da Baltazzar | Set 25, 2013 | Cultura e Società, Islam, Segni dei tempi
di Riccardo Cascioli da www.lanuovabq.it

Pakistan, Kenya, Nigeria: oltre 300 morti in tre giorni in attentati e attacchi terroristici vari provocati da gruppi fondamentalisti islamici. E questo in un quadro in cui va considerato quanto sta avvenendo in Siria, Egitto, Libia, Somalia tanto per citare i paesi più importanti.
Nel caso qualcuno non se ne fosse accorto c’è in atto una guerra,che non è certo iniziata ieri, e che è sintetizzata dalla rivendicazione dei terroristi in Kenya che, a combattimenti ancora in corso, hanno fatto sapere di aver risparmiato gli islamici presenti nel centro commerciale di Nairobi attaccato, e di avere ucciso solo “i non musulmani”. Forse, quando si andrà a riconoscere le vittime, scopriremo che questa divisione non è stata poi così netta, ma il messaggio politico è chiaro.
Per questi gruppi il mondo si divide in due: l’islam e i nemici dell’islam, che ovviamente vanno eliminati. I cristiani – vedi Pakistan – sono il bersaglio preferito, più semplice per certi versi, ma nel mirino ci sono utti i simboli occidentali.
Negli ultimi anni, grazie anche alla retorica dell’amministrazione Obama, ci si era illusi che il fondamentalismo islamico fosse ridotto a un fenomeno marginale, che il terrorismo fosse sì in grado ancora di colpire localmente, ma che non rappresentasse più un problema globale, perlomeno non così preoccupante.
In realtà, se guardiamo a cosa è successo dall’11 settembre 2001 in avanti vediamo che le cose non stanno così: in Afghanistan, non avendo avuto gli americani la forza o la volontà di vincere definitivamente la guerra, c’è oggi il grande ritorno dei taleban; in Iraq la sognata pacificazione è destinata a restare una chimera e i gruppi fondamentalisti guadagnano posizioni a colpi di attentati; in Nigeria, in Mali, in Somalia formazioni qaediste hanno preso il controllo di aree importanti dei rispettivi paesi (e colpiscono anche fuori, come il Kenya dimostra); in Egitto e in Tunisia hanno conquistato il potere (quasi) pacificamente e se anche in Egitto il presidente Morsi è stato destituito la partita è tutt’altro che chiusa.
A questo si aggiunga l’irresponsabile strategia di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, che hanno aperto loro la porta anche in Libia e ora in Siria. E come quest’ultimo caso dimostra, non abbiamo a che fare con di milizie locali che combattono nel loro paese magari aiutate finanziariamente da altri paesi interessati. In ogni paese dove si combatte la “guerra santa” arrivano molti “stranieri” a dare man forte, ci sono brigate internazionali dedite a combattere la guerra santa ovunque ce ne sia l’opportunità e le loro fila si stanno gonfiando sempre più.
Insomma, in dodici anni il fondamentalismo islamico ha guadagnato molte posizioni secondo una strategia ampiamente annunciata, che vede prioritario il rovesciamento dei regimi moderati o filo occidentali dei paesi islamici.
Di fronte a questa realtà la risposta dell’Occidente è sconcertante: dopo una prima reazione militare seguita all’11 settembre, si è lasciato campo libero a taleban e soci, per poi passare addirittura ad appoggiare il rovesciamento di governi “amici” (vedi Egitto), di regimi comunque nemici dei fondamentalisti (vedi Libia), e infine a sostenere una guerra da cui si avvantaggeranno soltanto i qaedisti. Favorendo con questo anche la persecuzione dei cristiani e la loro fuga da questi paesi. Non bastasse, anche nei nostri paesi occidentali ci pieghiamo volentieri alle pretese dei fondamentalisti, e tolleriamo “eccezioni” islamiche alle leggi che valgono per tutti gli altri cittadini.
Né si vede un qualche segno di ravvedimento. Obama continua a seminare instabilità, l’Unione Europea è sempre più assente, sembra che l’unico paese ad aver compreso il pericolo sia – incredibile a dirsi – la Russia di Putin. Eppure l’esperienza dovrebbe ormai aver dimostrato che di fronte abbiamo un nemico intenzionato a distruggere la nostra civiltà e che favorire l’instabilità di intere regioni, armare una fazione contro l’altra per continuare una guerra all’infinito è soltanto un assist per chi vuole imporre la legge coranica.
Cominciare a riconoscere quanto sta accadendo sarebbe già un primo passo per invertire la rotta. Prima che sia troppo tardi.
da Baltazzar | Set 20, 2013 | Biopolitica, Cultura e Società, Famiglia, Segni dei tempi
Quasi cent’anni fa il grande Gilbert K. Chesterton prevedeva che la deriva della moderna mentalità nichilista sarebbe stata – di lì a poco – il ridicolo. Cioè la guerra contro la realtà.
Intendeva dire che ciò che fino ad allora era stata un’affermazione di buon senso e di razionalità – per esempio che tutti nasciamo da un uomo e da una donna – in futuro sarebbe diventata una tesi da bigotti, un dogmatismo da condannare e sanzionare. Sosteneva che ci dovevamo preparare alla grande battaglia in difesa del buon senso.
Chesterton infatti scriveva:
“La grande marcia della distruzione culturale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo… Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto”.
SPREZZO DEL RIDICOLO
Viene da ricordarlo con una certa tristezza in questi giorni nei quali – seguendo la bislacca trovata del governo francese – anche in Italia sta cominciando a dilagare l’idea di sostituire, nella modulistica della burocrazia scolastica, le categorie “padre” e “madre” con la formula “genitore 1” e “genitore 2”.
Tutto questo perché – secondo l’ideologia “politically correct” – si deve “desessualizzare la genitorialità”. Cioè perché la dizione “padre” e “madre” potrebbe essere sentita come discriminatoria da qualcuno.
Resistendo allo sconcerto e al ridere vorrei provare a ragionare pacatamente con chi si fa alfiere di questo tipo di trovate. Anzitutto va sottolineato che “i fatti hanno la testa dura” e – con buona pace di certi opinionisti – tutti sulla terra siamo stati generati da un uomo e da una donna. In qualunque modo sia avvenuto il concepimento.
Quindi la realtà contraddice le opinioni e soprattutto mostra che nessuno può sentirsi “discriminato” da quella formulazione perché tutti, proprio tutti, siamo stati generati da un padre e da una madre e dunque siamo loro figli.
Ma oggi purtroppo la mentalità dominante afferma che se i fatti contraddicono le opinioni, tanto peggio per i fatti. Così, non potendo “abolire” la natura per legge, si decide di abolire le parole che “dicono” la natura delle cose (domani si potrà decretare per legge che due più due fa sette e che si deve chiamare notte il giorno e giorno la notte).
DISCRIMINAZIONE PEGGIORE
Torniamo al genitore 1 e al genitore 2. Il fatto è che con questa formula i “politicamente corretti” finiscono pure per creare discriminazioni peggiori.
Anzitutto discriminano la stragrande maggioranza delle persone che continuano a sentirsi padri e madri – e non genitore 1 e genitore 2 – e continuano farsi chiamare dai figli “papà” e “mamma” (finché non verrà proibito).
In secondo luogo con la nuova formulazione si discrimina il “genitore 2” che inevitabilmente diventerà secondario.
Infatti per ovviare a questo problema al Comune di Bologna pare abbiano pensato di adottare un’altra dizione: “genitore” e “altro genitore”.
Vorrei sommessamente notare che è egualmente discriminatoria verso uno dei genitori. E che entrambe poi sono formule fortemente sessiste, perché sia la “soluzione” veneziana che quella bolognese, usano il termine genitore al maschile, mentre la madre – se vogliamo usare un linguaggio non discriminatorio – è casomai “genitrice”.
Ma, a quanto pare, in questo caso la discriminazione contro le donne viene ignorata e tenuta in non cale. Alla fine della fiera è evidente che i soli termini che non discriminano nessuno sarebbero “padre” e “madre”.
Ma ormai l’ideologia dominante ha dichiarato guerra a padri e madri, alla famiglia naturale, alla realtà. E quindi dovremo subire la loro progressiva cancellazione linguistica.
Non solo. L’epurazione del linguaggio andrà avanti (per esempio la parola “matrimonio”, che rimanda evidentemente alla mater, quindi alla generazione) e si dovrà estendere alla letteratura.
DESESSUALIZZARE TUTTO
Si dovrà censurare quasi tutto, dall’Odissea, dove Telemaco ha la sfrontatezza di aspettare il padre anziché il genitore 1, all’Amleto dove il protagonista vive anch’esso il dramma della morte del padre.
Dalla Bibbia, dove la paternità di Abramo dà inizio all’Alleanza e dove Gesù insegna a pregare col “Padre nostro”, indicando in Maria la Madre, fino alla psicoanalisi.
Anche la psicoanalisi dovrà cadere sotto i colpi del politically correct.
Sigmund Freud nella “Prefazione alla seconda edizione” di “L’interpretazione dei sogni” scrive testualmente: “Questo libro ha infatti per me anche un altro significato soggettivo, che mi è riuscito chiaro solo dopo averlo portato a termine. Esso mi è apparso come un brano della mia autobiografia, come la mia reazione alla morte di mio padre, dunque all’avvenimento più importante, alla perdita più straziante nella vita di un uomo”.
Come ha notato Hermann Lang “se Freud è da considerare il padre della psicanalisi” da questa citazione “risulterebbe che questa psicanalisi la deve essenzialmente alla relazione con il padre”.
La psicoanalisi infatti ci spiega che il “padre” e la “madre” non sono soltanto l’ineludibile realtà umana da cui tutti siamo nati e nasciamo, coloro che hanno generato il nostro corpo biologico: essa ci svela che le loro diverse figure permeano pure la nostra psiche, fondano, in modo complementare, la nostra identità profonda e la nostra relazione con tutte le cose. Abolire il padre e la madre dunque rischia di portare all’abolizione (psicologica) dei figli.
Ricordo solo un pensiero di Freud: “Non saprei indicare un bisogno infantile di intensità pari al bisogno che i bambini hanno di essere protetti dal padre” (da “Il disagio della civiltà”, in Opere, X, Boringhieri, Torino 1978, p. 565).
Qua, come pure dove parla della madre, come si può “correggere” Freud? Non si può sostituire padre e madre con genitore 1 o genitore 2. Perché non sono intercambiabili. Padre e madre sono complementari. E ineliminabili.
Ma tutto questo sembra non importare a questo o quell’assessore o politico o ministro o opinionista. Pare che nemmeno ci si accorga dell’enormità e della delicatezza di ciò che si va a spazzar via. Cosa volete che sia la cancellazione di una civiltà millenaria e della stessa natura umana. Basta una delibera del sindaco.
Antonio Socci
Da “Libero”, 19 settembre 2013
da Baltazzar | Set 20, 2013 | Biopolitica, Segni dei tempi
di Leone Grotti da www.tempi.it
Grazie alla richiesta della Manif pour tous, il Consiglio costituzionale valuterà il problema dell’obiezione di coscienza dei sindaci che la norma non garantisce
È una prima vittoria della Manif pour tous. La legge Taubira, che legalizza il matrimonio gay in Francia, non consente oggi ai sindaci e agli aggiunti di rifiutarsi, per ragioni legate alla propria coscienza, di celebrare nozze omosessuali. Ma il Consiglio di Stato ha deciso ieri che la mancata garanzia dell’obiezione di coscienza potrebbe essere incostituzionale. Per questo ha trasferito il problema al Consiglio costituzionale, che dovrà esprimersi nei prossimi tre mesi.
CIRCOLARE VALLS. La richiesta di riconoscere l’obiezione di coscienza era stata presentata al Consiglio di Stato il 2 luglio scorso dal Collettivo dei sindaci per l’infanzia dopo che il ministro degli Interni Manuel Valls aveva ricordato in una circolare a tutti i primi cittadini le pene previste dalla legge in caso di rifiuto di celebrare un matrimonio gay.
SINDACI OBIETTORI. Negli ultimi mesi, il primo cittadino di Arcangues Jean-Michel Colo ha rischiato di essere sospeso, di vedersi revocata la carica di sindaco, di essere condannato a tre anni di prigione e a un’ammenda pari a 45 mila euro per aver fatto obiezione di coscienza. Stessa sorte hanno rischiato Jean-Yves Clouet, sindaco di Mésanger, Marie-Claude Bompart, sindaco di Bollène, e molti altri.
PROMESSA NON MANTENUTA. Nel novembre del 2012, Francois Hollande aveva assicurato che «la legge si applica per tutti ma nel rispetto dell’obiezione di coscienza». L’opposizione del Partito socialista e soprattutto del ministro Christiane Taubira avevano poi fatto fare marcia indietro al Presidente.
INCOSTITUZIONALITÀ. Ora toccherà al Consiglio costituzionale stabilire se la mancata garanzia dell’obiezione di coscienza contrasta con le libertà fondamentali riconosciute a tutti i cittadini nella Carta francese e se la legge sul matrimonio gay deve essere modificata.
da Baltazzar | Set 20, 2013 | Biopolitica, Flatulenze, Segni dei tempi
Passa al vaglio della Camera la proposta di legge coi voti dei democratici e di Scelta civica. Contrari Pdl e Lega. Si astengono Sel e M5S che attaccano il primo firmatario per un subemendamento «salvavescovi».
da www.tempi.it
La proposta di legge sull’omofobia è passata alla Camera coi voti di Pd e Scelta Civica. Sel e M5S si sono astenuti. Contrari Lega e Pdl (con l’eccezione di Giancarlo Galan, che ha dato voto favorevole). 228 favorevoli, 57 contrari, 108 astenuti. Ora la palla passa al Senato, dove, secondo Enrico Costa (Pdl), «questa legge-manifesto sarà corretta».
La discussione in aula è stata molto confusa e il clima si è scaldato a tal punto che dai banchi dei grillini si è attaccato pesantemente il primo firmatario Ivan Scalfarotto, accusandolo di esibire la sua omosessualità «come un feticcio» e solo a fini elettorali (opinioni omofobe?, ndr). Alcuni grillini, al termine delle dichiarazioni di voto, si sono baciati.
Il voto dei deputati era segreto, ma gli interventi in aula hanno consentito di individuare con precisione i vari orientamenti dei partiti.
Fino a un certo punto della discussione in aula, sembrava essersi formata una maggioranza formata da Pd, Sel e M5S. Contrari Lega e Pdl che, con il capogruppo Renato Brunetta, aveva spiegato che il partito di Silvio Berlusconi non avrebbe votato «un testo del genere» perché un emendamento, a firma Walter Verini (Pd), ha esteso ai reati fondati sull’omofobia o transfobia le aggravanti previste dalla legge Mancino.
Poi, però, è stato approvato (sì 256, no 228) un subemendamento proposto da Gregorio Gitti di Scelta Civica. Subemendamento appoggiato da Scalfarotto, ma fortemente criticato da Sel e M5S, che l’ha definito «subdolo». Fortemente critici anche i pidiellini Alessandro Pagano («creerà solo equivoci») e Eugenia Roccella che l’ha definito «non sufficiente».
IL BARATTO PD-SC. L’emendamento dice che «ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente», «ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni».
L’emendamento Gitti – che segnava il compromesso tra Pd e Sc, e che ha incassato il sì della Lega – era avversato dalla sinistra perché, a loro dire, “svuota la legge”, tanto che lo hanno definito «salvavescovi» e «vergogna».
Dal Pdl l’emendamento è stato osteggiato perché nella sua formulazione ambigua può essere interpretato in vari modi, anche opposti (in altri termini e volgarizzando: si possono esprimere opinioni, ma solo all’interno di singole organizzazioni, scuole e ospedali, non all’esterno).
IL SOSTEGNO DEI GRILLINI. Prima dell’approvazione dell’emendamento il movimento Cinque Stelle di Grillo aveva dato «sostegno incondizionato» alla legge proposta da Scalfarotto (l’altro promotore, Antonio Leone, Pdl, si è dimesso ieri). Nella mattina l’aula aveva bocciato alcuni emendamenti proposti da alcuni deputati del Pdl, dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia in cui si chiedeva l’eliminazione del primo e unico articolo della proposta di legge sull’omofobia. Ma i “no” erano stati 395, i sì 73, gli astenuti 39.
UNA LEGGE IDEOLOGICA. Brunetta aveva cercato una mediazione, ma aveva anche detto che «il Pd che vuole una legge ideologica e di bandiera, identitaria, ideologica, diretta non a tutti i cittadini ma ai propri elettori. Al Pd non importa che agli italiani arrivi un messaggio chiaro e unanime contro gli atteggiamenti omofobi, importa solo rivendicare il proprio ruolo, anche se questo può mettere a rischio la legge». E poi aveva aggiunto di essere consapevole che il suo partito sarebbe stato tacciato di «omofobia latente, che si cercherà di scaricare su di noi la rottura dell’accordo che invece ha voluto e sta volendo, Dio non voglia, il Pd: ma noi non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, e al paese, ai cittadini abbiamo già dimostrato come, nei fatti, abbiamo contrastato questi atteggiamenti odiosi».
da Baltazzar | Set 19, 2013 | Biopolitica, Flatulenze, Segni dei tempi
Madre e padre nei moduli per l’iscrizione all’asilo nido stavano proprio antipatici, tant’è che a Bologna si cambieranno. Che poi a ben guardare i documenti in questione l’intera faccenda assume toni paradossali. Prima di tutto perché nei moduli del Comune c’era già scritto “genitore richiedente” e “altro genitore”, che l’assessore alla Scuola Marilena Pillati ha annunciato come cambiamento. Scorrendo il foglio, verso la fine, si parlava poi di “madre” e “padre” quando si accennava alla condizione lavorativa e ai numeri di telefono.
Dopo la riunione della commissione Affari Generali di Palazzo d’Accursio la decisione è stata presa e a poco sono valse le resistenze di Pdl, Lega e parte del Pd che si sono opposti con decisione. Il cambiamento, a detta dell’assessore Pillati, pare essere semplicemente un affare burocratico, e come tale non deve passare dal Consiglio: “Per un fatto di coerenza interna – ha specificato – stiamo valutando di sostituire i termini distinguendo sempre tra il genitore che ha fatto richiesta e l’altro genitore”.
Naturalmente non è solo un affare burocratico, ma altamente simbolico, come dimostrano le reazioni da una parte e dall’altra che a partire dalle prime ore della mattinata di ieri non hanno tardato a farsi sentire. Il Pd frena l’entusiasmo trionfalistico di Sel, che aveva presentato pochi giorni fa la proposta, e dimostra tutto il suo imbarazzo davanti alle intenzioni del sindaco Virginio Merola: “In fondo l’assessore ha parlato di una valutazione in corso d’opera – ha detto il capogruppo Pd Francesco Critelli –. C’è ancora spazio per una riflessione, una decisione non è stata ancora presa”. Critelli ha assicurato che ci sarà un confronto tra la maggioranza e la Giunta per trovare la soluzione migliore. Al momento comunque non è in programma nessuna riunione.
Molto meno positivo il Pdl, che affila le armi per una battaglia campale chiamando in causa direttamente il ministero dell’Interno: “Quando usciranno i moduli – avverte la consigliera Valentina Castaldini – farò un interpello al ministero per chiedere se è corretta la modifica o se interviene sulla legge vigente”. Secondo Castaldini, del resto, “i moduli non vanno cambiati, perché non discriminano nessuno: per legge c’è un padre e una madre”.
Dopo lo stesso episodio accaduto a Venezia, dove la consigliera Camilla Seibezzi aveva fatto in Consiglio comunale la stessa proposta, che era stata stoppata, la questione ormai è nazionale: “Non è così che si tutelano i diritti delle minoranze – ha dichiarato il senatore dell’Udc Antonio De Poli -. Le parole “mamma” e “papà” sono le più belle. Pensare che discriminino i gay offende non solo chi crede nella famiglia ma chi, pur schierandosi dalla parte dei gay, ritiene la famiglia un valore fondamentale da tutelare”.
Ignazio la Russa bolla come “pagliacciata” la decisione della Giunta di Palazzo D’Accursio: “Fratelli d’Italia contrasterà in tutti i modi questi provvedimenti e invita le altre forze di centrodestra a far sentire il proprio dissenso”.
Interviene nella polemica anche Gian Luca Galletti, bolognese dell’Udc e sottosegretario all’Istruzione: «È solo una stupida provocazione. Stupisce che la giunta di Bologna, davanti ai problemi che i cittadini vivono, a cominciare dalla scarsità dei servizi e dall’aumento ipotizzato delle imposte, perda tempo su temi che poco hanno a che fare con l’amministrazione della città».
«Ci siamo fatti ridere dietro da tutta Italia, vedrete che alla fine si torna indietro e si corregge la cosa», sintetizza il consigliere comunale Pd, Tommaso Petrella.
Caterina Dall’Olio da www.avvenire.it
da Baltazzar | Set 18, 2013 | Bioetica, Biopolitica, Segni dei tempi
Benedetta Frigerio da www.tempi.it
Intervista a Josephine Quintavalle, laica e pro life: «È un autentico business, mercificazione dei figli sulla pelle di ragazze ingenue in cerca di soldi»
«Le donne senza soldi e con poche speranze saranno sfruttate. I figli ci rimetteranno quando scopriranno come sono stati concepiti e anche le “compratrici” pagheranno per la propria infelicità». Sono queste le conseguenze a cui porterà l’apertura della prima banca di ovuli inglese per Josephine Quintavalle (nella foto), la più nota esponente laica del movimento pro life britannico. Le cosiddette “donatrici” potranno donare ovuli, poi usati da altre donne con la fecondazione assistita, e per questo saranno “ricompensate” con 750 sterline, «un gioco di parole per mascherare la mercificazione dei figli», commenta a tempi.it la fondatrice e direttrice del Comment on Reproductive Ethics, osservatorio sulle tecniche riproduttive umane.
Ma in Gran Bretagna il commercio di ovuli non era vietato?
Si gioca con le parole, si dice che non si possono vendere ovuli, ma solo donarli gratis. Nell’aprile 2012 l’Human Fertilisation and Embryology Authority aveva raggirato l’ostacolo della vendita parlando di «risarcimento» di 750 sterline per la perdita di tempo, per i fastidi e il coinvolgimento sia fisico sia emotivo.
Quali sono le altre conseguenze dell’apertura di questa nuova banca?
Prima si trattavano le donne che avevano problemi di sterilità, con conseguenze psicologiche e fisiche dovute allo stress di sottoporsi all’iper-stimolazione ovarica e poi alla fecondazione. Ora sarà anche peggio. Accadrà qualcosa di ancor più grave dal punto di vista etico: si daranno droghe per iper-stimolare le ovaie delle “donatrici”, che non ne hanno bisogno in quanto donne perfettamente sane, non sterili ma che in questo modo rischiano di diventarlo.
La sterilità è l’unica conseguenza?
No, in America sono uscite diverse interviste di “donatrici” che hanno avuto malattie terribili. Alcune sono anche morte. Per non parlare delle depressioni dovute alla stimolazione innaturale: normalmente una donna genera al massimo due ovuli a ciclo, mentre qui si mira a “produrne”, come si dice, di più con bombardamenti di farmaci nocivi. Inoltre il compenso di 750 sterline, che è nulla se si pensa a cosa può succedere alla donna, porterà tante ragazze inglesi a pensare che non c’è niente di male nel vendere i propri ovuli. E, se hanno dei dubbi, la crisi economica le condurrà più facilmente a cadere nel tranello. A rimetterci saranno ancora una volta le più povere, quelle che arrivano a stento alla fine mese, quelle sole o diseducate.
Dal punto di vista etico quali sono gli altri dubbi che nutre?
Si sfruttano donne senza soldi e con poche speranze, ma ci rimettono anche i figli. La legge dice che il figlio a 18 anni deve essere informato di come è venuto al mondo per poter conoscere sua madre. Come si fa a pensare che una notizia così non avrà conseguenze su un figlio, per altro già concepito come oggetto dei desideri e come proprietà dei suoi genitori? Non è possibile. E infatti in Gran Bretagna esistono già degli studi dai quali emerge la confusione presente nei figli della fecondazione.
Quindi avremo figli scontenti e “donatrici” sfruttate? E le “compratrici”?
Che pena usare termini economici e di consumo nell’ambito della vita. Comunque le cosiddette “compratrici” spenderanno 3 mila sterline per l’ovocita e circa 5 mila per un solo tentativo di fecondazione. E se l’operazione non riesce al primo colpo il prezzo sale. Si paga per la propria infelicità e per quella degli altri. A crescere è invece il business delle cliniche e del mercato.
Perché parla di infelicità anche delle madri che ottengono il figlio che vogliono?
L’imprevisto, la sorpresa sono l’unica speranza. Abituarsi a non attendere nulla, a manipolare per ottenere in fretta tutto ciò che si vuole significa non lasciare spazio all’imprevedibile che si dona a noi, sorprendendoci come d’improvviso e superando ogni migliore aspettativa. E così perdiamo la speranza. La libertà usata in questo modo diventa la nostra tomba, limitata e angusta: anziché accogliere doni produciamo cose su misura. Per questo non ci stupiamo più, ad esempio, di quanto avviene nell’università di Newcastle, dove si fanno esperimenti sugli embrioni, l’ultimo volto a creare esseri umani con più di due genitori. Perché tanto la vita non vale se non rientra più nel nostro piccolo schema: il bambino conta se mi serve, altrimenti può anche morire, anzi posso ucciderlo. E così si passa dalle donne che si accaniscono contro la natura e fanno di tutto per avere figli tramite la fecondazione, costi quel che costi, agli aborti ripetuti con leggerezza, più volte e a ogni età. Ma questo modo di ragionare riguarda tutto. Si pretende il fidanzato, l’amico, la carriera, li si usa e poi li si butta via. Passiamo il tempo a costruirci un mondo dall’orizzonte limitato in cui non c’e spazio per altro. Così otteniamo quello che vogliamo ma poi ci stanca. E siamo tristi, frustrati.
Segnali di speranza?
In Inghilterra ho visto tutto il male possibile, purtroppo. Ibridi, embrioni usati, selezionati alla nascita, distrutti. Non solo penso alla notizia di qualche giorno fa su quell’uomo single che ha voluto un figlio da una madre surrogata perché era un suo diritto. Credo che prima o poi sarà l’uomo stesso a toccare il fondo. Soffrendo per quello che sta facendo a se stesso avrà bisogno di trovare un’altra strada. Proprio l’altro giorno la stessa scienziata che all’università di Newcastle sta facendo gli esperimenti di cui parlavo se ne è uscita dicendo che comunque la donna, anche se tende a dimenticarlo, dopo i 35 anni comincia a diventare non fertile. Lei stessa ha riconosciuto che per quanto disobbediamo, non tutto si riesce a fare. E mi ha rincuorata, ricordandomi che la natura è testarda e che per realizzarci abbiamo bisogno di seguirla.