Il sisma mostra la piccolezza dell’uomo. La famiglia Forbicini: La nostra vita nella Yokohama del post-terremoto, condivisa con il popolo giapponese

Abbiamo raggiunto la famiglia Forbicini, missionari del cammino neocatecumenale, che abita a Yokohama, in Giappone. Ecco la loro testimonianza sul dramma che ha colpito il Paese nipponico.

Prima di tutto vi diciamo che abitiamo in una zona piuttosto nuova, tra la metropoli di Tokyo e quella di Yokohama, zona che il cardinale Hamao, deceduto 4 anni fa, aveva scelto per 4 famiglie missionarie con un presbitero e alcune ragazze missionarie per avviare un piccolo segno della Chiesa cattolica. Geograficamente parlando non siamo vicini all’epicentro, ma il terremoto è stato di forte intensità, di lunga durata, e anche noi abbiamo avvertito chiaramente le scosse, che hanno spostato i mobili di casa; la paura è stata grande però nella nostra zona non c’è stato il fenomeno dello tsunami, più disastroso del sisma stesso. Ma ugualmente ci sono stati 7 morti a Tokyo e 3 a Yokohama.
Venerdì 11 marzo, dopo il terremoto, dal pomeriggio, ci siamo imbattuti in tutti quei disagi e difficoltà che si possono immaginare (trasporti fermi, comunicazioni telefoniche impossibili, mancanza di luce, riscaldamento e gas), anche muoversi per le strade era difficile per i semafori fuori uso. Problemi che abbiamo condiviso con le persone giapponesi che ci hanno anche aiutato.
Il terremoto ci ha colto nelle ore lavorative, e oltre alla paura abbiamo sentito l’apprensione di non poter sapere l’uno dell’altro, perché in posti diversi; il blocco delle comunicazioni telefoniche era totale. Proprio come tanti giapponesi abbiamo assaporato la paura, l’isolamento, il non sapere come reincontrarsi. Dappertutto nel mondo i problemi dell’uomo sono uguali anche se la cultura è diversa. Alle 2 di notte siamo potuti rientrare tutti insieme a casa.
Mercoledì 9 marzo, inizio della Quaresima, avevamo celebrato l’Eucarestia e ricevuto il segno delle Ceneri; il giorno seguente, giovedì 10, in centro a Tokyo c’è stata la riunione delle comunità di Tokyo e Yokohama, per l’annuncio di Quaresima; e venerdì 11 marzo, non solo la parola, ma il fatto, che ci fa veramente pensare che l’uomo è ben poca cosa e la sua fragilità è evidente anche se nascosta dalle sicurezze e dalle immagini.
È vero che sempre l’uomo pensa di essere come Dio o di voler prendere il posto di Dio, sapendo sempre quello che sarebbe bene per la nostra vita, cioè avendo la conoscenza del bene e del male.
Il terremoto e lo tsunami sono eventi che l’uomo non può controllare e che ci richiamano al senso della vita; in pochi minuti ti puoi trovare senza famiglia, senza casa, senza tutto. Questa esperienza ci aiuta e ci invita a conversione. Ci sono molti terremoti nella vita, anche se molti pensano e sperano che nella vita non succeda mai niente di doloroso, che vada sempre tutto bene, secondo la propria ragione.
Anche la conversione è un terremoto per la persona, che col cuore torna a Dio, perché è un cambio di vita, di pensiero, di mentalità. La missione in Giappone è anche questo: un insegnamento per la nostra vita.
Forse potrà sembrare strano questo nostro scritto dal Giappone sul terremoto, ma pensiamo che tramite i mezzi di comunicazione, chiunque possa ricevere immagini o notizie tecniche sul disastro più particolari e precise di quelle che possiamo fornire noi. Noi possiamo solo rileggere ogni giorno la preghiera che ci diede personalmente il santo padre Giovanni Paolo II il giorno del nostro invio, insieme con altre famiglie, il 30 dicembre 1988, festa della Sacra Famiglia:
«Benedetto sei Tu, Padre Santo, Dio nostro, Re eterno, che nella tua infinita bontà hai inviato al mondo il tuo Figlio diletto.
Tu lo hai affidato nella sua crescita umana alla Santa famiglia di Nazaret, perché la sempre Vergine Maria e san Giuseppe, il suo sposo, lo allevassero e lo curassero per farlo arrivare alla statura adulta e adempiere la Tua missione di salvezza per tutto il genere umano.
Tu, che nella tua sollecitudine celeste hai guardato con bontà la fede smarrita di tanti figli tuoi, hai suscitato queste famiglie attraverso il cammino neocatecumenale, perché, seguendo le orme della Famiglia di Nazaret, possano convocare gli uomini a una “nuova scuola”, a un cammino di crescita battesimale, dove, allevati e curati dalla tua Santa Chiesa, possano raggiungere quella statura di fede che permetta loro di vivere secondo la Tua volontà.
Manda su queste famiglie, o Padre, il tuo Spirito Santo che le sostenga in quelle nazioni dove tu le invii, perché, in mezzo a tanti poveri, possano vincere ogni tentazione del demonio e, piene di gioia, conducano a Te nuovi figli che cantino per sempre le tue lodi. Per Cristo Nostro Signore. Amen».
Questa preghiera esprime molto bene l’opera che Dio sta compiendo con il popolo giapponese e con noi, aldilà della nostra realtà.
Anche in questi giorni continuano le scosse di terremoto, di minore intensità, ma il punto più preoccupante ora è rappresentato dalle condizioni della centrale nucleare nella zona del terremoto.
Grazie per le vostre preghiere

da http://segnideitempi.blogspot.com

 

Al via il Cammino neocatecumenale

A Lugo, con il saluto del vescovo, riprendono le catechesi

Circa 30 anni fa don Ennio Vaccari, prevosto della Collegiata, avviò a Lugo nella sua parrocchia l’esperienza del Cammino Neocatecumenale.

La settimana scorsa, dopo due anni, l’esperienza Neocatecumenale è ricominciata nella parrocchia della Madonna del Molino con le catechesi e nuovi catechisti itineranti, in accordo con i parroci della Collegiata e con il vescovo Tommaso Ghirelli che nella serata di apertura delle catechesi ha rivolto loro questo saluto.

 

L’annuncio del Vangelo è un evento che da duemila anni si rinnova senza perdere nulla della sua freschezza né della sua potenza.

Così anche a partire da questa sera.

Non è possibile dire in anticipo quali effetti questo annuncio essenziale, forte e umile nello stesso tempo, produrrà nel cuore delle persone e nell’intera comunità lughese, ma di una cosa siamo certissimi: che cambierà la situazione, non lascerà le cose tali e quali. Perciò vi esorto ad ascoltare con animo aperto, lasciando alla parola di Dio l’iniziativa.

Questo annuncio è rivolto personalmente a ciascuno di noi che siamo venuti liberamente ad ascoltarlo, ci interpella e ci mette in discussione. Ci porta a riconsiderare tutte le esperienze passate e non solo la situazione attuale. Sottopone a verifica le conclusioni a cui ciascuno di noi era arrivato, perché – pur essendo recato da uomini soggetti come noi a sbagliare – viene da un Altro, il quale garantisce la propria presenza attiva. Ha detto infatti “Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo”.

È un annuncio che risponde ad attese, a problemi aperti; viene a sciogliere tensioni e fare chiarezza dentro di noi. D’altra parte, non impone nulla, propone e rispetta la libertà di ciascuno. Non impedisce quindi di rimanere o confermarsi in una condizione di pregiudizio, di poca sincerità, di risentimento, anche se viene appositamente a fare risplendere la verità e la bellezza del reale. Non pretendiamo di porre noi le domande iniziali, ma prima ascoltiamo; poi tireremo le nostre conclusioni ed esprimeremo i nostri giudizi secondo coscienza.

Così verrà superato un pericolo sempre in agguato: quello del plagio e del condizionamento negativo. Se in passato alcune persone hanno subito torti anche gravi da parte dei catechisti o di altri membri del Cammino, più che discutere conviene mettersi in ascolto del Vangelo. Se poi emergerà che sono stati inferti dei danni documentati, sarà mio dovere comminare una sanzione ai colpevoli e, nella misura del possibile, risarcire chi li ha subiti.

Anche chi è rivestito di autorità nella Chiesa per il bene dei fratelli, anzi lui per primo, è interpellato dal Vangelo, proprio mentre viene confermato in questa sua vocazione. Anche chi è già cristiano praticante, obbediente ai pastori, arricchito di esperienze spirituali, viene raggiunto e rinnovato dall’annuncio fatto in forma di kerigma. Questo vale in particolare per chi ha già fatto il cammino neocatecumenale, cammino iniziato – come è noto – una quarantina d’anni orsono, sulla scia del Concilio Vaticano II. Nessuno, neanche il catechista che lo propone, neanche il vescovo che lo autorizza, è superiore al Vangelo.

L’annuncio viene fatto a Lugo non per la prima volta, non in una parrocchia, ma – eccezionalmente – a livello cittadino, presso questo santuario della Madonna, per esprimere rispetto ed evitare giudizi, per esprimere apertura ed evitare condizionamenti derivanti dal passato. Che non sia innocuo, che provochi reazioni contrastanti, lo sappiamo e ci verrà ripetuto, quindi non si intende affatto renderlo “indolore” o ignorare le ingiustizie, attraverso la scelta di un luogo diverso dalla Collegiata, ma si intende sottolineare la novità perenne del Vangelo e aiutare ciascuno a liberarsi dai condizionamenti e dalle incomprensioni.

Il mio pensiero in questo momento va anche a quanti nel Cammino e a causa di persone ad esso legate hanno dovuto soffrire, a quanti sono scandalizzati o provano risentimento. Gesù ha detto: “E’ inevitabile che vi siano scandali, ma guai a coloro che ne sono responsabili”. Desidero incontrare nuovamente queste persone, far loro sapere che mi pongo a loro disposizione, anche se sono convinto che sia ingiusto trarre dagli errori compiuti la conclusione che i danni siano irreparabili. Infatti il bene fatto dal Cammino supera il male che vi si è insinuato. Piuttosto, vedo le catechesi che iniziano questa sera come un richiamo all’esame di coscienza, alla conversione e alla richiesta di perdono. Anch’io so di avere delle responsabilità, per le quali prego nella speranza di riuscire a riconoscerle e di riuscire a riparare.

Per parte mia dunque pongo questo inizio delle catechesi proprie del Cammino Neocatecumenale sotto la protezione della Beata Vergine del Molino, saluto tutti i convenuti e in particolare don Bettoli, ringrazio, nella persona di don Tondini, il Santuario e la sua comunità parrocchiale. Ringrazio infine i catechisti venuti appositamente da Fano e chi li ha inviati e dico loro: «Benedetto chi viene nel nome del Signore».

www.nuovodiario.com

Toni Spandri, l’apostolo della nuova evangelizzazione

Fece conoscere al Papa il Cammino Neocatecumenale

di Giuseppe Gennarini

ROMA, lunedì, 7 marzo 2011 (ZENIT.org).- Accompagnato in processione da tremila persone tra cui tantissimi giovani, il corpo di Antonio Spandri è stato deposto venerdì 4 marzo nel cimitero di Neuer Suedfriedhof, a Monaco, al termine di una cerimonia in cui tutti hanno avuto modo di congedarsi personalmente da lui gettando una manciata di terra sulla sua bara.

Toni è morto improvvisamente e inaspettatamente a Monaco lo scorso 28 febbraio mentre insieme alla moglie Bruna stava leggendo e commentando dei testi sull’iniziazione cristiana.

In mattinata è stato celebrato il funerale di questo apostolo della nuova evangelizzazione nel duomo stracolmo di Nostra Signora di Monaco e il Cardinale Paul Josef Cordes, Presidente emerito del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, aveva trasmesso il dolore del Santo Padre alla notizia della sua morte. Benedetto XVI aveva conosciuto Toni come suo studente in Germania più di quaranta anni fa e da allora era sempre rimasto in contatto con lui.

“Vi invito tutti a celebrare questa festa – ha detto Bruna dopo avere ringraziato il Cardinale Reinhard Marx per aver inviato il suo vicario generale, monsignor Peter Beer, a presiedere la messa esequiale -. Abbiamo avuto desiderio che i presbiteri fossero rivestiti di bianco, e non di viola, come segno del battesimo ma soprattutto come segno della resurrezione di Gesù Cristo”.

“Caro Toni, ti ringrazio per l’amore che hai avuto per me – ha detto Kiko Argüello, iniziatore del Cammino neocatecumenale -. Ti ringrazio soprattutto perché con la tua morte mi hai concesso il dono di farmi pensare alla mia morte e questo mi ha fatto tanto bene. Spero di essere presto con te!”.

Nato a Venezia nel 1943, Spandri aveva studiato giurisprudenza a Venezia e, durante gli studi universitari alla fine degli anni Sessanta, aveva vissuto in prima persona il travaglio della Fuci, l’associazione universitaria dei cattolici: Spandri si era distinto per una ricerca di fede e di interiorità che lo portò con la moglie Bruna a studiare teologia a Tubinga. Anche qui si trovò in un’università divisa dalla contestazione e si avvicinò al professor Ratzinger e lo seguì quando questi si trasferì a Regensburg.

Attraverso un compagno di studi, Stefano Gennarini, conobbe il Cammino Neocatecumenale e contribuì alla sua introduzione nella diocesi di Venezia, grazie all’appoggio dell’allora Cardinale Albino Luciani. Quando nella parrocchia di S. Maria Formosa a Venezia nacque la prima comunità Neocatecumenale, Toni fu eletto suo responsabile. Successivamente, insieme a Bruna e a Stefano Gennarini comunicarono al professor Ratzinger la loro esperienza del cammino.

“Io ero professore a Tübingen – scrisse nel 1999 il futuro Benedetto XVI, ricordando quegli incontri – e vennero da me alcuni neocatecumeni, tra cui Toni Spandri che è stato poi mio studente per molti anni e che adesso lavora a Monaco. Quei giovani erano toccati dalla scoperta che la Chiesa ha bisogno di un nuovo catecumenato post battesimale, che deve realizzare di nuovo l’appropriazione personale e comunitaria del Battesimo in un cammino comune. Io, riflettendo sul Battesimo mi ero accorto da tempo che il Battesimo è quasi il sacramento dimenticato nella Chiesa, mentre è il fondamento del nostro essere cristiani. Avendo studiato i Padri, in particolare, avevo appreso da loro come il sacramento si realizzi in un cammino di iniziazione e per questo fui felice che si desse un nuovo inizio di questa esperienza. Quello che il Cammino Neocatecumenale aveva compreso, infatti, era appunto che, anche se siamo battezzati da bambini, dobbiamo entrare nella realtà del nostro Battesimo, dobbiamo in tutta la nostra vita, in tappe diverse, naturalmente, entrare in questa iniziazione alla comunione con Cristo nella Chiesa. Fui felice, quindi, che si aprisse così un cammino di rinnovamento di questa esperienza fondamentale della Chiesa e questo soprattutto in un tempo in cui la famiglia e la scuola non erano già più, come in passato, luoghi di iniziazione alla fede e alla comunione con Cristo nella Chiesa”.

Fu poi proprio il professor Ratzinger ad introdurre il Cammino a Monaco di Baviera scrivendo a due parroci suoi amici.

“Penso che tutti noi siamo molto grati del fatto che sia stato Toni a dare una luce al Papa – ha detto il Cardinal Cordes durante il funerale -. Siamo anche grati per tutto ciò che il Cammino ha dato alla Chiesa”.

Nel 1974 Toni e Bruna, che avevano allora due figli, lasciarono tutto – anche l’impresa ereditata – per diventare catechisti itineranti responsabili del Cammino Neocatecumenale in Germania e successivamente anche in Olanda.

Questa decisione radicale – raccontava Toni con grande gratitudine a Kiko, Carmen e al Cammino – lo aveva salvato dalla tristezza di una vita piatta e gli aveva dato una vera libertà. Ai suoi figli ricordava che da quando Cristo lo aveva chiamato a seguirlo “il vino e la gioia non sono mai mancati sulla sua tavola”.

Toni e Bruna aprirono il Cammino anche nella allora Germania comunista attraversando molte volte il check-point Charlie, il posto di confine tra le due Berlino: diverse volte vennero arrestati dai Vopos (la polizia comunista) e passarono nottate in cella, interrogati dalle guardie comuniste.

Don Mario Pezzi ha sottolineato nell’omelia l’intensità con cui Spandri ha contribuito alla nuova evangelizzazione: “Si è messo al servizio di un cammino che mira ad accompagnare i cristiani a riscoprire il loro battesimo, per poter affrontare le sfide di un mondo secolarizzato. Toni e Bruna hanno voluto servire il rinnovamento della Chiesa nello spirito del Concilio Vaticano II… Per questo hanno lasciato le loro famiglie facoltose per vivere in sobrietà e semplicità per l’evangelizzazione, aprendosi al dono dei figli”.

Toni e Bruna hanno infatti avuto dieci figli: Maria, la sesta, era in clinica per partorire il secondo figlio, quando il padre è morto, e Stefano, il settimo, si era sposato poche settimane fa ed era appena tornato dal viaggio di nozze. Toni e Bruna hanno avuto finora trentadue nipoti dimostrando, con il loro esempio, che l’insegnamento della Chiesa, sopratutto attraverso l’Humanae Vitae, non solo era profetico riguardo alla situazione di crisi dell’Europa odierna ma sopratutto era fonte di gioia e di amore.

Tante famiglie tedesche hanno seguito l’esempio di Toni e Bruna e questo spiega il numero impressionante di giovani al funerale. Nei giorni precedenti il funerale Casa Spandri, dove il corpo di Toni è rimasto esposto per tre giorni, è stata invasa da tantissime persone sopratutto giovani che raccontavano e celebravano il dono di Toni. “In questi giorni abbiamo veramente visto il cielo aperto – ha detto Tobia, il primogenito e padre di otto figli – e al termine di questi giorni possiamo dire che la forza della morte è stata spezzata. Per tutti noi oggi è Pasqua”.

Per tanti anni Toni e Bruna, di fronte alle tante difficoltà poste dalla evangelizzazione in Nord Europa, erano sempre stati incoraggiati ed appoggiati dal Santo Padre che come loro aveva tanto a cuore l’evangelizzazione della Germania.

Appena sei settimane fa Benedetto XVI aveva inviato circa 200 coppie del Cammino neocatecumenale in missione ed aveva inaugurato altre tre “missio ad gentes” nella diocesi di Colonia, in Germania. Le missio ad gentes seguite da Toni e Bruna erano così salite a sette, tre a Colonia, due a Chemnitz e due in Olanda. Ciascuna di queste missio ad gentes è costituita da un presbitero accompagnato da tre o quattro famiglie numerose che, su richiesta di un Vescovo, riceve un mandato per evangelizzare zone scristianizzate o pagane, con la missione, come dice il Vangelo, di far presente una comunità cristiana dove “siano perfettamente uno perché il mondo creda”.

Giovanni Paolo II nel 1985, al sesto Simposio dei Vescovi europei disse che per rispondere alla secolarizzazione dell’Europa era necessario ritornare al “primissimo modello apostolico”. Così queste missio ad gentes, ad imitazione del “primissimo modello apostolico”, si riuniscono nelle case in mezzo ai non battezzati. Dopo quattro anni di esperienza molte persone che mai sarebbero entrate in una chiesa, si stanno avvicinando a queste famiglie. Un filosofo ateo ha ringraziato la missio ad gentes perché senza di essa non avrebbe mai scoperto l’amore di Cristo.

Toni e Bruna avevano dedicato ultimamente sempre più energie alle missio ad gentes, esperienza verso cui anche Benedetto XVI nutre molta fiducia e speranza. Lo scorso settembre Toni e Bruna avevano partecipato all’incontro annuale che il Santo Padre tiene ogni anno a Castel Gandolfo incontrando i suoi alunni per tre giorni; alla fine si era discusso il prossimo tema per il 2011 e Toni aveva proposto come tema la “Nuova evangelizzazione”, tema che il Papa ha adottato subito con entusiasmo.

Attualmente in Germania esistono un centinaio di comunità neocatecumenali, di cui una trentina nell’Arcidiocesi di Monaco. Toni e Bruna hanno inoltre promosso la erezione in Germania di due Seminari “Redemptoris Mater” a Berlino e Colonia e di altri due in Olanda: Amsterdam e Roermond.

Nel 2005 con l’aiuto di 95 comunità tedesche e olandesi, Spandri ha gestito l’organizzazione del mega-incontro dei giovani seguito alla Giornata Mondiale della Gioventù durante il quale 2500 giovani hanno dato la loro disponibilità a seguire Gesù Cristo.

“Cari fratelli e sorelle: Toni Spandri è passato al Padre. Noi vogliamo condividere con voi la Parola che il Signore gli ha donato, aprendo il Vangelo nel momento della sua morte, per accompagnarlo nel suo passaggio al cielo”, ha scritto Bruna Spandri in una lettera. “‘Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero’ (Mt. 11,28-30). Il Signore, che  gli ha donato di portare per 40 anni la Croce di Cristo nell’evangelizzazione gli ha donato anche di trovare ristoro in LUI! Cristo è veramente risorto!”.

Tutta la diocesi e tanti fratelli piangono per la perdita di Toni: durante il funerale Bruna ha concluso così: “Alla domanda che si stanno ponendo tanti fratelli del Cammino: ‘E ora che succederà?’ non posso dire altro che questo: ‘Dio è fedele! Se amiamo Dio e il suo Figlio, Gesù Cristo, non dobbiamo temere nulla!'”.

Toni ripeteva spesso, come gli aveva detto Kiko, che un itinerante muore evangelizzando, “con i sandali ai piedi”, e così gli ha concesso Dio.

Toni Spandri, l'apostolo della nuova evangelizzazione

Fece conoscere al Papa il Cammino Neocatecumenale

di Giuseppe Gennarini

ROMA, lunedì, 7 marzo 2011 (ZENIT.org).- Accompagnato in processione da tremila persone tra cui tantissimi giovani, il corpo di Antonio Spandri è stato deposto venerdì 4 marzo nel cimitero di Neuer Suedfriedhof, a Monaco, al termine di una cerimonia in cui tutti hanno avuto modo di congedarsi personalmente da lui gettando una manciata di terra sulla sua bara.

Toni è morto improvvisamente e inaspettatamente a Monaco lo scorso 28 febbraio mentre insieme alla moglie Bruna stava leggendo e commentando dei testi sull’iniziazione cristiana.

In mattinata è stato celebrato il funerale di questo apostolo della nuova evangelizzazione nel duomo stracolmo di Nostra Signora di Monaco e il Cardinale Paul Josef Cordes, Presidente emerito del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, aveva trasmesso il dolore del Santo Padre alla notizia della sua morte. Benedetto XVI aveva conosciuto Toni come suo studente in Germania più di quaranta anni fa e da allora era sempre rimasto in contatto con lui.

“Vi invito tutti a celebrare questa festa – ha detto Bruna dopo avere ringraziato il Cardinale Reinhard Marx per aver inviato il suo vicario generale, monsignor Peter Beer, a presiedere la messa esequiale -. Abbiamo avuto desiderio che i presbiteri fossero rivestiti di bianco, e non di viola, come segno del battesimo ma soprattutto come segno della resurrezione di Gesù Cristo”.

“Caro Toni, ti ringrazio per l’amore che hai avuto per me – ha detto Kiko Argüello, iniziatore del Cammino neocatecumenale -. Ti ringrazio soprattutto perché con la tua morte mi hai concesso il dono di farmi pensare alla mia morte e questo mi ha fatto tanto bene. Spero di essere presto con te!”.

Nato a Venezia nel 1943, Spandri aveva studiato giurisprudenza a Venezia e, durante gli studi universitari alla fine degli anni Sessanta, aveva vissuto in prima persona il travaglio della Fuci, l’associazione universitaria dei cattolici: Spandri si era distinto per una ricerca di fede e di interiorità che lo portò con la moglie Bruna a studiare teologia a Tubinga. Anche qui si trovò in un’università divisa dalla contestazione e si avvicinò al professor Ratzinger e lo seguì quando questi si trasferì a Regensburg.

Attraverso un compagno di studi, Stefano Gennarini, conobbe il Cammino Neocatecumenale e contribuì alla sua introduzione nella diocesi di Venezia, grazie all’appoggio dell’allora Cardinale Albino Luciani. Quando nella parrocchia di S. Maria Formosa a Venezia nacque la prima comunità Neocatecumenale, Toni fu eletto suo responsabile. Successivamente, insieme a Bruna e a Stefano Gennarini comunicarono al professor Ratzinger la loro esperienza del cammino.

“Io ero professore a Tübingen – scrisse nel 1999 il futuro Benedetto XVI, ricordando quegli incontri – e vennero da me alcuni neocatecumeni, tra cui Toni Spandri che è stato poi mio studente per molti anni e che adesso lavora a Monaco. Quei giovani erano toccati dalla scoperta che la Chiesa ha bisogno di un nuovo catecumenato post battesimale, che deve realizzare di nuovo l’appropriazione personale e comunitaria del Battesimo in un cammino comune. Io, riflettendo sul Battesimo mi ero accorto da tempo che il Battesimo è quasi il sacramento dimenticato nella Chiesa, mentre è il fondamento del nostro essere cristiani. Avendo studiato i Padri, in particolare, avevo appreso da loro come il sacramento si realizzi in un cammino di iniziazione e per questo fui felice che si desse un nuovo inizio di questa esperienza. Quello che il Cammino Neocatecumenale aveva compreso, infatti, era appunto che, anche se siamo battezzati da bambini, dobbiamo entrare nella realtà del nostro Battesimo, dobbiamo in tutta la nostra vita, in tappe diverse, naturalmente, entrare in questa iniziazione alla comunione con Cristo nella Chiesa. Fui felice, quindi, che si aprisse così un cammino di rinnovamento di questa esperienza fondamentale della Chiesa e questo soprattutto in un tempo in cui la famiglia e la scuola non erano già più, come in passato, luoghi di iniziazione alla fede e alla comunione con Cristo nella Chiesa”.

Fu poi proprio il professor Ratzinger ad introdurre il Cammino a Monaco di Baviera scrivendo a due parroci suoi amici.

“Penso che tutti noi siamo molto grati del fatto che sia stato Toni a dare una luce al Papa – ha detto il Cardinal Cordes durante il funerale -. Siamo anche grati per tutto ciò che il Cammino ha dato alla Chiesa”.

Nel 1974 Toni e Bruna, che avevano allora due figli, lasciarono tutto – anche l’impresa ereditata – per diventare catechisti itineranti responsabili del Cammino Neocatecumenale in Germania e successivamente anche in Olanda.

Questa decisione radicale – raccontava Toni con grande gratitudine a Kiko, Carmen e al Cammino – lo aveva salvato dalla tristezza di una vita piatta e gli aveva dato una vera libertà. Ai suoi figli ricordava che da quando Cristo lo aveva chiamato a seguirlo “il vino e la gioia non sono mai mancati sulla sua tavola”.

Toni e Bruna aprirono il Cammino anche nella allora Germania comunista attraversando molte volte il check-point Charlie, il posto di confine tra le due Berlino: diverse volte vennero arrestati dai Vopos (la polizia comunista) e passarono nottate in cella, interrogati dalle guardie comuniste.

Don Mario Pezzi ha sottolineato nell’omelia l’intensità con cui Spandri ha contribuito alla nuova evangelizzazione: “Si è messo al servizio di un cammino che mira ad accompagnare i cristiani a riscoprire il loro battesimo, per poter affrontare le sfide di un mondo secolarizzato. Toni e Bruna hanno voluto servire il rinnovamento della Chiesa nello spirito del Concilio Vaticano II… Per questo hanno lasciato le loro famiglie facoltose per vivere in sobrietà e semplicità per l’evangelizzazione, aprendosi al dono dei figli”.

Toni e Bruna hanno infatti avuto dieci figli: Maria, la sesta, era in clinica per partorire il secondo figlio, quando il padre è morto, e Stefano, il settimo, si era sposato poche settimane fa ed era appena tornato dal viaggio di nozze. Toni e Bruna hanno avuto finora trentadue nipoti dimostrando, con il loro esempio, che l’insegnamento della Chiesa, sopratutto attraverso l’Humanae Vitae, non solo era profetico riguardo alla situazione di crisi dell’Europa odierna ma sopratutto era fonte di gioia e di amore.

Tante famiglie tedesche hanno seguito l’esempio di Toni e Bruna e questo spiega il numero impressionante di giovani al funerale. Nei giorni precedenti il funerale Casa Spandri, dove il corpo di Toni è rimasto esposto per tre giorni, è stata invasa da tantissime persone sopratutto giovani che raccontavano e celebravano il dono di Toni. “In questi giorni abbiamo veramente visto il cielo aperto – ha detto Tobia, il primogenito e padre di otto figli – e al termine di questi giorni possiamo dire che la forza della morte è stata spezzata. Per tutti noi oggi è Pasqua”.

Per tanti anni Toni e Bruna, di fronte alle tante difficoltà poste dalla evangelizzazione in Nord Europa, erano sempre stati incoraggiati ed appoggiati dal Santo Padre che come loro aveva tanto a cuore l’evangelizzazione della Germania.

Appena sei settimane fa Benedetto XVI aveva inviato circa 200 coppie del Cammino neocatecumenale in missione ed aveva inaugurato altre tre “missio ad gentes” nella diocesi di Colonia, in Germania. Le missio ad gentes seguite da Toni e Bruna erano così salite a sette, tre a Colonia, due a Chemnitz e due in Olanda. Ciascuna di queste missio ad gentes è costituita da un presbitero accompagnato da tre o quattro famiglie numerose che, su richiesta di un Vescovo, riceve un mandato per evangelizzare zone scristianizzate o pagane, con la missione, come dice il Vangelo, di far presente una comunità cristiana dove “siano perfettamente uno perché il mondo creda”.

Giovanni Paolo II nel 1985, al sesto Simposio dei Vescovi europei disse che per rispondere alla secolarizzazione dell’Europa era necessario ritornare al “primissimo modello apostolico”. Così queste missio ad gentes, ad imitazione del “primissimo modello apostolico”, si riuniscono nelle case in mezzo ai non battezzati. Dopo quattro anni di esperienza molte persone che mai sarebbero entrate in una chiesa, si stanno avvicinando a queste famiglie. Un filosofo ateo ha ringraziato la missio ad gentes perché senza di essa non avrebbe mai scoperto l’amore di Cristo.

Toni e Bruna avevano dedicato ultimamente sempre più energie alle missio ad gentes, esperienza verso cui anche Benedetto XVI nutre molta fiducia e speranza. Lo scorso settembre Toni e Bruna avevano partecipato all’incontro annuale che il Santo Padre tiene ogni anno a Castel Gandolfo incontrando i suoi alunni per tre giorni; alla fine si era discusso il prossimo tema per il 2011 e Toni aveva proposto come tema la “Nuova evangelizzazione”, tema che il Papa ha adottato subito con entusiasmo.

Attualmente in Germania esistono un centinaio di comunità neocatecumenali, di cui una trentina nell’Arcidiocesi di Monaco. Toni e Bruna hanno inoltre promosso la erezione in Germania di due Seminari “Redemptoris Mater” a Berlino e Colonia e di altri due in Olanda: Amsterdam e Roermond.

Nel 2005 con l’aiuto di 95 comunità tedesche e olandesi, Spandri ha gestito l’organizzazione del mega-incontro dei giovani seguito alla Giornata Mondiale della Gioventù durante il quale 2500 giovani hanno dato la loro disponibilità a seguire Gesù Cristo.

“Cari fratelli e sorelle: Toni Spandri è passato al Padre. Noi vogliamo condividere con voi la Parola che il Signore gli ha donato, aprendo il Vangelo nel momento della sua morte, per accompagnarlo nel suo passaggio al cielo”, ha scritto Bruna Spandri in una lettera. “‘Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero’ (Mt. 11,28-30). Il Signore, che  gli ha donato di portare per 40 anni la Croce di Cristo nell’evangelizzazione gli ha donato anche di trovare ristoro in LUI! Cristo è veramente risorto!”.

Tutta la diocesi e tanti fratelli piangono per la perdita di Toni: durante il funerale Bruna ha concluso così: “Alla domanda che si stanno ponendo tanti fratelli del Cammino: ‘E ora che succederà?’ non posso dire altro che questo: ‘Dio è fedele! Se amiamo Dio e il suo Figlio, Gesù Cristo, non dobbiamo temere nulla!'”.

Toni ripeteva spesso, come gli aveva detto Kiko, che un itinerante muore evangelizzando, “con i sandali ai piedi”, e così gli ha concesso Dio.

E’ morto a Monaco Toni Spandri

E’ morto improvvisamente lunedì sera nella sua casa, a Monaco di Baviera, Toni Spandri, 67 anni, catechista itinerante del cammino neocatecumenale, lì presente con la famiglia dal 1974. Sposato con Bruna, era padre di 10 figli, di cui una oggi residente a Venezia. Membro della prima comunità di S. Maria Formosa a Venezia, laureato in legge, ha studiato teologia a Tubingen e Regensburg, avendo come professore l’attuale papa Ratzinger. Nei primi anni settanta, conosciuta l’esperienza nascente del cammino, si è adoperato per poter iniziare le catechesi anche nel Patriarcato. Con la moglie Bruna era responsabile delle comunità di Germania e da qualche anno anche dell’Olanda e seguiva la pastorale vocazionale dei seminari “Redemptoris Mater”.

Toni Spandri si può dire che abbia fatto conoscere il Cammino neocatecumenale a Joseph Ratzinger, verso la metà degli anni Sessanta. “Io ero professore a Túbingen – ricordava il futuro Benedetto XVI – e vennero da me alcuni neocatecumeni, tra cui Toni Spandri che è stato poi mio studente per molti anni e che adesso lavora a Monaco. Quei giovani erano toccati dalla scoperta che la Chiesa ha bisogno di un nuovo catecumenato post‑battesímale, che deve realizzare di nuovo l’appropriazione personale e comunitaria del Battesimo in un cammino comune”.
“Io, riflettendo sul Battesimo – continua il card. Ratzinger nel corso di un dialogo del 1999 con mons. Stanislao Rylko, Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici – mi ero accorto da tempo che il Battesimo è quasi il sacramento dimenticato nella Chiesa, mentre è il fondamento del nostro essere cristiani. Avendo studiato i Padri, in particolare, avevo appreso da loro come il sacramento si realizzi in un cammino di iniziazione e per questo fui felice che si desse un nuovo inizio di questa esperienza. Quello che il Cammino Neocatecumenale aveva compreso, infatti, era appunto che, anche se siamo battezzati da bambini, dobbiamo entrare nella realtà del nostro Battesimo, dobbiamo in tutta la nostra vita, in tappe diverse, naturalmente, entrare in questa iniziazione alla comunione con Cristo nella Chiesa. Fui felice, quindi, che si aprisse così un cammino di rinnovamento di questa esperienza fondamentale della Chiesa e questo soprattutto in un tempo in cui la famiglia e la scuola non erano già più, come in passato, luoghi di iniziazione alla fede e alla comunione con Cristo nella Chiesa”.
In Germania si era dedicato a tempo pieno all’evangelizzazione, viaggiando spesso per tutto il paese. Grazie a lui erano nate comunità anche nella Germania orientale, durante il regime comunista. Faceva parte del Collegio elettivo del Cammino neocatecumenale, organo previsto dallo Statuto per la nomina dell’équipe responsabile internazionale, in caso di scomparsa dei due iniziatori Kiko Argüello e Carmen Hernández.
I funerali avranno luogo venerdì 4 marzo alle 11.00 nella cattedrale di Monaco. Sono attese circa duemila persone.

da www.gvonline.it