da Baltazzar | Set 20, 2013 | Biopolitica, Cultura e Società, Famiglia, Segni dei tempi
Quasi cent’anni fa il grande Gilbert K. Chesterton prevedeva che la deriva della moderna mentalità nichilista sarebbe stata – di lì a poco – il ridicolo. Cioè la guerra contro la realtà.
Intendeva dire che ciò che fino ad allora era stata un’affermazione di buon senso e di razionalità – per esempio che tutti nasciamo da un uomo e da una donna – in futuro sarebbe diventata una tesi da bigotti, un dogmatismo da condannare e sanzionare. Sosteneva che ci dovevamo preparare alla grande battaglia in difesa del buon senso.
Chesterton infatti scriveva:
“La grande marcia della distruzione culturale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo… Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto”.
SPREZZO DEL RIDICOLO
Viene da ricordarlo con una certa tristezza in questi giorni nei quali – seguendo la bislacca trovata del governo francese – anche in Italia sta cominciando a dilagare l’idea di sostituire, nella modulistica della burocrazia scolastica, le categorie “padre” e “madre” con la formula “genitore 1” e “genitore 2”.
Tutto questo perché – secondo l’ideologia “politically correct” – si deve “desessualizzare la genitorialità”. Cioè perché la dizione “padre” e “madre” potrebbe essere sentita come discriminatoria da qualcuno.
Resistendo allo sconcerto e al ridere vorrei provare a ragionare pacatamente con chi si fa alfiere di questo tipo di trovate. Anzitutto va sottolineato che “i fatti hanno la testa dura” e – con buona pace di certi opinionisti – tutti sulla terra siamo stati generati da un uomo e da una donna. In qualunque modo sia avvenuto il concepimento.
Quindi la realtà contraddice le opinioni e soprattutto mostra che nessuno può sentirsi “discriminato” da quella formulazione perché tutti, proprio tutti, siamo stati generati da un padre e da una madre e dunque siamo loro figli.
Ma oggi purtroppo la mentalità dominante afferma che se i fatti contraddicono le opinioni, tanto peggio per i fatti. Così, non potendo “abolire” la natura per legge, si decide di abolire le parole che “dicono” la natura delle cose (domani si potrà decretare per legge che due più due fa sette e che si deve chiamare notte il giorno e giorno la notte).
DISCRIMINAZIONE PEGGIORE
Torniamo al genitore 1 e al genitore 2. Il fatto è che con questa formula i “politicamente corretti” finiscono pure per creare discriminazioni peggiori.
Anzitutto discriminano la stragrande maggioranza delle persone che continuano a sentirsi padri e madri – e non genitore 1 e genitore 2 – e continuano farsi chiamare dai figli “papà” e “mamma” (finché non verrà proibito).
In secondo luogo con la nuova formulazione si discrimina il “genitore 2” che inevitabilmente diventerà secondario.
Infatti per ovviare a questo problema al Comune di Bologna pare abbiano pensato di adottare un’altra dizione: “genitore” e “altro genitore”.
Vorrei sommessamente notare che è egualmente discriminatoria verso uno dei genitori. E che entrambe poi sono formule fortemente sessiste, perché sia la “soluzione” veneziana che quella bolognese, usano il termine genitore al maschile, mentre la madre – se vogliamo usare un linguaggio non discriminatorio – è casomai “genitrice”.
Ma, a quanto pare, in questo caso la discriminazione contro le donne viene ignorata e tenuta in non cale. Alla fine della fiera è evidente che i soli termini che non discriminano nessuno sarebbero “padre” e “madre”.
Ma ormai l’ideologia dominante ha dichiarato guerra a padri e madri, alla famiglia naturale, alla realtà. E quindi dovremo subire la loro progressiva cancellazione linguistica.
Non solo. L’epurazione del linguaggio andrà avanti (per esempio la parola “matrimonio”, che rimanda evidentemente alla mater, quindi alla generazione) e si dovrà estendere alla letteratura.
DESESSUALIZZARE TUTTO
Si dovrà censurare quasi tutto, dall’Odissea, dove Telemaco ha la sfrontatezza di aspettare il padre anziché il genitore 1, all’Amleto dove il protagonista vive anch’esso il dramma della morte del padre.
Dalla Bibbia, dove la paternità di Abramo dà inizio all’Alleanza e dove Gesù insegna a pregare col “Padre nostro”, indicando in Maria la Madre, fino alla psicoanalisi.
Anche la psicoanalisi dovrà cadere sotto i colpi del politically correct.
Sigmund Freud nella “Prefazione alla seconda edizione” di “L’interpretazione dei sogni” scrive testualmente: “Questo libro ha infatti per me anche un altro significato soggettivo, che mi è riuscito chiaro solo dopo averlo portato a termine. Esso mi è apparso come un brano della mia autobiografia, come la mia reazione alla morte di mio padre, dunque all’avvenimento più importante, alla perdita più straziante nella vita di un uomo”.
Come ha notato Hermann Lang “se Freud è da considerare il padre della psicanalisi” da questa citazione “risulterebbe che questa psicanalisi la deve essenzialmente alla relazione con il padre”.
La psicoanalisi infatti ci spiega che il “padre” e la “madre” non sono soltanto l’ineludibile realtà umana da cui tutti siamo nati e nasciamo, coloro che hanno generato il nostro corpo biologico: essa ci svela che le loro diverse figure permeano pure la nostra psiche, fondano, in modo complementare, la nostra identità profonda e la nostra relazione con tutte le cose. Abolire il padre e la madre dunque rischia di portare all’abolizione (psicologica) dei figli.
Ricordo solo un pensiero di Freud: “Non saprei indicare un bisogno infantile di intensità pari al bisogno che i bambini hanno di essere protetti dal padre” (da “Il disagio della civiltà”, in Opere, X, Boringhieri, Torino 1978, p. 565).
Qua, come pure dove parla della madre, come si può “correggere” Freud? Non si può sostituire padre e madre con genitore 1 o genitore 2. Perché non sono intercambiabili. Padre e madre sono complementari. E ineliminabili.
Ma tutto questo sembra non importare a questo o quell’assessore o politico o ministro o opinionista. Pare che nemmeno ci si accorga dell’enormità e della delicatezza di ciò che si va a spazzar via. Cosa volete che sia la cancellazione di una civiltà millenaria e della stessa natura umana. Basta una delibera del sindaco.
Antonio Socci
Da “Libero”, 19 settembre 2013
da Baltazzar | Set 20, 2013 | Cultura e Società, Scienza
Gli scienziati Onu ridimensionano l’aumento delle temperatura terrestre nei prossimi anni. Probabilmente non supererà i 2 gradi. Per il Met Office britannico, la temperatura del pianeta non aumenta dal 1997
da www.tempi.it
«L’annuncio che il mondo sta per morire di caldo è stato probabilmente esagerato», scrive oggi il Corriere della Sera. I fatti dicono che i ghiacci dell’Artico non stanno scomparendo e che «in questo secolo la temperatura media globale non è aumentata».
Gli allarmismi degli anni passati oggi vengono ridimensionati dagli stessi istituti che li hanno lanciati, prosegue il Corriere, e ciò «potrebbe portare a una revisione delle politiche globali sulle emissioni di gas a effetto serra».
CALCOLI RIDIMENSIONATI. A fine settembre sarà reso noto il report dell’Ipcc, la commissione incaricata dall’Onu di investigare sui cambiamenti climatici, spiega il Corriere. «Dalle indiscrezioni trapelate, l’allarme sollevato dal documento dell’Ipcc precedente verrà significativamente attenuato». Anche se lo studio del 2013, come quello di sei anni fa, continua a sostenere che l’azione dell’uomo stia riscaldando il pianeta (0,89 gradi centigradi, negli ultimi 50 anni) gli scienziati sono stati costretti a ridimensionarla, in modo «non enorme ma sufficiente a cambiare sostanzialmente le conseguenze a cui si arriva». Mentre infatti negli studi precedenti del 2007 si affermava con sicurezza che in 50 anni il mondo si sarebbe riscaldato di oltre 2 gradi, «la bozza del documento che si discuterà a Stoccolma sostiene invece che è “estremamente probabile” un aumento di oltre un grado» e meno probabile oltre i 2.
LA SOGLIA DI 2 GRADI. «Il ridimensionamento dell’aumento atteso è evidente e solo apparentemente non enorme», spiega il Corriere. «Stando alla media delle aspettative attuali, la temperatura globale dovrebbe aumentare meno di due gradi entro i prossimi anni Ottanta: ma i due gradi sono proprio la soglia limite, stabilita dall’Onu, oltre la quale si è finora sostenuto che il mondo non deve andare per evitare catastrofi». Un aumento che non superasse la soglia dei 2 gradi, afferma il Corriere, non sarebbe per forza negativo, «nel senso che nel complesso i vantaggi in alcune aree» del mondo, «per esempio in termini di maggiori rese agricole e maggiore forestazione», «sarebbero maggiori degli svantaggi in altre».
DA 17 ANNI NESSUN RISCALDAMENTO. Non c’è solo il ridimensionamento delle previsioni sul futuro, ma anche una correzione sui dati del passato, spiega il Corriere: «il Met Office britannico ha sottolineato che la temperatura media globale del pianeta non aumenta dal 1997». «Lo stesso Rajendra Pachauri», presidente dell’Ipcc, «ha ammesso che sulla superficie della terra la temperatura media non cresce da 17 anni e probabilmente non crescerà per altri quattro, anche se ha aggiunto che per dichiarare che si tratta di una svolta occorrono 30 o 40 anni di non aumento»
da Baltazzar | Set 20, 2013 | Biopolitica, Flatulenze, Segni dei tempi
Passa al vaglio della Camera la proposta di legge coi voti dei democratici e di Scelta civica. Contrari Pdl e Lega. Si astengono Sel e M5S che attaccano il primo firmatario per un subemendamento «salvavescovi».
da www.tempi.it
La proposta di legge sull’omofobia è passata alla Camera coi voti di Pd e Scelta Civica. Sel e M5S si sono astenuti. Contrari Lega e Pdl (con l’eccezione di Giancarlo Galan, che ha dato voto favorevole). 228 favorevoli, 57 contrari, 108 astenuti. Ora la palla passa al Senato, dove, secondo Enrico Costa (Pdl), «questa legge-manifesto sarà corretta».
La discussione in aula è stata molto confusa e il clima si è scaldato a tal punto che dai banchi dei grillini si è attaccato pesantemente il primo firmatario Ivan Scalfarotto, accusandolo di esibire la sua omosessualità «come un feticcio» e solo a fini elettorali (opinioni omofobe?, ndr). Alcuni grillini, al termine delle dichiarazioni di voto, si sono baciati.
Il voto dei deputati era segreto, ma gli interventi in aula hanno consentito di individuare con precisione i vari orientamenti dei partiti.
Fino a un certo punto della discussione in aula, sembrava essersi formata una maggioranza formata da Pd, Sel e M5S. Contrari Lega e Pdl che, con il capogruppo Renato Brunetta, aveva spiegato che il partito di Silvio Berlusconi non avrebbe votato «un testo del genere» perché un emendamento, a firma Walter Verini (Pd), ha esteso ai reati fondati sull’omofobia o transfobia le aggravanti previste dalla legge Mancino.
Poi, però, è stato approvato (sì 256, no 228) un subemendamento proposto da Gregorio Gitti di Scelta Civica. Subemendamento appoggiato da Scalfarotto, ma fortemente criticato da Sel e M5S, che l’ha definito «subdolo». Fortemente critici anche i pidiellini Alessandro Pagano («creerà solo equivoci») e Eugenia Roccella che l’ha definito «non sufficiente».
IL BARATTO PD-SC. L’emendamento dice che «ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente», «ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni».
L’emendamento Gitti – che segnava il compromesso tra Pd e Sc, e che ha incassato il sì della Lega – era avversato dalla sinistra perché, a loro dire, “svuota la legge”, tanto che lo hanno definito «salvavescovi» e «vergogna».
Dal Pdl l’emendamento è stato osteggiato perché nella sua formulazione ambigua può essere interpretato in vari modi, anche opposti (in altri termini e volgarizzando: si possono esprimere opinioni, ma solo all’interno di singole organizzazioni, scuole e ospedali, non all’esterno).
IL SOSTEGNO DEI GRILLINI. Prima dell’approvazione dell’emendamento il movimento Cinque Stelle di Grillo aveva dato «sostegno incondizionato» alla legge proposta da Scalfarotto (l’altro promotore, Antonio Leone, Pdl, si è dimesso ieri). Nella mattina l’aula aveva bocciato alcuni emendamenti proposti da alcuni deputati del Pdl, dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia in cui si chiedeva l’eliminazione del primo e unico articolo della proposta di legge sull’omofobia. Ma i “no” erano stati 395, i sì 73, gli astenuti 39.
UNA LEGGE IDEOLOGICA. Brunetta aveva cercato una mediazione, ma aveva anche detto che «il Pd che vuole una legge ideologica e di bandiera, identitaria, ideologica, diretta non a tutti i cittadini ma ai propri elettori. Al Pd non importa che agli italiani arrivi un messaggio chiaro e unanime contro gli atteggiamenti omofobi, importa solo rivendicare il proprio ruolo, anche se questo può mettere a rischio la legge». E poi aveva aggiunto di essere consapevole che il suo partito sarebbe stato tacciato di «omofobia latente, che si cercherà di scaricare su di noi la rottura dell’accordo che invece ha voluto e sta volendo, Dio non voglia, il Pd: ma noi non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, e al paese, ai cittadini abbiamo già dimostrato come, nei fatti, abbiamo contrastato questi atteggiamenti odiosi».
da Baltazzar | Set 20, 2013 | Chiesa, Liturgia
Dal Vangelo secondo Luca 8,1-3.
In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
Il commento di don Antonello Iapicca
La missione nasce sempre dalla gratitudine. L’annuncio del Vangelo e ogni opera e attività al servizio della missione non si possono imporre. Non hanno nulla a che vedere con un volontariato di chi cerca se stesso. Sono opere della Grazia, di quel dono unico e gratuito dell’amore di Dio che risana, libera, ridona dignità e pienezza. L’esperienza del perdono e della vita nuova ricevuta gratuitamente muove “naturalmente” il cuore alla gratitudine. E la gratitudine si fa sempre sequela, offerta della propria vita. Chi ha sperimentato l’amore che sazia il cuore, chi ha scoperto per Chi e per che cosa vale davvero la pena vivere, non ha bisogno di appelli, di comitati, di convegni, di spot pubblicitari. Chi ha conosciuto l’amore di Cristo che lo ha guarito, ne è attratto, coinvolto e assorbito completamente. Quell’amore che ha colmato ogni suo desiderio, che ha ricreato un’esistenza agonizzante sotto i colpi del peccato, diviene, con evidenza, il centro e il motore della vita. Per esso si dedicano tempo, energie, beni. Le membra una volta offerte al peccato, vivificate da quell’amore, ne divengono strumenti privilegiati.
E’ la storia delle donne che appaiono nel Vangelo, fondamento della missione della Chiesa.
Come quella di Pietro, cercato e perdonato sulle sponde del lago di Galilea. La Chiesa è fondata sul perdono perché l’annuncio del Vangelo sia una Buona Notizia autentica nella vita dei testimoni. Pietro, gli Apostoli, le donne al seguito di Gesù, una comunità di “graziati”, un Popolo scampato alla spada e alla morte. Un popolo che, per pura gratitudine, annuncia l’unica notizia capace di salvare l’uomo; e serve con i propri beni, con la propria vita, l’opera più importante che si possa compiere sulla terra. Annunciare il Vangelo è il culto che San Paolo offre a Dio, il compimento dello Shemà, amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze: il Signore è uno solo perché Lui solo ha liberato il Popolo dalla schiavitù. Ha compiuto un’opera che nessuno avrebbe potuto compiere, e per questo la gratitudine si fa amore indiviso, ascolto obbediente trasformato in vita e testimonianza, dove anche i beni sono offerti con gioia. Nessun “dovere” moralistico, solo un’immensa gratitudine per un amore gratuito e senza condizioni: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. C’è da chiedersi allora come mai tanti problemi economici e di bilancio affliggano Diocesi e Parrocchie… E anche le nostre famiglie. Se è dando che si riceve… Forse non abbiamo ancora compreso quanto abbiamo ricevuto, e per questo non possiamo dare, e quindi continuare a ricevere…
E’ probabile che molti tra quanti frequentano e si impegnano nella Chiesa non abbiano ancora l’esperienza decisiva del perdono, della liberazione, dell’amore infinito di Dio: “colui al quale è stato perdonato poco ama poco”, e la carne e la paura impediscono la generosità che, solo, scaturisce dalla gratitudine e dalla libertà. Chi è stato amato molto ama molto, e l’amore si manifesta attraverso la totale generosità e il distacco dai beni, nell’intima certezza che Chi lo ha perdonato può, a maggior ragione, provvedere alla sua vita. La gratitudine, il segno di un Popolo che si sente amato, e così anche di famiglie dove l’amore ed il perdono ne costituiscono il fondamento, e così di amicizie, di fidanzamenti, anche di rapporti di lavoro: laddove regna il perdono, nelle relazioni fondate sulla misericordia di Dio, non può insinuarsi il veleno dell’avarizia, anche se la lotta con la carne e il mondo ne tessono le trame. Chi vive abbandonato alla misericordia è misericordioso, offre senza riserve se stesso, progetti, schemi, tempo, denaro.
La Chiesa è il luogo della gratitudine. Con Cristo percorre ogni giorno le strade del mondo, annunciando la Buona Notizia. In ebraico la prima e l’ultima parola del primo versetto dello Shemà, Ascolta – Shemà e Uno – Echad terminano il primo con la lettera ‘ayin e il secondo con la lettera dalet: unite insieme queste due lettere formano la parola ‘ed, testimone. La testimonianza, il martirio, l’annuncio fatto carne sino al dono della propria vita, scaturiscono dall’ascolto dell’Unico Dio, dell’obbedienza ad un amore sconvolgente che ha consegnato tutto se stesso per ciascun uomo. Gli apostoli, e con loro Maria che ha ascoltato e accolto e obbedito, e le donne che seguono il Signore con i propri beni, vivono lo Shemà, l’unicità piena di gratitudine dell’amore di Dio. A Cristo hanno dato tutto, perché da Cristo tutto hanno ricevuto. Per questo le donne, che tutto hanno consegnato a Cristo, dai peccati alla loro stessa vita, saranno le prime testimoni della sua risurrezione. Uno le ha amate di un amore unico, Uno è morto per loro, Uno è risorto per la loro giustificazione. Lo hanno ascoltato, hanno creduto, hanno accolto quell’unico amore, lo hanno incontrato sulla soglia del sepolcro, vivo e vittorioso. Nella sua vittoria la loro vita salvata diviene testimonianza dell’unica Verità capace di salvare e donare la felicità autentica.
Che bella allora la missione della donna nella Chiesa, e che stolta ignoranza esigere per loro quello che non sono e non saranno mai. Certo, se si segue l’ideologia per la quale ormai non vi sono più padri e madri ma solo genitore 1 e genitore 2, allora anche nella Chiesa, potremo avere ministro 1 e ministro 2, preti e suore liberamente intercambiabili, secondo il desiderio e il sentimento del momento. E invece proprio la società attuale spinge con urgenza la Chiesa perché mostri al mondo profeticamente la verità. Come Dio ha creato l’uomo a sua immagine “maschio e femmina”, così nella Chiesa esistono maschi e femmine, diversi ma l’uno aiuto dell’altro. Mai uguali ma sempre persone con identica dignità e valore. Un prete vale più di una suora perché presiede l’eucarestia? Chi pensa così non ha compreso nulla di una famiglia, della sua natura e bellezza.
L’immagine completa e autentica di Dio non è solo o più in un uomo che in una donna, anche se prete. L’immagine di Dio risplende nella diversità e nella complementarietà: “Dio crea l’umano maschio e femmina perché fosse l’amore e non l’uguaglianza ad unire le persone” (San Giovanni Crisostomo). Le donne sono il seno di misericordia, la tenerezza, l’accoglienza e la pazienza di Dio. Le donne sono il segno del perdono, perché in ciascuna, Maria ha dato compimento a quello che Eva ha interrotto. Se la “radice di tutti i mali è l’avarizia”, allora, tra le parole ingannevoli dette a Eva dal serpente, si nascondono anche quelle tese a innescare l’avarizia.
Essere come Dio è anche appropriarsi dei beni che Lui ci dona. L’essere donna, madre e sposa ad esempio, è un bene immenso, se vissuto da figlia e creatura docile e abbandonata alla volontà del Padre e Creatore. L’orgoglio innescato da satana rompe anche l’essenza e il fondamento della natura e della specificità femminile. Non a caso le conseguenze del peccato annunciate dal Creatore ai progenitori toccando in modo decisivo l’essere sposa e madre della donna. Una donna avara che si chiude alla vita e all’amore, attaccandosi al denaro e al prestigio, cercando al di fuori del suo essere più intimo il compimento e la gioia, e rifiutandolo come fosse una umiliazione, è ormai presa nei lacci dell’inganno. Quanti disastri stia producendo questa menzogna lo vediamo oggi più che mai, nelle famiglie, nella Chiesa, ovunque; sta scomparendo l’equilibrio e la confusione sessuale, che vira sempre più verso perversione e libidine sfrenate, nasce dall’attacco ormai quasi vincente sferrato alla donna. E’ già profetizzato nell’Apocalisse e oggi ne stiamo vivendo il dramma profondo. Le Istituzioni “civili” (sic) hanno assunto senza fiatare l’inganno, sino a legiferare contro la donna nel nome delle donne: legittimare e promuovere che una madre possa uccidere il figlio del suo grembo è uccidere la donna, in quanto madre e sposa.
Per questo, le donne che, come quelle del Vangelo, sono state Madri, spose e vergini sono “state guarite da spiriti cattivi e da infermità”, sono il tesoro più prezioso della Chiesa, il suo cuore risanato, il suo seno rigenerato. Se la Chiesa è Madre, non può che esserlo nella continua purificazione, nel perdono che risana, guarisce, scaccia i “sette demoni” che si insinuano nelle donne cristiane. Come già fecero le Brigate Rosse, il demonio sa che puntando la donna può sferrare l’attacco decisivo “al cuore” della Chiesa. Ma c’è Maria, la docile e obbediente che accompagna ogni donna ad offrire tutto se stesse al compimento della Parola di Vita che genera nella Chiesa e per il mondo Gesù, l’unico Salvatore. Per questo le donne sono il Cielo terso che si affaccia sulla terra, la profezia della Vita eterna. Una madre non sarà mai un padre, e una moglie on sarà mai un marito, come la Vergine Maria non sarà mai Gesù suo Figlio. Lei non ha mai avuto problemi di ruolo e di prestigio, di identità e di parità. Lei era la Madre di Dio, la Sposa immacolata dell’Amore che non muore. Non desiderava altro perché quello che aveva era tutto, soprattutto perché quello che era stata chiamata a essere da prima della creazione era tutto, era l’avventura più affascinante, anche se piena di dolori: “Maria, una donna, è più importante dei Vescovi. Dico questo perché non bisogna confondere la funzione con la dignità” (Papa Francesco, Intervista a Civiltà Cattolica).
Come le donne che hanno incontrato l’amore di Cristo e il suo perdono, e non possono più fare a meno di seguirlo e servirlo con tutto se stesse. Questo servizio, questa dedizione premurosa, questo amore di spose amate infinitamente è il ministero insostituibile e perfettamente complementare a quello dei presbiteri. Entrambi vivono per Cristo, entrambi servono la sua missione. Se i preti celebrano messa è per annunciare Lui; se le donne li servono perché possano celebrare messa, è, allo stesso modo, per annunciare Cristo. Le donne sono state le prime testimoni della risurrezione, le prime a sperimentare il suo perdono!!! Che privilegio, in una società nella quale alle donne non era consentito testimoniare nulla… Senza il loro annuncio Pietro non sarebbe andato al sepolcro… Quindi, senza l’annuncio delle donne niente messe, niente confessione e niente preti.
Così è anche oggi: senza le donne che annunciano la resurrezione di Cristo, il perdono dei peccati attraverso il loro essere donne, madri, spose e vergini, nulla ha senso nella Chiesa, neanche il Papa: “Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, la mamma di famiglia, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! Ma pensate che la Madonna è più importante degli Apostoli! E’ più importante! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre. Ma la donna, nella Chiesa, non solo deve finire come mamma… Soltanto può fare questo, può fare quello, adesso fa la chierichetta, adesso legge la Lettura, è la presidentessa della Caritas … Ma, c’è di più! ma profondamente di più, anche misticamente di più. Se la Chiesa perde le donne, nella sua dimensione totale e reale, la Chiesa rischia la sterilità” (Papa Francesco, Brasile 2013).
Il
profondamente di più è proprio questa
avanguardia della storia (la guerra ad esempio, le carestie, e le nostre famiglie…) nella quale si trovano le donne, la madre di famiglia come la suora di clausura, la sposa come la vergine consacrata: la donna è al sepolcro prima di tutti, prima degli uomini, prima dei preti, dei padri e dei mariti. E’ lì perché ha seguito fedelmente il Signore, come Maria e la Maddalena, le uniche sotto la Croce. La donna ama e ha coraggio dove l’uomo teme e tradisce. La donna “apre” la Chiesa e il cammino che ad essa conduce. La donna è la Chiesa e per questo si apre e si dona, e accoglie ogni peccatore perché in essa incontri la misericordia nei sacramenti e nella Parola. Questo è fondamentale in ogni famiglia, come anche nelle comunità.
Non può mancare l’amore ardente delle donne, la loro ricerca innamorata, il loro giungere all’alba e prima di tutti sulla soglia delle situazioni disperate. La mamma arriva sempre dove sente puzza di bruciato: guarda un figlio, lo “annusa” con il suo sesto senso, e ne intercetta subito il disagio, il dolore, la crisi; la madre, non si sa come, giunge sempre per prima al sepolcro dove si è infilata la vita dei suoi figli. E sempre per venerare e amare, donne innamorate e non “zitelle” come dice ancora Papa Francesco, donne feconde e fedeli, come le mirofore al sepolcro. E sempre accade lo stesso, appare Cristo risorto, e parla al loro cuore, e le apre alla speranza. Per questo, le madri corrono poi a chiamare il padre, perché vada anche lui alla tomba, e veda, e creda, e prenda decisioni… Prima la misericordia di una madre, e poi l’autorità del Padre, autorità che può essere accolta solo se scaturisce dalla misericordia materna.
E’ quanto ripete sempre Papa Francesco: “Una bella omelia, una vera omelia, deve cominciare con il primo annuncio, con l’annuncio della salvezza. Non c’è niente di più solido, profondo e sicuro di questo annuncio. Poi si deve fare una catechesi. Infine si può tirare anche una conseguenza morale. Ma l’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligazione morale e religiosa” (Papa Francesco, Intervista a Civiltà Cattolica). E questo ordine che è opera dello Spirito Santo, colloca proprio “il genio femminile nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti” (Papa Francesco, Ibid.); Infatti “è necessario” l’annuncio delle donne, la loro esperienza di essere guarite dalla misericordia, la loro intercessione che si fa annuncio invincibile di speranza, laddove si deve governare. Nelle famiglie come nella Chiesa, è questo l’equilibrio che oggi, in poche parole, il Vangelo ci annuncia: “C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità”. Con Cristo, nel cammino della Chiesa per le “città e i villaggi” delle generazioni del mondo, gli apostoli sono insieme alle donne per condividere e realizzare la volontà del Padre compiuta nel Figlio. Con Lui, insieme perdonati e salvati, rigenerati e inviati, uomini e donne, sacerdoti e suore, padri e madri sono inviati nel mondo a testimoniare con gratitudine l’immagine amorevole di Dio che ogni uomo desidera ardentemente di vedere.