da Baltazzar | Mag 3, 2010 | Carismi, Chiesa
Intervista a padre Damase Masabo, Consigliere generale dell’Ordine dei Padri Mercenari
di Maurizio Tripi
ROMA, domenica, 2 maggio 2010 (ZENIT.org).- L’Ordine dei Padri Mercedari ha origini antiche risalenti al 10 agosto 1218. S’incammina, quindi, verso il giubileo per gli ottocento anni di servizio alla Chiesa e all’umanità.
Il loro fondatore, san Pietro Nolasco, diede vita all’Ordine della Beata Vergine Maria della Mercede per la redenzione degli schiavi.
Il 1 maggio quaranta Capitolari Mercedari provenienti da Africa, America, Asia ed Europa si sono riuniti a Roma (presso l’Istituto Maria Bambina) per l’apertura del loro Capitolo generale, in un’atmosfera di fede e di preghiera, per un aggiornamento del carisma dell’Ordine. Il Capitolo generale si chiuderà il 22 maggio dopo avere eletto un nuovo Governo generale.
Alla cerimonia di apertura era presente il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, mentre quella di chiusura vedrà la presenza del Cardinale Franc Rodé, Prefetto per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA).
Inoltre mercoledì 5 maggio, insieme con i laici che condividono la loro spiritualità parteciperanno all’Udienza generale con Benedetto XVI.
Il giorno 6 maggio, Festa di san Pietro Nolasco, la mattina si terrà una tavola rotonda su aspetti storici, mariologici, missionari ed attuali dell’Ordine. Alle ore 17, si celebrerà una Messa di ringraziamento nella Basilica San Pietro, presieduta dal Cardinale Angelo Comastri. Canterà la Corale del Santuario della Madonna di Bonaria (Cagliari-Sardegna).
In occasione del Capitolo generale ZENIT ha intervistato padre Damase Masabo, Consigliere generale dell’Ordine dei Padri Mercenari.
Quali sono le iniziative e le aspettative per questo nuovo Capitolo generale ?
Masabo: Anzitutto, devo dire che le nostre Costituzioni, definiscono il Capitolo generale dell’Ordine come “una riunione rappresentativa di tutta la fraternità mercedaria, per prendere coscienza di sé stesso e trattare questioni riguardanti il bene comune. Scrutando i segni dei tempi, rinnova la fedeltà al suo spirito e alla sua missione, organizza la partecipazione dei suoi membri e aggiorna le sue leggi e la sua amministrazione in sintonia col pensiero della Chiesa”.
Seguendo quindi questa norma costituzionale, i capitolari si raduneranno nello spirito di preghiera e nell’ascolto dello Spirito per aggiornare le stesse Costituzioni, affinché possano mantenere viva la fiamma della fiaccola della redenzione seguendo le orme del nostro fondatore San Pietro Nolasco, nel mondo di oggi. I capitolari stabiliranno il piano di azione per i prossimi sei anni, preparando il grande giubileo di 800 anni (1218-2018) al servizio della Chiesa e dell’umanità. Eleggeranno anche un nuovo Governo generale.
A quasi ottocento anni di vita qual è il carisma e l’attualità dell’Ordine?
Masabo: Si potrebbero dire tante cose, perché otto secoli di vita dell’Ordine costituiscono già una storia lunga. Diciamo che il carisma è quello della redenzione delle persone oppresse, perseguitate in pericolo di perdere la loro fede.
Allora questo carisma si va contestualizzando. Nell’attualità, i mercedari cercano di essere con le persone oppresse, delle quali vengono rinnegate la libertà e la dignità della persona umana. Perciò, senza elencare tutte le attività carismatiche, alcune provincie si dedicano alla pastorale penitenziaria, altre lavorano nel campo della pastorale delle migrazioni (la problematica dei profughi e i rifugiati, altre con i bambini della strada, i bambini ex-soldati ecc.). Tutta la pastorale mercedaria è sempre marcata da questa spiritualità della redenzione; questo carisma orienta le nostre parrocchie, i nostri collegi ecc.
Riguardo all’attualità dell’Ordine, siamo circa 800 religiosi. L’Ordine è costituito da 9 province, siamo in Africa, America, Asia ed Europa. Nell’insieme abbiamo abbastanza vocazione; un po’ meno in Europa pero andiamo avanti.
Come sono strutturate oggi le Missioni?
Masabo: Dal XV secolo l’Ordine partecipa alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Dalle nove Province dell’Ordine, sei sono latino-americane: Perù, Cile, Argentina, Quito-Ecuador, Messico e Brazile. Le altre tre sono europee, due spagnole e un’altra italiana.
Per la maggioranza, quando si parla delle Missioni, ci si riferisce alle Vicarie e alle Delegazioni che dipendono ancora delle province. In questo senso, Venezuela, Centro America costituiscono due Vicarie che dipendono dalla Provincia di Aragona (Spagna) insieme con la Delegazione di Mozambico. Le Vicarie del Caribe (Puerto Rico, Santo Domingo) e la Delegazione centrafricana (Camerun) dipendono dalla Provincia di Castiglia (Spagna). La Vicaria degli Stati Uniti e la Delegazione dell’India dipendono dalla Provincia romana (Italia). La Delegazione di Angola dipende dalla Provincia di Cile.
da Baltazzar | Mag 2, 2010 | Benedetto XVI, Carismi
“Una felice e fruttuosa esperienza” per la promozione del laicato in comunione con la Chiesa. E’ l’auspicio che Benedetto XVI rivolge alla XXXIII Convocazione del “Rinnovamento nello Spirito Santo”, apertasi ieri a Rimini. In un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Pontefice esprime la sua vicinanza spirituale alla famiglia del Movimento presieduto da Salvatore Martinez. L’assise, che si conclude domenica prossima, è incentrata sul tema, tratto dalla prima Lettera di Giovanni: “E’ lo Spirito che dà testimonianza, perché è la verità”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Promuovere un “laicato educato alla fede, formato all’evangelizzazione e disponibile ad assumere responsabilità ecclesiali e sociali”: è quanto esorta Benedetto XVI, che sottolinea la collaborazione di “Rinnovamento nello Spirito” con il Papa e i vescovi su tale terreno. “Assai opportuna, in questo Anno Sacerdotale”, si legge ancora nel Messaggio, “è la scelta di dedicare una giornata ai sacerdoti per riproporre a tutti la bellezza e l’alta dignità del ministero del prete, così come lo ha vissuto il Santo Curato d’Ars e come lo vivono tanti sacerdoti anche ai nostri giorni, in Italia e nel mondo intero”. Il Papa incoraggia inoltre la riflessione sulla “Cultura della Pentecoste” che mira “ad aiutare adulti e giovani a pensare ed agire sempre alla luce della ricca tradizione spirituale e culturale cattolica”. Il Papa non manca poi di lodare l’impegno del Movimento “per l’inserimento nel lavoro di detenuti, ex detenuti e loro familiari”. Questo progetto, si legge nel messaggio, “è quanto mai prezioso nell’attuale momento di difficoltà del mondo penitenziario, che ha tanto bisogno di speranza e quindi del Vangelo”. Benedetto XVI esprime infine vivo apprezzamento per la volontà di “Rinnovamento nello Spirito” di collaborare alla costruzione del Centro Internazionale per la Famiglia a Nazareth.
Sulla prima giornata di Convocazione di “Rinnovamento nello Spirito Santo” e sul modo in cui è stato accolto il messaggio del Papa, ci riferisce da Rimini Luciano Castro:
Le parole di Benedetto XVI sono state accolte con grande gioia e un lungo applauso dai 20mila partecipanti alla Convocazione del Rinnovamento. Del progetto della Casa a Nazareth, ha parlato ieri sera nell’omelia anche il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali: “Come una lampada ardente”, ha detto il porporato, “questa provvidenziale iniziativa dovrà in tutto il mondo annunciare la famiglia secondo il pensiero di Cristo”. Al Movimento riunito a Rimini, sono giunti diversi altri messaggi. Il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, cardinale Stanislaw Rylko, ha sottolineato il dono che i ministri ordinati rappresentano per il Rinnovamento nello Spirito e la “grazia che sono oggi i movimenti e le nuove comunità – ha scritto – per la scoperta, o la riscoperta, della vocazione al sacerdozio ministeriale”. Da parte sua, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, riecheggiando il tema della Convocazione, ha sottolineato che “è lo Spirito che, nelle avversità del presente, custodisce la Chiesa forte e coraggiosa, capace di essere lei stessa segno e strumento di riconciliazione”. Oggi, qui a Rimini, giornata dedicata al perdono e alla riconciliazione, con l’intervento del Predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa. Stasera, la concelebrazione eucaristica sarà presiduta dal cardinale Julian Herrànz, presidente della Commissione Disciplinare della Curia Romana.
da Baltazzar | Apr 4, 2010 | Carismi, Ecumenismo
Ecumenismo La bellezza attrae tutti e il luogo è visitato da ebrei, cristiani e atei
Israele La Domus Galileae voluta dai fondatori dei Neocatecumenali
“Beati gli afflitti”, “beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”, beati i perseguitati “per causa mia”: sono le Beatitudini, il discorso più incredibile mai fatto da un uomo dotato di autorità. Il luogo delle beatitudini non è un posto qualsiasi per i cristiani. È anche il monte su cui Gesù aveva dato appuntamento dopo la risurrezione: ed infatti, sempre Matteo, racconta che gli undici “andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato”. Ma dove sta la montagna delle beatitudini? In tutti i principali luoghi della vita, della morte e della risurrezione di Cristo, sono state costruite nel corso dei secoli chiese e basiliche, più o meno importanti, più o meno belle. Sul monte delle beatitudini nulla (o quasi).
Ora non è più così. È stato Giovanni Paolo II, nel suo pellegrinaggio in Israele nel 2000, ad inaugurare la prima parte di quell’inusuale, grande, e modernissima costruzione, che è la Domus Galileae. Sorta su un terreno di proprietà della Custodia di Terra Santa, la Domus è stata voluta dai fondatori del Cammino neocatecumenale Kiko Argüello e Carmen Hernandez. Abbiamo chiesto a don Rino Rossi, cuore organizzatore e padre spirituale della Domus, come mai i cattolici, dopo duemila anni, abbiano deciso di costruire sul monte delle beatitudini un edificio avveniristico, chiamato Domus: “Il Cammino neocatecumenale -risponde- pone il discorso della montagna al centro della nuova evangelizzazione. Naturale che i suoi iniziatori abbiano desiderato di edificare proprio in quel punto una casa per ospitare le comunità in pellegrinaggio in Terra Santa. La Domus, però, non è un centro di accoglienza per i soli cattolici. Da quando Giovanni Paolo II ha celebrato qui un’eucarestia per 50.000 giovani del Cammino provenienti da 72 nazioni, gli israeliani sono stati incuriositi ed attratti da questa nuova realtà che hanno visto in diretta TV a reti unificate. Basti pensare che lo scorso anno sono stati più di 100.000 gli ebrei che ci hanno fatto visita». La Domus si articola su 15.000 mq: un’estensione notevole su cui sorgono, incastrati uno nell’altro, spazi diversi adibiti a funzioni diverse. Quali sono le principali destinazioni degli ambienti della Domus? «Innanzi tutto c’è il Santuario della Parola, cioè il luogo in cui si fa la scrutatio della Bibbia alla presenza del Santissimo Sacramento. Dice Gesù: scrutate le Scritture perché esse parlano di me. Poi c’è la biblioteca: al centro della sala, che è circolare ed è sovrastata da una grande calotta di cristallo, sotto una capanna di vetro è custodita un’antichissima Torah; una chiesa dominata da un’icona gigantesca di 56 mq raffigurante a colori vivissimi il giudizio universale; un auditorium per i congressi internazionali con una vista spettacolare sul lago di Tiberiade. Al centro della Domus c’è un monastero con una cappella per l’adorazione perpetua e, all’interno del monastero, un seminario missionario Redemptoris Mater (uno degli 80 seminari che il Cammino ha costruito in tutto il mondo)». Quali sono i rapporti che legano la Domus alle varie tipologie di chiese cristiane presenti in Galilea? «Il Cammino è un servizio all’evangelizzazione offerto a tutta la chiesa locale nei suoi vari riti: latino, greco-cattolico, maronita ed ortodosso. Di fatto l’ecumenismo di cui tanto si parla, da noi è una realtà della vita di tutti i giorni: sono nate comunità neocatecumenali in tutte le chiese locali, comprese le ortodosse». Quale pensa sia la ragione del successo della Domus al di là di ogni ragionevole aspettativa? «Senz’altro la bellezza. La Domus è un edificio di straordinario impatto estetico e dalla bellezza sono attratti tutti: ebrei, cristiani ed atei. Chi viene, rimane affascinato. Nella sua bimillenaria storia la chiesa ha sempre saputo che la lode a Dio va celebrata con il massimo dell’arte di cui l’uomo è capace. Dopo alcuni decenni di trascuratezza e noncuranza, Kiko e Carmen sono tornati con forza alla tradizione della bellezza cristiana. Non a caso Dostojevsky scriveva: “il mondo sarà salvato dalla bellezza”. La bellezza è Cristo».
di Angela Pellicciari da Il Tempo
da Baltazzar | Mar 27, 2010 | Carismi
di Don Antollo Iapicca
Per celebrare i 25 anni della Giornata mondiale della Gioventù, il Santo Padre Benedetto XVI ha riunito a Roma, in piazza S. Pietro circa 75.000 giovani provenienti da 43 diocesi d´Italia, tra questi quasi 20.000 erano i giovani del Cammino Neocatecumenale.
Ad accogliere il Papa, tra gli applausi dei ragazzi, il cardinale vicario Agostino Vallini: «Sappiamo con certezza che ella ama i giovani e ogni giorno prega per loro, ma vogliamo che sappia che anche i giovani amano il Papa e ringraziano della fulgida testimonianza di fede e amore». La prima Gmg, ha ricordato il cardinale Vallini, «si è tenuta a Roma nel 1985 e ringrazio il Signore perché da quel seme è cresciuto un grande albero i cui rami hanno raggiunto tutti i continenti». Oggi quei ragazzi «sono tutti cercatori di verità e del senso vero da dare alla vita, desiderosi di superare la tentazione dell’incredulità, di maturare una fede personale e convinta».
Commentando il tema della Giornata, ´Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?´ (Mc 10,17), preso dall’episodio del giovane ricco, Benedetto XVI ha detto che “questo racconto esprime in maniera efficace la grande attenzione di Gesù verso i giovani, verso di voi, verso le vostre attese, le vostre speranze, e mostra quanto sia grande il suo desiderio di incontrarvi personalmente e di aprire un dialogo con ciascuno di voi. Cristo, infatti, interrompe il suo cammino per rispondere alla domanda del suo interlocutore, manifestando piena disponibilità verso quel giovane”.
“Gesù – ha continuato il Papa – non si stanca mai di volgere il suo sguardo di amore e chiamare ad essere suoi discepoli, ma Egli propone ad alcuni una scelta più radicale. In quest´Anno Sacerdotale, vorrei esortare i giovani e i ragazzi ad essere attenti se il Signore invita ad un dono più grande, nella via del Sacerdozio ministeriale, e a rendersi disponibili ad accogliere con generosità ed entusiasmo questo segno di speciale predilezione, intraprendendo con un sacerdote, con il direttore spirituale il necessario cammino di discernimento. Non abbiate paura, poi, cari giovani e care giovani, se il Signore vi chiama alla vita religiosa, monastica, missionaria o di speciale consacrazione: Egli sa donare gioia profonda a chi risponde con coraggio!”.
Il giorno seguente all´incontro con il Papa, i giovani del Cammino Neocatecumenale hanno partecipato, insieme agli iniziatori Kiko Argüello, Carmen Hernández e padre Mario Pezzi ad una celebrazione di ringraziamento per i frutti che le Giornate mondiali della Gioventù hanno avuto. L´incontro è stato presieduto dal cardinale vicario Agostino Vallini.

Un momento dell´omelia del card. Vallini Il cardinal Agostino Vallini ha lungamente incoraggiato i partecipanti a ´non aver paura´ ricordando che la vera felicità è solo nella volontà di Dio.
Al termine dell´incontro poco prima delle chiamate vocazionali, quando Padre Mario Pezzi ha ricordato l´intuizione profetica che 25 anni fa ha avuto Giovanni Paolo II, un lungo applauso ha salutato l´amato Pontefice. 320 ragazzi e 200 ragazze hanno poi risposto alla chiamata rendendosi disponibili ad accogliere la chiamata che il Signore ha suscitato nella loro vita.

I ragazzi vengono benedetti dal cardinal Vallini 
Le ragazze vengono benedette dal cardinal Vallini
da Baltazzar | Mar 18, 2010 | Carismi
Nel secondo anniversario della sua morte
di Marine Soreau
ROMA, mercoledì, 17 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il Movimento dei Focolari ha celebrato il secondo anniversario della morte della sua fondatrice, Chiara Lubich, avvenuta il 14 marzo 2008 a Rocca di Papa, vicino Roma.
“L’Osservatore Romano” ha dedicato vari articoli a Chiara Lubich nelle sue edizioni del 14 e del 15-16 marzo.
A Roma, l’attuale presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, ha ricordato la vita della Lubich, caratterizzata dal suo grande desiderio di unità, durante un congresso organizzato il 14 marzo per renderle omaggio.
“Celebriamo una vita, quella vita per l’unità che è iniziata con Chiara Lubich, portatrice di un evidente e grande dono di Dio, e che vuole continuare a portare i suoi frutti da un capo all’altro della terra e a beneficio di tutta l’umanità”, ha affermato.
“Questa vita s’esprime nelle mille realizzazioni concrete della spiritualità dell’unità che da lei abbiamo ereditato”.
Durante il congresso, il Cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ha ricordato la fondatrice dei Focolari come “una figura che ha inciso profondamente nella vita della Chiesa e del mondo del XX secolo”.
E’ stata un “grande segno di speranza, insieme ai vari carismi suscitati dallo Spirito Santo nella Chiesa di oggi”, ha aggiunto.
Una vita basata su sapienza e unità
Dal canto suo, il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, monsignor Gianfranco Ravasi, si è soffermato “sulla sapienza e sull’unità” su cui Chiara Lubich ha basato la sua esistenza.
Nella Messa che ha presieduto il 13 marzo in sua memoria, ha ricordato la sapienza come “un grande dono divino che ha bisogno sì di intelligenza, ma soprattutto di una grande carica di umanità, di una grande capacità di dare senso, sapore, all’esistenza”.
Quanto all’unità, non significa solo “essere gli uni accanto agli altri”, ma sperimentare “quell’io in te e tu in me” di cui parla il Vangelo, “quell’unità che è comunione”.
Il presule ha quindi concluso la sua omelia con la preghiera di Chiara Lubich: “Ti voglio bene perché sei entrato nella mia vita più dell’aria nei miei polmoni, più del sangue nelle mie vene. Sei entrato dove nessuno poteva entrare, quando nessuno poteva aiutarmi, ogni qualvolta nessuno poteva consolarmi. Ogni volta ho letto nelle tue parole la spiegazione, nel tuo amore la soluzione”.
Movimento riconosciuto nel 1964
Nata a Trento il 22 gennaio 1920, Chiara Lubich ha fondato il Movimento dei Focolari nel 1943.
Lanciata sotto i bombardamenti della II Guerra Mondiale e tra i poveri di Trento, l’iniziativa, basata sul rinnovamento spirituale e sociale, iniziò come un’avventura che ella stessa definiva “divina”.
Chiara Lubich aveva appena 23 anni quando decise di consacrarsi in modo definitivo e totale a Dio.
Il suo Movimento è oggi fonte di ispirazione per più di 4 milioni di persone, delle quali oltre 100.000 sono membri attivi e impegnati.
La sua influenza va al di là della religione cattolica, giungendo a milioni di persone di varie Chiese, di diverse religioni (ebrei, musulmani, buddisti, indù) o senza convinzioni religiose, tutte coinvolte in uno stesso progetto: vivere e diffondere la fraternità universale e contribuire alla costruzione di un’unica famiglia umana.
Riconosciuto ufficialmente con il nome “Opera di Maria” nel 1964, il Movimento dei Focolari ha promosso la nascita di un gran numero di luoghi di formazione spirituale e sociale, così come di incontri ecumenici e interreligiosi.
da Baltazzar | Mar 15, 2010 | Benedetto XVI, Carismi, Chiesa
di Don Antonello Iapicca
Lo Spirito Santo sembra dire l’indicibile. O forse, sembra che vi siano poche orecchie pronte ad ascoltare. “Ecco, all’improvviso, qualcosa che nessuno aveva progettato. Ecco, che lo Spirito Santo, per così dire, aveva chiesto di nuovo la parola. E in giovani uomini e in giovani donne risbocciava la fede, senza “se” né “ma”, senza sotterfugi né scappatoie, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere” (J. Ratzinger, I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica, in: Pontificium Consilium Pro Laicis (a cura di), I movimenti nella Chiesa. Atti del Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali. Roma 27-29 maggio 1998, Città del Vaticano 1999, pp. 23-24). L’allora Card. Ratzinger riconosceva, ma era ormai da moltissimi anni, nei Movimenti e nelle Nuove Comunità la voce dello Spirito Santo: “Per me personalmente fu un evento meraviglioso la prima volta che venni più strettamente a contatto – agli inizi degli anni Settanta – con movimenti quali il Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, il Movimento dei Focolari, sperimentando lo slancio e l’entusiasmo con cui essi vivevano la fede e dalla gioia di questa fede si sentivano necessitati a partecipare ad altri ciò che avevano ricevuto in dono” (Ibidem). Lo ha ribadito qualche giorno fa parlando di San Bonaventura il quale “ci insegna l’insieme del necessario discernimento, anche severo, del realismo sobrio e dell’apertura ai nuovi carismi donati da Cristo, nello Spirito Santo, alla sua Chiesa”.E sabato 13 marzo, ricevendo in udienza i Vescovi della Conferenza Episcopale del Sudan, ha incoraggiato i Presuli “a dedicare la vostra energia a rafforzare l’educazione cattolica, e quindi a preparare i laici in particolare a recare una testimonianza convincente di Cristo in ogni aspetto della famiglia, della vita politica e sociale. Questo è un compito al quale l’Università di Santa Maria di Juba e i movimenti ecclesiali possono apportare un contributo significativo. Dopo i genitori, i catechisti sono il primo anello nella catena di trasmissione del prezioso tesoro della fede. Vi esorto a vigilare sulla loro formazione e sulle loro necessità”
Sono ormai diverse settimane che il Papa, nelle catechesi riguardanti le figure della cristianità medievale come in altre circostanze, riprende una stessa linea di pensiero, ed essa riguarda i nuovi carismi sorti dal Concilio. Questo stesso è guardato e presentato alla luce di questi suoi frutti più luminosi nei quali, attraverso una naturale crescita e maturazione guidata con sapienza dalla Chiesa, si realizza in pienezza quell’ermeneutica della continuità tanto cara al Santo Padre. “I movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono una delle novità più importanti suscitate dallo Spirito Santo nella Chiesa per l’attuazione del Concilio Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso dell’assise conciliare, soprattutto negli anni immediatamente successivi, in un periodo carico di entusiasmanti promesse, ma segnato anche da difficili prove. Paolo VI e Giovanni Paolo II seppero accogliere e discernere, incoraggiare e promuovere l’imprevista irruzione delle nuove realtà laicali che, in forme varie e sorprendenti, ridonavano vitalità, fede e speranza a tutta la Chiesa. Già allora, infatti, rendevano testimonianza della gioia, della ragionevolezza e della bellezza di essere cristiani, mostrandosi grati di appartenere al mistero di comunione che è la Chiesa. Abbiamo assistito al risveglio di un vigoroso slancio missionario, mosso dal desiderio di comunicare a tutti la preziosa esperienza dell’incontro con Cristo, avvertita e vissuta come la sola risposta adeguata alla profonda sete di verità e di felicità del cuore umano” (Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi partecipanti ad un Seminario di studi promosso dal Pontifio Consiglio per i Laici, Sabato, 17 maggio 2008) .
E’ questa la voce dello Spirito che parla alle Chiese di quest’inizio di Terzo Millennio. Lo scandalo della pedofilia invita tutti ad un serio esame di coscienza. E’ un segno che chiama la Chiesa ad una seria purificazione. Le incrostazioni progressiste post-conciliari non possono trovare ora il polo dove cortocircuitare nei tradizionalisti che hanno eletto il Papa quale unico paladino delle loro utopie esclusivistiche, arrivando ormai preoccupantemente a contrapporre Benedetto XVI ai suoi predecessori. Il pericolo si nasconde tra le armi del fuoco amico. Invano il Santo Padre ha riaffermato come “grazie a Dio i timonieri saggi della barca di Pietro, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II, da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dall’altra, nello stesso tempo, hanno difeso l’unicità e la continuità della Chiesa, che è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di Grazia”.
L’insistenza con la quale il Santo Padre indica nei carismi post-conciliari la via che lo Spirito indica alla Chiesa sembra sbattere contro un muro d’omertà, a livello mediatico e non solo. Si parla tanto di preti, di celibato, di crisi e di tolleranza zero. Mai, o quasi mai, della voce dello Spirito che grida tra le piaghe degli scandali. A Boston, una Diocesi dilaniata dalla pedofilia, il Vescovo Card. O’ Malley ha aperto un Seminario Redemptoris Mater per ricostruire laddove la credibilità era giunta sotto lo zero. E’ un caso ma ve ne sono moltissimi, e non riguardano solo la pedofilia. Tra le fila dei Movimenti e delle Nuove Comunità le vocazioni sono in continua crescita. I presbiteri, nella loro maggioranza, sono felici e ardenti di zelo missionario. Un perchè ci dovrà pur essere. Il Santo Padre lo ha ravvisato ed espresso nel Discorso succitato, indicando ai Pastori il giusto atteggiamento: “Andare incontro con molto amore ai movimenti e alle nuove comunità ci spinge a conoscere adeguatamente la loro realtà, senza impressioni superficiali o giudizi riduttivi. Ci aiuta anche a comprendere che i movimenti ecclesiali e le nuove comunità non sono un problema o un rischio in più, che si assomma alle nostre già gravose incombenze. No! Sono un dono del Signore, una risorsa preziosa per arricchire con i loro carismi tutta la comunità cristiana. Perciò non deve mancare una fiduciosa accoglienza che dia loro spazi e valorizzi i loro contributi nella vita delle Chiese locali. Difficoltà o incomprensioni su questioni particolari non autorizzano alla chiusura… A noi Pastori è chiesto di accompagnare da vicino, con paterna sollecitudine, in modo cordiale e sapiente, i movimenti e le nuove comunità, perché possano generosamente mettere a servizio dell’utilità comune, in modo ordinato e fecondo, i tanti doni di cui sono portatori e che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare: lo slancio missionario, gli efficaci itinerari di formazione cristiana, la testimonianza di fedeltà e obbedienza alla Chiesa, la sensibilità ai bisogni dei poveri, la ricchezza di vocazioni”.
Questa ricchezza deriva direttamente dalla fede che i presbiteri, insieme al Popolo di Dio loro affidato, riceve e vede gestata e formata attraverso gli efficaci itinerari di formazione. Essi combattono la battaglia di ogni giorno come tutti, ma l’appartenenza ad una comunità viva corrobora la vocazione giorno dopo giorno. Non che tutti debbano far parte di qualche carisma. La Chiesa è grande, v’è spazio per tutti. Ma essi sono una risorsa preziosa, una profezia in aiuto della Chiesa intera. La crisi di vocazioni, la fragilità estrema di tanti, troppi presbiteri, il calo vertiginoso della frequenza alla messa domenicale, sono sintomi d’un malessere che non può essere imputato esclusivamente alla secolarizzazione e alle deformazioni post-conciliari. La crisi investe la fede. E non risparmia i presbiteri. Per questo il Papa è così attento alla formazione permanente dei laici e dei presbiteri: “La comprensione del Sacerdozio ministeriale è legata alla fede e domanda, in modo sempre più forte, una radicale continuità tra la formazione seminaristica e quella permanente” (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Convegno teologico promosso dalla Congregazione per il Clero, Venerdì, 12 marzo 2010). Per questo tenta in ogni modo di liberare la liturgia dalle deviazioni per riconsegnarla allo splendore che gli è propria, da un lato con il Motu Proprio “Summorum Pontificum” e dall’altro istituzionalizzando alcune innovazioni proprie del Cammino Neocatecumenale attraverso l’Approvazione definitiva dei suoi Statuti; in entrambi i casi il Papa ha a cuore la partecipazione fruttuosa dei fedeli, l’incontro esistenziale e fecondo con il Mistero Pasquale nella bellezza e nella ricchezza dei Sacramenti e della Liturgia. In ogni intervento, in ogni atto di governo, il Papa guarda alla fede del Popolo di cui è Pastore Universale. Confermare tutti nella fede è il suo compito precipuo, ed esso, con evidenza solare, passa anche attraverso la conferma e l’incoraggiamento ai carismi donati alla Chiesa.
Lo scandalo della pedofilia, odioso e vergognoso, ha singolari consonanze con lo scandalo degli eretici medievali. Il Papa, prendendo spunto dalla vicenda dei Francescani e dei gruppi pauperistici che si erano allontanati dalla comunione ecclesiale, ci presenta la via per uscire dalle secche di questi tempi: “Lo stile personale e comunitario degli Ordini Mendicanti, unito alla totale adesione all’insegnamento della Chiesa e alla sua autorità, fu molto apprezzato dai Pontefici dell’epoca, come Innocenzo III e Onorio III, i quali offrirono il loro pieno sostegno a queste nuove esperienze ecclesiali, riconoscendo in esse la voce dello Spirito. E i frutti non mancarono: i gruppi pauperistici che si erano separati dalla Chiesa rientrarono nella comunione ecclesiale o, lentamente, si ridimensionarono fino a scomparire… Anche oggi non mancano simili iniziative: i movimenti, che partono realmente dalla novità del Vangelo e lo vivono con radicalità nell’oggi, mettendosi nelle mani di Dio, per servire il prossimo. Il mondo, come ricordava Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, ascolta volentieri i maestri, quando sono anche testimoni. È questa una lezione da non dimenticare mai nell’opera di diffusione del Vangelo: vivere per primi ciò che si annuncia, essere specchio della carità divina”.
Nei Movimenti e nelle Nuove Comunità il Santo Padre vede questi testimoni, e li indica alla Chiesa come un dono profetico dello Spirito Santo. Sono anch’essi, accanto alla schiera di cristiani, presbiteri e religiosi che, nel silenzio dei giorni che si susseguono, incarnano la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, la speranza e la certezza per la Chiesa del futuro. Criterio fondamentale ed ineludibile è, oggi più che mai “non indulgere ad alcuna pretesa di uniformità assoluta nella organizzazione e nella programmazione pastorale… meglio meno organizzazione e più Spirito Santo!… (J. Ratzinger, Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa cattolica nella svolta del millennio, Milano 1997, p. 18)