Le sei amiche “scappate di casa” per «diventare suore» e fondare un monastero. Oggi sono “mamme” di 60 bambini

Le sei amiche “scappate di casa” per «diventare suore» e fondare un monastero. Oggi sono “mamme” di 60 bambini

di Leone Grotti da www.tempi.it

Mana, il documentario che racconta la vicenda di sei giovani greche che nel 1962 abbandonarono le famiglie per rifugiarsi sulle montagne ateniesi. In 50 anni hanno accolto oltre 300 bambini abbandonati

mana-suore-greciaSei suore e sessanta bambini. È la storia raccontata dal documentario Mana (Mamma in greco), che parla di sei giovani amiche tra i 18 e i 20 anni che nel 1962 decidono di lasciare le loro famiglie «per diventare suore e dedicarsi a Dio», fondando un monastero dove accolgono bambini abbandonati o indesiderati sulle montagne vicino ad Atene.

DOCUMENTARIO. La loro avventura è stata raccontata dalla regista greco-americana Valerie Kontakos, che dopo essere venuta a conoscenza di questa realtà 10 anni fa, ha passato due anni insieme alle suore riprendendole durante la vita di tutti i giorni. Per produrre il documentario Kontakos ha lanciato la sua idea su Kickstarter, piattaforma online che permette di chiedere finanziamenti a privati su singoli progetti, e ha ricevuto in poco tempo 65 mila dollari. Il documentario è ora in fase di post-produzione e sarà presto ultimato.

grecia-mana-suoreTRECENTO BAMBINI. Maria, Dorothea, Parthenia e Kaliniki – insieme ad altre due ragazze, una delle quali è morta mentre un’altra lavora oggi in una casa che accoglie vedove – hanno fondato il “Villaggio per bambini Lyrio” nel 1967, dopo essere diventate suore ortodosse, e in 50 anni hanno accolto, cresciuto e provveduto all’educazione di oltre 300 bambini. Oggi il loro villaggio, che si sostiene interamente grazie a donazioni private, accoglie 60 bambini, alcuni portatori di handicap.

«DEDICARCI A DIO». «Eravamo amiche e compagne di classe e vivevamo nello stesso quartiere. Intorno ai 18 anni abbiamo scoperto di volere la stessa cosa: dedicare la nostra vita a Dio e ad aiutare gli altri – racconta suor Maria – Allora appena la più giovane ha compiuto i 18 anni, abbiamo lasciato le nostre case per il monastero, lasciando una nota scritta ai nostri genitori. Loro hanno pensato a uno scherzo».

MADRI. Le ragazze non scherzavano affatto ma per seguire la loro vocazione hanno dovuto superare l’iniziale ostilità dei genitori, che le hanno riportate indietro la prima volta e perfino rinchiuse in casa, prima di cedere. «Mio padre amava i bambini e voleva che mi sposassi e avessi tanti figli – continua suor Maria – Io gli ho detto: “Ma quanti bambini potrei mai avere? Guarda quanti ne abbiamo oggi!”».

Le Iene: «Senatori e onorevoli a libro paga dell’azzardo»

Le Iene: «Senatori e onorevoli a libro paga dell’azzardo»

da Avvenire.it

“Senatori e onorevoli a libro paga di alcune multinazionali (una del settore dei tabacchi e un’altra nel settore dei video giochi e delle slot machine), le cosiddette lobbies”: sarebbe questa la denuncia di un presunto assistente parlamentare di Palazzo Madama, intervistato dalle Iene per la puntata che andrà in onda questa sera.

“Ci sono le multinazionali – racconta nel video la fonte anonima – che ogni mese per mezzo di un loro rappresentante fanno il giro dei palazzi, sia al Senato che Camera: incontrano noi assistenti e ci consegnano dei soldi da dare ai rispettivi senatori e onorevoli”.

L’obiettivo, spiega sempre l’uomo di spalle, è “far sì che quando ci sono degli emendamenti da votare, i senatori e gli onorevoli li votino a favore della categoria che paga”.

Operazioni che prevedono una sorta di tariffario: “Per quel che mi riguarda, conosco due multinazionali, una del settore dei tabacchi e un’altra nel settore dei video giochi e delle slot machine – racconta sempre la medesima fonte – ed entrambe elargiscono una 1.000 euro e un’altra 2.000 euro ogni mese”.

La tariffa “cambia a seconda dell’importanza del senatore e quindi, se è molto influente, sale fino a 5.000 euro”.  Per quanto riguarda poi, dice ancora, “le sale Bingo, si sono formati due gruppi, partecipati sia da uomini del centro sinistra che da uomini del centro destra. Un gruppo fa capo a un ex Ministro de…, e un altro gruppo fa capo a un ex Ministro de…, entrambi del centro sinistra”.

Le Iene sono anche promotorici assieme ad alcuni sindaci della campagna “Basta con le slot”.

I sei sindaci sono: Luigi de Magistris (Sindaco di Napoli), Giuliano Pisapia (Sindaco di Milano), Flavio Tosi (Sindaco di Verona), Piero Fassino (Sindaco di Torino), Leoluca Orlando (Sindaco di Palermo), Federico Pizzarotti (Sindaco di Parma), Michele Emiliano (Sindaco di Bari).

Grazie alle liberalizzazioni delle licenze commerciali, infatti, è semplicissimo aprire una sala slot e i sindaci, purtroppo, non possono fare niente per bloccarne l’apertura. Questa campagna è stata fatta perché sempre più persone dicano: “Basta con le slot”.

Mario Sberna risponde a Patrizia Terzoni(M5S): Vivere da parlamentare con 2500 € al mese è possibile

Mario Sberna risponde a Patrizia Terzoni(M5S): Vivere da parlamentare con 2500 € al mese è possibile

da http://www.mariosberna.it/

Per Sito (7)Vivere con 2.500 euro al mese è possibile. Mario Sberna risponde al deputato Patrizia Terzoni, che aveva messo in dubbio la sua scelta di trattenersi lo stipendio che percepiva prima di entrare in Parlamento. Sberna precisa punto su punto alle affermazioni della parlamentare del movimento 5 Stelle.

«Non ha figli a carico, moglie a carico…»  «Per la verità mia moglie Egle fa l’assistente sociale, porta a casa ogni mese 800 euro. I figli: ne ho 5, di cui due adottati. Uno lavora, gli altri sono a carico. Li ho cresciuti insieme a mia moglie utilizzando soprattutto il mio stipendio (al netto di detrazioni fiscali e con l’aggiunta di assegni familiari, tutto pubblicato sul mio sito insieme al 730) pari a quello che ho trattenuto per i mesi di marzo e aprile (dal 28 febbraio sono in aspettativa senza assegni). Non vedo il motivo per cui se fino ad oggi sono riuscito  a sopravvivere con 2.500 euro, non dovrei farcela adesso che sono parlamentare. Abbiamo l’auto a sette posti più economica sul mercato (Dacia Logan), pagheremo il mutuo dell’unica casa fino al 2022».

La diaria – Le spese di vitto e alloggio, previste da una apposita voce (anche quelle documentate sul mio sito) come detto dall’inizio, sono … a piè di lista. Lo stesso accadeva in passato: quando il mio datore di lavoro mi ‘spediva’ in trasferta, mi pagava le spese. E però, c’è modo e modo di usufruire della diaria.

Albergo «Sono ospite dalle suore Pie Operaie a Roma. È una congregazione che ha la casa madre a Brescia, la mia città. Sono amiche. Volevano ospitarmi gratis, io ho insistito per 18/20 euro al giorno. Mi sembrava corretto: non navigano in buone acque nemmeno loro».

Vitto «Pranzo, se pranzo, rarissimamente alla Camera, più frequentemente al «Ciao» di via del Corso o in una pizzeria al taglio vicino al Pantheon e me la cavo in tutti e tre i casi con 6/7 euro; ceno dalle suore».

Spese di viaggio «Mi muovo solo a piedi, anche se piove».

Non viene mai a Roma? «Per la verità non ho mai mancato, fino ad oggi, un appuntamento parlamentare».

Trasferte – «Sono stato chiamato in Sicilia, tra qualche giorno andrò a Pisa e poi a Ferrara per convegni politici: noi parlamentari non abbiamo spese di viaggio  (in treno viaggio solo in seconda classe e non prendo mai il taxi). Io non ho nemmeno spese di vitto e alloggio in trasferta: sono stato presidente per anni dell’associazione che riunisce le famiglie numerose in Italia: ovunque mi reco c’è sempre qualcuno pronto ad ospitarmi a casa propria».

I collaboratori «Tutti volontari. Lavorano da casa loro soprattutto di notte, dopo aver addormentato l’ultimo figlio. E di figli ne hanno tanti, tutti multipli di due».

La scelta – «La scelta di non cambiare stile di vita  non è da indagare quasi fosse un peccato: è una scelta che, per me ed Egle, ha a che fare con la fede cattolica che professiamo, certo, ma anche con la necessità di continuare a guardare in faccia la gente le cui fatiche, i cui sogni e le cui ansie saremmo presto portati a dimenticare, se tenessimo tutti i soldi che ci danno (troppi, davvero troppi)».

Ai deputati grillini – «Se Patrizia Terzoni , i suoi colleghi di 5 Stelle – Grillo compreso – volessero, potrei passare loro alcune delle 353 richieste di aiuto che mi sono arrivate in questi giorni, in particolare quelle che si potrebbero risolvere attraverso un prestito momentaneo, una specie di microcredito: da solo non riuscirò mai a soddisfarle tutte».

Don Fortunato Di Noto: “Crocetta ha tagliato i fondi per la mia associazione antipedofili”

Don Fortunato Di Noto: “Crocetta ha tagliato i fondi per la mia associazione antipedofili”

di Chiara Rizzo da www.tempi.it

Il presidente e fondatore di Meter: «Rischiamo il lastrico. Perché si tutelano le associazioni teatrali e si dimenticano i minori vittime di abusi?» 

Pierluigi Bersani a sostegno della candidatura di Rosario Crocetta«Sono arrabbiato. Perché qui non è un problema di soldi, di somme. Ma prima di tutto di civiltà»: don Fortunato Di Noto, presidente e fondatore dell’associazione Meter, la più nota e in prima linea nell’assistenza delle vittime della pedofilia in Sicilia e in Italia, denuncia a tempi.it che il Bilancio della Giunta Crocetta ha tagliato ulteriormente i fondi regionali a sostegno di questa realtà. «Ci sono stati tagli persino per le associazione che assistono i malati oncologici. Questo non è umano, perché le risorse pubbliche dovrebbero pensare prima di tutto alle attività umane. Il politico può definirsi tale solo nella misura in cui si occupa del debole, del povero, e svolge un servizio per l’equità».

Il taglio di questo Bilancio segue quello dell’anno precedente, già attuato dall’ex governatore Lombardo.
Dal 2011 non riceviamo il piccolo finanziamento che abbiamo avuto fin dal 2003, di 120 mila euro all’anno. Nel 2011 infatti è il finanziamento regionale a Meter era stato diminuito a 65 mila euro, quest’anno siamo arrivati a 61 mila. E c’è davvero di che amareggiarsi, se si pensa all’“equità”, con cui sono stati distribuiti i fondi a presunte o benemerite associazioni culturali (inserite in una nota allegata alla Finanziaria, la Tabella H, ndr.), che ora ricevono anche mezzo milione di euro, rispetto a una realtà come la nostra, che si occupa di bambini e di abusi di minori.

Avete avuto modo di presentare un rendiconto del vostro operato e dell’uso dei fondi?
Siamo stati convocati dalla commissione Bilancio prima dell’approvazione della Finanziaria, e lì abbiamo portato la documentazione e il rendiconto del nostro lavoro, ma non è servito. In Sicilia Meter ha 9 gruppi territoriali. I fondi ci servono per scopi molto concreti. Ci sono anzitutto gli affitti da pagare per queste sedi: lo scorso anno, a causa del taglio, ho dovuto chiudere una sede storica, quella di Ragusa, dopo dieci anni di attività, e lì il gruppo oggi si riunisce in case private. E un peccato perché era una realtà molto viva per la città. Oltre agli affitti abbiamo da pagare le utenze, la luce e il telefono, anche per il numero verde nazionale. Quando nella Tabella H troviamo realtà che prendono centinaia di migliaia di euro, restiamo basiti. A noi, preciso, non interessa avere cifre simili, non è questo che denuncio. La verità è che all’assemblea regionale non abbiamo qualcuno che ci appoggia. Eppure la nostra sede nazionale ad Avola, in campagna elettorale ha ospitato tutti i candidati, anche il presidente Crocetta. Siamo una realtà conosciuta, anche a livello nazionale, e con un ruolo istituzionale per il lavoro che svolgiamo con la polizia postale. Ma evidentemente alla politica siciliana non interessa nemmeno tutelare un’eccellenza locale apprezzata in tutto il Paese.

Rischiate davvero di finire sul lastrico con questo nuovo taglio?
Sì, è un problema molto serio. Per capirci racconto un caso concreto. L’altro giorno ci ha contatti una mamma che aveva bisogno di aiuto, per la perizia psicologica in un processo per abusi sessuali. Ci ha raccontato piangendo che non aveva i soldi, e che era pronta a fare un mutuo pur di avere un perito per difendere quello che aveva subìto la sua bambina. Ecco, non so come posso aiutarla. I servizi che offriamo sono visibili, trasparenti, verificabili da tutti. Perciò è assurdo che una realtà siciliana sia in questi anni così, e sempre di più, penalizzata e ostacolata.

Dalla Regione siciliana vi hanno spiegato almeno il perché di questo taglio?
Assolutamente no. Ci hanno detto che, visto che l’anno scorso abbiamo avuto 63 mila euro, e ora 61mila, in fondo non c’era poi tutta questa penalizzazione. Se Lombardo nella precedente giunta ha commesso un errore, invece non si può far finta di non capire che così noi non possiamo andare avanti. Non c’è rispetto per il lavoro che facciamo. Parliamo di accompagnamento a famiglie e bambini, difesa dei diritti dei minori contro la pedofilia, non di attività ludiche o teatrali, pur meritevoli ma non così necessarie. Non è giusto, e lo dico pensando ai volti delle vittime. In questi vent’anni di attività abbiamo accompagnato più di mille bambini, in tutt’Italia. Li abbiamo accompagnati anche a livello giudiziario. Questo significa, oltre al costituirci parte civile per vigilare e tutelare gli interessi della vittima – attività per la quale non prendiamo un euro di rimborso – che abbiamo offerto terapie ai bambini, sostegno per le perizie di parti, accudimento anche per dieci anni. Per tutte queste attività ovviamente non ci facciamo certo pagare dalle famiglie delle vittime, spesso in difficoltà. Quindi come facciamo solo con 61 mila euro? E perché altre attività, per carità pure interessanti, arrivano ad avere 500 mila euro? Noi chiediamo una più equa attenzione, per una questione di civiltà nei confronti dei bambini. Abbiamo diritto ad essere rispettati e presi in considerazione. Non è questione di ideologia, ma di civiltà. Meter non ha risorse proprie, noi viviamo del volontariato. Dovremmo aprire Casa meter, una casa di accoglienza per i bambini, e lo stiamo facendo con i nostri profondi sacrifici.

“Se non fossi stata amata così tanto non sarei viva” La testimonianza di Gianna Emanuela Molla, in un convegno in memoria della madre canonizzata

“Se non fossi stata amata così tanto non sarei viva” La testimonianza di Gianna Emanuela Molla, in un convegno in memoria della madre canonizzata

«Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete, e lo esigo, il bimbo». L’esortazione appartiene a Santa Gianna Beretta Molla, che l’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Italiani (AGOIC), ha voluto ricordare proprio alla vigilia del 51° anniversario dalla morte nella sua città natale, Magenta.

di Irene Bertoglio da www.zenirt.org 

Per l’occasione sono stati invitati gli esponenti più solerti  nella difesa della vita fin dal suo concepimento, da illustri medici a magistrati a testimoni di vita vissuta.

Lo scopo dell’incontro dal titolo Il tempo del dono: scienza, etica e diritto per la vita nascente è stato esposto dal prof. Piero Capetta, già Ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università di Milano: far riflettere sul riconoscimento del volto umano dell’embrione in un periodo storico in cui il riduzionismo scientifico e le manipolazioni ideologiche hanno contribuito a produrre una mentalità contro la vita.

Il prof. Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’Età Prenatale all’Università Cattolica di Roma, ha affermato che «nella fecondazione, due cellule sessuali si fondano, creando una relazione», mentre i tentativi di camuffare la dignità dell’embrione partono sempre da una divisione, come nel caso in cui «la fecondità viene separata dalla sessualità».

Il dott. Angelo Filardo ha aggiunto che il metodo naturale di Billings, «se seguito regolarmente, porta a una mentalità di apertura alla vita, ma oggi poco se ne parla perché le multinazionali delle contraccezioni hanno notevoli fondi economici».

Principale scopo del convegno è stato quello di diffondere una vera conoscenza scientifica per contrastare l’informazione superficiale dilagante; in questa direzione è andato anche l’interessante intervento del prof. Luigi Frigerio, presidente della Società Italiana di Chirurgia Ginecologica.

Il tema affrontato è quello dei tumori in gravidanza, al fine di porre attenzione alla protezione del feto dalle cure oncologiche. Una questione particolarmente delicata riguarda la patologia prenatale del Trisoma 18, trattato dalla Prof.ssa Patrizia Vergani, la quale ha sottolineato l’importanza di un counceling non affrettato ma realistico da parte del personale medico, che non proponga soltanto l’aborto come “soluzione” alla situazione drammatica, in quanto «non è comunque corretto affermare che sia una condizione letale».

Il prof. Noia ha integrato l’argomento illustrando l’esistenza di terapie fetali invasive che permettono di ridare speranza in casi di patologie molto gravi.

Proseguendo con la stessa scientificità degli interventi precedenti, il dott. Renzo Puccetti ha approfondito la materia delle pillole contraccettive, evidenziandone rischi spesso e volentieri tenuti nascosti all’opinione pubblica.

L’informazione consapevole dovrebbe essere tra i punti programmatici cardine dello staff medico, come ha evidenziato il dott. Antonio Oriente, vicepresidente AIGOC: «noi medici, e non solo cattolici, abbiamo giurato di tutelare la vita e dobbiamo proclamare la verità».

Pertanto, alla luce di numerosi studi sul rapporto tra diversi tumori e aborto indotto, Oriente ha affermato che «esiste tra i medici una disonestà intellettuale: se gli studi ci sono, perché non vengono divulgati?».

Altro attuale tema affrontato durante la giornata è quello sull’obiezione di coscienza. A parere del Dott. Nicola Natale, Presidente di Scienza e Vita di Milano, «gli obiettori di coscienza sono da sempre accusati di essere troppi, ma statisticamente non possono essere considerati “colpevoli” delle diminuzioni delle IVG […] Gli obiettori di coscienza danno fastidio alla società perché questa si accorge di non poter regolare tutte le azioni dell’uomo».

Il dott. Giacomo Rocchi, magistrato, ha aggiunto che l’obiezione di coscienza è un «diritto inviolabile» e che «nessun medico può essere obbligato a sopprimere un embrione». Ha fatto poi notare come oggi vi sia una legittima attenzione verso il mondo animale, non altrettanto fervente purtroppo nei confronti della vita embrionale: «esiste l’obiezione di coscienza verso le sperimentazioni sugli animali e contemporaneamente vi è un’aggressione continua verso l’obiezione di coscienza nei confronti degli embrioni…».

Informare correttamente sull’aborto significa anche discutere della sindrome post-aborto e dei rischi dell’aborto indotto per la salute psichica della donna. La psicoterapeuta Cinzia Baccaglini, trattando di questo aspetto, oggi più che sottovalutato, ha sottolineato l’importanza di non “angelizzare” il bambino abortito e di non oggettivare il seppellimento tramite pseudo-riti con scarpine e biberon.

Le due testimonianze di Carlo Mocellin, marito della Serva di Dio Maria Cristina Cella, e della dott.ssa Gianna Emanuela Molla, figlia della Santa, hanno rappresentato il gioiello culturale e spirituale dell’evento. Carlo ha raccontato tra le altre cose che «Cristina voleva il meglio per sé e si chiedeva quale fosse la sua vocazione», scoprendo così che «quello che desidera il nostro cuore è vero».

Cristina, al pari di Santa Gianna, non ha voluto curare un tumore per non danneggiare il figlio nel grembo. Gianna Emanuela, frutto del dono incondizionato della sua Santa madre, ha testimoniato commossa: «Se non fossi stata amata così tanto non sarei viva».

Infine, come ha ricordato don Edoardo Algeri, «non c’è niente di più bello per un bambino dell’essere accolto tramite il dono di se stessi come stile di vita e di dedizione incondizionata e gratuita».

Melazzini, medico e malato di Sla, contro il biotestamento di Pisapia: «Inutile»

Melazzini, medico e malato di Sla, contro il biotestamento di Pisapia: «Inutile»

Nell’audizione al Comune di Milano, Melazzini ha parlato di sé. «Chi desidera vivere con un sondino e bloccato sulla carrozzina? Nessuno. Ma poi la posizione cambia» 

melazzini-sla-iosonoqui-jpeg-crop_display«Prima di “inciampare” la scelta sarebbe stata inevitabile. Chi desidera vivere con un sondino e bloccato sulla carrozzina? Nessuno». Ma poi «la posizione cambia e da medico oncologo ho visto che nessun paziente ha mai deciso di percorrere un percorso diverso da quello che gli veniva prospettato». Mario Melazzini sa di cosa parla quando affronta il problema del testamento biologico. Assessore regionale, malato di Sla, presidente di Aisla (l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica), Melazzini ha parlato ieri in commissione al Comune di Milano di testamento biologico, spiegando che «il registro sul biotestamento non è un documento utile e indispensabile. Come medico dico che abbiamo già tutti gli strumenti necessari e anche un codice deontologico. E come paziente, non vorrei che con questo prenda piede nella nostra società la corrente di pensiero che vivere in determinate condizioni non possa essere conciliabile con un percorso di vita altrettanto degno».

DIGNITA’ E QUALITA’. A Milano ancora una volta si è parlato di biotestamento. Strano. Si discute più di questo che di tagli al bilancio, di Area C, di spending review: come se la maggioranza – paralizzata – puntasse tutto sull’affrontare questi temi bioetici piuttosto che risolvere le grane che – quelle sì – sono urgenti per rilanciare la nostra economia.
In ogni caso, per la quinta volta in meno di un mese, si è tornati a parlare del living will e ieri è stato il turno delle audizioni di Melazzini e di altri esperti come Luciano Eusebi, ordinario di Diritto penale all’Università Cattolica di Milano, contrario al biotestamento («il registro non aggiunge nulla ma finisce solo per cambiare il rapporto medico paziente. Il rischio è che il malato sia fonte di pressioni psicologiche e decida di farsi da parte»), Patrizia Borsellino, ordinario di Filosofia del diritto all’Università degli Studi-Bicocca, e Aldo Biemmi dell’Associazione Aldo Perini onlus. Gli ultimi due hanno spiegato di essere favorevoli al registro perché «i malati ce lo chiedono».
Uno, appunto, ce lo avevano di fianco, e testimoniava tutto il contrario. «Il concetto di dignità e qualità della vita – ha detto Melazzini – cambia giorno dopo giorno e si adatta alle condizioni in cui si trova».