CITTÀ DEL VATICANO, 20 GEN 2012 (VIS). Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza più di 7.000 membri del Cammino Neocatecumenale. In questa occasione, il Santo Padre ha inviato in tutto il mondo diciassette nuove missioni “ad gentes”: dodici in Europa, quattro in America e una in Africa. Ciascuna di queste missioni è formata da tre o quattro famiglie numerose, che appartengono al Cammino Neocatecumenale e che si trasferiscono con un sacerdote in una zona scristianizzata o in cui il Vangelo non è stato ancora annunciato.
Riportiamo di seguito alcuni frammenti del discorso del Pontefice:
“In questi decenni di vita del Cammino un vostro fermo impegno è stato di proclamare il Cristo Risorto, (…) abbandonando spesso sicurezze personali e materiali (…). Portare Cristo agli uomini e portare gli uomini a Cristo: questo è ciò che anima ogni opera evangelizzatrice. Voi lo realizzate in un cammino che aiuta a far riscoprire a chi ha già ricevuto il Battesimo la bellezza della vita di fede, la gioia di essere cristiani. (…) E’ un impegno, lo sappiamo, non sempre facile. A volte siete presenti in luoghi in cui vi è bisogno di un primo annuncio del Vangelo, la missio ad gentes; spesso, invece, in aree, che, pur avendo conosciuto Cristo, sono diventate indifferenti alla fede: il secolarismo vi ha eclissato il senso di Dio e oscurato i valori cristiani. Qui il vostro impegno e la vostra testimonianza siano come il lievito che, con pazienza, rispettando i tempi, con “sensus Ecclesiae”, fa crescere tutta la massa”.
“La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino un particolare dono che lo Spirito Santo ha dato ai nostri tempi e l’approvazione degli Statuti e del “Direttorio Catechetico” ne sono un segno. Vi incoraggio ad offrire il vostro originale contributo alla causa del Vangelo. Nella vostra preziosa opera ricercate sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle Chiese particolari, nelle quali siete inseriti: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale sono una importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo”.
“Poco fa vi è stato letto il Decreto con cui vengono approvate le celebrazioni presenti nel ‘Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale’, che non sono strettamente liturgiche, ma fanno parte dell’itinerario di crescita nella fede. E’ un altro elemento che vi mostra come la Chiesa vi accompagni con attenzione in un paziente discernimento, che comprende la vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all’armonia dell’intero Corpus Ecclesiae. (…) Nell’azione liturgica della Chiesa c’è la presenza attiva di Cristo Risorto che rende presente ed efficace per noi oggi lo stesso Mistero pasquale, per la nostra salvezza (…). Questa opera del Signore Gesù, che è il vero contenuto della Liturgia, l’entrare nella presenza del Mistero pasquale, è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo”.
“Ciò vale in modo specialissimo per la celebrazione dell’Eucaristia, che, essendo il culmine della vita cristiana, è anche il cardine della sua riscoperta, alla quale il neocatecumenato tende. (…) Proprio al fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata, i neocatecumenali possono celebrare l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità”. (…)
“La celebrazione nelle piccole comunità, regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino, ha il compito di aiutare quanti percorrono l’itinerario neocatecumenale a percepire la grazia dell’essere inseriti nel mistero salvifico di Cristo. (…) Al tempo stesso, la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato”.
“Ma anche durante il cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un unico corpo”.
Il Santo Padre ha, infine, ringraziato i neocatecumenali per le loro manifestazioni di vicinanza e affetto, e ha chiesto loro di ricordarlo nella preghiera.
Celebrata l’Epifania nel Centro Internazionale del Cammino Neocatecumenale, sul lago di Tiberiade
GERUSALEMME, lunedì, 9 gennaio 2012 (ZENIT.org) – “Sono arrivati i Re Magi!”. Tra le grida di gioia e l’emozione di circa 800 ebrei, soprattutto bambini, sono realmente giunti tre Re Magi in carne ed ossa per la festa dell’Epifania svoltasi, sabato 7 gennaio, presso il Centro internazionale “Domus Galilaeae” in Terra Santa.
La “Domus”, gestita e progettata dal Cammino Neocatecumenale, è un centro di formazione, studio e ritiro spirituale che sorge su un terreno situato sul Monte delle Beatitudini. Un’opera di particolare interesse per la Chiesa e per Israele sul lago di Tiberiade che accoglie al suo interno anche un seminario “Redemptoris Mater”.
“Quanto è accaduto ci sorprende sempre di più, di anno in anno” – ha dichiarato alla Radio Vaticana, padre Francesco Voltaggio, rettore del Seminario – “oggi sono venuti così tanti ebrei, circa 800 tra adulti e bambini, che avevamo a malapena posto per accoglierli”.
“L’ambiente era meraviglioso – prosegue – e voglio condividere una piccola esperienza per dare un’idea: una signora mi ha ringraziato dicendo Io non sono un’ebrea religiosa, ma voi date una parola di fede senza fare politica; spero che le cose che oggi avete detto si avverino nella mia vita”.
Una grande celebrazione, quindi, tra le bianche mura della Domus Galilaeae, per la solennità dell’Epifania del Signore, ma anche una grande festa accompagnata da canti di Natale in lingua e canti della tradizione ebraica.
“Abbiamo letto il profeta Isaia, abbiamo cantato il Vangelo e i bambini hanno fatto molte domande ai Re Magi. Questo ci ha dato l’occasione di dare testimonianza di Gesù e anche manifestare la nostra amicizia verso il popolo ebraico” ha aggiunto padre Voltaggio.
Non è il primo anno, infatti, che si vive nel centro della Domus l’esperienza di celebrare l’Epifania insieme ad altre confessioni religiose. “Normalmente, facciamo anche un evento con la chiesa locale, con gli arabi e i cristiani della Galilea che partecipano numerosi” ha precisato il giovane rettore.
“Il bilancio è molto positivo: noi cerchiamo di fare un regalo sia al popolo di Israele che al popolo ebraico, ai nostri fratelli ebrei e ai cristiani di varie confessioni, specialmente cattolici ed ortodossi, che vengono numerosissimi per la festa dei Re Magi” ha soggiunto, dichiarando inoltre che “iniziano ad affacciarsi anche alcuni musulmani, attratti dalla parola di fede…”.
Un ambiente aperto, dunque, e un clima di comunione frutto di “una Grazia che ci ha dato il Signore, merito di quest’Opera progettata da Kiko Argüello; del direttore della casa, padre Rino Rossi e soprattutto di Giovanni Paolo II che ci ha fatto il dono di inaugurarla”.
Sembra che nella Domus Galielaeae si realizzi, dunque, l’augurio di papa Wojtyla di “promuovere iniziative per un dialogo più profondo tra chiesa cattolica e mondo ebraico”.
“Sin dai primi tempi – ha aggiunto, in proposito, padre Voltaggio – sono venuti tantissimi ebrei a farci visita attratti dalla bellezza del luogo, il Monte delle Beatitudini, e anche dalla meravigliosa estetica della casa. Qui, gli ebrei si sentono voluti bene, si sentono accolti, e questo perché il nostro cristianesimo ha radici in questo popolo”.
“Difficoltà ci sono sempre, quando si apre una strada nuova – ha concluso – però quello che noi riteniamo importante è non nascondere mai la nostra identità, manifestare senza paura la nostra fede in Gesù Cristo, con delicatezza e con il sincero amore che ci dà il Messia che viene con noi cristiani per dare una testimonianza d’amore al popolo ebraico”.
Celebrata a Madrid la V edizione della Festa della Sacra Famiglia di Nazareth
di Salvatore Cernuzio
MADRID, domenica, 1 gennaio 2012 (ZENIT.org) – Una grande emozione ha permeato la quinta edizione della Festa della Sacra Famiglia di Nazareth, incentrata quest’anno sul tema “Grazie alla famiglia cristiana siamo nati”, che si è celebrata, venerdì 30 dicembre, nella capitale spagnola.
Più di un milione di persone sono state contate in Plaza de Colòn tra cui giovani e intere famiglie con bambini. Ad accogliere la grande folla intervenuta per rendere grazie al Signore per la vita ricevuta: il messaggio di Benedetto XVI letto dal cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela.
“La famiglia è Chiesa domestica e deve essere la prima scuola di preghiera” ha detto il Santo Padre nella sua lettera “lasciatevi guidare dalla Chiesa, senza cedere alle tante forze mondane che minacciano il grande tesoro della famiglia”, un tesoro “che deve essere custodito e valorizzato ogni giorno”.
“La Santa Famiglia è segno di gioia e speranza per l’umanità intera” ha sottolineato ancora Benedetto XVI, grazie ad essa “il Bambino Gesù ha appreso nell’intimità della Casa di Nazareth il modo ‘umano’ di vivere”.
La percentuale più numerosa dei partecipanti all’incontro è stata registrata tra i provenienti dal Cammino neocatecumenale, venuti dall’Italia e da tutta Europa, guidati, come ogni anno, da Kiko Arguello, fondatore del movimento, dottore Honoris Causa per il suo sostegno e difesa della famiglia.
Lo stesso Kiko ha arricchito la celebrazione con la sua orchestra internazionale che, subito dopo il Coro della Giornata Mondiale della Gioventù, si è esibita in Resurrexit e in altri pezzi della Sinfonia El sufrimiento de los inocentes.
Gli inni a Maria, scritti sempre dall’iniziatore del Cammino, hanno accompagnato poi la processione della statua della Madonna dell’Almudena, protettrice della città, portata a spalla da alcuni giovani nell’enorme spianata che ha accolto i pellegrini.
Sono seguiti, poi, testimonianze e canti che hanno fatto rivivere l’atmosfera gioiosa dell’ultima Gmg alla capitale della Spagna, divenuta ormai capitale della famiglia in Europa.
“Per una società equilibrata è importante la famiglia perché è la cellula di base” ha dichiarato a gran voce Kiko Arguello, secondo quanto riferito dalla rivista cattolica online Caminayven.com, “Dio ha voluto mostrare l’amore che ha per l’umanità proprio attraverso il sacramento del matrimonio”.
A proposito del tema Grazie alla famiglia cristiana siamo nati, il pittore spagnolo ha aggiunto: “Sembra un grande successo! Rappresenta una nuova giovinezza, un segno di speranza che mostra una Chiesa viva”.
“I giovani neocatecumenali hanno grande entusiasmo – ha ricordato – per la Giornata Mondiale della Gioventù sono venuti circa 200.000 ragazzi e famiglie appartenenti a questa iniziazione cristiana, che qualche mese prima erano stati inviati a evangelizzare in tutta Europa. Tutto è frutto della famiglia cristiana e per questo vengono a Madrid a rendere grazie a Dio”.
Kiko ha concluso poi: “La famiglia, se ha fede genuina, è invincibile! Siamo molto contenti di vedere che stiamo passando la fede ai figli nelle famiglie, così come i primi cristiani”.
Momento culminante dell’incontro: la solenne Eucarestia presieduta dal cardinal Rouco, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, concelebrata insieme a circa 40 cardinali e vescovi provenienti dalla Spagna e altri Paesi europei.
Durante l’omelia il porporato ha ricordato che “l’uomo non può disporre a suo piacimento dell’istituzione matrimoniale e familiare, che è sacra”. L’uomo, infatti “non è padrone della vita, ma ne è il servitore”.
“La vita è sacra dalla nascita alla morte nessuno può decidere di ucciderla, ma il suo termine ha fine naturalmente” ha aggiunto il cardinal Rouco, concludendo con l’affermazione: “Nessuna istituzione umana può disporre della vita di un essere innocente”.
Gli organizzatori di questa quinta edizione della Festa delle Famiglie hanno annunciato, infine, che l’evento di Madrid è stato propedeutico all’incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Milano dal 31 maggio al 3 giugno del 2012.
La celebrazione sinfonico-catechetica “La sofferenza degli Innocenti” presentata martedì scorso a Betlemme per la comunità arabo-cristiana, ieri sera ha avuto un seguito a Gerusalemme per il mondo ebraico. L’evento – con la sinfonia composta da Kiko Arguello, uno degli iniziatori del Cammino Neocatecumenale – si è tenuto al Teatro della Municipalità della Città Santa alla presenza di oltre 600 persone tra cui molti esponenti religiosi e civili del mondo ebraico. Kiko ha presentato la sua opera sul dolore della Vergine Maria e di Gesù nel Getsemani, che termina con il “trionfo musicale” del Resurrexit. Roberto Piermarini ha chiesto al direttore del Centro Domus Galilaeae di Tiberiade, don Rino Rossi, tra gli organizzatori del concerto, come è nato questo evento non solo musicale ma soprattutto interreligioso:
R. – Questo fa parte un po’ della missione che ha il Centro Domus Galillaeae che è stato inaugurato a Tiberiade da Giovanni Paolo II nel 2000, che prima di morire ci inviò una sua lettera autografa, nella quale ci invitava a promuovere iniziative in quel centro per favorire un più profondo dialogo tra la Chiesa cattolica ed il popolo ebraico, ed una di queste iniziative è stata anche adesso promuovere questo concerto a Gerusalemme, che è stato realizzato nel Teatro della Municipalità ieri sera, di fronte ad un buon pubblico: erano presenti oltre 600 persone. Penso che sia stato un incontro molto importante, un passo avanti in questo dialogo che la Chiesa sta portando avanti, anche attraverso questa nostra esperienza del Cammino Neocatecumenale. Ieri erano presenti molte autorità della municipalità: per esempio, c’era il vice sindaco Naomi Tsur, che ha anche parlato, ha dato il benvenuto a tutti, ed era emozionata; c’era anche il rabbino David Rosen, che è il consigliere del Gran Rabbinato d’Israele per gli affari religiosi, inclusi anche tutti i rapporti con il Vaticano: lui ha presieduto questo incontro recitando una preghiera, all’inizio; e anche dopo l’esecuzione della Sinfonia ha parlato della realtà dei rapporti esistenti tra la Chiesa e il popolo ebraico. E’ partito da Giovanni XXIII, poi la “Nostra aetate”, il Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II … Ha detto cose molto, molto forti. E penso che oltre a parlare di questo atteggiamento aperto, da parte della Chiesa, abbia reso anche un grande servizio al mondo ebraico perché erano presenti molte autorità: c’era anche il segretario del Gran Rabbinato di Gerusalemme, il signor Wiener, che era molto impressionato. C’erano anche alcuni musicisti famosi, tra cui Eli Jaffe, che è stato molto colpito da questa Sinfonia.
D. – Don Rino, come è stato accolto il concerto dalle personalità ebraiche presenti, sia religiose che politiche?
R. – All’inizio erano un po’ diffidenti, perché in questo concerto, che si chiama “Celebrazione sinfonico-catechetica” c’è stata una vera celebrazione: Kiko ha spiegato che cos’è questa celebrazione, ha spiegato anche il contenuto di questa Sinfonia e quindi ha parlato del dolore della Vergine Maria, della sofferenza di Gesù Cristo nel Getsemani; ha parlato della Risurrezione … cioè: non ha nascosto niente. Ha voluto manifestare la nostra identità come cristiani perché noi volevamo trasmettere al popolo ebraico la nostra realtà cristiana, chi siamo, con grande rispetto nei loro riguardi. Quindi, all’inizio, la gente che ha partecipato – tutte le autorità – non erano abituate ad andare ad un concerto né che ci fosse questo tipo di presentazione, e nemmeno la proclamazione della Parola: è stato proclamato un passo del profeta Ezechiele, ci siamo alzati tutti insieme, ed abbiamo ascoltato il testo che parla della spada di Dio; quindi, sempre in piedi, abbiamo cantato il Vangelo e tutti si sono alzati con noi. E poi, tutto il contenuto di questo – che è cristiano – ha fatto sì che all’inizio ci si guardasse un po’ … Poi abbiamo notato che quando è stata eseguita al Sinfonia, si è creato un ambiente impressionante di ascolto. La parte finale, il Resurrexit, è stata la parte maggiormente gradita. Molti ci hanno raccontato, successivamente, di essere rimasti molto colpiti dal Resurrexit: è stato un’esplosione! Inoltre i musicisti l’hanno eseguito in maniera superba… è stato veramente emozionante. Abbiamo concluso poi con una parte che, ovviamente, li ha toccati profondamente, dove anche noi che eravamo presenti abbiamo percepito una comunione fortissima: Kiko ha fatto un’introduzione, una parte nuova, in questo concerto. Con la musica della spada ha introdotto lo “Shemà Israel”, e lì abbiamo visto molta gente piangere. E’ come se fosse stata toccata la loro elezione come Ebrei: “Shemà Israel” è per loro come il “Credo”! E’ stata una conclusione fortissima, e si è sentito. Dopo abbiamo avuto la possibilità di stare un poco insieme, nell’atrio del Teatro, e scambiare alcune parole con loro. Abbiamo notato molta gratitudine e anche stupore: loro non sono abituati a vedere una cosa simile, e questo esce da tutti gli schemi! E sono rimasti colpiti anche della gratuità, perché noi non abbiamo voluto che pagassero l’ingresso perché abbiamo voluto fare questo dono al popolo ebraico, come l’altro giorno l’abbiamo fatto al popolo palestinese, agli arabi cristiani di Terra Santa. E abbiamo voluto che la Chiesa, in questo tempo, quando fa presente questo dono che ci viene dal Cielo, che è Gesù Cristo, esprimesse questo dono anche alla chiesa e al popolo ebraico. Penso che questo avrà senz’altro delle ripercussioni: noi crediamo che questo possa contribuire al raggiungimento della pace, ad una comunione più profonda tra questi due popoli.
D. – Nel contesto del dialogo ebraico-cristiano, quali frutti potrà portare questo incontro di ieri?
R. – Per quello che abbiamo potuto percepire alla fine del concerto, noi riteniamo prima di tutto, e l’abbiamo riscontrato anche nel corso degli incontri che abbiamo avuto a Nord, nella Domus Galilaeae, di poter contribuire ad abbattere i pregiudizi. Io penso che spesso sia dall’una, sia dall’altra parte, sia sul versante cristiano sia sul versante ebraico, ci sono molti pregiudizi. Non vado ad elencarli, perché basta pensare a tutto quello che è successo nel passato, nella Storia … Anche ieri dicevano: stiamo aprendo una pagina nuova, un cammino nuovo nei rapporti tra la Chiesa e il mondo ebraico. Lo dicevano loro stessi! Ma questo è meraviglioso! Dobbiamo continuare ad eliminare questi pregiudizi e portare avanti questo discorso che è stato iniziato dal Concilio Vaticano II, portato avanti da Giovanni Paolo II e attualmente anche da Benedetto XVI: ecco, portare avanti questo rapporto di rispetto, di amicizia, anche perché il rapporto che ha la Chiesa con tutta la tradizione ebraica è molto importante, un tutti i sensi. Penso che – e lo diceva anche il rabbino – noi abbiamo anche una missione, in questa generazione, che è quella di portare avanti la tradizione giudeo-cristiana, che si concretizza nella Rivelazione. E’ stata praticamente la base della struttura sociale, politica, religiosa e familiare della nostra civilizzazione occidentale, e oggi tutto questo è messo in pericolo: salta. Perché si stanno introducendo leggi che sono completamente contrarie a questa tradizione. Allora, anche unendo tutti gli sforzi e facendo leva su questo rapporto di rispetto, penso che in questa generazione possiamo avere una grande missione di fronte al mondo. E non dobbiamo vergognarci di questa tradizione, anzi: noi crediamo sempre di più che tutto quello che è stato ispirato nelle Scritture, che è il patrimonio comune tra il popolo ebraico e la Chiesa cattolica, dobbiamo usarlo per il bene futuro dell’umanità. (gf)
Un grido di sofferenza espresso in musica… Per la prima volta in Palestina, a Betlemme, e’ stata eseguita la sinfonia dedicata alla Sofferenza degli Innocenti e composta da Kiko Arguello, fondatore del Cammino Neocatecumenale. 28/12/2011
La sofferenza degli innocenti
Una composizione musicale, celebrativa e catechetica, sulla sofferenza degli innocenti, e in particolare sulla sofferenza “innocente” della Madre di Dio. La sinfonia è stata eseguita presso l’Auditorium della Domus Galilaeae a Korazim (31/01/2011) da 150 musicisti spagnoli, tutti professionisti, appartenenti al Cammino. Prima parte “Lamento”
Spagna: i giovani del Cammino neocatecumenale a Madrid per la Festa delle famiglie
“Grazie alla famiglia cristiana siamo nati noi giovani”: al grido di questo slogan i giovani e le famiglie del Cammino neocatecumenale ‘invaderanno’ Madrid con la loro consueta allegria, il prossimo 30 dicembre, per la Festa della Sacra Famiglia di Nazareth. Si tratta – riferisce l’agenzia Zenit – di un secondo appuntamento nella capitale spagnola per i giovani neocatecumenali, che già, lo scorso agosto, in 300mila hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù insieme al Santo Padre, e che ora ritornano per esprimere la propria gratitudine per la vita ricevuta. L’incontro, che segna la IV edizione della Festa delle famiglie, si svolge a distanza di due anni da quella celebrata il 27 dicembre 2009, che, sempre a Madrid, ha visto la partecipazione di circa 700mila persone tra cui anche Cardinali, Vescovi ed esponenti di numerose altre realtà ecclesiali. Titolo della giornata del 2009 era “Il futuro dell’Europa passa per la famiglia”, tema scelto, appunto, per sottolineare l’urgenza di una Nuova Evangelizzazione nel continente, che possa trasmettersi proprio “attraverso l’annuncio dell’amore indissolubile che anima la famiglia cristiana” come dichiarò, in occasione dell’incontro, Kiko Arguello, uno degli iniziatori del Cammino neocatecumenale. Quest’anno, invece, sono i ragazzi, o meglio i figli, ad essere i protagonisti della Festa, in particolare, quelli appartenenti al Cammino neocatecumenale, che sin dalla prima edizione hanno contribuito alla riuscita dell’incontro. Lo slogan, già citato, vuole, infatti, essere un chiaro segno di ringraziamento da parte dei figli verso i genitori per il dono, ricevuto da Dio, di aprirsi alla vita, grazie al quale essi sono nati. “Al mondo d’oggi molti bambini sono abortiti. Io sarei stata una di quelli, visto che inizialmente gli stessi medici avevano consigliato a mia madre di interrompere la gravidanza perché questa l’avrebbe potuta portare alla morte” dice Maria, terza di sette figli, di una comunità del centro di Roma. “Ringrazio, quindi, la Chiesa che ha donato ai miei genitori la fede necessaria per aprirsi alla vita e Dio che mi ha messo in una famiglia cristiana” conclude. La celebrazione, secondo il programma, avrà inizio alle ore 14.30 di venerdì 30 dicembre con l’intrattenimento musicale dell’orchestra e del coro della Gmg e del coro del Cammino neocatecumenale che si esibirà nella ‘sinfonia-catechetica’ composta da Kiko Arguello, dal titolo “El sufrimiento del los inocentes”. Seguirà, poi, la recita del Santo Rosario, dopodichè alcuni giovani porteranno sulle spalle, per tutta piazza di Lima, l’immagine della Virgen de la Almudena, patrona della città. All’interno del momento di preghiera dei misteri del Rosario, s’inseriranno, poi, le esperienze e le storie di alcune famiglie presenti, e finora non è stato confermato alcun intervento da parte dei rappresentanti dei movimenti e delle realtà ecclesiali. Culmine dell’evento sarà l’Eucaristia presieduta dal cardinale Rouco Maria Varela, presente anch’egli all’ultimo incontro dei neocatecumenali in plaza de Cibéles a Madrid. Numerosi gli inviti a partecipare all’evento, non solo i ragazzi e le famiglie del cammino, ma anche tutti i pellegrini della Spagna e degli altri paesi europei, accompagnati dai loro vescovi. Confermata, inoltre, la presenza del Cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che inviterà i presenti a partecipare al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno dell’anno prossimo. (R.P.)