Quella persecuzione  istigata dal principe del mondo

Quella persecuzione istigata dal principe del mondo

I cristiani sono perseguitati oggi più che agli inizi della storia del cristianesimo. La causa originaria di ogni persecuzione è l’odio del principe del mondo verso quanti sono stati salvati e redenti da Gesù con la sua morte e con la sua resurrezione. Le uniche armi per difendersi sono la parola di Dio, l’umiltà e la mitezza.

da L’Osservatore Romano

Anche questa mattina, sabato 4 maggio, Papa Francesco ha indicato una strada da seguire per imparare a districarsi tra le insidie del mondo. Insidie che, ha spiegato  nell’omelia della messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae, sono opera del «diavolo», «principe del mondo», «spirito del mondo».

Il Papa, commentando le letture del giorno tratte dagli Atti degli apostoli  (16, 1-10) e dal vangelo di Giovanni (15, 18-21), ha incentrato la sua riflessione sull’odio «una parola forte — ha sottolineato — usata da Gesù. Proprio odio. Lui che è maestro dell’amore, al quale piaceva tanto parlare di amore, parla di odio». Ma «a lui  — ha spiegato — piaceva chiamare le cose con il  nome proprio che hanno. E ci dice “Non spaventatevi! Il mondo vi odierà. Sappiate che prima di voi ha odiato me”. E ci ricorda anche quello che lui forse aveva detto in un’altra occasione ai discepoli: “ricordatevi  della parola che io vo ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. La strada dei cristiani è la strada di Gesù». Per seguirlo  non ce ne è un’altra. Una di quelle segnate da Gesù, ha precisato il Santo Padre, «è una conseguenza dell’odio del mondo e anche del principe di questo odio nel mondo».

Gesù — ha spiegato il Pontefice — che ci ha scelti  e «ci ha riscattati. Ci ha scelti  per pura  grazia. Con la sua morte e resurrezione ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo. L’origine dell’odio è questa: siamo salvati e quel principe del mondo, che non vuole che siamo salvati, ci odia e fa nascere la persecuzione che dai primi tempi di Gesù continua fino a oggi.  Tante comunità cristiane sono perseguitate nel mondo. In questo tempo più che nei primi tempi; eh! Oggi, adesso, in questo giorno, in questa ora. Perchè? Ma perché lo spirito del mondo odia».

Solitamente alla persecuzione si giunge  dopo aver percorso una  strada, lunga. «Pensiamo — ha suggerito Papa Francesco — a come il principe del mondo ha voluto ingannare Gesù quando era nel deserto: “Ma fai il bravo! Hai fame? Mangia. Tu puoi farlo”. Lo ha anche invitato un po’ alla vanità: “Fai il bravo! Tu sei venuto per salvare la gente. Risparmia tempo, vai al tempio buttati giù e tutta la gente vedrà questo miracolo e tutto è finito: tu avrai autorità”. Ma pensiamo a questo: Gesù mai ha risposto a questo principe con le sue parole! Mai. Era Dio. Mai. È andato, per la risposta,  a trovare le parole di Dio e ha risposto con la parola di Dio». Un messaggio  per l’uomo d’oggi: «Con il principe di questo mondo non si può dialogare. E questo sia chiaro». Il dialogo è un’altra cosa «è necessario fra noi — ha spiegato il vescovo di Roma — è necessario per la pace. Il dialogo è un’abitudine, è proprio un atteggiamento che noi dobbiamo avere tra noi  per sentirci, per capirci. E deve mantenersi sempre. Il dialogo nasce dalla carità, dall’amore. Con quel principe non si può dialogare; si può  soltanto rispondere con la parola di Dio che ci difende». Il principe del mondo, ha ribadito, «ci odia. E come ha fatto con Gesù farà con noi: “Ma guarda, fa questo… è una piccola truffa… non c’è niente… è piccola” e così comincia a portarci su una strada un pochino  ingiusta».  Comincia da piccole cose, poi inizia con le lusinghe e con esse «ci ammorbidisce» fino a che «cadiamo nella trappola. Gesù ci ha detto “Io invio voi come pecorelle in mezzo ai lupi. Siate prudenti, ma semplici”. Se però ci lasciamo prendere dallo spirito di vanità e pensiamo di contrastare i lupi facendoci noi stessi lupi “questi vi mangeranno vivi”. Perché se smetti di essere pecorella, non hai un pastore che ti difende e cadi nelle mani di questi lupi. Voi potreste chiedere: “Padre, ma qual è l’arma per difendersi da queste seduzioni, da questi fuochi d’artificio che fa il principe dei questo mondo, dalle sue lusinghe?”. «Tentazioni di Cristo»abside della basilica di Sant’Abbondio (Como)L’arma è la stessa di  Gesù: la parola di Dio, e poi l’umiltà e la mitezza. Pensiamo a Gesù quando gli danno lo schiaffo: che umiltà, che mitezza. Poteva insultare e invece ha fatto solo una domanda umile e mite. Pensiamo a Gesù nella sua passione. Il profeta di lui dice “come una pecora che va al mattatoio, non grida niente”. L’umiltà. Umiltà e mitezza: queste sono le armi che il principe del mondo, lo spirito del mondo non tollera, perché le sue proposte sono di potere mondano, proposte di vanità, proposte di ricchezze. L’umiltà e la mitezza non le tollera». Gesù è mite e umile di cuore. e «oggi — ha detto avviandosi a conclusione — ci fa pensare a quest’odio del principe del mondo contro di noi, contro i seguaci di Gesù». E pensiamo alle armi che abbiamo per difenderci: «restiamo sempre pecorelle, perché così avremo un pastore che ci difende».

Con il Papa questa mattina ha concelebrato tra gli monsignor Santiago Olivera, vescovo di Cruz del Eje, Argentina. Tra i presenti c’era anche il secondo gruppo della Guardia Svizzera Pontificia, accompagnato dal comandante Daniel Rudolf Anrig e dal cappelano monsignor Alain de Raemy.

Il diavolo vuole che si riduca papa Francesco e il cristianesimo. L’ha già scritto C. S. Lewis

Il diavolo vuole che si riduca papa Francesco e il cristianesimo. L’ha già scritto C. S. Lewis

di Giovanni Fighera da www.tempi.it 

Il primo Angelus di Papa FrancescoL’elezione di papa Francesco ha mosso l’interesse e la coscienza di molti. Per settimane tutto il mondo è stato in attesa dell’elezione del Pontefice, come se tutti, non solo i cattolici, non solo i cristiani, ma anche i rappresentanti delle altre religioni, anche coloro che non si riconoscono in un credo, percepissero l’esigenza di una guida, un faro nel deserto del mondo e della crisi.

Ci sono, però, due gravi rischi di fronte all’elezione di papa Francesco, di fronte all’entusiasmo che giustamente ha invaso le strade delle città e i cuori degli uomini. Percepisco questi rischi soprattutto nel mondo della carta stampata, nel mondo degli intellettuali, nel mondo che conta. Il primo rischio è quello di ridurre papa Francesco al proprio pensiero, alle proprie idee. Non andare al cuore della sua fede e del suo agire, come papa Francesco ha più volte sottolineato in questo inizio di Pontificato, e il cuore è Cristo, è Lui che conta, è Lui che vince. «Cristo è il centro».

Allora, aldilà delle differenze di carattere, aldilà delle differenze di storia, aldilà dei carismi diversi, uno avverte la continuità tra un Papa e l’altro, tra papa Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Ma se dimentichiamo il centro, se dimentichiamo che il cuore della nostra fede è Cristo, se riduciamo il cristianesimo ad un valore, ad un’idea o ad una serie di principi, allora il credente inizia ad avvertire le diversità.
In un’opera geniale, Le lettere di Berlicche, C. S. Lewis inventa l’espediente di un colloquio epistolare tra demoni, lo zio Berlicche e il nipote Malacoda. Oltre che apprezzabile per arguzia e ironia, l’opera appare come un’utilissima palestra per allenarsi a riconoscere la tentazione. Nella quotidianità facciamo costantemente esperienza di come spesso ci si presentino scelte non buone e maliziose sotto l’apparenza del bene e dell’innocenza. Il male che si nasconde sotto le parvenze del bene si chiama tentazione. Nel «Padre nostro» noi chiediamo a Dio di tenerci lontano dalla tentazione ovvero di farcela riconoscere come tale e, quindi, di togliere la patina mendace che ricopre il male e ci impedisce di riconoscerlo come tale.

le-lettere-di-berliccheQuando il paziente di Malacoda si converte, lo zio Berlicche sprona il nipote a convincere il nuovo convertito a non voler essere «unicamente cristiano», ma a perseguire «il cristianesimo e la crisi, il cristianesimo e la nuova psicologia, il cristianesimo e l’ordine nuovo, il cristianesimo e la ricerca psichica, il cristianesimo e il vegetarianesimo».
Al proposito lo zio scrive ancora a Malacoda: «Se devono essere cristiani siano almeno cristiani con una differenza. Sostituisci alla fede qualche moda con una tinta cristiana». Questa è una riduzione del cristianesimo che lo stempera e al contempo ne annienta la potente forza rivoluzionaria in nome delle buone, accettabili e comprensibili mode del momento. Nell’ottica mondana e nella prospettiva dei due demoni del romanzo ciò che è incomprensibile è che si possa seguire un Altro per guadagnare completamente se stessi, che si possa davvero amare un altro in maniera disinteressata (ci deve pur essere un secondo fine nell’amore di Dio, nel cosiddetto amore disinteressato).
Mi chiedo se i tanti del mondo che hanno esaltato papa Francesco non lo abbiano ridotto ad un aspetto solo, ad una moda del momento (che si chiami povertà, che si chiami solidarietà o quant’altro), facendo fuori Cristo.

Il secondo grave rischio è quello di guardare la Chiesa come un fenomeno slegato da Cristo, Cristo è una cosa, la Chiesa un’altra, un’istituzione che nella storia si è arrogata diritti non suoi, ha esercitato un dominio sulle coscienze, ha perseguito e ottenuto il raggiungimento del potere.
Esiste una grande distinzione tra l’affermare che la Chiesa, costituita da uomini, anche se ha commesso e commette errori, «non solo prosegue l’opera di Lui (Cristo), ma continua Lui stesso in un senso incomparabilmente più grande di quanto qualunque istituzione umana continui il suo fondatore» (H. de Lubac) e sostenere, invece, come fanno i più, che si possa amare Cristo, ma non la Chiesa, che nulla ha a che fare con Lui.

Ebbene, leggendo molti quotidiani in queste settimane, ascoltando esperti e intellettuali, si ha l’impressione che la novità del papa Francesco sia spesso esaltata per denunciare l’arretratezza del passato. È un fenomeno già visto, a cui sono particolarmente abituato perché lavoro nelle scuole superiori, dove i libri di testo di Storia sono una collezione degli errori della Chiesa.
Non è questo il luogo per analizzare questa operazione disonesta e ideologica, però intendo ora sottolineare che leggere il modus operandi della Chiesa senza comprendere bene il contesto storico, sociale, politico e culturale in cui la Chiesa ha agito e agisce è un’operazione profondamente antistorica, che non rende, quindi, conto della complessità di quanto accade. La Chiesa, fatta di uomini, è calata in un contesto ben preciso e prende posizione con parole ed opere in quel particolare contesto. Gesù parla nel Vangelo con immagini e parabole proprie del suo tempo, è Dio, ma anche uomo, in una realtà storica ben precisa.

Il diavolo vuole che si riduca papa Francesco e il cristianesimo. L’ha già scritto C. S. Lewis

Con l’elezione di papa Francesco, il diavolo ha preso una batosta. Ma ha già fatto scattare il piano B

Luca Farci da www.tempi.it

Il nuovo pontefice ha scompaginato tutti i piani orchestrati dai satanassi, che ora, però, ricominciano nella loro opera di divisione: basta far fermare tutti all’apparenza 

Il primo Angelus  di Papa FrancescoUn po’ come il grande scrittore Clive Staples Lewis e un po’ come il nostro luciferino collaboratore Berlicche, Luca Farci, seminarista al Pontificio Seminario Romano Maggiore, provocato dalle numerose reazioni dopo l’elezione di papa Francesco, ha scritto a un immaginario diavolo Malacoda.

Mio caro Malacoda,

ti ho affidato da subito la gestione del conclave. Peccato per te, ma solo in parte ti sei mostrato all’altezza del compito. Nei giorni precedenti l’extra omnes, sei stato particolarmente bravo nel sopraffare i giornalisti e il mondo. Lo hai fatto nel tuo stile; con logiche politiche e tutte umane, permettendo che tanti tifassero per qualcuno e disprezzassero qualcun altro… spesso basandosi sul sentito dire. Ma nel momento in cui i cardinali si sono riuniti in conclave la situazione ti è completamente sfuggita di mano: hai concesso al Nemico di illuminare il loro cuore, scegliendo così un pastore santo.

Sì! Ancora una volta, non siamo riusciti a prevalere sul mondo e tanti si sono riuniti in piazza san Pietro a festeggiare il Nemico. L’altra sera hai accusato davvero un brutto colpo… perciò, ho quasi pensato di sollevarti da questo incarico, per il quale, a quanto sembra, non ti sei rivelato ancora all’altezza.

Anzi, no! Ho deciso di darti una seconda possibilità, offrendoti alcuni consigli su come muoverti in questo preciso momento che continua ad essere delicato per il Nemico e per quelli che lo seguono.

Innanzitutto, ti consiglio di insinuare nelle menti dei comuni credenti la tentazione di un confronto tra questo nuovo papa e quello vecchio: sarebbe una buona cosa, gettare ancora del fango sul passato della Chiesa.

Ti suggerisco poi… di far sì che le menti si concentrino solo all’immagine esteriore, al “primo impatto” che sanno dare gli uomini del Nemico: se una parvenza positiva, come è stata quella del papa l’altro giorno, ne perderemo tanti. Ma siccome tante volte la sembianza è piuttosto negativa, perché siamo bravi nel mostrare i preti come persone competenti e comprensive, ma al contrario… molto nervose, ecco: non permettere ai fedeli di andare oltre l’apparenza. Così che possano staccarsi dalla chiesa e la criticheranno; perderanno la speranza nel nemico, perché non si baseranno sul loro cuore ma sull’umanità.

Infine, potresti fare ancora un buon lavoro con i più stretti collaboratori del Nemico: coinvolgi i seminaristi e i preti. Oltre al confronto, potresti farli discutere, dividendoli anche su argomenti quali il vestiario, i mezzi di trasporto, stile “antico” o “moderno”, “progressista” o “conservatore”, del nuovo papa.

Non dimenticarti di far leva sul suo nome e sull’ordine da cui viene per confondere gli uomini. A tanti piace accomodarsi sugli allori, merlettarsi e andare oltre: consenti che questo papa risulti indigesto per questo motivo ad alcuni, estremamente gradito ad altri.

Favorisci queste stupide divisioni che questi uomini operano quando si allontanano un attimo dal Nemico: questi sono degli argomenti dei quali i normali fedeli non si preoccupano, ma su questi addetti ai lavori puoi fare tanto: è il tuo momento!!!

Sperando e confidando in risultati migliori, ti invito ad impegnarti di più a insinuare la menzogna, il non detto e la poca limpidezza nella chiesa in questo momento.

Il diavolo Berlicche rende l’onore delle armi al suo nemico numero uno: Benedetto XVI

Il diavolo Berlicche rende l’onore delle armi al suo nemico numero uno: Benedetto XVI

Berlicche da www.Tempi.it

Lo disse già padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma: «Il demonio un giorno mi disse che Giovanni Paolo II era pessimo, ma il Papa attuale era peggio» 

Mio caro Malacoda, adesso che se n’è andato, possiamo concedere l’onore delle armi a Benedetto XVI. Dobbiamo ammetterlo: è stato un gran nemico. Spero con questa nostra ammissione, se gli arriverà nel nascondiglio in cui si è chiuso, di provocare in lui almeno la tentazione del compiacimento, se non proprio della vanità. Lo disse d’altronde già padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma: «Il demonio un giorno mi disse che Giovanni Paolo II era pessimo, ma il Papa attuale era peggio. Le parole del demonio furono un elogio per Benedetto XVI». Concordava con lui monsignor Andrea Gemma, emerito di Isernia, uno dei pochi vescovi esorcisti, il quale riferì le parole di una donna da noi posseduta: «È una tragedia: Benedetto XVI è ancora più forte, è ancora peggio di Giovanni Paolo II».

L’inimicizia profonda di Benedetto XVI nei nostri confronti si condensa in un punto strategico della sua predicazione: il battesimo. Vatti a rileggere tutte le omelie della notte di Pasqua e vedrai se non ho ragione.

Come sai nel battesimo ci si impegna a rinunciare «alle seduzioni del male». La sua riduzione sociologica a una sorta di rito di “ingresso in società” aveva convinto molti cristiani della nostra inesistenza. Senti, invece, che cosa diceva l’ex Papa.

«Che cosa sono queste seduzioni del male? Nella Chiesa antica c’era l’espressione: “Rinunciate alla pompa del diavolo?”. La pompa del diavolo erano soprattutto i grandi spettacoli cruenti, in cui la crudeltà diventa divertimento, in cui uccidere uomini diventa una cosa spettacolare: spettacolo, la vita e la morte di un uomo. Questi spettacoli cruenti, questo divertimento del male è la pompa del diavolo, dove appare con apparente bellezza e, in realtà, appare con tutta la sua crudeltà. Ma oltre a questo significato immediato della parola “pompa del diavolo”, si voleva parlare di un tipo di cultura, di una way of life, di un modo di vivere, nel quale non conta la verità ma l’apparenza, non si cerca la verità ma l’effetto, la sensazione, e, sotto il pretesto della verità, in realtà, si distruggono uomini, si vuole distruggere e creare solo se stessi come vincitori. Quindi, questa rinuncia era molto reale: era la rinuncia a un tipo di cultura che è un’anti-cultura, contro Cristo e contro Dio. Si decideva contro una cultura che, nel Vangelo di Giovanni, è chiamata “questo mondo”. (…) Non la Creazione di Dio, dell’uomo come tale, ma una certa creatura che è dominante e si impone come se fosse questo il mondo, e come se fosse questo il modo di vivere (…). Essere battezzati significa emanciparsi, liberarsi da questa cultura. Conosciamo anche oggi un tipo di cultura in cui non conta la verità; anche se apparentemente si vuol fare apparire tutta la verità, conta solo la sensazione e lo spirito di calunnia e di distruzione. Una cultura che non cerca il bene, il cui moralismo è, in realtà, una maschera per confondere, creare confusione e distruzione. Contro questa cultura, in cui la menzogna si presenta nella veste della verità e dell’informazione (…) diciamo no». Ci aveva sgamati in pieno.

L’ha ridetto anche nell’ultimo discorso ai cardinali, parlando della Chiesa: «Essa è nel mondo, ma non è del mondo». Caro nipote, possiamo permetterci il peccato di orgoglio, parlava di noi!

Al prossimo Papa (che arriverà presto).

Tuo affezionatissimo zio Berlicche

Quella persecuzione  istigata dal principe del mondo

Se gli intellettuali evocano Satana

di Roberto Dal Bosco da www.lanuovabq.it

Prometeo

Sapevamo che era solo questione di tempo: l’abdicazione di Benedetto XVI, benché totalmente imprevista, non poteva non provocare reazioni anche in chi, a livelli diversi, si pone fuori – o decisamente contro – la Chiesa Cattolica. Delle repliche degli Oddifreddi, delle Margherite Hack, dei compìti collaboratori di Micro/Mega, può importare fino ad un certo punto. Interessa rilevare invece la reazione di quel mondo culturale che avversa – in modo più profondo e finanche «occulto» – il Papa romano: filosofi, cattedratici, capitani di industria, giornalisti, scrittori, editori elegantissimi, riuniti in precise cerchie culturali, sulle quali non moltissimo si sa, perché non fanno dell’antipapismo il loro vessillo diretto, ma che più di qualcuno ha potuto definire come seguaci di una Gnosi rinata, e moderna: cioè di quella antica, mai sopita eresia che negava in toto il Cristianesimo petrino invertendone diabolicamente tutti gli assunti.

Interessa rilevare queste reazioni in ispecie quando vengono pubblicate con ampio spazio sul maggior quotidiano nazionale, Il Corriere della Sera, che certo non è nuovo a simili operazioni, ma che questo 19 febbraio pare avere sul serio la tentazione di gettare via ogni maschera.
Sul paginone degli editoriali, ecco che il Corrierone sbatte in tutta evidenza un lungo e densissimo articolone filosofico del prof. Emanuele Severino dal titolo “Nella nobile rinuncia di Benedetto il grande turbamento della Fede”.

Il titolo in realtà è fuorviante, perché non lascia minimamente immaginare gli abissi di pensiero in cui ci si inoltra con codesta lettura. «Il mondo cristiano, tanto meno un Pontefice, possono riconoscere che il turbamento della fede è ben più profondo di quello visibile, dovuto alla corruzione all’interno della Chiesa (…) ll “relativismo” è stato l’avversario di Benedetto XVI (…) Il semplicismo concettuale e l’ingenuità del relativismo ne favoriscono infatti la diffusione presso le masse, e tale diffusione è tutt’altro che irrilevante per la vita della fede. Giovanni Paolo II si avvicinava maggiormente all’avversario autentico quando individuava negli inizi della filosofia moderna (…) la matrice di tutti i grandi «mali» del secolo XX (…) lo stesso relativismo può essere inteso come un parto di quella matrice». Ma l’apertura al pensiero dei Papi dura poco: «tutte queste interpretazioni non riescono ancora a guardare in faccia l’avversario autentico (…) se vogliono vivere un po’ più a lungo, non accada loro di combattere i nani, quando invece il gigante pesa già su di esse e toglie loro il respiro. Il gigante che possiamo chiamare “Prometeo”».

Chiunque abbia un minimo di interesse per i temi di filosofia, religione e politica, non può non drizzare le orecchie quando sente parlare di Prometeo. Prometeo, il portatore del fuoco, il titano spesso ricondotto a Lucifero, il quale è anche lui portatore della luce, anche lui fallito nel suo tentativo di assaltare il Cielo. Prometeo, per una vasta convergenza di pensiero che va dagli illuministi ai neopagani ai satanisti ai tecnocrati (guardatevi su YouTube il video “Prometeus – la Rivoluzione dei Media” confezionato dalla Casaleggio Associati, la società dietro Grillo, per averne un terrificante esempio), è il dio alleato dell’uomo contro il Dio-padre oscurantista, come nell’idea che fonda la Gnosi.

Continua Severino: «L’uomo può incominciare a vivere solo se vuole trasformare se stesso e il mondo da cui è circondato. Se non fa questo non può nemmeno compiere quella trasformazione di sé che è il respirare in senso letterale. E muore. Vive solo se si fa largo nella Barriera che gli impedisce di trasformare sé e il mondo». Prometeo ci lancia oltre la Barriera in cui la nostra umanità è compressa. In pratica, l’uomo deve trascendere la realtà e le sue leggi. L’uomo deve stuprare la Legge Naturale per poter passare oltre. «La Barriera è l’Ordine immutabile della natura. Solo se la penetra, la sfonda, la squarta, e comunque la fa arretrare, può liberarsi un poco alla volta dal suo peso e ottenere ciò che egli vuole».

Il quadro si completa: «così come Adamo, cibandosi del frutto proibito, frantumando cioè l’icona stessa del divino, può diventare Dio (“Eritis sicut dii”, «sarete come dei», dice il serpente). (…) La Barriera divina vive inviolata solo se uccide l’uomo; l’uomo vive soltanto se uccide Dio». Il deicidio come atto fondativo dell’umanità: né più ne meno. Un’accorata apologia del Serpente dell’Eden. Adamo ed Eva, prometeicamente ispirati dal buon Satana, hanno fatto un gesto che è naturale come il respirare. «Prometeo è l’uomo. Soprattutto da due secoli egli è l’avversario della tradizione. Mostra infatti che il divino merita di tramontare».

I presagi che lancia il filosofo si fanno davvero oscuri: «Prometeo, ora, ruba il fuoco dell’alleanza dell’uomo con Dio. È la potenza di questo furto a nascondersi, per lo più inesplorata, sotto le “rapide mutazioni” del nostro tempo». Qualsiasi cosa voglia dire questa frase, non possiamo non sentire come essa trasmetta una opaca, esoterica lucidità. L’idea che chi scrive – e chi pubblica – abbia chiara in mente la gestione della fine del Cristianesimo, o forse ancor più sinistramente, si tratta addirittura di una gestione ancor più apocalittica: la fine dell’Alleanza tra l’uomo e il Dio cristiano. Ad essere adorato, nel nuovo mondo di cui parla Severino, è Prometeo, il dio dell’avanzamento, del futuro, della guerra contro il Dio Padre.

A esser adorato, sarà il Serpente; ad essere santificato è l’atto di mordere la mela dell’Eden. In soldoni, parliamo di un rovesciamento totale della religione cristiana: cioè, di una religione satanica. Il serpente, Lucifero il portatore del fuoco, sono i nuovi dei di Severino. Che il Corriere della Sera stia giocando una partita importante con il Cattolicesimo lo si era capito. Lo aveva scritto, con la consueta prontezza, Antonio Socci. Nell’articolo “Attenti a chi fomenta le divisioni”, apparso su libero il 14 febbraio: «Perché una corazzata come il “Corriere della sera” sta così amplificando il presunto smarrimento della Chiesa in seguito alle dimissioni del Papa? (…) Spero che la scelta “interventista” del “Corriere” non sia una replica – in grande – dell’ “operazione Todi” con cui il quotidiano di via Solferino teleguidò dove voleva le organizzazioni cattoliche nell’autunno 2011».

Sì, ricordiamoci di Todi. Un evento dal quale, secondo alcuni, è uscito il governo Monti. Il gioco del Corriere è pesante e amplissimo. Ora però, grazie a questo abbagliante articolo di Severino, abbiamo qualche tassello in più per capire cosa ci aspetta se i loro desideri si dovessero esaudire: una religione della distruzione, contraria alla legge naturale, contraria al creato, che arriva a istigare l’uomo ad uccidere il proprio Dio. Una religione diabolica tout court. Voilà, sdoganata la gioia deicida, de facto satanica, del prof. Severino. Ecco la sostituzione di Cristo con Satana, sul maggior quotidiano del Paese.

Quella persecuzione  istigata dal principe del mondo

I 10 comandamenti infernali – X – Non desiderare la roba d’altri

Cari allievi miei, diavoli di ogni bolgia, siamo all’ultimo dei comandamenti. Solo perché è il decimo si potrebbe essere tentati di dargli meno importanza. Desiderare la roba d’altri. Che vuoi che sia.

Invece il Nostro Padre che sta Quaggiù gli ha sempre dato la massima importanza. Statistiche dell’anno scorso indicano che oltre il 40% del budget infernale, tolte le spese di rappresentanza, è investito su progetti che riguardano in qualche maniera questo comandamento. Perché, demoni miei, dovete rendervi conto che esso riguarda il punto nodale del mondo mortale.
Quel punto non è il sesso, demonietti miei, nonostante quello che i mortali sembrano pensare. Quel punto di cui parlo è l’invidia dell’altro.
E’ punto nodale, badate bene, non per scelta nostra. Ah, no, è stato proprio il Nemico ad instillare nelle sue creature questa brama di possedere, questo desiderio di potere.

Siamo di fronte all’ennesimo giochetto dei nostri avversari di lassù, che negano a parole quello che loro stessi hanno fatto in modo di stabilire. Sembrerebbe che, accortisi di avere fatto un passo falso, il Nemico abbia deciso di nascondere dietro un divieto il suo errore.
Ha dato loro le cose, e poi dice che non sono importanti. Ha messo negli umani il desiderio di possederle, e fa in maniera che quel possesso non basti mai.
Un passo falso, senza dubbio, che è ciò che ci dà da mangiare. Se l’umano non desidera, cessa di essere umano e cade in mano nostra; se desidera le cose che non ha allora diventa nostra preda.

Toglietevi però dalla mente che il Nemico ci renda le cose facili. No, fa di tutto per far capire all’umano che quello che deve desiderare, non è altro che…rullo di tamburi…il Nemico stesso!

Quanto avrete finito di ridere, però, pensateci bene su. Se non fosse per il nostro costante alimentare l’egoismo e l’invidia è un piano che potrebbe anche funzionare.
In fondo il mortale, se ci pensa, si rende conto che è vero che niente può bastargli, niente che il vicino abbia può renderlo felice. Che se vuole tutto deve rivolgersi a colui che dà Tutto: il Nemico, appunto.
Se non ci fossimo noi a farglielo dimenticare, a non farlo pensare, a non farlo riflettere, se non gli presentassimo sempre nuovi idoli da adorare e sogni da inseguire… è un piano che potrebbe anche riuscire. Perché il decimo comandamento è

X – Non pensare ad altro che a quello che gli altri hanno più di te

E poi agisci di conseguenza. Che sia una posizione al lavoro, una matita nuova, un abito, una casa, soldi o macchina non ti fare scrupoli: ti spetta, e sarà tuo.
E, aggiungo, tu sarai mio.

da Berlicche