Una scuola materna di Milano abolisce la “Festa del Papà” per rispetto delle famiglie “same-sex”

(di Rodolfo de Mattei suOsservatorio Gender) Una decisione figlia di una ideologia falsa e iniqua che, negando l’esistenza di un principio di verità, mette sullo stesso piano il bene e il male e, paradossalmente, eleva a suo valore supremo e assoluto il principio relativista.

padreUna scuola materna di Milano, zona quartiere Isola, ha abolito la “Festa del Papà” per “rispetto” dei bambini figli di coppie same-sex che un papà, purtroppo per loro, non ce l’hanno e non lo hanno mai avuto, essendo composte da due mamme. A riportare la notizia è l’“ANSA” che scrive come ai bambini della scuola al centro del nuovo “caso gender”, in occasione della tradizionale ricorrenza del 19 marzo, festa di San Giuseppe, sia stato chiesto di preparare un insolito lavoretto politically correct sull’origine delle diverse etnie, piuttosto che realizzare un disegno o preparare una poesia per il proprio papà: 

Lo scorso anno avevano portato a casa un disegno con i colori della varie squadre di calcio e al centro la foto del loro papà. Come tutti i loro coetanei anche i bambini della scuola materna del quartiere Isola di Milano, erano stati impegnati per settimane a completare il loro lavoretto per la Festa del Papà. Ma quest’anno la programmazione è cambiata: il lavoretto non sarà legato alla ricorrenza del 19 marzo, ma all’origine delle varie etnie”.

Alle tante polemiche, sorte in seguito a tale inedita decisione, ha replicato, in consiglio comunale, l’assessore all’Educazione del Comune di Milano, Francesco Cappelli che ha liquidato la vicenda come una semplice montatura mediatica:

Il collegio insegnanti ha deciso quest’anno di non fare il tradizionale lavoretto per la festa del papà, ma di far realizzare ai bambini un biglietto per l’occasione, con una missiva. Tutto il resto è solo una montatura”.

Di tutt’altro avviso un papà che, intervistato davanti alla scuola, ha sottolineato il proprio totale disappunto per l’abolizione di una festa di lunga tradizione, cosi carica di significato, in particolare modo per i bambini:

Sì la maestra mi ha appena spiegato che i bambini faranno un biglietto d’auguri con una frase dettata da lei, ma non è la stessa cosa: non capisco perché eliminare una consuetudine che si concretizzava con un gesto d’affetto e restava nel tempo”.

Il vero motivo alla base di tale folle disposizione scolastica lo ha rivelato, senza giri di parole,una nonna di una piccola alunna, la quale ha sottolineato come, dietro alle varie giustificazioni di facciata, vi sia la volontà di non urtare la sensibilità di alcuni bambini con due mamme o due papà:

Non ci sono dubbi che il motivo è questo, nella classe di mio nipote c’è una bimba che vive con due mamme”.

La soppressione della tradizionale Festa del Papà in favore di un lavoretto “multietnico” rappresenta magistralmente il volto nichilista e falsamente neutrale della odierna dittatura gender e omosessualista. Nichilista, in quanto abolisce e disconosce, in un’irrazionale impeto autodistruttivo, le proprie identità e tradizioni, in nome di un vuoto e insignificante principio di non-discriminazione. Falsamente neutrale, poiché ogni scelta, per definizione, implica effetti e conseguenze, e la cancellazione della “Festa del Papà” costituisce il coerente e logico esito del riconoscimento sociale di ogni tipo di famiglia. Una decisione figlia di una ideologia falsa e iniqua che, negando l’esistenza di un principio di verità, mette sullo stesso piano il bene e il male e, paradossalmente, eleva a suo valore supremo e assoluto il principio relativista. (di Rodolfo de Mattei su Osservatorio Gender)

Le folli idee del professor Sartori

Le folli idee del professor Sartori

di Fabio Spina da www.lanuovabq.it 

Il 15 agosto si può pensare che l’editoriale di Giovanni Sartori sia dovuto ad un colpo di sole, così anche il fatto che il Corriere della Sera ne condivida gli intendimenti. Ma perché rifilarci anche a novembre un nuovo editoriale che, facendo un minestrone un po’ di tutto,  finisce per dire che la colpa di quanto accade di brutto è del Papa e dell’aumento della popolazione? Anche stavolta la realtà viene stravolta al solo uso di far apparire condivisibili delle tristi e antiquate idee malthusiane senza capo né coda, che solo una società sempre meno sazia ma disperata come l’attuale può accettare.

Vale la pena riportare integralmente la parte centrale dell’editoriale pubblicato il 23 novembre 2013:

«Stiamo inquinando l’atmosfera, stiamo avvelenando l’aria che respiriamo e, al contempo, stiamo destabilizzando il clima. Sono notizie di questi giorni il ciclone senza precedenti che ha colpito le Filippine, e ora il diluvio, la bomba d’acqua anch’essa senza precedenti che si è abbattuta sulla Sardegna e che ancora la minaccia. Forse troveremo il modo di uscire dalla crisi economica (della quale portano la massima colpa gli economisti), ma come fermare l’impazzimento del clima, il progressivo riscaldamento, la crescita dei livelli del mare, l’erosione dei ghiacciai (che alimentano i fiumi) e, infine, la nuova probabile dislocazione delle piogge con la conseguente dislocazione delle zone aride? 

Il rimedio vero sarebbe una drastica riduzione delle nascite (specialmente in Africa) che ci restituirebbe un pianeta vivibile. A questo effetto le maggiori responsabilità sono della Chiesa cattolica (per l’Africa e anche parte dell’America Latina). Per ora papa Francesco si è limitato a carezzare molti bambini, stringere molte mani e a distribuire in piazza San Pietro la «Misericordina» che poi, aperta la scatolina, è un rosario. E la nostra televisione è inondata da appelli di soldi per salvare i bambini africani. A che pro? Le prospettive, restando le cose come sono, sono cicloni in autunno, piogge torrenziali in inverno, afa insopportabile d’estate. E d’estate non nevicherà più sui ghiacciai, il che implica che andranno a sparire. Di conseguenza i fiumi si prosciugheranno. 

Come dicevo di tutto questo non ci diamo pensiero perché prima di tutto bisogna mangiare. Vero. Ma è anche vero che ci sarà sempre meno da mangiare. Ripeto, l’unica cura ancora a nostra disposizione è di ridurre la popolazione e con essa ridurre l’emissione di gas serra e la conseguente concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera». 

Nulla di nuovo sotto il tifone; infatti dopo quello dell’aprile 1991 in Bangladesh, quando morirono più di 138mila persone, Jacques Cousteau, uno degli ambientalisti più famosi ed autorevoli del mondo, disse: «Non date la colpa al mare. La vera tragedia del Bangladesh sono gli uomini, una popolazione incontenibile.[…] Dovremmo essere in 700 milioni in tutto. Allora sì che la Terra diventerebbe paradisiaca».

Eppure tutti dovrebbero ormai sapere che il cibo nel mondo è sufficiente; il vero scandalo è nella differenza con cui le varie popolazioni ne dispongono, nello spreco che se fa nei paesi ricchi specie nella catena di distribuzione, nel fatto che c’è chi ancora muore di fame. Però va notato che dagli anni ’90 ad oggi, mentre la popolazione cresceva, la percentuale di persone denutrite è scesa dal 23,2 al 14,9%, secondo i dati della Fao. L’attuale produzione mondiale di alimenti è in grado di sfamare il doppio della popolazione corrente, circa un terzo della produzione è in qualche modo non utilizzata per fini alimentari: o viene sprecata o utilizzata per altre finalità come i biocarburanti.

Eppure tutti dovrebbero ormai sapere che tra riscaldamento globale e quanto accaduto sulle Filippine e in Sardegna non esiste alcun nesso di causalità dimostrato scientificamente. Inoltre sono tutti fenomeni eccezionali ma non unici nella storia.

L’aspetto che può invece sorprendere è che, ad agosto, lo stesso professor Sartori era stato meno catastrofista sulla destabilizzazione del clima.
«E come va il mondo, il pianeta Terra? Forse meglio. La buona notizia è che a detta dei climatologi il riscaldamento del nostro pianeta sembra che si sia fermato. Si intende, le previsioni sul clima non sono mai certe; sono, in verità, estrapolazioni ricavate da statistiche o da modelli matematici. Anche così, quali le possibili spiegazioni? Potrebbe essere che la crisi economica ha molto ridotto le emissioni di gas serra, pareggiando così il conto, e cioè pareggiando l’eccedenza di anidride carbonica che non veniva assorbita in precedenza dagli alberi e dal mare».

Cosa sarà successo in questi giorni a Sartori? Quando accadono eventi catastrofici, un’ideologia nichilista propone la stessa soluzione disumana che Lester R. Brown proponeva come rimedio contro la povertà: eliminare gli affamati. Così Sartori avrà pensato di riproporre che il rimedio contro le vittime degli eventi estremi  è eliminare le vittime. Ed il Corriere della Sera subito ha abbracciato questa linea.

Occorrerebbe, invece, in molti casi cambiare atteggiamento di fronte agli impatti di fenomeni meteorologici intensi, quando la meteorologia “è capricciosa”.

Gli antichi romani, ad esempio, di fronte alla siccità, alla crescita della popolazione e alle nuove esigenze di Roma costruirono decine di acquedotti; fu un modo fattivo di pensare alle future generazioni. Non si trattava di devastare il paesaggio o l’ambiente, ma l’idea del “bene comune” permetteva una umanizzazione del Pianeta. Oggi invece ci si aspetta che piova secondo la media tutti gli anni (possibilmente secondo le nostre esigenze, d’estate dovrebbe piovere solo di notte per non scontentare contemporaneamente contadini e turisti). Se ciò non accade allora dobbiamo mettere in atto azioni per “normalizzare” il tempo meteorologico.

Oggi si afferma che risolvere il problema degli uragani, e più in generale del cambiamento climatico, corrisponde a risolvere i problemi dei paesi poveri. In realtà i poveri muoiono di fame, di sete, malattie, hanno bisogno di energia e di svilupparsi integralmente adesso, mentre i presunti benefici climatici dovuti ai protocolli, forse, ci saranno tra alcuni decenni. I problemi hanno scale di tempo e priorità diversi. E’ come se al povero che al semaforo chiede i soldi per mangiare, rispondessimo soddisfatti che abbiamo investito nel catalizzatore della nostra auto per il bene dei suoi figli e di Gaia.

Combattere la miseria e lottare contro gli effetti dei fenomeni meteorologici intensi, è promuovere, assieme al miglioramento delle condizioni di vita, il progresso umano e spirituale di tutti, e dunque il bene comune dell’umanità. La convivenza con l’insieme delle condizioni atmosferiche normali ed anormali che caratterizzano il clima, non si riduce all’equilibrio, sempre precario, delle concentrazioni di gas atmosferici. Essa si costruisce giorno dopo giorno, nel perseguimento d’un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini. “Lo sviluppo è il nuovo nome della Pace”, anche in campo climatico-ambientale.

Educazione sessuale svizzera: l’orco in classe

Educazione sessuale svizzera: l’orco in classe

di Tommaso Scandroglio da www.lanuovabq.it

 

Sex box. Non si tratta di qualche gadget acquistabile in un sexy shop, bensì di un kit “formativo” destinato alle maestre di asilo di alcune zone della Svizzera per svolgere lezioni obbligatorie di educazione sessuale a detrimento dei bambini in età prescolare.

Per ora l’esperimento riguarda solo il Canton Basilea e alcuni comuni di Appenzello e San Gallo ma nel 2014 tali corsi potrebbero estendersi alla Svizzera tedesca, a quella francofona e al Canton Ticino, a due passi da casa nostra.

L’iniziativa è dell’Ufficio federale della sanità pubblica in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione. Sul sito dedicato da questo Ufficio all’educazione sessuale (amorix.ch) alla voce “Nozioni di base” si cita l’estratto di un documento dell’International Planned Parenthood Federation, una delle principali agenzie internazionali filo-abortiste al mondo, in cui si spiega che “l’educazione sessuale come approccio basato su diritti fornisce ai giovani le conoscenze essenziali, le capacità, le competenze e i valori di cui hanno bisogno per conoscere la loro sessualità, provando piacere fisico, psichico ed emozionale”. Il solito concetto di sessualità come ricerca “responsabile” del piacere, avendo cura di tenere fuori dall’amplesso il figlio e pure l’affetto per l’altro partner.

Sempre sul sito, alla voce “Educazione”, si chiarisce – in un traballante italiano – che per l’infanzia “l’educazione sessuale dovrebbe essere parte integrante dell’educazione primaria, poiché i bambini sono esseri sessuali dalla nascita con bisogni, desideri, atti sessuali e le esperienze che ne derivano”. L’espressione “esseri sessuali” rimanda al mondo animale e, intesi come animali, i bambini non possono che vivere di bisogni e impulsi da soddisfare.

Poi si forniscono indicazioni pratiche in merito all’educazione sessuale dei bambini in età infantile: “Si gioca al dottore. Comincia una piacevole esplorazione del proprio corpo. Si fanno giochi di ruolo: famiglia, sposarsi, baci, eventualmente rapporti sessuali. Cominciano le amicizie intime”. Tra i contenuti proposti troviamo “Percepire il corpo in modo ludico” e “Disegnare le parti del corpo, inclusi gli organi sessuali”.

Per i più grandicelli, circa dai 6 ai 10 anni, si parlerà tra gli altri argomenti di masturbazione, di preservativi, di orientamento sessuale e infine di “prima mestruazione, prima eiaculazione”. Curiosa accoppiata questa, quasi che la prima eiaculazione fosse cosa necessaria e naturale come il primo mestruo. Poi si suggerisce agli educatori di tenersi pronti per rispondere alle classiche – secondo loro – domande dei bambini tra cui: “Quando si è maturi per ‘scopare’ [sic]?”. I bambini svizzeri devono essere particolarmente – diciamo così – disincantati se fanno domande di questo tenore oppure i cervelloni dell’Ufficio della sanità pubblica hanno qualche problema di devianza.

Per i 13-15 anni si metterà a tema la contraccezione, l’aborto, la “molteplicità sessuale (omosessualità, eterosessualità, bisessualità)”. Tenersi pronti poi a risponde a domande piccanti quali: “Anche le ragazze possono avere ‘sogni bagnati’ [sic]?; Come raggiunge un orgasmo una ragazza? Come si diventa un buon amante? Di che misura è mediamente un pene? Qual è la posizione migliore nel fare sesso? Quante ce ne sono? Che cosa si fa con un vibratore? Come ci si accorge che il sesso è soddisfacente? Come ci si accorge che anche lui/lei lo desidera? Ingoiare lo sperma fa ingrassare?”. Agli educatori viene consigliato non di rispondere in modo astratto, bensì attingendo alla propria e personale “biografia (sessuale)”. A questa età poi si parlerà di “pianificazione familiare”, “costituire una coppia, viverla e la fine della stessa (morale della negoziazione [sic])” e di “Molteplicità sessuale / anche intersessualità e transessualità”.

Naturalmente in questo progettino horror sull’educazione sessuale manco l’ombra di un accenno a temi quali la castità, la donazione di sé, il valore della procreazione e l’affettività.

Torniamo al sex-box, uno degli strumenti di questa campagna “educativa” per l’infanzia. In esso troviamo oggetti quali peni di legno e in gomma piuma, vagine di pelouche (clicca qui se vuoi vedere un esempio di sex-box); poi manuali dove si spiega che i bambini devono essere incoraggiati a toccarsi, a giocare nello scoprire l’uno il corpo dell’altra. Come “sussidiario” viene anche usato il libro “Lisa und Jan” che sotto forma di vignette e fumetti contiene immagini a dir poco esplicite: c’è una bambina che si masturba mentre un’altra l’osserva e la imita; un bambino masturba un altro; un terzo che si tocca sotto le lenzuola mentre con una torcia elettrica illumina le parti intime; una donna che infila un preservativo ad un uomo; una bambina in piedi che si solleva l’abitino e mostra il sesso ad un suo compagno lì inginocchiato davanti a lei  e un’altra che si fa la doccia e indirizza il getto d’acqua verso il pube; due bambini che si abbracciano nudi e un altro che spia dalla finestra i genitori mentre hanno un rapporto sessuale; una donna che partorisce, il tutto disegnato in modo assai realistico. Da notare: in tutte queste immagini gli organi sessuali sono sempre ben visibili e nulla è lasciato all’immaginazione del piccolo lettore. C’è poco da dire: è solo pedopornografia di Stato. Pura macelleria sessuale da far ingoiare ai bambini come se fosse un omogeneizzato. Né più né meno.

La Fondazione svizzera per la protezione dell’infanzia ha giudicato invece il libro “Lisa und Jan” adatto per i bambini dai 5 anni in su. Non stupisca questo giudizio: la Fondazione è essa stessa autrice di un libro per bambini dagli zero ai 6 anni che incoraggia l’autoerotismo e il gioco del dottore.

C’è anche il libro “Questo sono io. Dalla testa ai piedi” in cui si vedono, sempre tramite vignette colorate, due uomini guancia a guancia e poi una donna che bacia sulla guancia un’altra.

Pierre Felder, direttore per il Ministero della Pubblica Istruzione delle scuole primarie e secondarie, dopo le polemiche accese dal sex box, ha pensato di buttare acqua sul fuoco, non accorgendosi che invece l’acqua era benzina: “I modelli di organi sessuali di peluche […] non verranno in nessun caso mostrati ai bambini dell’asilo […] ma solo nelle scuole medie.” In effetti un bambino di 11 anni sembra proprio essere pronto per passare dall’orsacchiotto di pezza ad un altro tipo di pelouche. E il resto del materiale porno-didattico, caro dott. Felder?

Questo progetto di educazione sessuale elvetica si muove lungo le direttrici disegnate dal documento della sezione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal titolo “Standards for Sexuality Education in Europe”, di cui questo giornale si era occupato pochi giorni fa nell’articolo “l’Oms gioca al dottore con i bebè”: anche lì si parlava di masturbazione infantile e del gioco del dottore.

Molti genitori naturalmente sono insorti dato che le lezioni, come accennato, sono obbligatorie. Religione è materia facoltativa, la pornografia invece no. E’ partita anche una petizione popolare che ha raccolto sino ad oggi 92mila firme che verranno presentate alla Conferenza dei direttori cantonali dell’educazione.

Una volta ai bambini si leggevano le favole con principi azzurri, principesse e orchi. Oggi i principi e le principesse sono rimaste nelle fiabe, mentre gli orchi sono usciti dai libri e vivono in mezzo ai nostri figli.

Belgio riapre dibattito su eutanasia infantile. «Vogliono eliminare i bambini che non “sanno fare”»

Belgio riapre dibattito su eutanasia infantile. «Vogliono eliminare i bambini che non “sanno fare”»

Intervista a Alex Schadenberg, direttore della Coalizione per la prevenzione dell’eutanasia: «Cosa ci stiamo perdendo? L’esserci, l’essere amati, sostenuti, accolti così come siamo»
di Benedetta Frigerio da www.tempi.it 

Ai bambini deve essere riconosciuto il diritto di morire, come sostengono coloro che in Belgio vogliono legalizzare l’eutanasia dei piccoli e delle persone affette da demenza. «Ma come si fa a chiamare diritto una cosa che un bambino o una persona malata non è nemmeno in grado di chiedere?». Alex Schadenberg (nella foto), direttore esecutivo della Coalizione per la prevenzione dell’eutanasia, spiega a tempi.it che «quello che sta accadendo in Belgio è simile a ciò che è già successo in Olanda».

Si è riaperto il dibatto sulla legge che legalizza l’eutanasia. Ora è permessa sopra i 18 anni, ma c’è chi sostiene che anche un bambino debba potersi autodeterminare.
La strategia è identica ovunque. Anche in Olanda hanno cercato di cambiare la legge per adeguarla a quello che già accadeva: c’erano medici che uccidevano i bambini e che volevano una tutela giuridica. Così, anche se l’eutanasia non è legale sotto i 12 anni, è stato elaborato un protocollo che, di fatto, la permette. Ora in Belgio si è riaperta la discussione per la presenza di dottori che già praticano l’eutanasia infantile e che vogliono una norma per essere protetti.

Non dovrebbero essere puniti dato che la violano?
In una democrazia dovrebbe succedere così, invece lo Stato cerca di coprirli andando contro le sue stesse norme. Non a caso, molti episodi di eutanasia non vengono riportati come tali.

Il protocollo olandese come riesce a giustificare un gesto simile?
Il protocollo serve per uccidere i bambini disabili in generale, per questo parla di porre fine anche alla eventuale sofferenza futura. Significa che se il bimbo è sereno, il genitore può comunque domandare l’eutanasia sulla base di un possibile disagio che verrà. Così si possono uccidere i bambini affetti da demenza o da spina bifida, anche se possono crescere e vivere in maniera serena. Basterebbe un po’ di amore. Invece così non c’è possibilità di salvezza, nemmeno per un bambino con un ritardo mentale che non emerga nella diagnosi prenatale. Significa eliminare tutti coloro che non sono capaci di produrre. È un’idea utilitaristica asfissiante, per cui le persone valgono a seconda delle loro capacità, di quanto “sanno fare”.

Cosa intende?
Così emarginiamo tutto ciò che non è ritenuto un produttore dei valori stabiliti dalla società attuale. Ma attenzione, cosa ci stiamo perdendo? L’esserci, l’essere amati, sostenuti, accolti così come siamo dovrebbe essere un bene insindacabile che tutti possono riconoscere.

E invece?
Questi valori sono stati sostituiti dal business, di cui però non si fa mai apertamente menzione. Anzi, lo si chiama compassione per nasconderne la presenza. Credo che la nostra società, che parla molto di tolleranza, debba rispondere senza ipocrisia a una domanda sul suo ruolo: vogliamo rifiutare i deboli uccidendoli o accoglierli facendoli sentire amati? Perché è questo il vero problema: se vogliamo amare o no.

Pedofilia, 50 anni fa era una “malattia”. Da quest’anno per gli psichiatri americani è un “orientamento sessuale”

Pedofilia, 50 anni fa era una “malattia”. Da quest’anno per gli psichiatri americani è un “orientamento sessuale”

L’Apa distingue tra pedofilia e atto pedofilo: solo l’atto sessuale viene considerato “disordinato” per le conseguenze che ha sui bambini
di Benedetta Frigerio da www.tempi.it 

bimbaSolaL’associazione degli psichiatri americani (Apa) ha scritto nel suo ultimo manuale che la pedofilia, «il desiderio sessuale verso i bambini è un orientamento» come gli altri. La decisione denunciata dall’Associazione della famiglia americana (Afa) va così a completare un lungo percorso di sdoganamento cominciato già negli anni Cinquanta.

DA MALATTIA A ORIENTAMENTO. Dieci anni fa il Dsm-4 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha declassato la pedofilia da “malattia” a “disordine”. Ma nel nuovo testo, il Dsm-5 pubblicato quest’anno, l’Apa fa un passo ulteriore come denuncia l’Afa: «Come l’Apa dichiarò negli anni Settanta che l’omosessualità era un orientamento sotto la forte pressione degli attivisti omosessuali, così ora sotto la pressione degli attivisti pedofili ha dichiarato che il desiderio sessuale verso i bambini è un orientamento». L’Apa distingue tra pedofilia e atto pedofilo: se il desiderio sessuale nei confronti dei bambini è un orientamento come gli altri, l’atto sessuale viene considerato “disordinato” per le conseguenze che ha sui bambini.

«SOFFERENZE MODERATE». Già nel Dsm-4 si considerava “disordine mentale” quello di una persona che molestava un bambino, se la sua azione «causa sofferenze clinicamente significative o disagi nelle aree sociali, occupazionali o in altri importanti campi». E già nel 1998 sul Bollettino di Psicologia era stato pubblicato uno studio per dimostrare che gli abusi verso i bambini non causano danni così gravi. Gli autori (Bruce Rand della Temple University, Philip Tromovitch dell’Università della Pennsylvania e Robert Bauserman dell’Università del Michigan) avevano ridefinito l’«abuso sessuale sui bambini», affermando che «le esperienze sofferte da bambini, sia maschi sia femmine, che hanno subito abusi sessuali sembrano abbastanza moderate».

«SITUAZIONE GRAVE». Inoltre, si legge, «l’abuso sessuale su un bambino non necessariamente produce conseguenze negative di lunga durata». E infine si conclude: «Il sesso consensuale tra bambini e adulti, e tra adolescenti e bambini, dovrebbe venire descritto in termini più positivi, come “sesso adulto-bambino” e “sesso adolescente- bambino”». Al tempo, l’attivista ed ex omosessuale Anthony Falzarano aveva commentato così: «Ci troviamo in una grave situazione se l’Apa sta lavorando verso la decriminalizzazione della pedofilia. Il 75 per cento degli omosessuali è stato stuprato o molestato da bambino e suggerire che questo non ha effetti duraturi è ridicolo». Persino il governo americano aveva condannato questo studio, che però l’Apa non ha mai messo in discussione.

Ill.mo Signor Professore Odifreddi, ma anche sull’Olocausto doveva dire le sue sciocchezze?

«Non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo uno storico, non posso che “uniformarmi” all’opinione comune. Ma sono cosciente del fatto che di opinione si tratti», scrive il matematico sul suo blog
Correttore Di Bozze da www.tempi.it 

Ora che tornano alla ribalta i cattofascisti e i boia nazisti defunti vengono seppelliti a calci e pugni da allegri stuoli di bella gente, è tempo che anche il Correttore di bozze riemerga dalle catacombe. Ad attirarlo fuori dal buio abisso dove la ragione non ha cittadinanza e l’oscurantismo regna sovrano, è stato in particolare l’impareggiabile Piergiorgio Odifreddi, che si è sentito in diritto di dire la sua sul funerale di Priebke (funerale si fa per dire) e sulle successive polemiche.

Ebbene, il matematico ha scritto un post per il suo blog ospitato dal sito di Repubblica, dove ne dice tante ma tante, provocando reazioni parecchio indignate per qualche tesi leggermente negazionista sull’Olocausto, come vedremo, ma soprattutto suscitando la commozione del Correttore di bozze. Che gioia per lui rivedere il presidente onorario dell’UAAR che, ancora tutto tumefatto dalle scoppole subite da Benedetto XVI, trova il modo di dare qualche colpa alla Chiesa cattolica anche in questo amorevole revival tra nazisti e comunisti.

Perché infatti secondo Odifreddi è scoppiata la rissa sulla salma di Priebke? Ma è ovvio: perché «sia la destra che questa “sinistra” si sono entrambe dimostrate prive di senso delle cose, ed entrambe succubi della visione superstiziosa e magica propagandata con evidente successo dalla Chiesa cattolica». Sono dunque i cattolici con la loro propaganda ad aver convinto destra e sinistra ad azzuffarsi sulla questione se celebrare o no le esequie dell’ex militare nazista, «come se la cosa potesse avere una qualche importanza, eccetto che nella testa dei credenti». Già, i credenti. Quei poveri illusi tipo il Correttore di bozze che si ostinano a trattare i loro estinti «come esseri in attesa della resurrezione della carne», mentre tutti sanno che in realtà sono «cose senza nessun valore, di cui disporre nella maniera più efficiente». (Cose senza valore di cui disporre in maniera efficiente? Dopo questa, Ill.mo Signor Professore Odifreddi, deve solo sperare che il Correttore di bozze muoia prima di lei).

piergiorgio-odifreddi

Comunque, si diceva, il meglio il nostro intellettuale l’ha dato sullo sterminio nazista degli ebrei. La «vicenda surreale» della lite intorno all’inutile cadavere di Priebke, scrive Odifreddi, è stata resa ancora più assurda dal Parlamento che «ci ha messo del suo decidendo di legiferare a spron battuto sui fatti della storia, e approvando al Senato in commissione un decreto legge che equipara a un reato la negazione della Shoah». E non ci sarebbe nulla di strano se il Preg.mo Egr. Signor Professore intendesse solo esprimere qualche dubbio su una legge che rischia di limitare la libertà di pensiero. Il fatto è che invece Odifreddi, rispondendo al commento di un lettore al suo post, aggiunge quanto segue:

«Su Norimberga, confesso di essere molto vicino alle sue posizioni. Il processo è stato un’opera di propaganda. I processati hanno dichiarato, con lapalissiana evidenza, che se la guerra fosse andata diversamente a essere processati per crimini di guerra sarebbero stati gli alleati.
Sono anche vicino alle sue posizioni quando afferma che l’opinione che la maggior parte delle persone, me compreso ovviamente, si formano su una buona parte dei fatti storici è fondata su opere di fantasia pilotata, dai film di Hollywood ai reportages giornalistici. E che la storia sia tutt’altra cosa, e abbia il suo bel da fare a cercare di sfatare i luoghi comuni che sono entrati nel “sapere” collettivo.
(…) Non entro nello specifico delle camere a gas, perché di esse “so” appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato nel Dopoguerra. E non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che “uniformarmi” all’opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti, e che le cose possano stare molto diversamente da come mi è stato insegnato, affinché credessi ciò che mi è stato insegnato».

Dopo di che si può ben capire come mai il Gent.mo Reverendo Professore Odifreddi si sia meritato su tutti i giornali il sospetto che egli sotto sotto sia un poco d’accordo con il Chiar.mo Onorevole Professore Khomeini. Diciamo che se l’è andata a cercare.

E non se la prenda, Em.mo Preg.mo Professore, se questa volta a spiegarle che ha scritto minchionate non è un papa emerito ma un qualunque Ignorant.mo e Stupid.mo correttore di bozze.