Una scuola materna di Milano abolisce la “Festa del Papà” per rispetto delle famiglie “same-sex”
(di Rodolfo de Mattei suOsservatorio Gender) Una decisione figlia di una ideologia falsa e iniqua che, negando l’esistenza di un principio di verità, mette sullo stesso piano il bene e il male e, paradossalmente, eleva a suo valore supremo e assoluto il principio relativista.
Una scuola materna di Milano, zona quartiere Isola, ha abolito la “Festa del Papà” per “rispetto” dei bambini figli di coppie same-sex che un papà, purtroppo per loro, non ce l’hanno e non lo hanno mai avuto, essendo composte da due mamme. A riportare la notizia è l’“ANSA” che scrive come ai bambini della scuola al centro del nuovo “caso gender”, in occasione della tradizionale ricorrenza del 19 marzo, festa di San Giuseppe, sia stato chiesto di preparare un insolito lavoretto politically correct sull’origine delle diverse etnie, piuttosto che realizzare un disegno o preparare una poesia per il proprio papà:
“Lo scorso anno avevano portato a casa un disegno con i colori della varie squadre di calcio e al centro la foto del loro papà. Come tutti i loro coetanei anche i bambini della scuola materna del quartiere Isola di Milano, erano stati impegnati per settimane a completare il loro lavoretto per la Festa del Papà. Ma quest’anno la programmazione è cambiata: il lavoretto non sarà legato alla ricorrenza del 19 marzo, ma all’origine delle varie etnie”.
Alle tante polemiche, sorte in seguito a tale inedita decisione, ha replicato, in consiglio comunale, l’assessore all’Educazione del Comune di Milano, Francesco Cappelli che ha liquidato la vicenda come una semplice montatura mediatica:
“Il collegio insegnanti ha deciso quest’anno di non fare il tradizionale lavoretto per la festa del papà, ma di far realizzare ai bambini un biglietto per l’occasione, con una missiva. Tutto il resto è solo una montatura”.
Di tutt’altro avviso un papà che, intervistato davanti alla scuola, ha sottolineato il proprio totale disappunto per l’abolizione di una festa di lunga tradizione, cosi carica di significato, in particolare modo per i bambini:
“Sì la maestra mi ha appena spiegato che i bambini faranno un biglietto d’auguri con una frase dettata da lei, ma non è la stessa cosa: non capisco perché eliminare una consuetudine che si concretizzava con un gesto d’affetto e restava nel tempo”.
Il vero motivo alla base di tale folle disposizione scolastica lo ha rivelato, senza giri di parole,una nonna di una piccola alunna, la quale ha sottolineato come, dietro alle varie giustificazioni di facciata, vi sia la volontà di non urtare la sensibilità di alcuni bambini con due mamme o due papà:
“Non ci sono dubbi che il motivo è questo, nella classe di mio nipote c’è una bimba che vive con due mamme”.
La soppressione della tradizionale Festa del Papà in favore di un lavoretto “multietnico” rappresenta magistralmente il volto nichilista e falsamente neutrale della odierna dittatura gender e omosessualista. Nichilista, in quanto abolisce e disconosce, in un’irrazionale impeto autodistruttivo, le proprie identità e tradizioni, in nome di un vuoto e insignificante principio di non-discriminazione. Falsamente neutrale, poiché ogni scelta, per definizione, implica effetti e conseguenze, e la cancellazione della “Festa del Papà” costituisce il coerente e logico esito del riconoscimento sociale di ogni tipo di famiglia. Una decisione figlia di una ideologia falsa e iniqua che, negando l’esistenza di un principio di verità, mette sullo stesso piano il bene e il male e, paradossalmente, eleva a suo valore supremo e assoluto il principio relativista. (di Rodolfo de Mattei su Osservatorio Gender)