La Chiesa in Italia ha bisogno di “animazione missionaria”

Riportiamo la risposta di padre Piero Gheddo a una lettera inviatagli da don Michele Tronchin, missionario fidei donum in Tanzania e rettore di un seminario, a commento dell’articolo “Al PIME undici nuovi missionari ma nessun italiano” (cfr. ZENIT, 7 giugno 2010).
Tratto dal sito ZENIT, Agenzia di notizie il 22 giugno 2010

Carissimo p. Piero, sono un sacerdote diocesano di Roma (ma originario di Treviso), missionario fidei donum in Tanzania. Ho letto con piacere, come sempre, il tuo articolo sull’assenza di sacerdoti italiani tra i nuovi ordinati del Pime e lo condivido in tutto. Venendo la mia vocazione dal Cammino Neocatecumenale, mi chiedo: possibile che tanti ordini religiosi non si rendano conto della bellezza straordinaria delle nuove realtà ecclesiali? Possibile che ci sia ancora (dopo decenni) un così generale rifiuto da parte di tanta Chiesa ufficiale? Possibile che non si vedano i frutti e non si accolgano? Non sarebbe ora di riconoscerli nei fatti come dono dello Spirito Santo che può fecondare istituti religiosi e diocesi? Eppure, a fronte di tante vocazioni che producono le nuove realtà ecclesiali, e il Cammino tra queste, sono praticamente snobbate. Poco male, ci sarebbe da dire, se altrove le cose andassero bene. Ma le cose tanto bene non vanno.

Ti faccio un esempio: nel mio piccolo paesello in provincia di Treviso (Santrovaso di Preganziol), dove fino a qualche tempo fa ancora esisteva un seminario del Pime, ora venduto, in cui da ragazzino andavo a fare i “Congressini missionari”, la mia parrocchia conta, dopo quasi 30 anni di presenza del Cammino Neocatecumenale, 4 nuovi sacerdoti e 4 seminaristi in procinto di diventarlo e uno stuolo di ragazzi con 3, 4, 5, 8, 9 fratelli che si stanno preparando per entrare in seminario non appena l’età lo consenta… Io stesso sono secondogenito di 8 figli e ho un altro fratello già ordinato sacerdote presso il Seminario ‘Redemptoris Mater’ di Varsavia.

Questo per dire semplicemente che la risposta alla crisi demografica, almeno all’interno della Chiesa, c’è eccome… E così tante famiglie di altre nuove realtà della Chiesa… E perché non dire chiaramente che dal ’68 in poi anche tanti preti hanno letteralmente tradito il magistero della Chiesa sull’apertura alla vita, consigliando di limitare le nascite senza motivi e insegnando i metodi naturali con modalità contraccettive?

Ha ragione il Card. Bagnasco, ha totalmente ragione, ma tanti sacerdoti e Vescovi, in Italia e in Europa, dovrebbero andare dal Papa e chiedere perdono perché l’Humanae Vitae è rimasta assolutamente inascoltata, respinta e disprezzata proprio da chi la doveva difendere e diffondere. Mi hanno raccontato addirittura che nei decenni passati si organizzavano nelle nostre campagne incontri dell’Azione Cattolica (allora ancora solida e forte) per insegnare come non avere figli!!! E oggi purtroppo piangiamo sulla crisi demografica…

Non vorrei sembrarti un pessimista o risentito ma credo che la rigenerazione della Chiesa passi anche attraverso l’ammissione di questo tipo di colpe nei confronti di Pietro e nei confronti del popolo di Dio. Altrimenti continueremo a fare tanti dibattiti e a produrre tanti documenti ma le cose rimarranno tali e quali. Da parte mia sono semplicemente stupefatto delle meraviglie di vocazioni che vedo intorno a me (sono tra l’altro rettore di un piccolo seminario di 16 ragazzi) ma, come si dice dalle nostre parti, “mi piange il cuore” al vedere il mio caro Pime e altre gloriose istituzioni ridotte ai minimi termini, perlomeno in Europa.

Un abbraccio. Il Signore benedica la tua missione.

don Michele Tronchin, Dar es Salaam (Tanzania)

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Carissimo padre Michele,

che gioia ricevere e leggere la tua lettera! Grazie della bella testimonianza che dai con queste parole. Conosco poco il Cammino Neo-catecumenale sebbene lì abbia visto ad esempio un 24-25 vocazioni sacerdotali e missionarie nel loro seminario teologico a Kaoshiung in Taiwan, dov’era rettore padre Antonio Sergianni del Pime, che ora è a Roma come consultore di Propaganda Fide per la Cina. Conosco abbastanza da vicino C. L. a Milano e vedo che anche loro raccomandano di avere molti figli, diverse famiglie cielline li hanno e, attraverso un’educazione seriamente cattolica in famiglia, le vocazioni sacerdotali e religiose con l’aiuto di Dio vengono.

Bisogna far conoscere queste realtà della Chiesa italiana e personalmente cerco di fare il possibile, anche se il discorso sui movimenti è abbastanza lungo e complesso. Ma nei miei articoli (vedi il sito www. gheddo. piero. it) li cito spesso. Proprio questa mattina mi ha scritto l’amico Antonio Gaspari di Roma, gli mando il Blog perché sia pubblicato su ZENIT nel giorno stessi del mio Sito internet, il quale mi segnala un’altra famiglia neo-catecumenale e romana con sei figlie giovani, che vanno a stabilizzarsi ad Hong Kong per lavoro e come missionarie.

I miei due Blog sulle poche vocazioni sacerdotali e missionarie in Italia (8 e 12 giugno) avevano appunto questo scopo. Di far riflettere i missionari e il “movimento missionario” in Italia, che anche il nostro carisma missionario può suscitare un “movimento” nella Chiesa, di entusiasmo della fede e di amore al Papa (e di vocazioni sacerdotali-religiose), se noi ci rendiamo conto di quel che potremmo essere, animando missionariamente la Chiesa italiana invece di fare campagne d’opinione pubblica sul debito estero, la vendita delle armi, la privatizzazione delle acque e altri temi che ci fanno perdere l’identità missionaria e le vocazioni dei giovani. Ciao, ti saluto con affetto

Dio ti benedica, tuo padre

Piero Gheddo

Il Papa benedice la prima pietra del Seminario Redemptoris Mater

Salvatore Izzo

(AGI) – Porto, 14 mag.

“Volentieri avrei accettato l’invito a prolungare la mia permanenza nella vostra citta’, ma non mi e’ possibile. Permettetemi, dunque, di partire, abbracciandovi tutti affettuosamente in Cristo, nostra Speranza”. Con queste parole Benedetto XVI ha salutato – affacciandosi dall’imponente palazzo del municipio, dove era stata allestita la sagrestia – la grande folla che ha partecipato alla messa celebrata in Avenida dos Aliados, la grande piazza al centro di Porto. Un mare di bandierine e’ stato agitato dai presenti quando Ratzinger e’ apparso al balcone con ancora i paramenti sacri e la mitra.
Le parole del Papa sono poi state interrotte piu’ volte dagli applausi, ai quali ha risposto ogni volta con il grazie dei portoghesi: “obrigado!”. “Sono felice – ha aggiunto – di trovarmi in mezzo a voi e vi ringrazio per la festosa e cordiale accoglienza che mi avete riservata nella citta’ di Porto, la Citta’ della Vergine”. “Alla sua materna protezione – ha continuato il Pontefice – affido le vostre vite e famiglie, le vostre  comunita’ e strutture al servizio del bene comune, in particolare le universita’ di questa citta’ i cui studenti si sono dati appuntamento qui e mi hanno manifestato la loro gratitudine e la loro adesione al magistero del Successore di Pietro”. “Grazie – ha detto infine rivolto ai fedeli che gremivano anche le piazze limitrofe e seguivano il rito attraverso i maxi schermi – per la presenza e per la testimonianza della vostra fede. Voglio ancora una volta ringraziare tutti quelli che hanno collaborato, in diverse maniere, alla preparazione e alla realizzazione di questa mia visita, per la quale vi siete preparati soprattutto con la preghiera”. Un ragazzo e uan ragazza hanno poi raggiunto il Pontefice sul balcone per donargli una chitarra e una felpa.

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Il tour de force dei neocatecumenali, le armate del Papa

da Panorama

Falso allarme per la sicurezza del Papa ieri, al suo arrivo a Fatima. Benedetto XVI era decollato alle 16.40 dall’aeroporto Figo Maduro di Lisbona diretto a Fatima a bordo dell’elicottero “Merlino” messo a disposizione dalla Forze Armate. Nella parte finale del volo, i radar dell’aereonautica portoghese hanno rilevato la presenza di un velivolo non identificato a tre miglia di distanza dall’elicottero papale. Immediatamente sono decollati i caccia F16 ma, dopo una breve perlustrazione, hanno escluso la presenza di velivoli non identificati nello spazio aereo protetto. In seguito le autorità hanno attribuito il falso allarme a un’eco dei radar. Così Benedetto XVI ha potuto svolgere senza problemi tutto il programma stabilito, compiendo con l’elicottero anche il giro completo della spianata del santuario di Fatima prima di atterrare.

Con l’arrivo a Fatima, è completamente cambiata l’atmosfera della visita del Papa in Portogallo. Appena giunto al santuario, Benedetto XVI si è recato nella cappella delle apparizioni e ha colpito tutti i presenti l’intensità e la concentrazione con la quale si è fermato a pregare. Ma il momento più emozionante è stato la fiaccolata notturna: Ratzinger ha recitato il Rosario sulla spianata del santuario alla luce di centinaia di migliaia di candele dei pellegrini.

Anche questa mattina la piazza del santuario è gremita: i pellegrini sono giunti da tutto il Portogallo. Molti anziani, soprattutto donne, che arrivano dalle campagne. Ma anche giovani e famiglie. Hanno dormito al freddo, nelle tende sotto la pioggia della notte per aspettare il Papa. Intanto ieri pomeriggio molti, prima dell’arrivo di Benedetto XVI, facevano la tradizionale penitenza di Fatima: percorrevano in ginocchio, per centinaia di metri, l’immensa spianata fino al santuario.

Moltissimi gli italiani, circa 40 mila, arrivati con mille pullman e tanti altri stranieri: sono le “armate del Papa” che lo accompagnano in ogni pellegrinaggio in tutte le parti del mondo. Appartengono al cammino neocatecumenale. A mobilitarli ci pensa il sostituto alla segreteria di Stato, monsignor Ferdinando Filoni, che segue tutti i viaggi del Papa e fa parte anche lui del cammino neocatecumenale. Non è difficile riconoscere i neocatecumenali che seguono Ratzinger: tamburelli, chitarre e bandiere con l’icona della Madonna dipinta dal fondatore, Kiko Arguello. Nonostante siano stati richiamati proprio da Ratzinger per l’eccessiva “creatività” con la quale interpretano le liturgie della Chiesa (ma non hanno ricevuto alcuna sanzione), puntuali si ritrovano a tutte le cerimonie del Papa. E domenica prossima, 16 maggio, saranno in piazza san Pietro per testimoniare la solidarietà dopo gli attacchi al pontefice sulla pedofilia. Un autentico tour de force per le armate del Papa.

Benedetto XVI: il mondo attende Cristo, anche senza saperlo

Lancia a tutta la Chiesa un invito solenne alla missione “ad gentes”

di Inma Álvarez

PORTO, venerdì, 14 maggio 2010 (ZENIT.org).- Senza imporre ma senza smettere di proporre, i cristiani devono rispondere urgentemente alla necessità dell’evangelizzazione, ha affermato Papa Benedetto XVI nell’omelia della Messa celebrata questo venerdì a Porto al termine della sua visita apostolica in Portogallo.

Il Papa ha dedicato il suo discorso a quella che Giovanni Paolo II ha definito la “nuova evangelizzazione” nelle società secolarizzate.

La celebrazione si è svolta nell’Avenida dos Aliados, di fronte al Municipio. Vi hanno partecipato circa 120.000 fedeli, provenienti da tutto il Portogallo ma anche dalla Spagna e da altri Paesi europei.

Il Papa è giunto in papamobile direttamente dall’eliporto militare della Serra do Pilar, accompagnato dal Vescovo di Porto, monsignor Manuel Clemente.

“Il cristiano è, nella Chiesa e con la Chiesa, un missionario di Cristo inviato nel mondo. Questa è la missione improrogabile di ogni comunità ecclesiale”, perché “ogni situazione di indebolimento e di morte sia trasformata, mediante lo Spirito Santo, in occasione di crescita e di vita”, ha detto.

“In effetti, se non sarete voi i suoi testimoni nel vostro ambiente, chi lo sarà al vostro posto?”.

Di fronte alla tentazione dello scoraggiamento, Benedetto XVI ha aggiunto che la “sproporzione tra le forze in campo che oggi ci spaventa, già duemila anni fa stupiva coloro che vedevano e ascoltavano Cristo”.

“C’era soltanto Lui, dalle sponde del Lago di Galilea fino alle piazze di Gerusalemme, solo o quasi solo nei momenti decisivi: Lui in unione con il Padre, Lui nella forza dello Spirito. Eppure è avvenuto che, alla fine, dallo stesso amore che ha creato il mondo, la novità del Regno è spuntata come piccolo seme che germina dalla terra”.

Ad gentes

Il Papa ha affermato che l’umanità ha sperimentato grandi cambiamenti ai quali è necessario dare risposta: “oggi la Chiesa è chiamata ad affrontare nuove sfide ed è pronta a dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme ad ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza dei popoli”.

Questo campo della missione ad gentes (verso i gentili, quelli che non credono) “si presenta oggi notevolmente ampliato e non definibile soltanto in base a considerazioni geografiche”, ha indicato.

“Ci attendono non soltanto i popoli non cristiani e le terre lontane, ma anche gli ambiti socio-culturali e soprattutto i cuori che sono i veri destinatari dell’azione missionaria del popolo di Dio”.

“Nulla imponiamo, ma sempre proponiamo”, ha spiegato ai presenti, segnalando che bisogna essere “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. E tutti, alla fine, ce la domandano, anche coloro che sembrano non domandarla”.

Anche senza saperlo, ha proseguito il Papa, “è Gesù colui che tutti attendono”. “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia”.

Per questo, ha aggiunto, noi cristiani “siamo chiamati a servire l’umanità del nostro tempo, confidando unicamente in Gesù, lasciandoci illuminare dalla sua Parola”.

“Quanto tempo perduto, quanto lavoro rimandato, per inavvertenza su questo punto! Tutto si definisce a partire da Cristo, quanto all’origine e all’efficacia della missione: la missione la riceviamo sempre da Cristo”.

Incontro vocazionale

Al termine della Messa, Papa Benedetto XVI ha benedetto la prima pietra del seminario Redemptoris Mater Santa Teresa del Bambin Gesù di Porto. In questo tipo di seminario, diocesano, missionario e internazionale, si formeranno i giovani del Cammino Neocatecumenale.

Migliaia di giovani di questa realtà ecclesiale si sono recati in pellegrinaggio a Fatima in questi giorni per assistere all’incontro con il Papa. Secondo quanto ha reso noto a ZENIT l’ufficio stampa del Cammino Neocatecumenale in Spagna, sono circa 20.000 ragazzi di tutta Europa.

Prima di tornare nei propri Paesi d’origine, i giovani hanno avuto un incontro vocazionale con gli iniziatori del Cammino, Kiko Argüello, Carmen Hernández e Mario Pezzi, nel Santuario di Fatima. L’incontro è stato presieduto dal Cardinale José Policarpo, Patriarca di Lisbona.

I Neocatecumenali a Roma per il Papa. Donnini: difendere le radici di tutto il nostro credo

In questo momento «difendere il Papa non significa giustificare chi sbaglia», ma «ritornare alle radici della nostra fede, perché la Chiesa si fonda su Pietro e sul mandato conferitogli da Gesù». È quanto sottolinea Giampiero Donnini, del Cammino Neocatecumenale. «Domenica a Roma il Cammino sarà rappresentato da decine di migliaia di fedeli – nota –.

Anche se non siamo un’aggregazione ma una comunità e come tale non apparteniamo alla Consulta nazionale, ci saremo perché pensiamo che sia un gesto che deve coinvolgere tutti i fedeli. E anche i vescovi e i ministri ordinati». La posta è seria, aggiunge Donnini, «si tratta della storicità e del  fondamento della nostra fede.

Questo Papa è un uomo che non si è mai nascosto. Accusarlo è vergognoso». La sua chiarezza, nota ancora Donnini, «risulta scomoda al mondo ma mostra anche uno stile nei confronti di chi sbaglia: gli errori non vanno coperti ma corretti e sanati.

Da qui viene una piena vicinanza alle vittime. Ma in questo stile si radica anche il nostro coraggio davanti al mondo».

© Copyright Avvenire 9 maggio 2010