Lo Spirito Santo ha chiesto di nuovo la parola. Chi ha orecchi, ascolti ciò che dice alle chiese.

di Don Antonello Iapicca

Lo Spirito Santo sembra dire l’indicibile. O forse, sembra che vi siano poche orecchie pronte ad ascoltare. “Ecco, all’improvviso, qualcosa che nessuno aveva progettato. Ecco, che lo Spirito Santo, per così dire, aveva chiesto di nuovo la parola. E in giovani uomini e in giovani donne risbocciava la fede, senza “se” né “ma”, senza sotterfugi né scappatoie, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere” (J. Ratzinger, I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica, in: Pontificium Consilium Pro Laicis (a cura di), I movimenti nella Chiesa. Atti del Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali. Roma 27-29 maggio 1998, Città del Vaticano 1999, pp. 23-24). L’allora Card. Ratzinger riconosceva, ma era ormai da moltissimi anni, nei Movimenti e nelle Nuove Comunità la voce dello Spirito Santo: “Per me personalmente fu un evento meraviglioso la prima volta che venni più strettamente a contatto – agli inizi degli anni Settanta – con movimenti quali il Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, il Movimento dei Focolari, sperimentando lo slancio e l’entusiasmo con cui essi vivevano la fede e dalla gioia di questa fede si sentivano necessitati a partecipare ad altri ciò che avevano ricevuto in dono” (Ibidem). Lo ha ribadito qualche giorno fa parlando di San Bonaventura il quale “ci insegna l’insieme del necessario discernimento, anche severo, del realismo sobrio e dell’apertura ai nuovi carismi donati da Cristo, nello Spirito Santo, alla sua Chiesa”.E sabato 13 marzo, ricevendo in udienza i Vescovi della Conferenza Episcopale del Sudan, ha incoraggiato i Presuli “a dedicare la vostra energia a rafforzare l’educazione cattolica, e quindi a preparare i laici in particolare a recare una testimonianza convincente di Cristo in ogni aspetto della famiglia, della vita politica e sociale. Questo è un compito al quale l’Università di Santa Maria di Juba e i movimenti ecclesiali possono apportare un contributo significativo. Dopo i genitori, i catechisti sono il primo anello nella catena di trasmissione del prezioso tesoro della fede. Vi esorto a vigilare sulla loro formazione e sulle loro necessità”

Sono ormai diverse settimane che il Papa, nelle catechesi riguardanti le figure della cristianità medievale come in altre circostanze, riprende una stessa linea di pensiero, ed essa riguarda i nuovi carismi sorti dal Concilio. Questo stesso è guardato e presentato alla luce di questi suoi frutti più luminosi nei quali, attraverso una naturale crescita e maturazione guidata con sapienza dalla Chiesa, si realizza in pienezza quell’ermeneutica della continuità tanto cara al Santo Padre. “I movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono una delle novità più importanti suscitate dallo Spirito Santo nella Chiesa per l’attuazione del Concilio Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso dell’assise conciliare, soprattutto negli anni immediatamente successivi, in un periodo carico di entusiasmanti promesse, ma segnato anche da difficili prove. Paolo VI e Giovanni Paolo II seppero accogliere e discernere, incoraggiare e promuovere l’imprevista irruzione delle nuove realtà laicali che, in forme varie e sorprendenti, ridonavano vitalità, fede e speranza a tutta la Chiesa. Già allora, infatti, rendevano testimonianza della gioia, della ragionevolezza e della bellezza di essere cristiani, mostrandosi grati di appartenere al mistero di comunione che è la Chiesa. Abbiamo assistito al risveglio di un vigoroso slancio missionario, mosso dal desiderio di comunicare a tutti la preziosa esperienza dell’incontro con Cristo, avvertita e vissuta come la sola risposta adeguata alla profonda sete di verità e di felicità del cuore umano” (Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi partecipanti ad un Seminario di studi promosso dal Pontifio Consiglio per i Laici, Sabato, 17 maggio 2008) .

E’ questa la voce dello Spirito che parla alle Chiese di quest’inizio di Terzo Millennio. Lo scandalo della pedofilia invita tutti ad un serio esame di coscienza. E’ un segno che chiama la Chiesa ad una seria purificazione. Le incrostazioni progressiste post-conciliari non possono trovare ora il polo dove cortocircuitare nei tradizionalisti che hanno eletto il Papa quale unico paladino delle loro utopie esclusivistiche, arrivando ormai preoccupantemente a contrapporre Benedetto XVI ai suoi predecessori. Il pericolo si nasconde tra le armi del fuoco amico. Invano il Santo Padre ha riaffermato come “grazie a Dio i timonieri saggi della barca di Pietro, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II, da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dall’altra, nello stesso tempo, hanno difeso l’unicità e la continuità della Chiesa, che è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di Grazia”.

L’insistenza con la quale il Santo Padre indica nei carismi post-conciliari la via che lo Spirito indica alla Chiesa sembra sbattere contro un muro d’omertà, a livello mediatico e non solo. Si parla tanto di preti, di celibato, di crisi e di tolleranza zero. Mai, o quasi mai, della voce dello Spirito che grida tra le piaghe degli scandali. A Boston, una Diocesi dilaniata dalla pedofilia, il Vescovo Card. O’ Malley ha aperto un Seminario Redemptoris Mater per ricostruire laddove la credibilità era giunta sotto lo zero. E’ un caso ma ve ne sono moltissimi, e non riguardano solo la pedofilia. Tra le fila dei Movimenti e delle Nuove Comunità le vocazioni sono in continua crescita. I presbiteri, nella loro maggioranza, sono felici e ardenti di zelo missionario. Un perchè ci dovrà pur essere. Il Santo Padre lo ha ravvisato ed espresso nel Discorso succitato, indicando ai Pastori il giusto atteggiamento: “Andare incontro con molto amore ai movimenti e alle nuove comunità ci spinge a conoscere adeguatamente la loro realtà, senza impressioni superficiali o giudizi riduttivi. Ci aiuta anche a comprendere che i movimenti ecclesiali e le nuove comunità non sono un problema o un rischio in più, che si assomma alle nostre già gravose incombenze. No! Sono un dono del Signore, una risorsa preziosa per arricchire con i loro carismi tutta la comunità cristiana. Perciò non deve mancare una fiduciosa accoglienza che dia loro spazi e valorizzi i loro contributi nella vita delle Chiese locali. Difficoltà o incomprensioni su questioni particolari non autorizzano alla chiusura… A noi Pastori è chiesto di accompagnare da vicino, con paterna sollecitudine, in modo cordiale e sapiente, i movimenti e le nuove comunità, perché possano generosamente mettere a servizio dell’utilità comune, in modo ordinato e fecondo, i tanti doni di cui sono portatori e che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare: lo slancio missionario, gli efficaci itinerari di formazione cristiana, la testimonianza di fedeltà e obbedienza alla Chiesa, la sensibilità ai bisogni dei poveri, la ricchezza di vocazioni”.

Questa ricchezza deriva direttamente dalla fede che i presbiteri, insieme al Popolo di Dio loro affidato, riceve e vede gestata e formata attraverso gli efficaci itinerari di formazione. Essi combattono la battaglia di ogni giorno come tutti, ma l’appartenenza ad una comunità viva corrobora la vocazione giorno dopo giorno. Non che tutti debbano far parte di qualche carisma. La Chiesa è grande, v’è spazio per tutti. Ma essi sono una risorsa preziosa, una profezia in aiuto della Chiesa intera. La crisi di vocazioni, la fragilità estrema di tanti, troppi presbiteri, il calo vertiginoso della frequenza alla messa domenicale, sono sintomi d’un malessere che non può essere imputato esclusivamente alla secolarizzazione e alle deformazioni post-conciliari. La crisi investe la fede. E non risparmia i presbiteri. Per questo il Papa è così attento alla formazione permanente dei laici e dei presbiteri: “La comprensione del Sacerdozio ministeriale è legata alla fede e domanda, in modo sempre più forte, una radicale continuità tra la formazione seminaristica e quella permanente” (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Convegno teologico promosso dalla Congregazione per il Clero, Venerdì, 12 marzo 2010). Per questo tenta in ogni modo di liberare la liturgia dalle deviazioni per riconsegnarla allo splendore che gli è propria, da un lato con il Motu Proprio “Summorum Pontificum” e dall’altro istituzionalizzando alcune innovazioni proprie del Cammino Neocatecumenale attraverso l’Approvazione definitiva dei suoi Statuti; in entrambi i casi il Papa ha a cuore la partecipazione fruttuosa dei fedeli, l’incontro esistenziale e fecondo con il Mistero Pasquale nella bellezza e nella ricchezza dei Sacramenti e della Liturgia. In ogni intervento, in ogni atto di governo, il Papa guarda alla fede del Popolo di cui è Pastore Universale. Confermare tutti nella fede è il suo compito precipuo, ed esso, con evidenza solare, passa anche attraverso la conferma e l’incoraggiamento ai carismi donati alla Chiesa.

Lo scandalo della pedofilia, odioso e vergognoso, ha singolari consonanze con lo scandalo degli eretici medievali. Il Papa, prendendo spunto dalla vicenda dei Francescani e dei gruppi pauperistici che si erano allontanati dalla comunione ecclesiale, ci presenta la via per uscire dalle secche di questi tempi: “Lo stile personale e comunitario degli Ordini Mendicanti, unito alla totale adesione all’insegnamento della Chiesa e alla sua autorità, fu molto apprezzato dai Pontefici dell’epoca, come Innocenzo III e Onorio III, i quali offrirono il loro pieno sostegno a queste nuove esperienze ecclesiali, riconoscendo in esse la voce dello Spirito. E i frutti non mancarono: i gruppi pauperistici che si erano separati dalla Chiesa rientrarono nella comunione ecclesiale o, lentamente, si ridimensionarono fino a scomparire… Anche oggi non mancano simili iniziative: i movimenti, che partono realmente dalla novità del Vangelo e lo vivono con radicalità nell’oggi, mettendosi nelle mani di Dio, per servire il prossimo. Il mondo, come ricordava Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, ascolta volentieri i maestri, quando sono anche testimoni. È questa una lezione da non dimenticare mai nell’opera di diffusione del Vangelo: vivere per primi ciò che si annuncia, essere specchio della carità divina”.

Nei Movimenti e nelle Nuove Comunità il Santo Padre vede questi testimoni, e  li indica alla Chiesa come un dono profetico dello Spirito Santo. Sono anch’essi, accanto alla schiera di cristiani, presbiteri e religiosi che, nel silenzio dei giorni che si susseguono, incarnano la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, la speranza e la certezza per la Chiesa del futuro. Criterio fondamentale ed ineludibile è, oggi più che mai “non indulgere ad alcuna pretesa di uniformità assoluta nella organizzazione e nella programmazione pastorale… meglio meno organizzazione e più Spirito Santo!… (J. Ratzinger, Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa cattolica nella svolta del millennio, Milano 1997, p. 18)

Vittorio Messori: Grazie Kiko !

Non sono né uno storico dell’arte, né, certamente, un esperto di icone. Però posso parlare di quello che ho sperimentato quando, anonimo (e mi perdonerà il sacerdote don Antonio Tagliaferri), confuso in mezzo a molti altri, ho visitato la chiesa di Santissima Trinità, attratto dal grande ciclo pittorico.

Erano anni nei quali ero pervaso da una sottile tristezza, come una velata nostalgia. Perché –mi interrogavo, quando, per grazia, mi riconoscevo quasi d’improvviso credente e cristiano-cattolico in particolare – perché l’architettura, la scultura, la pittura applicata al sacro, riesce ad esprimere oggi solo cose mediocri in gran parte, quando non miserabili? Dove sta oggi quella ispirazione che durante i secoli ha portato a creare testimoni capaci di coinvolgere la mente e il cuore in una profonda emozione che insieme alla Bellezza porta, silenziosamente, a contemplare la Verità?

Sempre mi rispondevo che, alla base di tutto, doveva esserci una crisi di fede; quello sguardo razionalista che analizza la realtà, sezionandola fino ai suoi particolari più profondi, nella quale scompare però il Mistero che la penetra e circonda. Così che, per dirlo con Miguel Angel che certamente lo capì molto bene: “Non basta essere un maestro pieno di scienza e intuizione per creare l’immagine venerabile di Nostro Signore; credo che sia necessario che l’artista conduca una vita cristiana e anche santa, perché il soffio dello spirito lo raggiunga”.

Non mi stupisce dunque che Kiko Arguello, pittore di fama già prima della sua conversione e poi sempre ricercatore appassionato di Dio, sia andato a cercare l’ispirazione lì dove la fedeltà alla Tradizione ha mantenuto altissimo il concetto e la Pratica dell’arte sacra. Nel nostro Occidente, nella Chiesa latina, le icone sono scomparse come presenza viva nel culto, fin dal secolo XIV. Il mondo ortodosso, al contrario, preserva pure nel presente quello sforzo (che è allo stesso tempo artistico, ascetico, teologico e spirituale) di produrre questa pittura “apofatica”, cioè che esprime nel simbolo, l’inesprimibile, conferendogli così un carattere sacramentale che lo fa partecipe della comunione con Dio. Per questo le icone possono essere considerate “come centri materiali nei quali riposa un’energia e una virtù divina che si uniscono nell’arte umana” ((V. Losskey) dando così vita ad un’arte sacra nel pieno senso del termine.

Però Kiko Arguello non è solo un pittore: è un uomo al quale lo Spirito Santo ha concesso il dono di ricondurre nel senso della Trinità una moltitudine di fratelli smarriti e frastornati, attraverso quel Cammino che li converte in umili catecumeni, capaci di stupirsi nuovamente ascoltando la Buona Notizia, desiderosi di aderire a Cristo nell’acqua battesimale e di ricevere la pienezza dello Spirito nella Pentecoste. Così, capace di comprendere bene il valore della Tradizione Orientale, della quale ha rispettato e assunto tutti i suoi schemi, Kiko ha saputo attualizzarla valentemente, esprimerla e realizzarla in uno stile che, secondo la mia opinione, è la sintesi della sua ricerca pittorica e della sua ricerca spirituale.

Vittorio Messori

Una coppia di insegnanti di Valencia, parte con i loro cinque figli come missionari in Papua Nuova Guinea

(AVAN) .- La coppia di Valencia, Pablo Romero e Ana Vila, entrambi di 37 anni, membri del Cammino Neocatecumenale e insegnanti nella scuola secondaria della Congregazione religiosa dei Padri Scolopi Valencia città, sono partiti lunedi per la Papua Nuova Guinea, al nord dell’Australia, come missionari, con i loro cinque figli, di età compresa tra 1 e 10 anni.

I genitori hanno assicurato all’agenzia AVAN che “siamo contenti perché ci sentiamo chiamati da Dio a dedicare la nostra vita a Lui in questo modo, per testimoniare la famiglia cristiana, ovunque richiesto”.

Pablo e Ana, parrocchiani di San Giuseppe Calasanzio a Valencia, hanno sostenuto che, dopo aver constatato che “Dio è sempre stato buono con noi e ci ha aiutato in ogni difficoltà”, sono fiduciosi che “si prenderà cura di noi la Provvidenza” .

Per il mantenimento della famiglia in Papua Nuova Guinea, provvederà la loro comunità di Valencia attraverso contributi finanziari volontari, fino a quando ” troveranno un lavoro.”

Formeranno una comunità Neocatecumenale insieme ad altre tre famiglie, tra cui due australiani, un sacerdote e un seminarista, per sviluppare la cosiddetta “missio ad gentes” del Camino

Venerdì scorso la famiglia ha partecipato, presso il Palazzo Arcivescovile, alla preghiera dell’Angelus guidata dall’Arcivescovo di Valencia, Mons. Carlos Osoro, che ha notato che la loro testimonianza “è una gioia e una grazia”, perchè l’Arcidiocesi di Valencia “attraverso di loro appare rivolta alla missione”

Dopo la recita dell’Angelus, che ha coinvolto molti membri della curia diocesana e congregazioni religiose, la famiglia è stata benedetta da Monsignor Osoro.

Lo stesso venerdì pomeriggio, il Vescovo Ausiliare di Valencia, Mons. Enrique Benavent ha presieduto la cerimonia di “consegna” del crocifisso della missione alla coppia e ai loro figli nella parrocchia di San Giuseppe Calasanzio della capitale valenciana.

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Kiko Argüello: La Quaresima è la gestazione alla fede che culmina nella Pasqua. Lettera del 1978

Parigi, mercoledì delle ceneri 1978

Cari fratelli,

che la pace e la gioia di nostro Signore Gesù Cristo sia con tutti voi. A Lui, che ci ha mostrato che cosa sia la misericordia, la gloria e a benedizione nei secoli. Obbedendo al desiderio di tanti itineranti vostri catechisti, di scrivere in occasione della Pasqua una lettera, in cui potreste trovare una guida e un aiuto in questa Veglia Pasquale, mi son messo a scrivere non senza la trepidazione propria di chi non sa scrivere (voi sapete che lo faccio molto raramente) e con il timore di ripetere delle cose che molti già sapete.

Questa è la quinta lettera di Pasqua che scrivo alle comunità. Nelle altre quattro mi sembra siano descritte, più o meno, le principali caratteristiche della nostra grande Festa. Ad ogni modo, tenterò di dirvi qualcosa. Oggi, mercoledì delle ceneri, comincia la Quaresima ed essa viene a me chiamandomi a conversione.

Il mio grande desiderio sarebbe di andare nel deserto a pregare.. ma non mi è possibile. Penso alle tre tentazioni di Gesù e questo mi aiuta in questa Quaresima a cominciare di nuovo il combattimento: il cuore. Quanto vorrei amare Gesù con tutto il mio cuore, senza mormorare contro di Lui quando mi sento triste o quando soffro le incomodità, le incomprensioni o i problemi propri della mia condizione di apostolo itinerante. La prima tentazione: Israele mormora contro Dio perché‚ secondo loro mangiano un pane miserabile nel deserto e si ricordano delle cipolle, della carne, dei meloni e dei pesci d’Egitto. Anch’io mi ricordo della mia vita in Egitto e sono tentato, dalla concupiscenza degli occhi dalla sessualità, tante volte dal desiderio d’affetto, dalla voglia di riposare, insomma di cercare il mio piacere in tutto. Gesù sta quaranta giorni nel deserto; è scomodo, è duro sentire fame; fame d’amore, fame d’affetto, di comodità; di pane. “Se sei figlio di Dio” perché‚ dovrai soffrire? Se Dio è tuo padre ti dovrebbe amare, dovrebbe desiderare il meglio‚per te. Perché devi soffrire la fame? “Dì che queste pietre si trasformino in pane”…Gesù, fammi rispondere con te oggi e domani:”Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”.

Ecco la tua parola che mi è data nella storia, nella mia storia concreta di ciascun giorno, nella mia croce di. oggi: ESSA‚ IL MIO PANE. “maestro, mangia “.”Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha inviato”, La Chiesa sa che io ho questa tentazione e mi difende e mi aiuta contro me stesso. E in questa Quaresima mi dice: digiuna, digiuna seriamente, e si allontanerà da te il demonio quando vede la tua volontà decisa ad accettare il PANE della volontà di Dio. Signore, aiutami a volerti bene con tutto il mio cuore. “Shemà Israel, amerai il tuo Dio con tutto il tuo cuore”, sopra la croce sei con il cuore colpito e spezzato. Mosè colpì la roccia del cuore incredulo… e dubitò, i soldati non dubitano, colpiscono, feriscono, uccidono… e sgorgò sangue ed acqua, e chi lo vide rende testimonianza. Dal tuo fianco sgorgò, Signore, la vita della nuova Eva.

Dal nuovo Adamo, la nuova umanità: una nuova creazione, un nuovo cuore, non di pietra, Signore ma di carne come il tuo, facile, facile da trafiggere. “Io toglierò da voi quel cuore di pietra e Vi darò un cuore di carne…

Shemà Israel. Amerai il tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima.

Con tutta l’anima, con tutto il tuo spirito, con tutto il tuo essere, con tutta la tua vita, cioè rischiando te stesso. “Chi non perde perfino la propria vita, non la trova”. Perdersi, umiliarsi, morire: fallire. Perché fallire? Perché‚ camminare per strade oscure senza sapere dove si va? Persa la ragione e persa l’anima, sempre col rischio di pensare se saremo pazzi o no, dove vivere, e soltanto fede e fede nuda…Perché? Perché fallire e camminare così, in Dio solo e senza noi? “Buttati dal pinnacolo del tempio e gli angeli ti raccoglieranno perché il tuo piede non inciampi contro la pietra” e vedendoti venire così dal cielo come gli angeli tutti crederanno in te…Lo vedi? Perché‚ passare per la croce? Perché tanta sofferenza? Non capisci? Perché camminare senza capire? Non ti ascolteranno, la casta sacerdotale non ti accetterà. Tu sei un operaio, un laico senza cultura; dalla Galilea puòo venire qualcosa di buono? Fallirai, ti uccideranno. Tenta Dio Perché no? Obbligalo con la tua fede che le cose siano in un’altra maniera, che li cambi la storia: sono tante te sofferenze, tante le malattie, tanti bambini subnormali, tanta la miseria e tanta la croce, e tanto il fallimento. Perché? Forse che Dio non esiste? O non ha fatto bene le cose? Come sarebbe facile tutti se ci mettessimo un po’ di buona volontà…

“Vai via da me Satana! Tu giudichi le cose secondo il mondo e non secondo Dio”. Anch’io mi scandalizzo della croce, della morte e del fallimento, anch’io non accetto l’umiliazione di essere sotto gli altri, di perdere la mia vita, di non trionfare, di non essere il primo, che le cose non siano e non si facciano come voglio io. La Chiesa mi invita alla preghiera, a umiliarmi davanti a Dio, a riconoscere che io sono una sua creatura, che io non sono Dio, che Dio è l’Altro. Ma come posso pregare se io non so farlo? Tenta come meglio sai, ogni forma è valida. Presto te lo insegneremo, se sei al principio del cammino. Gesù sulla croce, tutto rischiato, tutto perduto, con la fronte – segno dell’anima, della ragione e della vita – coronata di spine, in un’umiliazione totale fino alla beffa, fino alla pagliacciata e allo scherno. Se Dio ha permesso una fine tanto triste, è sicuro, era un peccatore… pensavano i farisei secondo quanto leggevano nelle scritture. E pensavano bene perché morì come peccatore al tuo posto e al mio. Che stupendo amore, nessuno mai mi ha voluto bene così, tanto gratuitamente.

Shemà Israel. Amerai il tuo Dio con tutto il tuo cuore, la tua anima, le tue forze.

Con tutte le tue forze, con tutto il tuo lavoro, con tutti i tuoi soldi. Il denaro, simbolo del potere; con il denaro – sentiamo dire – si ottiene tutto. Israele nel deserto presto si è fatto un idolo d’oro per chiedere le cose delle quali aveva bisogno. I soldi risolvono tante cose… Soldi, potere, IDOLATRIA. Colui che ha potere si teme, si rispetta. Il lavoro mi realizza, mi costruisce, mi permette di guadagnare soldi e possedere delle cose. Avere potere: dominare.

Quante discussioni per denaro, quante sofferenze. “Tutto questo ti darò” – e gli mostra le ricchezze e le glorie di questo mondo – “se tu mi adori”. Ecco la tentazione. Guadagnare il mondo, essere famoso, che tutti ti ammirino, ti vogliano bene. Fama e denaro. “A che serve all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima?”. Lavorare, lavorare, con tutte le sue forze: il lavoro, il denaro, la politica, il potere. “Di chi è quell’immagine?” dice Gesù Cristo quando gli mostrano la moneta del Cesare. “Di Cesare”, gli rispondono. “Allora date a Cesare quello che è di Cesare”… Gesù sopra la croce, con le mani di lavoratore e falegname trafitte dai chiodi, mani e piedi con cui faceva forza nel lavoro. Amerai Dio con tutte le tue forze, con tutto il tuo lavoro, con tutti i tuoi soldi. La Chiesa ci invita ad uscire dall’alienazione che ci procura il denaro e l’affanno di esso. Ci parla di elemosina, fate elemosina, “fatevi tesori nel cielo”, “vendete i vostri beni”. Ai notabili e farisei dell’epoca, amici delle ricchezze, dice: “date quello che avete in elemosina ed ecco che tutto sarà puro per voi”. Parole fuori della realtà… Tu sei fuori della realtà e della vita, schiavo del denaro, giorno e notte con il cuore secco di avarizia e di idolatria. Convertiamoci a Dio tu ed io.

Anch’io sono tentato tutti i giorni: senza denaro non si può far niente… è necessario viaggiare, mangiare, vestirsi, avere una riserva per gli imprevisti. Usciamo dall’idolatria e restituiamo quello che abbiamo rubato, a causa della nostra avarizia, ai poveri. Il cuore, il pane, il digiuno, l’anima, l’orgoglio, la preghiera, le forze, il denaro, l’elemosina.

La Chiesa ci invita nella Quaresima a riprodurre in noi il combattimento di Gesù. A vivere con lui il tempo del deserto. Esso ci aiuterà a rincontrare la storia della nostra salvezza. Ci risveglia e ci mostra qual’è il combattimento da sostenere nella vita come cristiani. Come abbiamo visto, in questa breve spiegazione delle tentazioni si trovano quattro linee, per così dire, sovrapposte:

” La prima, lo Shemà: amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze;

” La seconda, il cammino d’Israele nel deserto, dove Dio lo porta perché capisca cosa c’è nel suo cuore, perché veda come dubita di Dio e lo tenta e come cerca un altro dio più visibile che faccia la sua volontà.

” La terza, Gesù, nuovo Israele, viene a seguire le orme che Dio, suo Padre, gli ha tracciato attraverso l’Esodo adempiendo lo Shemà nella sua carne.

” E la quarta, Cristo Risorto e vivo oggi nella Chiesa che ci dona il suo stesso Spirito che ci permette di obbedire a Dio secondo il cammino dell’Esodo, realizzando Io Shemà e aiutati della Chiesa che, come una Madre, ci insegna a digiunare, a pregare e a fare elemosina.

Qualcuno, visto questo schema sostanziale della Quaresima, potrebbe pensare che bisogna sforzarsi, facendo elemosina, pregando, digiunando e che così si diventa cristiani; mentre – come si vede nel Vangelo – tutto questo è stato preceduto dal Battesimo. Gesù ha trascorso trent’anni nella famiglia di Nazareth fino a divenire adulto e, dopo essere stato battezzato, “fu portato dallo Spirito Santo nel deserto per essere tentato dal diavolo”.

Per noi, che cosa vuol dire questo? La nostra Quaresima è tutto il tempo catecumenale, nel quale la Chiesa, facendo crescere il tuo Battesimo, ti insegna a combattere ed a vivere questo Shemà: cioè, ad amare Dio con tutto il tuo cuore, senza mormorare per le sofferenze di tutti i giorni; con tutta la tua anima, accettando tante volte di non capire e rischiando la tua vita; e con tutte le tue forze, ossia col tuo denaro e col tuo lavoro. Così, voi sapete, abbiamo un tempo precatecumenale dove siamo messi di fronte alle nostre forze, al lavoro, alla famiglia, alle ricchezze, alla relazione col denaro (1° tentazione). Un tempo catecumenale dove siamo iniziati alla preghiera e ad accettare che noi non siamo Dio, a farci piccoli, ad accettare l’umiliazione, a essere semplificati (2° tentazione). E un terzo tempo, quello dell’elezione, dove la Chiesa ti insegnerà ad entrare nella croce di ogni giorno, vivere nella croce quotidiana, come il cammino che Dio ha scelto per la tua salvezza, a digiunare del mondo e a vi vere del pane venuto dal cielo, nostro Signore Gesù Cristo, Parola di vita eterna per noi (3° tentazione).

Ecco che, finito il cammino neocatecumenale, la Quaresima ripresenta per noi la gestazione alla fede che finisce nella Pasqua. Questo è il contenuto più profondo delle liturgie della Quaresima, del ciclo quaresimale che è ricchissimo delle tappe di preparazione del Battesimo. Il catecumenato nella Chiesa primitiva finiva sempre nella Pasqua, con l’acqua del Battesimo che segna “la fine del peccato e l’inizio della vita nuova” (come dice l’inno della benedizione dell’acqua del fonte). Dico questo per farvi capire l’importanza che nella Chiesa aveva la Veglia pasquale; lo splendore di questa Notte Santa, che marca la nascita dell’uomo celeste in noi e che ci dona la cittadinanza della Gerusalemme eterna, Notte che ci da accesso, come figli di Dio, all’eredità che nostro fratello Gesù Cristo ha lasciato in testamento con la sua morte per noi. E’ finito il tempo di fanciullo, di servo, e la Chiesa ci ridà quello che ci appartiene: lo Spirito dell’amore.

Cristo, conoscendo la fatica, la povertà di amore che abbiamo, e perciò le sofferenze costanti che incontriamo nel vivere quotidiano e come nel nostro spirito si annida la morte e la paura di essa che ci costringe tante volte alla meschinità e all’egoismo ,Lui, Cristo, pieno di amore e tenerezza per la nostra condizione esistenziale, ha steso le sue braccia sulla croce e ha offerto il suo corpo come alimento per la morte, uccidendo la morte e, morto per i miei e per i tuoi peccati, ha fatto testamento in mio e tuo favore della vita che donava. Se il debito del mio peccato e del tuo era la morte, Lui ha pagato con la sua morte facendosi te peccatore: ecco che, risorto dalla morte, te e me con Lui siamo risorti dalla morte, ecco che la sua Resurrezione ci giustifica, ecco che la sua Resurrezione è una luce, un canto, una tromba che annunzia che tu hai accesso gratuito a ricevere lo Spirito Santo.

Ma come potremo ricevere questa ricchezza che Dio ha depositato nella Chiesa? Avvicinandoci ad essa e lasciando che in essa siamo lavati gratuitamente e, spogliati dal nostro corpo di peccato, rivestiti della nuova condizione umana. Per questo Cristo è morto ed è risorto. Per questo è salito nel cielo ed intercede per noi. Affinché nella Chiesa possiamo ricevere uno Spirito nuovo, uno Spirito che non è più soggetto alla morte, perché l’ ha vinta, perché è Risorto dalla morte, uno Spirito che ci rasserena nel fondo di noi stessi, ci dona la pace, ci consola, che ci testimonia che Dio è nostro Padre, che di fronte alla Croce ci dice “non aver paura!”; insomma uno Spirito che ci fa vivere oggi più felici. Quanta gente vive piena di sofferenze terribili, quanta gente vicina a noi soffre per la più piccola cosa! diventa isterica perché la vita non è come vorrebbe.

Va dallo psichiatra per chiedere aiuto, perché le insegni ad accettare la propria vita e amare gli altri, perché si rende conto che dentro di sé non c’è amore. E noi sappiamo che tutta questa gente potrebbe essere più felice se sapesse che nella Chiesa l’attende un’eredità che le appartiene, uno Spirito che Cristo ha guadagnato per tutti, uno Spirito che è l’amore e con il quale farebbe meno fatica nella vita, amerebbe meglio la moglie, i figli, i compagni di lavoro, accetterebbe meglio se stessa. Ma non lo sanno!

Come non dare la vita perché‚ la Chiesa diventi un posto credibile per gli uomini? Ah, se tutti gli uomini sapessero che esiste una piscina, un’acqua dove chi si lava è risanato nel profondo! E quest’acqua non la possiamo separare dalla nostra Veglia pasquale; perché‚ da questa notte scaturisce come una fontana di vita nuova. In essa noi battezziamo i nostri bambini, in essa ritrovano la vita quegli adulti che hanno finito il loro percorso catecumenale, in essa noi siamo invitati a guardare Gesù Cristo Risorto e Vittorioso, per ringraziarlo e gridare, pieni di amore e gratitudine: Vieni, Signore Gesù! Ah, se tu venissi in questa Veglia Pasquale del 1999 e tutti gli uomini ti contemplassero come sei veramente, piena di tenerezza per tutti! Quanti riposerebbero dalle loro fatiche! Ah, se tu venissi in questa Veglia e con te fossimo trasformati e potessimo passare dal nostro Banchetto gioioso pieno di canti e di fiori, al tuo Regno, al Banchetto eterno con Te!

Anche se Tu non ritornassi, celebrare questi magnifici sacramenti dove Tu sei presente con noi, ci trascinerà a portare questo amore, tutto l’anno, a tanti fratelli ai quali non è ancora arrivata questa realtà. Tu fortifichi la nostra attesa; ogni anno ti desideriamo di più, ti aneliamo, sentiamo il nostro esilio in Babilonia, arrivando perfino a sospirare la nostra morte fisica, ultima Pasqua che ci introdurrà nella Gerusalemme celeste.

Come voi sapete, fratelli, il nostro cammino neocatecumenale ha uno scopo preciso: aprire un itinerario di ritorno alla casa del Padre per la pecora perduta, per lontani dalla Chiesa. In questo senso le nostre feste pasquali hanno un’importanza di prim’ordine perché esse predicano e realizzano il contenuto della nostra fede. E’ chiaro che noi dovremo adattare questo cammino alle condizioni del nostro momento storico: da un lato, aiutare i fratelli lontani che si stanno riaccostando alla Chiesa e, dall’altro, restare ancorati alla tradizione più viva e autentica della Chiesa.

Il Papa Paolo VI il mercoledì 7 luglio 1976 parlando sulla necessità oggi, di ricostruire la Chiesa, diceva: “Tutto il lavoro compiuto nei secoli a noi precedenti… ci chiama a ricominciare da capo, memori sì e custodi gelosi di ciò che la storia autentica della Chiesa ha accumulato per questa e per le future generazioni, ma consapevoli che l’edificio fino all’ultimo giorno del tempo reclama lavoro nuovo, reclama costruzione faticosa, fresca, geniale, come se la Chiesa, il divino edificio, dovesse cominciare oggi la sua avventurosa sfida alle altezze del cielo”.

Per questo, aiutarvi a vivere la Veglia pasquale è lo scopo fondamentale di questa lettera. La pace e la gioia di Gesù Cristo, nostra Pasqua,. sia con tutti voi.

Kiko Argüello

Murcia avrà uno dei maggiori centri di educazione cattolica e missionaria nel mondo

(Paula Pascual – COPE.ES) – Il consiglio di amministrazione ha approvato la posizione finale di uno dei più grandi centri internazionali di formazione missionaria nel mondo. Ospiterà l’International Seminario Diocesano Missionario “Redemptoris Mater” e della Diocesi di Cartagena, eretta da Mons. Reig Pla decreto in data 8 dicembre 2006. Ospiterà il Seminario Diocesano Internazionale del personale e Redemptoris Mater Missionario Diocesi di Cartagena, eretta da Mons. Reig Pla decreto in data 8 dicembre 2006. Il centro sarà situato nella frazione di Sangonera la Verde. Il Centro è situato nella frazione di Sangonera la Verde.

Il nuovo centro Il nuovo centro sarà situato nella frazione di verde e Sangonera la superficie totale costruita sarà del 10% del totale, come richiesto dalla legge per essere collocata nella frazione di verde e Sangonera la superficie totale costruita sarà un 10% del totale, come previsto dalla legge Il resto del campo fornirà l’edificio che promuovono l’isolamento e la solitudine e il lavoro corso di formazione che si svilupperà. Il resto del settore saranno di isolamento per la costruzione e Manodopera raccoglimento favorendo l’insegnamento e la formazione che si svilupperà.

La scelta di Murcia ospiterà il centro per il Comune una proiezione leader a livello mondiale se si pensa di essere il destino di centinaia di seminaristi provenienti dai cinque continenti e creare decine di posti di lavoro dall’inizio della le opere. Murcia elettorale sede del centro verrà al comune una proiezione leader a livello mondiale se si pensa di essere il destino di centinaia di seminaristi provenienti dai cinque continenti e creare decine di posti di lavoro fin dall’inizio le opere.

Il nuovo centro missionario è il primo nuovo impianto in costruzione in Spagna e il secondo impianto nuovo in costruzione in tutto il mondo, che si trova dopo la città italiana di Macerata. In tutto il mondo ci sono ormai più di 80 seminari di questo tipo, sebbene la maggior parte sono stati localizzati in edifici esistenti. Il nuovo centro è il primo missionario di un nuovo impianto in costruzione in Spagna e il secondo impianto nuovo in costruzione in tutto il mondo, che si trova dopo la città italiana di Macerata. In tutto il mondo ci sono ormai più di 80 seminari di questo tipo, sebbene la maggior parte sono stati localizzati in edifici esistenti. In ogni caso, il centro sarà la Sangonera Green-per estensione, il progetto più ambizioso è stato affrontato finora. In ogni caso, il Centro verde Sangonera-estensione-il progetto più ambizioso è stato affrontato finora.

Dal primo Seminario Redemptoris Mater, aperto da Pope John Paul II a Roma nel 1987, molti vescovi della diocesi più grande del mondo (Parigi, Londra, Berlino, Varsavia, Vienna, Bruxelles, Toronto, Newark, Medellin, Callao Brasilia, Hong Kong, Bangalore, Perth, Taiwan …) Seminari “Redemptoris Mater” hanno aperto nei cinque continenti. Dal primo Seminario Redemptoris Mater, aperto da Pope John Paul II a Roma nel 1987, molti vescovi della diocesi più grande del mondo (Parigi, Londra, Berlino, Varsavia, Vienna, Bruxelles, Toronto, Newark, Medellin, Callao Brasilia, Hong Kong, Bangalore, Perth, Taiwan …) Seminari “Redemptoris Mater” Hanno aperto nei cinque continenti.