da ridere.

Nato vivo a 19 settimane. La storia di Walter «che si ostinavano a chiamare feto, ma era perfetto»

Nato vivo a 19 settimane. La storia di Walter «che si ostinavano a chiamare feto, ma era perfetto»

di Benedetta Frigerio da www.tempi.it

Parla la madre del piccolo le cui foto stanno girando il web. 

neonato 19 settimane 1Proprio mentre negli Stati Uniti alla Camera passava il disegno di legge per vietare l’aborto oltre la 20esima settimana, le immagini di Walter, nato vivo a 19 settimane e 3 giorni, hanno fatto il giro del web. Una nascita davvero inusuale, su cui i medici stanno ancora indagando. La madre, Lexi Fretz, ha detto di «pregare il Signore di continuare a utilizzare le foto di Walter per incontrare molte altre persone». La donna ha deciso di raccontare quanto le è successo. Un racconto dettagliato, a tratti angosciante, di un travaglio in ospedale in cui non le è mai mancato l’affetto e la vicinanza del marito Josh. Cosa che non si può dire dei medici e degli infermieri, che chiamavano quel suo figlio in pancia «il feto» («e a me – ha raccontato Lexi – veniva voglia di schiaffeggiarli»).

FETO O BAMBINO? Un bambino – perché a un certo punto anche i medici hanno iniziato a usare questo termine – di quell’età non poteva avere molte speranze di vita. Nato alle 21.42, è stato subito messo nelle braccia della madre. «Ho pianto così tanto, ma lui era perfetto», ha raccontato Lexi. «Era completamente formato, era tutto lì. Ho potuto vedere il suo cuore che batteva nel suo piccolo petto. Josh e io lo tenevano in braccio e piangevano su di lui guardando il nostro perfetto, piccolo figlio». Intorno a Lexi ha cominciato a formarsi un capannello di persone: medici, infermieri, familiari. Tutti ad ammirare quel piccolo miracolo. «Hanno pregato con me, con me hanno pianto ed erano lì a rispondere a ogni mio bisogno. Così, pur in un momento di grande dolore, mi sono sentita amata da tutti».
Il piccolo rimane coi genitori fino a spegnersi. Momenti dolorosi, ma che Lexi assicura essere importanti: «Ho il cuore spezzato, avendo saputo delle storie di persone che non sono state autorizzate a vedere il loro bambino. Sarebbe stato devastante per me! Lo tenevo, lo coccolavo mentre il suo cuore batteva. L’ho stretto al mio cuore, gli ho contato le dita dei piedi e gli ho baciato la piccola testa. E ora custodirò per sempre questi ricordi di lui».

neonato 19 settimane 3«NON SO PERCHE’ MA…». La donna è ancora sconvolta da quante persone abbiano visto e commentato le foto di suo figlio e dal fatto che «nella sua breve esistenza, di soli pochi minuti, ha toccato più vite di quante avrei mai potuto immaginare. Ho ricevuto messaggi da persone di tutto il Paese che hanno sperimentato una perdita o sono state toccate dalla sua storia. Ho anche saputo di un paio di persone che hanno usato le sue foto per aiutare una donna che stava male e che stava pensando all’aborto».
Lexi sa bene che anche se «non capisco perché il Signore lo ha portato subito a casa», quelle foto dicono che, «anche se non possiamo vederle il bambino in grembo, non vuol dire che lui è un grumo di cellule. Walter era perfettamente formato e si muoveva nel grembo materno». Non solo, «potrò anche non capire fino in fondo perché, ma resta il conforto di sapere dove si trova e che lo vedrò ancora. Per ora, è con suo Padre celeste che lo ama immensamente più di me, la sua mamma terrena». E comunque, conclude Lexi, sono grata che qualcosa di buono stia nascendo da tutto ciò. Per questo, «prego il Signore di continuare a utilizzare le foto di Walter per incontrare molte altre persone».

Lo sguardo strabico dei censori di Facebook

Lo sguardo strabico dei censori di Facebook

da Avvenire.it

L’immagine di una donna che allatta dev’essere eliminata al più presto, perché considerata offensiva. Una pagina odiosa e blasfema, dal titolo «La Vergine Maria avrebbe dovuto abortire» – di cui abbiamo già parlato qui ​ieri – non viene invece toccata perché «non viola le regole in merito ai discorsi di odio». Il misterioso algoritmo a cui i guru di Facebook hanno affidato la verifica etica dei contenuti ragiona – o meglio sragiona – così. Censura i contenuti in cui rileva parole off-limit, ma si guarda bene dal cancellare i gruppi che inneggiano a fascisti e camorristi. E ignora le ragioni delle oltre tremila persone che, partendo dalla proposta di un sito ​in lingua inglese, hanno promosso una petizione per rimuovere la pagina della «Madonna pro-aborto». I portavoce del popolare social network assicurano: «Non c’è posto per contenuti che incitano all’odio, alla violenza o minacce». E negli «Standard della comunità di Facebook» viene ribadito: «Non consentiamo la discriminazione di persone in base alla religione».
Alle parole però non seguono i fatti. E non è il caso di elencare tutte le porcherie esibite nella famosa pagina pro-aborto: basti dire che l’immagine della Madonna che fuma è tra le più «soft», e tra i messaggi il tiro al bersaglio al “cattolico-credulone” (ma i termini sono molto più forti) è all’ordine del giorno. È invece il caso, questo sì, di rilevare l’atteggiamento ondivago di Facebook, che da una parte spiega come «ogni segnalazione ricevuta» venga «analizzata da un team multilingue», e dall’altra si trincera dietro l’impossibilità di controllare tutto. «Come ci si potrebbe aspettare da una comunità formata da più di un miliardo di persone – riferiscono i portavoce del colosso di Zuckerberg – di tanto in tanto può capitare di vedere alcuni utenti pubblicare contenuti di cattivo gusto e tentativi umoristici mal riusciti, che possono essere volgari e offensivi, ma che di per sé non violano le nostre norme». Tutt’al più «chiediamo che ogni pagina di questo genere sia contrassegnata chiaramente, in modo che gli utenti siano consapevoli che i suoi contenuti potrebbero essere di cattivo gusto».

Ma dove sono i limiti tra la battuta venuta male e l’indecenza offensiva? Secondo le linee guida di una società esterna a cui Facebook avrebbe affidato il primo livello di controlli, pubblicate sul sito Gawker.com, si precisa per esempio che le foto di droghe non sono consentite «se non nel contesto di studi medici o scientifici», eccezion fatta per la marijuana. Si parla di bullismo, sessualità, ma non c’è traccia di indicazioni specifiche sul rispetto del sentimento religioso. Sarà anche per questo, forse, che è ancora attiva – con 250 iscritti – la pagina che insulta Jean-Louis Tauran, il cardinale che ha dato l’annuncio dell’elezione di Papa Francesco. Quella voce insicura e tremolante, ferita dal morbo di Parkinson, ha divertito qualcuno, che ha pensato bene di riderci sopra. E Facebook? Non ha mosso dito. Perché non possono controllare tutto. Oppure, più semplicemente, perché l’algoritmo magico o forse solo “politicamente corretto”, ha deciso che quella pagina non è offensiva.

Lorenzo Galliani