Nessuna complicità con chi distrugge

Nessuna complicità con chi distrugge

di Luigi Negri da www.lanuovabq.it

Luigi Negri

Pubblichiamo la lettera che mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, ha scritto in questi giorni al direttore de Il Foglio sul drammatico momento che vive il nostro paese, perché descrive in modo lucido il vero problema culturale cui ci troviamo di fronte e l’atteggiamento che siamo chiamati ad assumere..

Carissimo direttore,
poiché mi trovo quasi sempre d’accordo con le tue posizioni dal punto di vista cultural-politico, mi permetto di farti avere delle osservazioni che sento assolutamente necessario, in coscienza, formulare e pubblicare. Mi hanno indotto a questo anche due bellissimi articoli che ho letto recentemente sulla questione dell’assetto cultural- social-politico in questo momento tragicomico della nostra storia nazionale.

Uno è un articolo del professor Francesco Alberoni sul fanatismo devastante di certe posizioni politiche, che mi ha ricordato i tempi indimenticabili dei miei studi universitari, in cui l’allora giovane professor Alberoni ci insegnava i rudimenti della sociologia. E poi l’articolo molto acuto del professor Aldo Grasso con cui ho condiviso tanti anni di insegnamento in Cattolica.

Non voglio fare nessun intervento nell’ambito specifico dell’impegno dei laici, soprattutto dei laici che hanno deciso di partecipare attivamente alla vita delle istituzioni. Non tocca ai vescovi stabilire l’identikit del presidente della Repubblica e non tocca ai vescovi indicare le priorità di carattere politico in senso stretto, ma tocca ai vescovi intervenire sulle gravi vicende di carattere culturale che sono arrivate, nel nostro paese, a un livello di crisi che mi sembra senza ritorno.

Mi sono chiesto se è giusto che noi continuiamo a tacere di fronte a posizioni culturali, sociali e politiche che affermano letteralmente che l’uomo è Dio; e che affermano una subordinazione totale e parossistica alla rete, indicata come soluzione globale di tutti i problemi dell’umanità.

Se si possa tacere di fronte a una modalità di porsi, nella vita politica, che disprezza, nel linguaggio e negli atteggiamenti, qualsiasi interlocutore che viene sbrigativamente percepito come avversario da eliminare. Se è possibile far prevalere tutta una serie di valutazioni personalistiche di carattere moralistico come ambito in cui decidere la presentabilità o meno di candidati a questa o a quella carica. A parte l’ignoranza spaventosa per cui si possono citare frasi del primo hitlerismo e di alcuni documenti delle più terribili dittature del Ventesimo secolo cercando di dargli una patente di credibilità e di autorevolezza. In questo contesto, dove una persona ragionevole, io non vorrei scomodare la fede, una persona ragionevole si trova veramente a disagio, ritengo che sia giusto che un vescovo della chiesa cattolica dica che c’è una sostanziale inconciliabilità fra la visione della realtà che nasce dalla fede e questa vita politica ridotta alla difesa accanita dei propri interessi particolari o di formazione ideologica.

Non credo che sia giusto che si possa continuare in un’equivoca tolleranza di posizioni che obiettivamente sono distruttive, non solo e non tanto della fede cattolica, ma di una vita sociale autenticamente fondata su valori sostanziali e inderogabili, quelli che Benedetto XVI aveva così genialmente sintetizzato nell’espressione “valori non negoziabili”.

Di fronte alla proposta di una vita socio-politica ridotta a posizioni teoriche demenziali, corredate da un linguaggio e relativi atteggiamenti dello stesso tipo, io mi sento di dire con tranquillità, almeno ai fedeli cattolici della mia diocesi, che non è possibile essere cristiani e contemporaneamente appoggiare a qualsiasi livello posizioni e scelte che sono evidentemente in contrasto con la concezione della vita che la chiesa, coerentemente, da duemila anni insegna. Se poi la novità è rappresentata, anche sul piano istituzionale, da disegni di legge che riguardano il riconoscimento civile delle unioni gay, il cambiamento a spese del Servizio sanitario nazionale del sesso, ci rendiamo conto da che parte va questa presunta novità.

Ma c’è un ulteriore e ultimo disagio. Mi sono chiesto in questi giorni: ma dove è finita la presenza politica dei cattolici in Italia? Si caratterizzano per le scelte politiche che fanno, destra o sinistra, ma non più per quella vera appartenenza a valori in forza dei quali diventa possibile un vero dialogo, confronto, e al limite la collaborazione.

Mi sono reso conto con amarezza che la presenza politica dei cattolici sembra non esistere più. Esistono dei cattolici che a titolo sempre più personale, quindi nel senso restrittivo della parola, militano di qua o di là ma ricevono la loro dignità dalla scelta analitica che hanno fatto. E forse qui non è in ballo soltanto la responsabilità dei laici. Forse l’azione educativa che noi dovremmo insistentemente riprendere con i nostri laici, soprattutto quelli impegnati nei campi più difficili, sembra essere venuta meno. Non so se non è più chiesta. Resta il fatto che da noi vescovi viene offerta in modo sempre più blando e sempre meno mordente. Non è un contributo ma non credo che potessi tacere ai fedeli della mia chiesa questa direttiva che ho ritenuto necessario dare.

Siccome poi il vescovo di una diocesi particolare vive e deve vivere un affetto per la chiesa universale, pongo questo mio intervento a disposizione di quanti, nelle altre chiese, possano riconoscersi e ritrovarsi in esso. (Il Foglio del 19/04/2013)

Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara – Comacchio

“Il disonore, la mancanza di pietà e la vergogna.”

“Il disonore, la mancanza di pietà e la vergogna.”

6 settembre 2012: video del seppellimento dei bambini soppressi con l’aborto nel locale ospedale di Desio. Dopo oltre 7 mesi le nostre Associazioni e il clero locale non abbiamo avuto nessuna risposta da parte del Sindaco e dell’Assessore Valeria Vinci alle nostre richieste di: 1) farci sapere le date dei seppellimenti per poter partecipare alle esequie con la benedizione sacerdotale; 2) che la data sia a cadenza fissa; 3) di tumulare i bambini abortiti in decorose cassette di legno e non più nei sacchi dell’immondizia o nei contenitori dei rifiuti speciali. Nel frattempo si continua però a seppellire questi piccoli martiri nel nascondimento, (difatti non ci avvisano più quando questi avvengono) e nella più totale mancanza di dignità, cosa questa non degna di una società civile.
 ·   Di seguito riporto un colloquio che Padre Pio ebbe con Padre Pellegrino che esprime appieno il nostro pensiero e cioè che quello che facciamo non è finalizzato solo a dare  un dignitoso seppellimento ai bambini abortiti. -cosa peraltro molto importante-  ma anche e soprattutto che questi bambini non vengano soppressi:·       — ” P. Pellegrino un giorno disse al nostro Santo: «Padre, lei stamattina ha negato l’assoluzione per procurato aborto ad una signora. Perché è stato tanto rigoroso con quella povera disgraziata?».

«L’aborto non è soltanto omicidio, ma pure suicidio. E con coloro che vediamo sull’orlo di commettere con un solo colpo l’uno e l’altro delitto, vogliamo avere il coraggio di mostrare la nostra fede? Vogliamo recuperarli sì o no?!».

«Perché suicidio?» domandò p. Pellegrino.“Assalito da una di quelle, non insolite furie divine, compensate da uno sconfinato entroterra di dolcezza e di bontà”, P. Pio rispose: «Capiresti questo suicidio della razza umana, se, con l’occhio della ragione vedessi ‘la bellezza e la gioia’ della terra popolata di vecchi e spopolata di bambini: bruciata come un deserto. Se riflettessi allora sì che capiresti la duplice gravità dell’aborto: con l’aborto si mutila sempre anche la vita dei genitori. Questi genitori vorrei cospargerli con la cenere dei loro feti distrutti, per inchiodarli alle loro responsabilità e per negare ad essi la possibilità di appello alla propria ignoranza. I resti di un procurato aborto non vanno seppelliti con falsi riguardi e falsa pietà. Sarebbe un’abominevole ipocrisia. Quelle ceneri vanno sbattute sulle facce di bronzo dei loro genitori assassini.

A lasciarli in buona fede mi sentirei coinvolto nei loro stessi delitti.”—

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=lzK5LkGviDE

Ricordo infine a tutti la frase di Dietrich Bonhoeffer :

“Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini”
PS: allego volantino dell’iniziativa “12 ore di preghiera per la Vita in riparazione all’aborto e all’eutanasia” prossimo incontro sabato 4 Maggio
Associazioni: “NO 194” per nuovo referendum abrogativo della legge 194 in materia di aborto- “Ora et Labora in Difesa della Vita – “Mai Nati”
PER INFO: Celsi Giorgio 3467035866

Ti preghiamo di diffondere fra i tuoi contatti le iniziative di “NO194” e “ORA et LABORA in Difesa della Vita” a difesa della vita concepita
«Difendi la vita, rinascerà la speranza», Giorgio Celsi

Discorso integrale di Padre Pio

L’aborto peccato contro la vita

9 dicembre 2011


Riportiamo una riflessione di Padre Pio tenuta nella parrocchia Santuario Maria SS. dello Sterpeto a Barletta.

Vogliamo fare una piccola rassegna di peccati come li ha “visti” P. Pio, cominciando proprio dall’aborto di cui oggi tanti non avvertono più la malizia e l’ingiustizia. La Chiesa insegna: “La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita”.4

Molti di fronte a questo peccato confondono la legge dello Stato – che permette ed assiste l’interruzione della gravidanza – con la legge di Dio, per la quale il procurato aborto rimane sempre un peccato contro il quinto comandamento “Non uccidere” (Es 20, 13; Mt 5, 21-22), che difende la vita qualunque sia il numero degli anni, mesi, e giorni dell’essere umano.

Una gravidanza interrotta costituisce sempre un trauma, un dramma; e non si può negare che quanto vive la donna, che purtroppo non intende essere mamma fino in fondo, coinvolga tutti quelli che le sono vicino, fino alla partecipazione fortemente emotiva ed a volte alla giustificazione di una scelta tanto sbagliata. Di questo coinvolgimento ne sanno qualcosa i confessori, anche se essi non potranno mai giustificare la soppressione di una vita.1

P. Pellegrino un giorno disse al nostro Santo: «Padre, lei stamattina ha negato l’assoluzione per procurato aborto ad una signora. Perché è stato tanto rigoroso con quella povera disgraziata?».

Rispose P. Pio: «Il giorno in cui gli uomini, spaventati dal, come si dice, boom economico, dai danni fisici o dai sacrifici, perderanno l’orrore dell’aborto, sarà un giorno terribile per l’umanità. Perché è proprio quello il giorno in cui dovrebbero dimostrare di averne orrore».

Poi, afferrato con la mano destra l’interlocutore con il saio, gli calcò la sinistra sul petto, come se volesse impadronirsi del suo cuore, e riprese con un fare molto perentorio: «L’aborto non è soltanto omicidio, ma pure suicidio. E con coloro che vediamo sull’orlo di commettere con un solo colpo l’uno e l’altro delitto, vogliamo avere il coraggio di mostrare la nostra fede? Vogliamo recuperarli sì o no?!».

«Perché suicidio?» domandò p. Pellegrino.

“Assalito da una di quelle, non insolite furie divine, compensate da uno sconfinato entroterra di dolcezza e di bontà”, P. Pio rispose: «Capiresti questo suicidio della razza umana, se, con l’occhio della ragione vedessi ‘la bellezza e la gioia’ della terra popolata di vecchi e spopolata di bambini: bruciata come un deserto. Se riflettessi allora sì che capiresti la duplice gravità dell’aborto: con l’aborto si mutila sempre anche la vita dei genitori.

Questi genitori vorrei cospargerli con la cenere dei loro feti distrutti, per inchiodarli alle loro responsabilità e per negare ad essi la possibilità di appello alla propria ignoranza. I resti di un procurato aborto non vanno seppelliti con falsi riguardi e falsa pietà. Sarebbe un’abominevole ipocrisia. Quelle ceneri vanno sbattute sulle facce di bronzo dei loro genitori assassini.

A lasciarli in buona fede mi sentirei coinvolto nei loro stessi delitti.

Vedi, io non sono un santo, eppure non mi sento mai così vicino alla santità, come quando dico parole forse un po’ forti ma giuste e necessarie a quelli che commettono questo crimine. E sono sicuro di avere ottenuto l’approvazione di Dio per il mio rigore, proprio perché da Lui, dopo queste dolorose lotte contro il male, ottengo sempre, anzi mi sento imporre qualche quarto d’ora di meravigliosa calma».

Obiettando p. Pellegrino che, “se non riesci ad estirpare le fissazioni ossessive dalla mente dei procuratori di aborti, è inutile maltrattarli con i rigori della Chiesa”, il Padre disse: «Il mio rigore, in quanto difende il sopraggiungere dei bambini del mondo, è sempre un atto di fede e di speranza nei nostri incontri con Dio sulla terra. Purtroppo con il passare del tempo la battaglia diventa superiore alle nostre forze, ma deve essere combattuta ugualmente, perché dalla certezza della sconfitta sulla carta, la nostra battaglia attinge la garanzia della vera vittoria: quella della nuova terra e dei nuovi cieli».2

Che ragioni o giustificazioni di tale peccato si possono opporre a considerazioni simili?

Per la Chiesa anche “la cooperazione formale all’aborto costituisce una colpa grave”.3

In sagrestia di fronte al confessionale, dove p. Pio ascoltava i penitenti, attendeva il suo turno Mario Tentori, seduto sulla panca. Mentre era intento a fare il suo esame di coscienza, sentì il Padre gridare: «Vai via, animale, vai via…!». Le parole del Santo erano indirizzate ad un uomo, che si era appena inginocchiato ai suoi piedi per confessarsi e che usciva da dietro la tendina umiliato, sconvolto e confuso.

Il giorno dopo Mario si mise sul treno a Foggia per far ritorno a Milano. Prese posto in uno scompartimento in cui c’era un solo viaggiatore. Questi cominciò a guardarlo ed esprimeva nel suo atteggiamento voglia di iniziare un discorso. Finalmente ruppe gli indugi, e domandò «Tu ieri non eri a S. Giovanni Rotondo, in sagrestia, per confessarti da P. Pio?».

«Sì!» rispose Tentori.

Riprese l’altro: «Noi eravamo seduti sulla stessa panca, io ti precedevo nel turno. Io sono quello che P. Pio ha cacciato, appellandolo col titolo di ‘animale’. Ricordi?».

«Sì!», disse ancora Mario.

Continuò il compagno di viaggio: «Voi che stavate intorno al confessionale forse non avete sentito le parole che hanno motivato il Padre a cacciarmi via. Ebbene, P. Pio ha detto testualmente: Vai via, animale, vai via, perché d’accordo con tua moglie hai abortito tre volte”. Capisci? Il Padre ha detto “Hai abortito!”. Si è diretto a me, perché l’iniziativa di fare abortire mia moglie era partita sempre da me».

E scoppiò in un pianto dirotto che esprimeva – come egli stesso confessò – dolore, volontà di non peccare più e la ferma determinazione di tornare da P. Pio per ricevere l’assoluzione e cambiar vita.4

Il rigore di P. Pio aveva salvato la vita di un padre che, dopo aver negato la vita a tre creature, stava correndo il pericolo di perdere la sua anima per tutta l’eternità.

 

1 Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, 1993, n.2270.

2 P. PELLEGRINO FUNICELLI, Il rigore fraterno…, in Voce di Padre Pio, dicembre 1976, 11-12.

3 Catechismo, n.2272

4 Don Bruno Borelli, Erba 19.9.1998.

(Tratto da “Il PadreSan Pio da Pietralcina, la missione di salvare le anime, di P. Marcellino Iasenza Niro, Edizioni Padre Pio da Pietralcina, 2004)

Dittatura gay, arriva il modello Ecuador

Dittatura gay, arriva il modello Ecuador

di Gianfranco Amato da www.lanuovabq.it

Francia, l'arresto dei 67 giovani anti-nozze gay

Nelson Zavala, già candidato Presidente della Repubblica ecuadoregna alle scorse elezioni politiche, è stato bollato come “omofobo” dalla giustizia del suo Paese, e conseguentemente condannato al pagamento di una multa di 3.180 dollari, nonché alla sospensione dei diritti politici per un anno.

Quali siano gli illeciti addebitati è presto detto. Zavala, che ha la disavventura di essere un cristiano praticante, nel corso della sua campagna elettorale ha osato definire l’omosessualità «una grave deviazione di comportamento», e per questo «immorale». Si è poi spinto fino al punto di definire gli omosessuali come «peccatori». Troppo per il giudice Patricia Baca Mancheno che ha ravvisato nelle parole di quel politico una palese violazione del codice elettorale ecuadoregno, il quale espressamente proibisce ai candidati di esternare «pubbliche affermazioni e opinioni che possano apparire discriminatorie o offensive della dignità delle persone», o di utilizzare «simboli, espressioni o allusioni di carattere religioso».

Da qui la condanna esemplare, tra il tripudio degli attivisti pro-gay che hanno definito la sentenza un precedente storico. A nulla è valsa, durante l’udienza, la tesi difensiva di Zavala, il quale, tra l’altro, ha rivendicato l’aspetto politico del suo giudizio circa l’omosessualità, dichiarandosi uno strenuo oppositore del riconoscimento legale del matrimonio tra coppie dello stesso sesso. L’aver affermato, peraltro, che l’eventuale legalizzazione di tale forma di matrimonio avrebbe «distrutto la famiglia ecuadoregna» ha probabilmente peggiorato la sua posizione processuale agli occhi del giudice. A dire il vero, però, lo stesso Zavala in quel caso non si era discostato molto dal giudizio dato da Papa Francesco quando, nella sua precedente veste di Arcivescovo di Buenos Aires, scrisse il 22 giugno 2010 ai quattro monasteri carmelitani della capitale argentina, definendo la proposta di introdurre il matrimonio omosessuale come «una mossa del Demonio» per distruggere non solo la famiglia ma «la stessa immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra».

Questa surreale vicenda che giunge dall’Ecuador dimostra quanto sia pericoloso, sotto il profilo giuridico, introdurre nella legislazione norme destinate a contrastare in maniera astratta e generica il cosiddetto fenomeno della “omofobia”. Si rischia di avventurarsi per una china che porta inesorabilmente a calpestare il diritto alla libera espressione di opinioni, ovvero quel diritto fondamentale dell’uomo sul quale poggia ogni sistema costituzionale autenticamente democratico.

E che non si tratti di un rischio astratto lo dimostrano alcuni recenti episodi come, ad esempio, il caso di Franck Talleu  fermato e multato nella civile e democratica Francia perché indossava la maglietta con il logo di Manif Pour Tous, immagine che osa rappresentare una famiglia costituita da un uomo, una donna, e relativi figli. E peggio è andata a 67 giovani che tre giorni fa manifestavano in silenzio davanti al Parlamento contro le nozze gay: sono stati arrestati e poi rilasciati dopo un’intera giornata.

A casa nostra preoccupano, invece, i primi tre disegni di legge che il Movimento Cinque Stelle,recentemente approdato nel parlamento italiano, ha intenzione di presentare. Il primo riguarda, infatti, la modifica del Codice Civile per consentire l’accesso al matrimonio a coppie dello stesso sesso, ed il riconoscimento dei figli di coppie omosessuali anche quando il concepimento avviene mediante il ricorso a tecniche di riproduzione medicalmente assistita, inclusa la maternità surrogata. Il secondo ed il terzo disegno di legge riguardano, invece, il contrasto all’omofobia e alla transfobia, e le modificazioni di attribuzione di sesso.

Se questo è lo scenario che ci attende nel prossimo futuro, dovremo chiederci se a seguito di qualche improvvido intervento legislativo, sarà ancora possibile per un cattolico sostenere – senza per questo essere tacciato di omofobia – che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione» (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10.), che i suoi atti «sono intrinsecamente disordinati» (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana), e «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica).
Se anche nel nostro Paese la politica non ferma la sua rincorsa dissennata alle suggestioni del politically correct, presto saremo costretti a subire anche noi una giustizia in salsa ecuadoregna.

Non vi è alcuna pietà umana nei confronti di minori, disabili, fanciulle, donne violentate in questi ultimi tempi !

Non vi è alcuna pietà umana nei confronti di minori, disabili, fanciulle, donne violentate in questi ultimi tempi !

Anche se quasi giornalmente assistiamo ad episodi incivili, infamanti, irresponsabili, parti offese con una eutanasia mascherata, diniego della vita, aborti, infibulazioni, stalking, stupri, abusi sessuali, soprusi, angherie, omicidi, suicidi, su persone deboli ed indifese che avvengono, anche nelle mura domestiche, tutto ciò, ci lasciano allibiti, sconcertati, attoniti, increduli ! Questi “drammatici avvenimenti”, ormai da troppo tempo ricorrenti e di grande rilievo sociale che si verificano “allegramente” , ci fanno pensare che il n/s Ordinamento Giuridico è privo di leggi di “protezione” ?

Queste “pazzie”, che sotto questo aspetto in breve vogliamo esaminare, sono in larga misura la logica conseguenza di menti psichicamente instabili e gli autori sono tali e tanti, malgrado che sono state espresse da troppi anni perplessità sulla carenza di strutture adeguate dove “albergare” i malati psichici. Il perdurare di questi atroci episodi lasciano le Istituzioni indifferenti, sorde, svuotate di ogni sensibilità e responsabilità, dove invece insiste una indefinibile insoddisfazione che pervade l’opinione pubblica sulla chiusura degli ex-ospedali psichiatrici, perché non sono state adeguate strutture atte alla prevenzione, cura ed inserimento sociale dei “malati” con una seria programmazione e pianificazione della salute mentale, senza prevedere e provvedere a garantire la sicurezza dei cittadini.

 

E’ una vera vergogna che dura da ben 35 anni !

 

Le famiglie dove vi sono questo tipo di “malati” sono state costrette a ricorrere, invano, alla ricerca di un posto dignitoso nella sanità italiana, costrette a soluzioni davvero precarie, costrette ed obbligate ad avviare questi “cenerentoli della Sanità” (persone remissive e miti) costretti a subire una vita ed una dura realtà, rivolgendosi verso Istituti Religiosi Cattolici o non Cattolici , peggio ancora, verso esose strutture ospedaliere private.  Per non citare gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari : altra vera vergogna ! infatti tanto clamore è stato fatto allorquando sono stati ri-scoperti dopo ben 35 anni e poi !!! finire nel giro di una notte ed avviati alla loro chiusura nell’aprile del 2014 ! (?)

Allora dobbiamo “gridare” senza indugio che lo scandalo dei manicomi prima e la mancata risoluzione di questo disagio socio-sanitario dopo, costituiscono la vergogna del secolo scorso e la diretta, pacifica, ipocrita continuazione in questo 2013 !

La situazione dei malati psichici in Italia, tra solitudine, sofferenza e strutture inadeguate sono un desolante panorama tre decenni dopo l’entrata in vigore della legge 180 e 833 che hanno chiuso i manicomi.

E’ una forte preoccupazione per l’estendersi di questi ”atti”, “fatti”, “misfatti” che riguardano l’infanzia violentata, la spicciola coazione e coercizione tra adolescenti, l’aggressività tra consanguinei vittime innocenti dove spesso ci scappa il morto, il continuo stalking, gli stupri spesso ricorrenti mostruose azioni che danneggiano irrimediabilmente la dignità umana dei minori o delle donne, i continui omicidi-suicidi dei coniugi ormai all’ordine del giorno, insomma una terrificante  e cruda realtà. Ora si uccide, anche, un essere umano per un nonnulla e per converso si esaltano gli animali ! ( con tutto il rispetto verso questi ultimi ! ) e non si “stima” il genere umano. Cosa bisogna pensare di “coloro” che ci dovrebbero tutelare, cosa bisogna pensare della “politica” indifferente dove tutti stanno come galli nel pollaio beccandosi per un nonnulla, dove questi “designati” e non “eletti” si inventano ogni cosa, dove si trincerano dietro ipocrisie ( come quelle di difendere le famiglie… ! ) e non riescono a distinguere le “cose pubbliche” da salvaguardare, da quelle “cose personali”da vanificare.

 

Ma perché i politici e quelli pseudo, con la loro immutata totale assenza, non ascoltano la disperazione, l’indignazione, la rivolta morale, la richiesta dei loro concittadini, che vedono sempre più nero il loro futuro, per quanto avviene nel quotidiano ?

http://digilander.libero.it/cristianiperservire/pdf/Petizione%20al%20Parlamento%20Italiano.pdfhttp://digilander.libero.it/cristianiperservire/News2011/050911.htm

 

Difendere l’essere umano è utile ?, difendere questi incolpevoli “desaparecidos della n/s civiltà” è una battaglia inutile ?, oppure una guerra di giustizia perduta ?

 

Quid est veritas ? Quale è la verità ?

 

E’ giusto difendere i diritti dei deboli, non sono diritti deboli !, come dice molto bene il Cardinale Dionigi Tettamanzi !

 

Nell’era delle trasgressioni non trova posto l’etica civile, ma resta un decadimento continuo, un declino forsennato, uno scivolone dei valori morali !

 

Comunque, parafrasando il pensiero del Beato Giovanni Paolo II° : “Andiamo avanti con speranza” !

 

Previte

http://digilander.libero.it/cristianiperservire 

Una pillola promette di cancellare i brutti ricordi (e della libertà di perdonare che ne facciamo?)

Una pillola promette di cancellare i brutti ricordi (e della libertà di perdonare che ne facciamo?)

da www.tempi.it

In Francia hanno inventato un farmaco che sarebbe capace di cancellare le memorie negative. Ma ciò che ci ha ferito può aprire a un’altra esperienza: quella del perdono 

pilloleUn nuovo farmaco scoperto in Francia promette di cancellare i brutti ricordi. La pillola, il metirapone, è in grado di ridurre il cortisolo, un ormone dello stress, e così modificare, sino a cancellare, i ricordi indesiderati. Una buona notizia? Non del tutto. Sul Sir (Servizio di informazione religiosa) la professoressa Paola Ricci Sindoni, ordinario di filosofia morale e vicepresidente vicaria di Scienza & Vita, ha scritto un articolo interessante sull’argomento osservando che i brutti ricordi, rielaborati, sono possono diventare l’anticamera di «un’altra esperienza fondante e rigeneratrice: quella del perdono». Di seguito riportiamo l’articolo di Ricci Sindoni.

Ancora una volta la neuroetica, la disciplina che tenta di individuare con la mappatura neurobiologica del cervello, un differente modo di comprendere le attività cognitive, le emozioni e i comportamenti (e finalmente archiviare le obsolete prescrizioni dell’etica) ha raggiunto un nuovo obiettivo.
Questa volta è la memoria ad essere colpita tramite un nuovo farmaco, il metirapone, in grado di ridurre il cortisolo, un ormone dello stress e così modificare i nostri brutti ricordi, sino alla loro cancellazione.
In attesa che questi risultati siano ancora scientificamente provati e utilizzati per patologie da stress post-traumatico, non è male ripensare a quel mistero indecifrabile che è la nostra memoria, quel grande palazzo, per dirla con Agostino, in cui ricordi belli e brutti si intrecciano, formando quel deposito di senso su cui costruiamo il nostro presente.
È un dato di fatto accertato dall’esperienza, infatti, che mentre i ricordi belli tendono spesso ad offuscarsi, sono quelli spiacevoli a continuare a perseguitarci. Che non ci sia una ragione etica in tutto questo?
C’è da pensare infatti che i ricordi brutti siano spesso legati a cattive azioni fatte o subìte, quelle insomma che ineriscono alle nostre relazioni personali, all’interno delle quali l’altro è stato visto come rivale, nemico, persona da battere.
Che la memoria ce li restituisca, può essere il segnale che la nostra coscienza abbia di nuovo a ricomprenderli e, forse, a reinterpretarli alla luce di un’altra esperienza fondante e rigeneratrice: quella del perdono. Perdono da dare, se qualcuno ci ha lasciato una ferita che va cicatrizzata, perdono da ricevere se, anche attraverso qualche nostro gesto, ci si può riavvicinare a quanti ci hanno colpito. In tal senso il cristianesimo ce ne offre tutta la sua ricchezza trasformante.
I ricordi, perciò, hanno bisogno di etica e non sono belli o brutti (anche se differentemente ci colpiscono), ma possono essere, per dirla con J. Asmann, “caldi” o “freddi”. Questi ultimi sono molto spesso ricordi bloccati nell’ossessiva ripetizione, irrigiditi nel passato che da solo condiziona il presente, congelati in una memoria, inadatta a pervenire il mutamento e, dunque, la comparsa di qualcosa di essenzialmente nuovo.
Il ricordo caldo, invece, suscita uno spazio dentro la memoria, che va tenuto aperto, perché produce una sorta di destabilizzazione del passato costretto, come dire, in un contrasto doloroso a lasciar posto al presente, dove non scompare – è sempre un ricordo, un ricordo caldo – ma produce una sorta di metamorfosi creativa, che solo il perdono, nei confronti di sé e dell’altro, produce.
Ben vengano le nuove scoperte della neurobiologia, specie se possono liberare la mente di molti malati dalla rigida fissità dei ricordi freddi, ma non pensiamo di abbandonare l’etica, dal momento che questa ci offre strumenti di comprensione per allargare i nostri orizzonti di vita.
Il perdono infatti non si ottiene farmacologicamente, né può essere considerato solo una buona pratica religiosa, ma può diventare in una prospettiva allargata anche una sana dinamica politica, se anche Hannah Arendt lo considerava un elemento scardinante nei confronti delle contorte pratiche della democrazia.
Un altro modo per dire che scienza e fede possono camminare insieme, sostenendosi a vicenda, senza supporre però di sostituirsi una con l’altra, ma contribuendo, ciascuno nel proprio ambito, a illuminare le condizioni del nostro abitare il mondo.

Pedofilia, Olanda. Secondo una sentenza è «aberrante», ma può essere promossa e pubblicizzata (anche con foto)

Pedofilia, Olanda. Secondo una sentenza è «aberrante», ma può essere promossa e pubblicizzata (anche con foto)

Incredibile sentenza del tribunale di Assen che ha ribaltato una precedente decisione, permettendo a una fondazione di proseguire nella sua attività di promozione del libero amore fra adulti e bambini 

pedofiliaLa pedofilia è «un comportamento aberrante». Ma non può essere negato il diritto di fare campagne per promuoverla. È il senso della sentenza shock di una corte d’appello olandese che ieri, ribaltando la decisione di primo grado, ha stabilito come non debba essere vietata l’attività di una fondazione che da oltre trenta anni promuove la pedofilia.

Lo scorso anno il tribunale civile di Assen aveva ingiunto lo scioglimento del gruppo “Sticthing Martijn” rilevando che le sue proposte per legalizzare i contatti sessuali tra adulti e bambini erano contrarie alle norme ed ai valori della società olandese.

Ieri la corte d’appello di Leeuwarden ha affermato che i testi e le foto presenti sul sito web della fondazione non contravvenivano la legge. Aggiungendo che il fatto stesso che alcuni dei suoi membri siano stati condannati per reati sessuali, non andava connesso al lavoro della fondazione stessa.

La Corte d’appello ha anche rilevato che le proposte per la liberalizzazione della pedofilia sono «una seria contravvenzione di alcuni principi del sistema penale olandese», in particolare per quanto concerne la minimizzazione dei «pericoli dei contatti sessuali con giovani». Ma i giudici hanno sentenziato che la società olandese è sufficientemente «resistente» per affrontare «le dichiarazioni indesiderabili ed il comportamento aberrante» promosso dal gruppo fondato nel 1982 e sciolto lo scorso anno in seguito alla sentenza di primo grado. Un suo ex presidente, Martijn Uittenbogaard, ha affermato che i 60 soci non si riuniranno per decidere i prossimi passi, mentre l’ufficio del procuratore sta valutando l’ipotesi di un ricorso in terzo grado. Una portavoce della pubblica accusa ha definito la sentenza «deludente».

Nel corso degli anni l’attività della lobby pro-pedofilia è stata al centro di una serie di proteste. Ma il colpo più duro lo subì nel 2007, dopo aver pubblicato sul suo sito le foto della principessa Amalia, figlia del principe ereditario Guglielmo Alessandro (che il prossimo 30 aprile sarà incoronato re al posto della madre, la regine Beatrice). Il futuro re fece causa, chiedendo la rimozione immediata delle foto ed il pagamento di una multa. Richieste accolte dal tribunale.

Tre anni dopo l’abitazione del presidente dell’epoca, Ad van den Berg, fu perquisita, portando alla scoperta di ingenti quantità di materiale pedopornografico e all’arresto dello stesso van den Berg. Ma l’associazione ha continuato il suo “lavoro”, forte del parere emesso dal ministero per la sicurezza e la giustizia che nel giugno 2011 aveva stabilito che per la legge olandese la sua attività non era illegale. Ciò nonostante il 27 giugno 2012 il tribunale di Assen ne aveva decretato la chiusura. Annullata oggi nel nome della libertà di associazione. (ANSA)