da Baltazzar | Nov 29, 2011 | Chiesa, Cultura e Società, Diavolo, Islam
L’atteggiamento tollerante con i musulmani è sempre più pericoloso. Il loro unico obbiettivo è dominarci
di Magdi Cristiano Allam
Tratto da Il Giornale
Ci salveranno i cristiani fuggiti dall’islam e rifugiati in Occidente. Le nostre Chiese si fanno in quattro per promuovere il dialogo con i mufti, gli ulema e gli imam al punto da relativizzare il cristianesimo accreditando la tesi delle tre grandi religioni monoteiste, rivelate e abramitiche, ma loro che conoscono a memoria il Corano, la Sira (la biografia ufficiale di Maometto) e la Sunna (i detti e i fatti attribuiti a Maometto), ci dicono esplicitamente che si tratta di un’ideologia demoniaca incompatibile con la nostra umanità. I nostri cardinali, vescovi e sacerdoti tradiscono la fede nella verità assoluta in Cristo come sigillo della profezia e compimento della rivelazione al punto da concepire che la legittimazione dell’islam e la costruzione delle moschee sia parte della loro missione cristiana, ma loro che hanno subito sulla loro pelle le discriminazione, la persecuzione e il massacro perpetrati dai musulmani ci condannano come aspiranti suicidi.
Ho conosciuto la scorsa settimana a Bruxelles monsignor Charles- Clément Boniface Ozdemir, detto padre Samuel, della Chiesa sirocattolica, nato in Turchia e cittadino belga, personaggio focoso e carismatico che si è scontrato con la Curia cattolica, ha vinto un processo intentatogli per diffamazione dell’ islam e ha partecipato alle elezioni locali con una propria lista. Lo scorso 7 novembre avevo conosciuto a Parigi il gruppo di cristiani arabi che gestisce la televisione Al Hayat (La vita) la cui sede principale è a Seattle nello Stato di Washington, partecipando come ospite alla trasmissione di punta Al Dalil (La prova). Sono due realtà che affrontano in modo diverso il rapporto con l’islam, ma concordano sia sul fatto che si tratta di un’opera del demonio siasul fatto che la nostra missione come cristiani è essenzialmente quella di conoscere e di far conoscere la verità del Corano e di Maometto. Ed è evidente che sono loro a potersi assumere l’onere di questa missione dal momento che conoscono l’arabo, hanno studiato i testi fondamentali dell’islam e hanno il coraggio di affermare pubblicamente la verità finendo per convertire al cristianesimo molti musulmani.
Ho incontrato padre Samuel nel mio ufficio nel Parlamento Europeo e sono rimasto subito impressionato dalla spontaneità e dalla chiarezza della sue posizioni di netta condanna dell’islam, definito una falsa religione opera del demonio, ispiratodauncriminaleassetato del sangue dei cristiani, degli ebrei, degli apostati e di tutti coloro che non si sottomettono all’islam complessivamentecondannaticome infedeli. Afferma senza esitazione che se lui avesse scritto oggi il Corano sarebbe stato arrestato e condannato per apologia di odio, violenza, morte, discriminazione, razzismo e terrorismo. Ha sostenuto in televisione che la proliferazione delle moschee è peggiore della proliferazione delle centrali nucleari e che dietro a ogni islamico che si attiene rigorosamente al dettame del Corano e all’esempio di Maometto vi è un potenziale terrorista. È convinto che i musulmani in Europa non siano integrabili e che il loro vero obiettivo è insediarsi, radicarsi per sottometterci all’islam.
È contrario ai matrimoni misti tra cristiani e musulmani. Ha avuto 45 famigliari uccisi dai musulmani e dice con convinzione: «Io li conosco bene. Sono falsi, ipocriti e perfidi. Dicono di volere il dialogo e la convivenza ma ciò che vogliono è costringerci a sottometterci all’islam. Tareq Ramadan (il più celebre ideologo dei Fratelli Musulmani in Europa) afferma che i musulmani «offrono» l’islam agli europei ma non lo impongono. Hanno una lingua biforcuta per opportunismo. La dissimulazione delle loro reali intenzioni (taqiya) è legittimata dal Corano e da Maometto».
A differenza del gruppo di cristiani arabi che gestisce la televisione Al Hayat e che sono convinti che l’islam un giorno finirà quando i musulmani conosceranno ciò che è scritto nel Corano e chi è stato Maometto, che pertanto la nostra missione è di far conoscere i testi fondanti dell’islam ai musulmani, padre Samuel non crede affatto in questa possibilità: «Anche se prendono atto che nel Corano si ordina di uccidere i non musulmani, loro l’accettano acriticamente perché l’ordine viene da Allah e Allah non può sbagliarsi». La conclusione a cui approda padre Samuel è catastrofica: «Ci sarà una guerra civile in Europa. Di ciò non ho alcun dubbio». Questa guerra civile sarà causata dalla volontà egemonica dei musulmani. «Noi siamo determinati a prepararci alla battaglia per difendere il cristianesimo. Gli europei e la Chiesa cattolica non conoscono l’islam. Purtroppo anche gli islamologi cattolici che ispirano le scelte della Chiesa sono filo-islamici. Per conoscere l’islam bisogna averci vissuto, essere dentro la realtà dell’islam e il vissuto dei musulmani. Noi cristiani fuggiti dall’ islam lo conosciamo bene. Saremo noi a difendere il cristianesimo in Europa e a salvare l’Europa dalla nuova dominazione islamica».
Sono d’accordo sul fatto che gli europei in generale e la Chiesa in particolare non conoscono o semplicemente hanno paura o addirittura sono collusi con l’islam, essendo ormai succubi dell’ideologia del relativismo che porta a legittimare l’islam a prescindere dai suoi contenuti come religione di pari valore e dignità dell’ebraismo e del cristianesimo. Ma sono convinto che noi italiani e noi europei possiamo, anzi dobbiamo, riscattare la nostra civiltà laica e liberale dalle radici giudaico-cristiane affermando e facendo rispettare un modello di convivenza fondato sulla condivisione dei valori non negoziabili della sacralità della vita, della dignità della persona e della libertà di scelta, nonché sulla certezza delle regole che si traducono in diritti che salvaguardano tutti senza alcuna discriminazione ma anche doveri che vincolano tutti senza alcuna eccezione.
La nostra vera missione è salvarci dalla dittatura del relativismo e del materialismo per fortificarci dentro e vincere la sfida epocale contro gli adoratori di Allah e del dio denaro.
da Baltazzar | Nov 25, 2011 | Chiesa, Diavolo, Film
L’intervento di padre Gabriele Amorth all’Umbria International Film Fest
di Luca Marcolivio
TERNI, giovedì, 24 novembre, 2011 (ZENIT.org) Chi è il diavolo? Qual è il suo vero nome? Quanto è potente? Come si manifesta la sua opera distruttrice sulla vita degli uomini?
A questi e ad altri interrogativi simili ha risposto padre Gabriele Amorth, il più celebre esorcista italiano, in una video-intervista proiettata ieri sera durante lUmbria International Film Fest, poco prima della visione del film Il rito di Mikael Håfström, avente ad oggetto proprio le pratiche esorcistiche.
Il diavolo, ha spiegato padre Amorth è innanzitutto un puro spirito creato da Dio come angelo. Come gli uomini anche gli angeli sono stati sottoposti ad una prova di obbedienza, cui Satana che era il più splendente tra gli spiriti celesti si ribellò.
Satana è dunque il primo diavolo della storia sacra, oltre che il più potente di tutti. Come in paradiso con i beati e gli angeli, nelle loro varie categorie, anche allinferno cè una gerarchia. Mentre, però il Regno di Dio è regolato dallamore, il regno di Satana è dominato dallodio. I demoni si odiano tra loro e la loro gerarchia si basa sul terrore, ha detto padre Amorth.
Un giorno ha proseguito lesorcista stavo per liberare una persona posseduta da un demonio che non era nemmeno tra i più forti. Perché non vai via?, gli chiesi. Perché mi rispose se vado via Satana mi punisce. Scopo dellesistenza dei demoni è trascinare luomo nel peccato e portarlo allinferno, ha spiegato Amorth.
Cosè allora che spinge luomo a questa forsennata opera di autodistruzione e dannazione? Secondo padre Amorth, luomo è sempre spinto dalla curiosità, uninclinazione che può essere positiva o negativa a seconda dei casi.
La vera carta vincente del demonio, tuttavia, è il suo essere sempre nascosto e la cosa che desidera di più è che non si creda alla sua esistenza. Egli studia ognuno di noi e le sue tendenze al bene e al male, e poi suscita le tentazioni, approfittando delle nostre debolezze.
Lepoca contemporanea, in fin dei conti, è rappresentata proprio dalloblio più o meno totale della figura del diavolo che, così, ottiene i suoi più importanti successi. Se lumanità perde il senso del peccato, è quasi automatico che si faccia strada lidea che laborto e il divorzio siano una conquista della civiltà e non un peccato mortale, ha osservato Amorth.
È ovvio che il diavolo si nasconda dietro pratiche come loccultismo e la magia, anche qui approfittando della nostra curiosità. Chiunque voglia conoscere il proprio futuro o parlare con i morti, ad esempio, va, anche senza volerlo, incontro al demonio.
Padre Amorth non fa sconti nemmeno a Harry Potter: lidolo letterario e cinematografico di tanti bambini di tutto il mondo è infatti, secondo lesorcista, testimonial della magia nonostante sia venduto anche nelle librerie cattoliche.
Pericolose e subdole, per Amorth, sono anche pratiche orientali apparentemente innocue come lo yoga: Pensi di farlo per scopi distensivi ma porta allinduismo ha spiegato lesorcista -. Tutte le religioni orientali sono basate sulla falsa credenza della reincarnazione.
Alla domanda se Satana tormenti più le anime degli atei o dei credenti, padre Amorth ha risposto che il mondo pagano è più vulnerabile al demonio rispetto a quello cristiano o credente, tuttavia un ateo è più difficile che venga da un prete.
Amorth, che ha raccontato di aver esorcizzato anche musulmani e induisti, ha puntualizzato: Se si presentasse da me un ateo mi direi che, comunque, io agisco in nome di Gesù Cristo e gli raccomanderei di informarsi su chi Cristo sia.
Un aspetto curioso e nemmeno troppo secondario dellattività di esorcista è legato ai nomi dei demoni. La prima cosa che chiedo al posseduto è quale sia il suo nome ha spiegato padre Amorth -. Se mi risponde con il vero nome, per il demonio è già una sconfitta: è stato costretto a dire la verità, a venire allo scoperto.
In caso contrario il demonio risponderà di volta in volta con un nome differente. I demoni in realtà, come gli angeli, non hanno nome – ha detto Amorth ma si attribuiscono appellativi anche sciocchi, come Isbò: questultimo era un demonio dal nome stupido ma era potentissimo, al punto che riuscì ad uccidere un esorcista e un vescovo.
Padre Amorth ha poi precisato che la persona posseduta non è necessariamente in peccato mortale perché Satana può prendere il corpo ma non lanima e ha ricordato che il demonio non agisce soltanto con la possessione ma anche con la vessazione, lossessione e linfestazione (questultima riferita per lo più ai luoghi fisici).
I malefici legati a pratiche occulte (malocchi, voodoo, macumba, fatture ecc.), poi, sono casi rarissimi, ha detto lesorcista.
Chi prega e chi si affida costantemente a Dio non deve avere paura del demonio. Del resto padre Amorth ha dichiarato di non aver mai avuto paura del diavolo durante gli esorcismi. Qualche volta ha precisato – ho avuto paura di procurare del male fisico; ad esempio è rischioso esorcizzare una persona malata di cuore.
Amorth ha poi concluso lintervista confermando che molte persone, effettivamente, vendono lanima al diavolo ma, con ironia, ha aggiunto, io ho bruciato molti contratti.
da Baltazzar | Mag 25, 2011 | Chiesa, Diavolo, Libri
Padre Cipriano de Meo, il decano degli esorcisti, afferma che i posseduti svolgono un apostolato che il Signore permette per far capire l’importanza della vita di Grazia. Infatti le manifestazioni del demonio e la sua sofferenza durante gli esorcismi inducono a profonde riflessioni sulle verità di fede.
Un venerdì mi trovavo alla messa di esorcismo a Torre Le Nocelle. Davanti a me una posseduta reagiva alle preghiere con forti urla e strepiti. Il demonio, suo tramite, si lagnava di una bruciante sconfitta, ripetendo come un disco rotto: «Dovevo far saltare il cervello di quell’uomo, ma Lei lo ha salvato!». E poi, riferendosi alla Madonna di cui non pronuncia mai il nome, ha aggiunto con rabbia: «È stata quella Donna che mi ha rovinato! È stata quella novena, quella maledetta novena che lo ha salvato!!! La novena a quella Donna!!! Di tutte le novene che sua moglie ha recitato per lui, quella è la più potente, è quella che lo ha salvato!!!». La cantilena si protraeva all’infinito, suscitando in me, manco a dirlo, un notevole interesse. Quale novena poteva essere così potente da distruggere un progetto di morte, mi chiedevo. Mentalmente passavo in rassegna le novene mariane più famose, ma il demonio non forniva alcuna informazione per identificare quella che lo aveva sconfitto. Mi consolavo pensando che comunque qualsiasi preghiera alla Vergine Maria ha un impatto devastante sul regno delle tenebre e che quindi la sua affermazione stimolava ad implorarla più spesso. Ma non mi davo per vinta: volevo sapere!
Allora iniziai a supplicare in cuor mio il Signore, affinché obbligasse satana a rivelare per bocca di quella posseduta il nome della novena che aveva annientato i suoi piani, e alla fine con mia grande sorpresa, mi esaudì.
Verso la fine dell’esorcismo, il demonio rivelò: «È la novena a “Quella che scioglie i nodi” che ha distrutto i miei piani e che lo ha salvato! Dovevo fargli saltare il cervello a quello là! È la novena più potente tra tutte quelle che ha recitato sua moglie, ne aveva già fatte tante, ma questa mi ha rovinato!». Finalmente, per divina permissione, sapevo quale novena consigliare a tutti!
Anche Félicité dalla Svizzera afferma di avere scoperto il Santuario di San Ciriaco (dove è stata liberata dalle forze occulte), dopo aver recitato la novena a “Maria che scioglie i nodi”. Questa devozione consiste nella recita del rosario, intercalata al terzo mistero da una supplica, da recitarsi per nove giorni consecutivi. I “nodi” rappresentano i problemi che paralizzano la nostra vita e ci procurano sofferenza; quelle situazioni bloccate e senza soluzione umana, che solo la mano di Dio può sciogliere.
Ma perché l’intercessione di Maria infastidisce così tanto l’avversario? Durante un esorcismo il demonio stesso ha fornito la risposta: «Perché Suo Figlio corre subito quando Lei prega!».
Tratto dal libro: Il diavolo in ginocchio, Patrizia Cattaneo, Ed. Segno
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da Baltazzar | Apr 4, 2011 | Chiesa, Cultura e Società, Diavolo
Intervista a padre Fran”ois Dermine, presidente nazionale del GRIS
Tratto dal sito ZENIT, Agenzia di notizie l’1 aprile 2011
Un tempo gli esorcismi erano più immediati mentre oggi richiedono più tempo per essere efficaci. Secondo padre François Dermine, presidente nazionale del Gruppo di Ricerca e Informazione Religiosa (GRIS), una spiegazione può essere rintracciata nell’indebolimento della fede all’interno della Chiesa.
Italiano, ma di origine canadese, padre Dermine, priore del convento San Domenico di Bologna e professore di Teologia morale, è stato uno dei docenti del corso di esorcismo che si è svolto presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma, dal 28 marzo fino al primo aprile.
In questa intervista a ZENIT afferma che oggi sul demonio, per quanto riguarda le questioni teologiche, non si sa molto di più rispetto al passato, ma che è diventato più facile distinguere le patologie dai casi di possessione da parte del maligno. Una questione che chiama in ballo il discernimento dell’esorcista, che oltre a ricorrere alla preghiera deve avvalersi anche delle consulenze degli psichiatri.
Perché un corso sull’esorcismo?
Padre Dermine: Perché è un corso che serve a far conoscere meglio questo ministero ai sacerdoti ma anche all’ambito medico e psicologico. I destinatari non sono necessariamente dei futuri esorcisti anche perché non basta un corso per diventare esorcisti ma bisogna ricevere un mandato esplicito dal Vescovo. Si tratta di contribuire a riportare a galla un ministero che spesso è stato trascurato in Italia e nel mondo, quindi abbiamo voluto far conoscere la necessità e l’attualità di questo tipo di corso.
Questo è la sesta edizione del corso. Molti dei sacerdoti che vi partecipano hanno modo poi di approfondire la materia o rimane un qualcosa soltanto a livello conoscitivo?
Padre Dermine: Rimane, bisogna riconoscerlo, più a un livello teorico che pratico. Successivamente, alle persone che ottengono il permesso del Vescovo o ne fanno richiesta viene consigliato di avvicinare un esorcista di esperienza per potersi far istruire sull’esercizio concreto del ministero.
Oggi si sa di più sul demonio di quanto si sapeva nel Medioevo?
Padre Dermine: Da un punto di vista teologico non è che si sappia di più oggi di quanto si sapesse già nel Medioevo. Grandi dottori della Chiesa come Ssan Tommaso, san Buonaventura, sant’Agostino e anche tanti altri santi hanno parlato del demonio in modo molto approfondito e addirittura anche speculativo, filosofico oltre che teologico.
Possiamo, invece, sapere di più riguardo a certe malattie che in passato potevano essere considerate manifestazioni dell’azione diabolica ma che sono appunto soltanto delle malattie. Per esempio in passato l’epilessia veniva facilmente ricondotta a una forma di possessione diabolica e invece si tratta di una malattia da curare.
E come si distingue un caso di possessione, infestazione o manifestazione diabolica da una malattia?
Padre Dermine: Questa secondo me è una delle principali difficoltà dell’esorcista, che è chiamato a fare un discernimento che costituisce la parte centrale del ministero esorcistico. Perché ci sono delle persone che credono di essere in balia del demonio, e di essere perseguitate attraverso vessazioni, ossessioni o cose del genere. Allora bisogna capire se abbiamo a che fare o meno con persone che soffrono di allucinazioni o cose del genere. Lì bisogna parlare con loro e l’esorcista può fare anche ricorso ai medici, agli psichiatri. Per esempio quando ero esorcista nella mia diocesi, nella mia squadra c’erano tre sacerdoti – me compreso – e due psichiatri che interpellavo nei casi dubbi.
Il discernimento non sempre è immediato. Parlando con le persone o sulle persone, ci si accorge quasi subito se c’è qualche reazione, non necessariamente quelle reazioni spettacolari che potremmo immaginare nel caso delle possessioni, ma delle reazioni particolari come delle alternanze di caldo e di freddo, un inizio di svenimento oppure si mettono a eruttare e cose del genere. Il discernimento si fa anche con la preghiera. E’ necessario ricordare che l’esorcismo è un’opera soprannaturale che ha come principale personaggio Dio.
Gesù stesso ha fatto degli esorcismi.
Padre Dermine: Del resto Giovanni Paolo II diceva che uno dei principali ministeri di Gesù fu quello dell’esorcismo. Quindi ne ha fatti e anche tanti. E nella Bibbia e nei Vangeli, non sempre risulta chiara la distinzione tra una guarigione e una liberazione. In uno dei passi si dice che una persona era malata e poi quando interviene Gesù si dice che era stata liberata o viceversa.
L’esorcismo viene di solito associato quasi esclusivamente alla possessione ma bisogna ricordarsi che l’esorcista molte volte ha a che fare non con i posseduti ma con persone che possono essere vittime di varie forme di persecuzioni diaboliche. Infestazioni di case dove si sentono dei rumori, dei mobili che si possono spostare o spaccare.
Poi ci possono essere i casi di possessione – quando le persone, per esempio, sentono delle voci dentro di sé –, che si manifestano quando si fa spiritismo. Chiaramente bisogna accertarsi che non si tratti di un caso di schizofrenia. Molte volte le reazioni non implicano fenomeni straordinari.
Poi la liberazione può avvenire anche attraverso un cammino spirituale: la persona deve cambiare vita, frequentare i sacramenti ecc.
La persona che ottiene il permesso dal Vescovo per esercitare questo ministero deve avere delle qualità particolari?
Padre Dermine: Nel diritto dell’esorcismo si parla anche di qualità morali, spirituali e in un certo senso culturali. Bisogna conoscere per esempio un minimo di psicologia.
Quali sono le cose pericolose per una persona normale?
Padre Dermine: Buona parte delle persone che si rivolgono all’esorcista lo fanno a seguito di una pratica diretta, volontaria dell’occultismo, di varie forme di magia, spiritismo etc.
Però queste cose possono avvenire senza che ci sia nessuna compromissione da parte del soggetto con l’occulto, e queste persone possono essere vittime di mali che vengono fatti a loro. E qui entriamo in qualcosa di molto misterioso che è il maleficio. Quando ho iniziato il mio ministero esorcistico ero un po’ perplesso riguardo a questa realtà, però ho dovuto ricredermi.
La migliore protezione in questi casi?
Padre Dermine: La vita cristiana e di preghiera. Però non ci sono, diciamo, delle protezioni assolute. Ci sono per esempio anche dei santi, penso per esempio a san Giovanni Calabria, a santa Gemma Galgani, che anche se per breve tempo sono stati vessati tremendamente dal demonio.
Basta un solo esorcismo per liberare dalla possessione diabolica?
Padre Dermine: Qui stiamo toccando un tasto molto delicato, nel senso che ho sentito dei racconti di esorcisti di quaranta o cinquanta anni fa, secondo cui allora bastava un solo esorcismo per liberare una persona. Oggi possono durare dei mesi e anche degli anni. E bisogna riflettere sul perché di questo. Qualcuno potrebbe pensare che ciò avviene perché viviamo in una società che si è allontanata da Dio e in un certo senso è apostatata. Io qui le indico una opinione del tutto personale: l’esorcista non recita una preghiera personale ma prega in nome della Chiesa, e se la fede viene a indebolirsi all’interno della Chiesa, può darsi che questo contribuisca a diminuire l’efficacia dell’esorcismo vero e proprio.
Qual è il rapporto tra le formule dell’esorcismo e la fede?
Padre Dermine: Delle formule senza fede non valgono niente. Ma non è soltanto la fede dell’esorcista, secondo me, che interviene ma la fede della Chiesa. Qui quando parlo di Chiesa non mi riferisco alla Chiesa istituzionale che ha sempre creduto ed ha insegnato la realtà del demonio e la possibilità concreta di subire persecuzioni da parte sua. Ma parlo degli uomini di Chiesa. Non tutti i sacerdoti e addirittura alcuni Vescovi credono veramente in queste cose. Capisco che è un discorso molto delicato…
Non la Chiesa gloriosa ma la Chiesa militante?
Padre Dermine: La Chiesa qui sulla terra che può essere anche tentata dalla secolarizzazione, il razionalismo… la fede sull’esistenza del demonio rischia di affievolirsi.
L’iconografia cattolica o la mancanza della stessa ha qualche influenza?
Padre Dermine: No, se la nostra società si secolarizza e addirittura rinnega la propria fede è ovvio che lascia più spazio al demonio che è nemico dell’incarnazione.
Chi esercita l’esorcismo nel suo ministero sacerdotale deve fare molta esperienza?
Padre Dermine: Non si finisce mai di imparare e l’esperienza arricchisce sempre ed è assolutamente fondamentale. Il problema degli esorcisti attuali è che sono diventati tali senza seguire gli insegnamenti di nessun maestro. Io ho avuto pochissima esperienza pratica e ho dovuto in un certo senso arrangiarmi commettendo anche qualche errore. L’esperienza la acquisiamo poco per volta, l’ideale sarebbe avere dei maestri in questo campo.
Non sempre troviamo le spiegazioni per tutto, però dobbiamo credere che Dio è presente, che Dio agisce, che siamo dalla parte del vincitore e che il demonio cerca di disturbare l’uomo, di allontanarlo da Dio o addirittura di distruggerlo; e che Dio offre alla Chiesa i mezzi per combattere vittoriosamente il demonio.
da Baltazzar | Feb 28, 2011 | Benedetto XVI, Diavolo
di Filippo Passantino
Tratto da Rai Vaticano – il blog il 25 febbraio 2011
“Il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore”. Benedetto XVI nel suo messaggio per la Quaresima 2011 ribadisce la presenza del demonio, che agisce in modo da ostacolare colui che è impegnato in un cammino di fede.
Ma il sostegno di Cristo consente di uscirne vittoriosi. Perché il Signore agisce “per aprire il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male”.
Una lotta per vivere l’essenza dell’annunzio di Gesù, quella descritta nel documento incentrato sul tema “Con Cristo siete sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti”. Il Papa rievoca il combattimento vittorioso di Cristo contro le tentazioni. Lo definisce “un richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in comunione con Lui, una lotta – scrive il Pontefice – contro i dominatori di questo mondo tenebroso”.
Una lotta dalla quale non si possono tirare indietro né i fedeli né gli esorcisti. Quelli siciliani in questi giorni sono riuniti nei pressi di Palermo per il settimo incontro di formazione, dedicato ai “disagi dell’anima e alla terapia esorcistica”. Un momento di confronto per chi ogni giorno ascolta storie e sofferenze di uomini e cerca di capire quando la causa è da ricondurre al maligno.
Lo era effettivamente nel caso di una donna cinquantenne, liberata dall’azione del diavolo dopo 10 anni di esorcismi, preghiere di liberazione e sofferenze fisiche. Quest’anno ha celebrato i suoi 25 anni di matrimonio senza scappare davanti al crocifisso e ricevendo la comunione. Sono serviti 8 esorcismi, invece, per una ragazza di vent’anni. All’inizio più persone dovevano tenerla ferma per via della forza e degli sputi. Adesso la giovane va alla preghiera autonomamente e il suo viso è tornato ad essere manifestazione di gioia.
Ad organizzare il meeting, fra’ Benigno Palilla, frate minore rinnovato. “L’azione del maligno è la punta dell’iceberg – spiega -. C’è un’azione più massiccia che è la tentazione, che cerca di separare l’uomo da Dio”. Ci sono volte, però, nelle quali il confine tra possessione diabolica e malattia psichiatrica non è chiaro. Allora diventa fondamentale la collaborazione fra esorcisti e medici specialisti.
da Baltazzar | Dic 31, 2010 | Benedetto XVI, Chiesa, Diavolo
di Massimo Introvigne
Tratto da La Bussola Quotidiana il 30 dicembre 2010
Benedetto XVI ha dedicato l’udienza generale del 29 dicembre 2010 a una presentazione particolarmente ampia della vita e degli scritti di santa Caterina da Bologna (1413-1463), che gli ha offerto l’occasione di approfondire la realtà dell’azione del demonio.
Caterina de’ Vigri nasce a Bologna nel 1413 in una famiglia patrizia. Il padre è un diplomatico al servizio del marchese di Ferrara Niccolò III d’Este (1383-1441), che – come afferma Benedetto XVI – «benché conduca una vita privata non esemplare, cura molto il bene spirituale, la condotta morale e l’educazione dei sudditi», «trasformando Ferrara in una splendida città», una delle capitali della cultura europea. A dieci anni Caterina si trasferisce a Ferrara e inizia a frequentare la corte, dove, spiega il Papa, «non risente degli aspetti negativi» del mondo che ruota intorno a un principe cui i cronisti dell’epoca attribuiscono, forse esagerando, ottocento amanti, ma acquisisce un grande «patrimonio culturale e artistico» che la farà in seguito riconoscere come una delle donne più colte del suo tempo.
Nei quattro anni trascorsi a corte – dai dieci ai quattordici anni – sviluppa una grande sensibilità con una straordinaria maturità spirituale, che – mentre non le fa rifiutare nulla della grande cultura europea presente a Ferrara – le fa vedere con chiarezza come il male e il demonio siano all’opera dovunque si conducano vite immorali e sregolate. Così, a quattordici anni, con altre giovani di famiglie nobili ferraresi decide di lasciare la corte estense per dare vita a una comunità religiosa.
Qui però il diavolo, che Caterina aveva già imparato a scorgere nella vita di corte, la attende per tormentarla. La sua vita religiosa, ha detto il Papa, è segnata fin da subito dalle «tentazioni del demonio». La piccola suora quattordicenne ne è inizialmente quasi sconfitta: «attraversa una profonda crisi spirituale fino alle soglie della disperazione» e «vive nella notte dello spirito, percossa pure dalla tentazione dell’incredulità verso l’Eucaristia».
Ma Dio è più forte del demonio. «Dopo tanto patire, il Signore la consola: in una visione le dona la chiara conoscenza della presenza reale eucaristica, una conoscenza così luminosa che Caterina non riesce ad esprimere con le parole».
La fede di Caterina è salda, ma il diavolo continua a operare – come fa spesso nelle comunità – seminando divisioni: «sorgono tensioni tra chi vuole seguire la spiritualità agostiniana e chi è più orientata verso la spiritualità francescana». Il gruppo si divide, e la santa segue la frazione che sceglie la regola francescana. Una serie di eccellenti confessori francescani l’aiuta a sostenere le lotte contro il diavolo, che non si arrestano. «Nel 1431 – continua il Papa – ha una visione del giudizio finale. La terrificante scena dei dannati la spinge a intensificare preghiere e penitenze per la salvezza dei peccatori. Il demonio continua ad assalirla ed ella si affida in modo sempre più totale al Signore e alla Vergine Maria».
Gli scritti che Caterina ci ha lasciato, in particolare il trattato Le sette armi spirituali, sono per noi preziosi, afferma il Papa, perché ci consegnano le «note essenziali di questo misterioso combattimento» fra i cristiani, specialmente (ma non solo) le persone consacrate e il diavolo: «vuole mettere in guardia dalle tentazioni del demonio, che si nasconde spesso sotto sembianze ingannatrici, per poi insinuare dubbi di fede, incertezze vocazionali, sensualità».
Dal momento che il diavolo non ha certo cessato la sua opera di tentatore, né la sua lotta per seminare peccato e divisione tra le anime consacrate a Dio, gli insegnamenti di santa Caterina da Bologna sono di grande attualità ancora oggi.
La santa, spiega Benedetto XVI, «individua sette armi nella lotta contro il male, contro il diavolo: 1. avere cura e sollecitudine nell’operare sempre il bene; 2. credere che da soli non potremo mai fare qualcosa di veramente buono; 3. confidare in Dio e, per amore suo, non temere mai la battaglia contro il male, sia nel mondo, sia in noi stessi; 4. meditare spesso gli eventi e le parole della vita di Gesù, soprattutto la sua passione e morte; 5. ricordarsi che dobbiamo morire; 6. avere fissa nella mente la memoria dei beni del Paradiso; 7. avere familiarità con la Santa Scrittura, portandola sempre nel cuore perché orienti tutti i pensieri e tutte le azioni. Un bel programma di vita spirituale, anche oggi, per ognuno di noi!».
La vita stessa di Caterina spiega come resistere al diavolo e alla sua principale arma di tentazione, l’orgoglio, che induce alla disobbedienza a Dio, alla Chiesa e ai superiori. La santa vede «nella disobbedienza quell’orgoglio spirituale che distrugge ogni altra virtù». Per obbedienza accetta i servizi più umili, e sempre per obbedienza – quando ormai vorrebbe finire i suoi giorni a Ferrara – accoglie nel 1456 la proposta di diventare badessa di un nuovo monastero a Bologna. Continua a guidarlo per sette anni benché provata dalla malattia e dalla sofferenza, e completa anche il manoscritto de Le sette armi spirituali, come le ha chiesto il suo confessore. Divenuta badessa, è «credibile nell’autorità», come sempre dovrebbe accadere, perché era stata credibile nell’ubbidienza anche a superiore meno colte e sante di lei. A Bologna «spira dolcemente, pronunciando tre volte il nome di Gesù: è il 9 marzo 1463 […]. La città di Bologna, nella cappella del monastero del Corpus Domini, custodisce il suo corpo incorrotto».
Per Benedetto XVI santa Caterina da Bologna «dalla distanza di tanti secoli, è, tuttavia, molto moderna e parla alla nostra vita». Infatti, non vi è nulla di più moderno – tanti indizi lo rivelano oggi – dell’azione del demonio delle sue «tentazioni dell’incredulità, della sensualità», di un «combattimento difficile, spirituale» che non è solo contro le nostre debolezze umane ma è contro le insidie sempre rinnovate del maligno. Le sette regole di santa Caterina da Bologna sono ancora per noi una guida sicura in questo combattimento. E la vita della santa ci conferma che il cristiano, se deve realisticamente avere presente l’azione del demonio, non deve però cedere alla paura. Il diavolo si può sconfiggere: anzi, è già sconfitto dal Salvatore, e a noi è affidato il compito – come ha detto il Papa – di «non lasciare la mano del Signore» per partecipare alla Sua vittoria.