Satana e la trappola mimetica

“Il diavolo probabilmente” di Claudio Tarditi
di Oddone Camerana
Tratto da L’Osservatore Romano

Satana è certamente una figura centrale non solo della Bibbia e dei Vangeli ma anche della cultura occidentale. Al di là di questa affermazione, ci si chiede che cosa detta figura sia ancora in grado di comunicare dopo il ridimensionamento dovuto all’illuminismo, alle scienze e al razionalismo. Sembra, infatti, diventata una figura di retroguardia che interessa minoranze dedite all’occultismo, richiamata in vita solo di fronte a fenomeni di possessione. Un capitolo della demonologia popolato di caricature del male, di feticci, di magie e sacrifici. Sarà. Senonché si deve agli studi di René Girard il ripensamento di questa figura nella prospettiva della violenza sacra, del nichilismo contemporaneo e della marginalizzazione.

A guidarci su questo terreno accidentato, già esplorato da Girard in tante sue opere alla ricerca delle vesti in cui il demonio appare e scompare, si trasforma e funge da seduttore di folle pur non avendo sostanza se non quella di un parassita che si alimenta del male che compie, è il prezioso volumetto di Claudio Tarditi Il diavolo probabilmente (Torino, Lindau, 2012, pagine 119, euro 12, 50) che porta come sottotitolo la frase Ripensare Satana oggi, quale programma di lavoro.

Gli episodi in cui Satana è presente nei Vangeli sono numerosi. Ma non avrebbe senso richiamarli alla memoria e all’esame dell’attualità al fine di ripensare Satana se non li si inquadrasse, come fa Tarditi, nella prospettiva dell’ipotesi mimetica di Girard. Quell’ipotesi che, avendo messo al centro delle relazioni umane il desiderio copiato che si instaura tra le persone, pone poi la soluzione della rivalità che ne scaturisce – e si diffonde a macchia d’olio – nel processo altrettanto mimetico in cui la crisi viene risolta, cioè trovando qualcuno costretto a pagare per forza per tutti il prezzo del ritorno all’ordine.

Solo in questa luce la frase che sembra gettata lì da Gesù “Se Satana scaccia Satana” (Matteo, 12, 26) rivolta ai farisei, assume la configurazione della formula che racchiude il segreto di Satana, la cui sopravvivenza è assicurata dal perpetuarsi del meccanismo vittimario autoespulsivo a cui Satana ricorre incontrastato fino a che non ne verrà rivelata la vera natura. E sempre allo stesso meccanismo mimetico fanno riferimento gli episodi delle tentazioni nei Vangeli di Matteo e Luca e quello in cui Gesù accompagna il rifiuto alle proposte di Pietro con le parole “Va’ lontano da me Satana” (Matteo, 16, 22-23). In entrambi i casi Gesù avverte, resistendogli, il tentativo di Satana di fargli volere quello che vuole lui al fine di imprigionarlo nelle spire della rivalità che ne nasce.

Ed è ancora merito della chiave interpretativa della trappola mimetica che si possono ripensare altri episodi: come quello in cui Satana è all’opera allo scopo di influenzare Pietro facendogli dichiarare di non conoscere Gesù appena arrestato e quello dei Demoni di Gerasa in cui gli abitanti del luogo precipitano nel panico accortisi di non poter più disporre del rito satanico di espulsione.

Superfluo dire che, nel rifarsi a Girard, la rilettura di Satana effettuata da Tarditi ripropone molti dei punti fermi del lessico e dell’antropologia dell’autore francese. Dove per esempio “decostruzione” vuol dire smascheramento, a opera della rivelazione, del meccanismo vittimario che aveva dominato non senza un certo successo il mondo pagano antico. Dove “violenza” non è la brutalità selvaggia e istintuale, ma la forza capace di recuperare il male estraendolo da sé e attribuendolo a una parte del tutto, e perciò è detta sacra oltre che simbolica e poi rituale. Dove “verità” è prima di tutto svelamento dell’innocenza della vittima sacrificale. Dove il “tempo”, a cominciare dal momento in cui la verità del sacro è rivelata, non è più quella cosa circolare e ripetitiva, dominio di Satana in cui questi operava su licenza, ma responsabilità di salvezza nelle mani dell’umanità. Dove il concetto di “scandalo” nasconde ancora il desiderio dello scandalizzato di imitare l’autore dello scandalo stesso. Dove la “demonologia” è la scienza del meccanismo mimetico. Dove il “desiderio” è quello della versione arcaica, ancora costretto tra divieti fissati allo scopo di evitare lo scatenamento delle rivalità.

Nonostante la rivelazione, e per quanto a pezzi, mutilato e privo di argini, l’equilibrio sacrificale resiste e continua a produrre un certo ordine a basso regime. Il meccanismo dominato da Satana resta, infatti, una forma di protezione senza il quale la violenza privata del sacro e dei divieti di contenimento non conosce i freni di un tempo. Se Satana non scaccia più se stesso come accadeva prima della rivelazione c’è recrudescenza di violenza.

Come uscire da questa impasse? Fino a quando possiamo permetterci questa indecisione? Domande avvertite da Marco l’evangelista quando parla del terrore che assale le genti di Gerasa vedendosi private della risorsa sacrificale. È il momento della scelta, avvertono insieme Girard e Tarditi. Siamo mimetici e lo resteremo. Dunque non resta che imitare la persona giusta, il Cristo che imita il Padre. Un’imitazione buona che si concretizza nella gratuità.

Dio contro Satana, la battaglia finale

Pubblichiamo un passaggio del libro “L’ultimo esorcista – La mia battaglia contro Satana” scritto da padre Gabriele Amorth con Paolo Rodari (Piemme, 2012). 
Tratto da La Bussola Quotidiana

Come dice nell’introduzione lo stesso autore, l’esorcista vivente più famoso, il titolo è “volutamente provocatorio. È ovvio che io non sono l’ultimo esorcista rimasto in questo mondo. Dopo di me altri ce ne saranno e già ce ne sono, anche di giovani. Ma nel mondo siamo in così pochi che ognuno di noi nella sua battaglia quotidiana si sente inevitabilmente come se fosse l’ultimo, l’ultimo esorcista chiamato a combattere contro il grande nemico, il principe di questo mondo, Satana. La Chiesa, ancora oggi, fa poco per formare nuove leve di esorcisti. Poco fanno i vescovi. È questo il mio cruccio ed è per questo motivo che ho accettato che il libro uscisse con questo titolo”.

L’attacco di Satana è rivolto principalmente a chi nel mondo ricopre posti di potere. Perché fare suoi uomini che hanno grandi responsabilità significa a cascata fare sue tantissime altre persone. E poi i più attaccati sono gli uomini di Chiesa. Perché? Perché loro dovrebbero essere i santi di Dio e invece se si fanno sopraffare da Satana divengono all’opposto i suoi nemici.

Satana attacca anzitutto il Papa. Il suo odio per il successore di Pietro è feroce. L’ho sperimentato nei miei esorcismi. Quando nomino Giovani Paolo II i demoni schiumano rabbia. Altri tremano. Altri ancora urlano e supplicano di non nominarlo più. Così anche con Benedetto XVI. Ogni gesto di Joseph Ratzinger, le sue liturgie così composte e piane, sono un potente esorcismo contro la furia del demonio.

Dopo il Papa Satana attacca i cardinali, i vescovi e tutti i preti e i religiosi. È normale che sia così. Nessuno si deve scandalizzare di questo. E nemmeno ci si deve scandalizzare se alcuni, nella Chiesa, cedono alle sue lusinghe e si fanno sopraffare. I preti, i religiosi e le religiose sono chiamati a una dura lotta spirituale. Non devono cedere mai al demonio. Se aprono la porta della propria anima, anche poco, al demonio, questi entra e si prende tutta la loro vita.

Un giorno, come già ho raccontato, suor Faustina Kowalska vide lucidamente l’inferno. E dentro l’inferno vide il luogo che Satana ha preparato per i sacerdoti, i sacerdoti dannati per l’eternità. Ecco il racconto di suor Faustina: «Allora il sentiero che io seguivo s’aprì e mi trovai in un’altra cavità sopra la prima e più orribile. Là si tenevano i sacerdoti indegni che avevano avuto l’audacia di ricevere sacrilegamente nelle loro mani e nel loro cuore il Figlio della vergine. Quei miserabili

soffrivano tali torture che tutte quelle di cui ho parlato non sono nulla a confronto. Erano tormentati specialmente nelle parti del corpo che avevano toccato l’ostia consacrata; pel dolore si facevano scoppiare le mani ch’erano divenute come carboni ardenti; le loro lingue erano come fatte a pezzi e penzolavano fuori dalla loro bocca per signifi care i loro sacrilegi; tutto l’interno del loro corpo e specialmente il loro cuore era divorato dal fuoco e in preda a orribili dolori. Là io vidi drizzarsi, come un serpente che vuol saltare, un cattivo sacerdote ch’io conobbi e che era morto subitaneamente dopo aver dato gravi scandali. Mi fissò con rabbia e subito ricadde nel più profondo della fornace».

Io dico: la misericordia di Dio può tutto. Non è mai troppo tardi per pentirsi, per tornare a Dio. Di certo c’è un fatto. Non si può dimenticare che lo scandalo della pedofilia nel clero è scoppiato in questi ultimi decenni. Questo è il tempo della furia di Satana sul mondo. Una furia che colpisce in modo potente soprattutto la Chiesa. Il fatto che gli scandali siano usciti allo scoperto è un bene. Perché permette alla Chiesa di fare penitenza, di ravvedersi, di non peccare più.

Il mondo è in mano al potere del demonio. Con Satana ci sono tanti suoi profeti. Tante persone che la Bibbia chiama falsi profeti. Falsi perché portano alla menzogna e non alla verità. Queste persone esistono fuori ma anche dentro la Chiesa. Si riconoscono subito: dicono di parlare nel nome della Chiesa e invece parlano nel nome del mondo. Chiedono alla Chiesa di vestire i panni del mondo e così facendo confondono i fedeli e portano la Chiesa in acque non sue. Sono le acque del maligno. Le acque che la Bibbia descrive in modo mirabile nel suo ultimo testo, l’Apocalisse.

La rabbia di Satana esiste da quando esiste il mondo. Ma da quando Dio ha mandato nel mondo suo Figlio, Gesù, questa rabbia è divenuta più forte. Da quando c’è Gesù lo scontro tra i due eserciti è aperto, frontale. Satana aizza il popolo contro Cristo e riesce a convincerlo che è necessario ucciderlo. La morte di Gesù è la vittoria di Satana. Una vittoria apparente perché in realtà con la risurrezione è Cristo che trionfa. Ma il suo trionfo non cancella il male. Non cancella la presenza

del drago, la bestia, Satana. Questi c’è ancora ma da quando è venuto Cristo l’uomo ha la certezza che, se si affida a lui, può farcela. Pur nella difficoltà della vita, può sconfiggere la morte.

Oggi, duemila anni dopo la venuta di Cristo, la lotta è più aspra. Siamo a uno scontro finale. Da una parte l’esercito di Satana. Dall’altra l’esercito di Dio con tutti i suoi santi e i suoi martiri, gente che effonde il proprio sangue a beneficio di coloro che rimangono a lottare. Ogni goccia di sangue dei martiri è usata da Dio nella infinita battaglia contro il demonio.

Disse la Madonna a Medjugorje il 14 aprile del 1982: «Dio ha permesso a Satana di mettere la Chiesa alla prova per un secolo» ma ha aggiunto: «Non la distruggerai. Questo secolo in cui vivete è sotto il potere di Satana ma, quando saranno realizzati i segreti che vi ho affidati, il suo potere sarà infranto».

Parole che ci dicono che se Satana oggi è all’opera, all’opera contro di lui c’è anche la Madonna. Sappiamo poco dei segreti affidati ai veggenti di Medjugorje. Sappiamo però che quando – presto, molto presto – questi segreti si realizzeranno, il drago sarà sconfitto e il regno della luce trionferà.

Padre Amorth con Paolo Rodari
L’ultimo esorcista
Piemme – 2012 – pp. 262 – Euro 16,50

Manuale per la liberazione dal maligno

Un libro per riconoscere e liberarsi dalle cattive influenze
di Salvatore Cernuzio
Tratto dal sito ZENIT,

Esiste il diavolo? E come si manifesta? È vero che alcune persone possono essere possedute dal maligno? E come si fa per liberarsi dagli influssi negativi? Come si svolge un esorcismo?

Per cercare di rispondere a queste ed altre cento domande sul tema, l’editrice Fede & Cultura ha pubblicato il libro “L’azione del maligno – Come riconoscerla e come liberarsene”, una sorta di manuale per la liberazione, scritto da Don Gabriele Amorth, l’esorcista italiano più conosciuto e più tradotto nel mondo, da Don Gabriele Fabris, Presidente dell’Associazione Biblica Italiana, Don Gustavo Sanchèz, esorcista, Tonino Cantelmi, Presidente dell’Associazione Psichiatri e Psicologi cattolici, Angela Musolesi, specializzata nel Ministero di Liberazione e Chiara Zanasi, antropologa.

Il libro che intende far conoscere in maniera competente quali sono le arti del maligno e come liberarsene dagli influssi attraverso la preghiera e il rinnovamento e l’intensità della fede.

Intervistata da ZENIT la sorella francescana Angela Musolesi, coautrice del libro ha spiegato che il demonio esiste e vuole la nostra sofferenza, vuole la nostra morte.

Una delle Intenzione del libro è quella di rimuovere i pregiudizi di chi pensa che la Chiesa dica che bisogna soffrire.

“La Chiesa non vuole che soffriamo, – ha precisato – ma ci offre gli strumenti per accettare con rassegnazione la croce: le parole di Gesù e la fede in Lui. Se applicassimo le parole di Gesù ci sarebbe il paradiso in terra, perché con Gesù il regno di Dio è venuto tra di noi”.

“Le sofferenze sono inevitabili nella vita, ma un cuore che si sforza di essere in comunione con Gesù affronta meglio le difficoltà”.

A questo proposito sorel Angela ha scritto la parte inerente alle preghiere di liberazione, tanto care al beato Giovanni Paolo II il quale nel Regina Coeli del 24 aprile del 1992 incitò tutti a servirsi della preghiera a San Michele Arcangelo, dicendo: «Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo»

Le preghiere di liberazione sono di grande conforto alle persone a cui vengono fatte, e sono di supporto all’attività dei sacerdoti, in particolare degli esorcisti.

Per ‘preghiere di liberazione’ – ha precisato la coautrice – intendo riferirmi, a tutte le preghiere private che in modo indiretto chiedono al Signore di liberare qualcuno da uno stato di vessazione del demonio, oppure intimano in modo diretto a qualsiasi forza malvagia di allontanarsi dai propri famigliari e dalle proprie sostanze personali”.

Secondo sorel Angela la fede è la base di tutto. È la fede in Gesù che fa appalesare i miracoli. E senza la fede in quello che Gesù ha fatto e detto di fare, non si ottiene nulla” non a caso Gesù dice “Questo genere di demoni si può cacciare solo con il digiuno e la preghiera”.

Satana dal Papa. Ecco cosa accadde

di Paolo Rodari
Tratto da Palazzo Apostolico

Nel mio libro con padre Amorth, “L’ultimo esorcista”, viene descritto un incontro più o meno ravvicinato tra Benedetto XVI e due posseduti.Poiché ieri diversi media, soprattutto internazionali, hanno travisato il testo facendo divenire questo fatto (che resta nell’ordine della straordinarietà) come un esorcismo compiuto dal Papa, riporto interamente la parte del libro che ne parla, a beneficio di tutti. E’ padre Amorth a parlare. Buona lettura.

Fa caldo in piazza San Pietro. La primavera è oramai inoltrata. Il sole picchia sulla piazza dove una folla di fedeli aspetta il Papa. È mercoledì, il giorno dell’udienza generale. I fedeli sono arrivati da tutto il mondo.

Dal fondo della piazza entra un gruppetto di quattro persone. Due donne e due giovani uomini. Le donne sono due mie assistenti. Mi aiutano durante gli esorcismi, pregano per me e per i posseduti e assistono per quanto è loro possibile i posseduti nel loro lungo e difficile percorso di liberazione.

I due giovani uomini sono due posseduti. Nessuno lo sa. Lo sanno soltanto loro e le due donne che li «scortano».

Quel mercoledì le donne decidono di portare i due all’udienza del Papa perché pensano che potrebbero trarne giovamento. Non è un mistero che molti gesti e parole del Papa facciano imbestialire Satana. Non è un mistero che anche la sola presenza del Papa inquieti e in qualche modo aiuti i posseduti nella loro battaglia contro colui che li possiede.

I quattro si avvicinano verso le transenne in prossimità del palco da dove Benedetto XVI di lì a poco è chiamato a parlare. Le guardie svizzere li fermano. Non hanno i biglietti per proseguire oltre. Le due donne insistono. È importante per loro riuscire a portare i due posseduti il più possibile vicino al Papa.

Le guardie svizzere non ammettono deroghe e intimano loro di allontanarsi. Così una delle due donne fa finta di sentirsi male. La sceneggiata ottiene un risultato. I quattro vengono fatti accomodare oltre le transenne, nei posti riservati ai disabili. «Avete visto, Giovanni e Marco?» chiedono le due donne ai due posseduti. «Ce l’abbiamo fatta. Tra poco arriverà il Papa e noi siamo qui vicini a lui». I due non parlano. Sono stranamente silenziosi. È come se coloro che li possiedono (si tratta di due demoni diversi) stiano cominciando a capire chi di lì a poco arriverà in piazza.

Suonano le 10. Dall’arco delle campane, il portone a fianco della basilica vaticana, esce una jeep bianca. Sopra tre uomini. Un guidatore, il Papa in piedi e, seduto al suo fianco, il suo segretario particolare monsignor Georg Gänswein. Le due donne si girano verso Giovanni e Marco. Istintivamente li sorreggono con le braccia. I due, infatti, iniziano ad avere comportamenti strani. Giovanni trema e batte i denti. Le due donne capiscono che qualcuno sta cominciando ad agire nel corpo di Giovanni e di Marco. Qualcuno che col passare dei minuti si mostra sempre più agitato. «Giovanni, mantieni il controllo di te stesso» dice una delle due donne. «Non farti sopraffare. Reagisci. Mantieni il controllo».

L’altra donna dice le stesse parole a Marco. Giovanni non sembra ascoltare le parole della donna. Salvo, d’improvviso, girarsi e dirle con voce lenta e che sembra venire da non si sa quale mondo: «Io non sono Giovanni».

La donna non dice più nulla. Sa che con il diavolo solo un esorcista può parlare. Se lei lo facesse sarebbe molto rischioso. Così rimane in silenzio e si limita a sostenere il corpo di Giovanni, ora completamente in mano al demonio. La jeep gira per tutta la piazza. I due posseduti si piegano per terra. Battono la testa per terra. Le guardie svizzere li osservano ma non intervengono. Sono forse abituate a scene del genere? Forse sì. Forse altre volte hanno assistito alle reazioni dei posseduti innanzi al Papa. La jeep compie un lungo percorso. Poi arriva in cima alla piazza, a pochi metri dal portone della basilica vaticana.

Il Papa scende dall’auto e saluta le persone poste nelle prime file. Giovanni e Marco, insieme, iniziano a ululare. Sdraiati per terra ululano. Ululano fortissimo. «Santità, santità, siamo qui!» urla al Papa una delle due donne cercando di attirare la sua attenzione.

Benedetto XVI si gira ma non si avvicina. Vede le due donne e vede i due giovani uomini per terra che urlano, sbavano, tremano, danno in escandescenze. Vede lo sguardo d’odio dei due uomini. Uno sguardo diretto contro di lui. Il Papa non si scompone. Guarda da lontano. Alza un braccio e benedice i quattro. Per i due posseduti è una scossa furente. Una frustata assestata su tutto il corpo. Tanto che cadono 3 metri indietro, sbattuti per terra.

Adesso non urlano più. Ma piangono, piangono, piangono. Gemono per tutta l’udienza. Quando poi il Papa se ne va, rientrano in se stessi. Tornano se stessi. E non ricordano nulla.

Benedetto XVI è temutissimo da Satana. Le sue messe, le sue benedizioni, le sue parole sono come dei potenti esorcismi. Non credo che Benedetto XVI compia esorcismi. O almeno la cosa non mi risulta. Credo tuttavia che tutto il suo pontificato sia un grande esorcismo contro Satana. Efficace. Potente. Un grande esorcismo che molto dovrebbe insegnare ai vescovi e ai cardinali che non credono: costoro comunque dovranno rispondere della loro incredulità.

Non credere e soprattutto non nominare esorcisti laddove ce ne è esplicito bisogno è, a mio avviso, un peccato grave, un peccato mortale. Il modo con cui Benedetto XVI vive la liturgia. Il suo rispetto delle regole. Il suo rigore. La sua postura sono effi cacissimi contro Satana.

La liturgia celebrata dal Pontefice è potente. Satana è ferito ogni volta che il Papa celebra l’eucaristia. Satana molto ha temuto l’elezione di Ratzinger al soglio di Pietro. Perché vedeva in lui la continuazione della grande battaglia che contro di lui ha fatto per ventisei anni e mezzo il suo predecessore, Giovanni Paolo II. Il Papa che, lui sì, faceva esorcismi.

Padre Amorth con Paolo Rodati
L’ultimo esorcista
Piemme – 2012 – pp. 262 – Euro 16,50

Il satana dimenticato

di Paolo Rodari da Il Foglio

Chi pensa più agli esorcisti? Parla Gabriele Amorth, dal 1986 in prima linea contro il Grande Nemico.

Su quel fronte purtroppo siamo rimasti in pochi” Un giorno padre Gabriele Amorth, l’anziano sacerdote paolino divenuto esorcista della diocesi di Roma nel 1986 per mandato firmato dal cardinale vicario di allora Ugo Poletti – da poco ha dato alle stampe “L’ultimo esorcista” (Edizioni Piemme, 266 pagine, 16, 50 euro) –, viene ricevuto da un’eminenza importante della Santa Sede.

Buon giorno eminenza, sono padre Gabriele Amorth. Sono un sacerdote paolino. Abito a Roma. Sono anche l’esorcista ufficiale della…”. “So chi è lei. Ho sentito parlare di lei. Mi dica. Cosa vuole?”.
Avrei bisogno di incontrarla”. “Per quale motivo?”.
Be’, vede, ho messo insieme un’associazione di esorcisti. Ci riuniamo a Roma per confrontarci e aiutarci. Sa, nel mondo siamo talmente pochi”. “Senta. Adesso non ho tempo. Se vuole può venire a casa mia domani. Così mi dice quello che vuole. Saluti”.

Il cardinale chiude la telefonata piuttosto bruscamente. O almeno così pare a padre Amorth. Qualcosa gli dice che non gli sta simpatico. Il giorno dopo si fa annunciare in casa sua all’orario stabilito. Un pretino ossequioso entra in una stanza in fondo a un corridoio. Esce pochi istanti dopo senza guardare Amorth.

Entra in un’altra stanza senza dire nulla. “Avanti!”, urla una voce roca che Amorth intuisce provenire dalla stanza in fondo al corridoio. Entra. Sua eminenza è seduta su una poltrona. Davanti a sé ha un televisore acceso. In mano il telecomando. Gli fa cenno di sedersi su una poltrona. Quindi, una volta sedutosi, spegne la tv. “Lei voleva vedermi. Dunque eccomi qua. Mi dica”.

Ecco, eminenza. Ci tenevo a informarla del fatto che, in qualità di esorcista della diocesi di Roma, ho pensato di convocare un piccolo raduno di esorcisti. Siamo in pochi nel mondo e in pochissimi in Italia. Ho pensato che vederci ci avrebbe aiutato. E’ un mestiere difficile. Così sono venuto qui soltanto per informarla di questa iniziativa”. “Ma deve informare Ruini – il cardinale Camillo Ruini è, nel momento in cui avviene questo colloquio, ancora il vescovo vicario per la diocesi di Roma, il successore di Poletti, ndr –, non me. Io dirigo un ufficio vaticano che sulla carta potrebbe avere competenza in materia ma soltanto sulla carta. Chi deve essere informato è Ruini”.

Eminenza, Ruini è già informato. Gli ho scritto personalmente. Mi sembrava buona cosa avvisare anche lei…”. “Sì, sì, per carità. Ha fatto bene. Ma tanto questa storia del diavolo…”.
Come scusi?”. “Sto dicendo, lei fa l’esorcista, ma lo sappiamo entrambi che Satana non esiste, no?”.
Come sarebbe a dire ‘sappiamo che non esiste’”. “Padre Amorth. Per favore. Lei lo sa meglio di me che è tutta superstizione. Non mi vorrà mica far credere che lei ci crede davvero?”.
Eminenza, mi stupisce sentire queste parole da una personalità così importante come lei”. “La stupisce? Ma come? Non mi dica che lei davvero ci crede!”.
Io credo che Satana esiste”. “Davvero? Io no. E spero che nessuno ci creda. Diffondere certe paure non è buona cosa”.
Be’, eminenza, non deve dirlo a me. Anzi, se posso le suggerirei una cosa”. “Mi dica pure”.
Lei dovrebbe leggere un libro che forse può aiutarla”. “Ah sì? Quale libro, padre Amorth?”.
Lei dovrebbe leggere il Vangelo”. Un silenzio glaciale cala nella stanza. Il cardinale guarda Amorth serio senza rispondere.

Amorth lo incalza. “Eminenza, è il Vangelo che parla del demonio. E’ il Vangelo che racconta di Gesù che scaccia i diavoli. Non solo, è il Vangelo che dice che tra i poteri che Gesù ha dato agli apostoli c’è quello di scacciare i demoni. Cosa vuole fare, buttare a mare il Vangelo?”. “No, ma io…”.

Eminenza, voglio essere franco con lei. La chiesa commette un grave peccato a non parlare più del demonio. Le conseguenze di questo atteggiamento sono gravissime. Cristo è venuto e ha combattuto la sua battaglia. Contro chi? Contro Satana. E l’ha vinto. Ma lui è ancora libero di tentare il mondo. Oggi. Adesso. E lei cosa fa? Mi dice che sono solo superstizioni? Anche il Vangelo allora è solo superstizione? Ma come può la chiesa spiegare il male senza parlare del demonio?”. “Padre Amorth, Gesù scaccia i demoni è vero. Ma è solo un modo di dire per mettere in evidenza la potenza di Cristo! Il Vangelo è un’espressione continua di parabole. Sono tutte parabole. Gesù ha sempre insegnato per parabole”.

Ma eminenza, quando Gesù vuole usare una parabola lo dice chiaramente. Il Vangelo dice: ‘Gesù riferì loro questa parabola’. Mentre il Vangelo distingue nettamente fatti storici realmente accaduti, le guarigioni, gli insegnamenti, i rimproveri, gli esorcismi distinguendo questi ultimi dalle guarigioni. Quando Gesù scaccia i demoni non si tratta di una parabola, ma di una realtà. Non ha combattuto un fantasma, ma una realtà, altrimenti si sarebbe trattato di una farsa. Tanti santi hanno combattuto col demonio, tanti santi sono stati tentati dal demonio, pensi ad esempio alle esperienze dei padri del deserto, tanti santi hanno operato esorcismi. Allora sarebbero stati tutti falsi, tutti nevrotici? Come si fa a non credere all’esistenza di Satana?”. “Va bene, ma anche ammesso che fossero fatti reali, anche ammesso che Gesù davvero ha scacciato i demoni, resta il fatto che Gesù, con la sua risurrezione, ha vinto tutto, e quindi ha vinto anche il demonio”.

Sì, è vero, ha vinto tutto. Ma questa vittoria si deve applicare e deve essere incarnata nella vita di ognuno di noi. Cristo ha vinto ma la sua vittoria per noi deve essere riaffermata giorno dopo giorno. La nostra condizione di uomini ce lo impone. L’azione del demonio non è stata completamente annullata. Il demonio non è stato distrutto. Il Vangelo dice che il demonio esiste e che ha tentato persino Cristo. Gesù ha dato le armi, le ha date anche a noi, per vincerlo. Il demonio può ancora tentarci, tutti possiamo essere tentati, come dimostra la preghiera contro il maligno che Gesù stesso ci ha insegnato, nel Padre nostro. Fino al Vaticano II al termine della messa si diceva la preghiera a san Michele Arcangelo, il piccolo esorcismo composto da papa Leone XIII e si leggeva il Prologo del Vangelo di san Giovanni proprio in chiave liberatoria”. Sua eminenza non sa più che dire. Non parla e non reagisce. Amorth si alza, saluta e se ne va. E pensa: “Fino a qui siamo arrivati?”.

* * *

Non è facile parlare di esorcismi, possessioni malefiche, insomma di Satana. E’ un tema che anche la chiesa cattolica cerca sempre di prendere con le pinze. Non tutti credono nell’esistenza di Satana all’interno della chiesa, ma si tratta di una minoranza. La paura, legittima, è più che altro paura del sensazionalismo, di un tema delicato trattato spesso con caratteri troppo forti.

Poi, certo, c’è il timore dell’ignoto, del male che diviene presenza, spirito esistente. Anche Amorth, quando il cardinale Poletti gli ha chiesto di diventare esorcista, ha avuto paura. Dice: “Mi trovo nell’appartamento del cardinale Ugo Poletti, vescovo vicario di Roma. Come tutti sanno il vescovo di Roma è il Papa. Ma il Pontefice, dal sedicesimo secolo in poi, ne ha delegato il governo pastorale a un vicario. E’ l’11 giugno 1986.

Poletti usa ricevere i preti senza fissare un appuntamento. Anche io, quel giorno, ho seguito la prassi. Mi sono presentato senza appuntamento. E sono stato immediatamente ricevuto. Non ho qualcosa di particolare da chiedere al mio vescovo, voglio soltanto scambiare con lui quattro chiacchiere. Spesso è di questo che i preti hanno bisogno.

Poletti lo sa e non pretende mai che si debba avere una motivazione importante per bussare alla sua porta. Mi chiede del mio lavoro all’interno della Società San Paolo. Sono, infatti, un prete paolino, giurista, appassionato di mariologia, giornalista professionista e direttore del mensile Madre di Dio.

Non so spiegare per quale motivo, ma a un certo punto la conversazione cade su padre Candido Amantini, e cioè su colui che da trentasei anni è l’esorcista ufficiale della diocesi di Roma.

‘Lei conosce padre Candido?’, mi chiede Poletti sorpreso. ‘’, rispondo. ‘Mi sono avvicinato al luogo dove fa esorcismi, il Santuario della Scala Santa che si trova a pochi passi da qui, per curiosità. L’ho conosciuto e ogni tanto vado a trovarlo’.
Poletti è un cardinale capace di governare. E di decidere. Quando prende una decisione la mette subito per iscritto, con tanto di firma leggibile e timbro in calce al foglio. Rimango sorpreso quando, senza dare spiegazioni, apre un cassetto della scrivania, tira fuori un foglio con la carta intestata della diocesi e si mette a scrivere a mano. Scrive per un minuto. Poche righe vergate con inchiostro nero. Quindi tira fuori un timbro, un solo colpo secco in basso a destra.

Non oso chiedere nulla. Un presentimento si affaccia alla mia mente ma subito lo scaccio in attesa che sia lui a parlare. ‘Benissimo’, dice il cardinale chiudendo il foglio in una busta che lascia aperta prima di porgermela. ‘Questa busta è per lei. Complimenti. So che farà bene’. Per qualche istante non so che dire. Mentre ricevo la busta mi viene in mente quello che sempre mi diceva il mio padre spirituale ai tempi del seminario.

‘Come si fa a sapere se si sta facendo la volontà di Dio? Solo se si obbedisce al proprio vescovo si è sicuri di essere sulla giusta strada’. Decido di aprire la busta davanti al cardinale. Ne leggo il contenuto e vi trovo esattamente quanto avevo immaginato. Poche parole piuttosto eloquenti.

Roma, 11 giugno 1986 Io, il cardinale Ugo Poletti, arcivescovo vicario della città di Roma, con la presente nomino esorcista della diocesi padre Gabriele Amorth, religioso della Società San Paolo. Egli si affiancherà a padre Candido Amantini fino a quando sarà necessario.
In fede, card. Ugo Poletti, arcivescovo vicario di Roma’.

Eminenza, io…’. ‘Caro padre Gabriele, non occorre che dica nulla. Così ho deciso e così deve essere. La chiesa ha un disperato bisogno di esorcisti. Roma soprattutto. Ci sono troppe persone che soffrono perché possedute e nessuno è incaricato di liberarle. Padre
Candido da tempo mi ha chiesto un aiuto. Io ho sempre tergiversato. Non sapevo chi mandargli. Quando lei mi ha detto che lo conosceva ho capito che non potevo indugiare oltre.
Lei farà bene. Non abbia paura. Padre Candido è un maestro speciale. Saprà come aiutarla’. Rimango senza parole. Il Vangelo lo conosco bene. So che il potere di scacciare i demoni Cristo l’ha dato agli apostoli e ai loro successori, i vescovi, i quali, a loro volta, possono delegarlo a dei semplici preti. So che la chiesa non può stare senza esorcisti, tante sono le persone possedute nel mondo.

Ma, mi domando, sarò capace? E poi, perché io? Esco dall’ufficio del cardinale Poletti con il foglio di nomina in mano e tante domande e qualche paura nella mente.

Dopo pochi passi capisco che c’è una sola cosa sensata da fare. E la faccio subito. La basilica di San Giovanni in Laterano è la più antica e nobile di Roma. Una delle sue cappelle laterali ha sempre presente il Santissimo, il corpo di Cristo. Entro. M’inginocchio su una delle tante panche di legno. E qui faccio la mia richiesta al cielo, o meglio alla Madonna. ‘Madre di Dio, accetto questo incarico, ma tu proteggimi col tuo manto’.

E’ una supplica semplice. Un giorno, parecchio tempo dopo aver fatto quella supplica, mi trovo a esorcizzare un posseduto. Attraverso la sua voce è Satana che mi parla. Mi sputa addosso insulti, bestemmie, accuse e minacce.

Ma a un certo punto mi dice: ‘Prete, vattene. Lasciami stare’. ‘Vattene tu’, gli rispondo. ‘Ti prego, prete, vattene. Contro di te non posso fare nulla’. ‘Dimmi, nel nome di Cristo, perché non puoi fare nulla?’. ‘Perché tu sei troppo protetto dalla tua Signora. La tua Signora col suo manto ti circonda e io non posso raggiungerti’”.

* * *

Beninteso, a volte Satana ha raggiunto Amorth, almeno a parole. Così fu in occasione del suo primo esorcismo. Lo racconta lo stesso Amorth: “L’Antonianum è un grande complesso situato a Roma in via Merulana, poco distante da piazza San Giovanni in Laterano. Lì, in una stanza poco accessibile ai più, faccio il mio primo grosso esorcismo.

E’ il 21 febbraio 1987. Un frate francescano di origine croata, padre Massimiliano, ha chiesto aiuto a padre Candido per il caso di un contadino dell’agro romano che, secondo il suo parere, ha bisogno di essere esorcizzato. Padre Candido gli dice: ‘Non ho tempo. Ti mando padre Amorth’.

Entro nella stanza dell’Antonianum da solo. Sono arrivato con qualche minuto d’anticipo. Non so cosa aspettarmi. Il primo a entrare nella stanza è padre Massimiliano. Dietro di lui, un’esile figura. Un uomo di venticinque anni, magro. Si notano le sue umili origini. Si vede che tutti i giorni ha a che fare con un lavoro bellissimo ma anche molto duro. Le mani sono ossute e grinzose. Mani che lavorano la terra.

Prima ancora che inizi a parlargli, entra una terza persona, inaspettata. ‘Lei chi è? chiedo. ‘Sono il traduttore’, dice. ‘Il traduttore?’. Guardo padre Massimiliano e chiedo spiegazioni. So che ammettere nella stanza dove si svolge un esorcismo una persona non preparata può essere fatale. Satana durante un esorcismo attacca i presenti se impreparati.

Padre Massimiliano mi rassicura: ‘Non gliel’hanno detto? Quando va in trance parla solo in inglese. Serve un traduttore. Altrimenti non sappiamo cosa vuole dirci. E’ una persona preparata. Non commetterà ingenuità’.

Indosso la stola, prendo in mano il breviario e il crocifisso. A portata di mano tengo l’acqua benedetta. Inizio a recitare l’esorcismo in latino. Il posseduto è una statua di sale. Non parla. Non reagisce. Rimane immobile seduto sulla sedia di legno dove l’ho fatto accomodare. Recito il salmo 53. È a questo punto che, di colpo, il contadino alza la testa e mi fissa.

E nello stesso istante esplode in un urlo rabbioso e spaventoso. Diventa rosso e inizia a urlare invettive in inglese. Rimane seduto. Non si avvicina a me. Sembra temermi. Ma insieme vuole spaventarmi.

‘Prete finiscila! Zitto, zitto, zitto!’. E giù bestemmie, parolacce, minacce. Accelero col rituale. Il posseduto continua a urlare: ‘Zitto, zitto, stai zitto’. E sputa per terra e addosso me. E’ furioso. Sembra un leone pronto al grande balzo. E’ evidente che la sua preda sono io. Capisco che devo andare avanti. E arrivo fino al Praecipio tibi – Comando a te.

Ricordo bene quanto mi aveva detto padre Candido le volte che mi aveva istruito sui trucchi da usare: ‘Ricordati sempre che il Praecipio tibi è spesso la preghiera risolutiva. Ricordati che è la preghiera più temuta dai demoni.

Credo davvero sia la più efficace. Quando il gioco si fa duro, quando il demonio è furioso e sembra forte e inattaccabile, arriva in fretta lì. Ne trarrai giovamento nella battaglia. Vedrai quanto è efficace quella preghiera. Recitala a voce alta, con autorità. Buttala addosso al posseduto. Ne vedrai gli effetti’.

Il posseduto continua a urlare. Adesso il suo lamento è un ululato che sembra venire dalle viscere della terra. Insisto: ‘Esorcizzo te, immondissimo spirito…’. L’urlo diviene ululato. E diviene sempre più forte. Sembra infinito. Gli occhi gli vanno all’indietro. La testa penzola dietro lo schienale della sedia. L’urlo continua altissimo e spaventoso.

Padre Massimiliano cerca di tenerlo fermo mentre il traduttore arretra spaventato di qualche passo. Gli faccio segno di indietreggiare ulteriormente. Satana si sta scatenando. Continuo con le preghiere: ‘Perché stai lì e resisti, mentre sai che Cristo Signore ha distrutto i tuoi disegni…’.

Il demonio sembra non cedere. Ma il suo grido ora si attenua. Adesso mi guarda. Un po’ di bava gli esce dalla bocca. Lo incalzo. So che devo costringerlo a svelarsi, a dirmi il suo nome. Se mi dice il suo nome è segno che è quasi sconfitto. Svelandosi, infatti, lo costringo a giocare a carte scoperte. ‘E ora dimmi, spirito immondo, chi sei? Dimmi il tuo nome!

Dimmi, nel nome di Gesù Cristo, il tuo nome!’. E’ la prima volta che faccio un grosso esorcismo e, dunque, è la prima volta che chiedo a un demonio di rivelarmi il suo nome. La sua risposta mi raggela. ‘I’m Lucifer’, dice con voce bassa e cadenzando lentamente tutte le sillabe ‘Io sono Lucifero’”.

Il diavolo esiste. Ma nessuno ne parla

di Andrea Tornielli
Tratto da La Bussola Quotidiana

Può sembrare strano e fors’anche inopportuno parlare di un libro del genere sotto Natale, seppure in un Natale di crisi.

E invece anche nel momento in cui celebriamo l’irruzione di Dio nella nostra storia, l’Onnipotente che si fa piccolo e fragile come ogni bambino, l’incarnazione del Figlio e la sua nascita nella grotta di Betlemme, non possiamo dimenticare la grande battaglia che è in atto. Quella tra il serpente e Maria, che gli schiaccerà definitivamente la testa.

Oggi il diavolo è scomparso del tutto dalla predicazione nelle nostre chiese, e finiamo spesso per ricordarlo soltanto quando gravi fatti di cronaca ci parlano dei suoi adoratori. Ma anche in quel caso non avvertiamo la sua minaccia come un pericolo che ci riguarda. A richiamarci alla drammaticità di quella minaccia è il libro L’azione del maligno. Come riconoscerla e liberarsene (Edizioni Fede e Cultura, pagg. 178, euro 10, 50). L’agile volume, è stato scritto esto e altro ha scritto da padre Gabriele Amorth, l’esorcista italiano più conosciuto e più tradotto nel mondo. Il saggio contiene anche i contributi dottrinali di altri autori: don Gabriele Fabris, Presidente dell’Associazione Biblica Italiana; don Gustavo Sanchèz, esorcista; Tonino Cantelmi, Presidente dell’Associazione Psichiatri e Psicologi cattolici; Angela Musolesi, specializzata nel ministero di liberazione; Chiara Zanasi, antropologa.

Nel libro si cerca di dar risposta a queste domande: Dov’è il corpo fisico di Gesù? L’inferno è vuoto? I laici possono comandare alle legioni diaboliche? Lo yoga è consigliabile? «Mi preme molto ricordare – scrive don Amorth – che più del 90 per cento delle persone colpite dall’opera del maligno lo sono tramite un maleficio, che è stato fatto o a loro o a tutta la famiglia. Spesso è colpita tutta la famiglia. Cioè: la fattura viene fatta a un membro della famiglia, ma la finalità è di fare fallire la famiglia. Per dire: sto facendo da anni gli esorcismi a una famiglia di Livorno: hanno mali fisici, mali spirituali, e io li esorcizzo uno per uno. Stanno meglio, ma ancora non sono guariti del tutto». «Non è la caratteristica principale, ma accade spesso che un altro segno dell’opera del maligno è la sterilità. Il demonio vuole soprattutto la nostra sterilità spirituale, ma anche la nostra sterilità fisica. Esorcizzo da anni una infermiera di Arezzo. Aveva parecchi mali fisici: sta meglio, ma ne ha ancora, non è guarita del tutto. Però prima non poteva avere figli, adesso ne ha 4».

«Contro i pregiudizi sulla potenza del demonio – aggiunge il grande esorcista italiano – voglio dire che Gesù ha vinto il demonio. Contro i pregiudizi di chi dice che il demonio non esiste, che è solo nel pensiero dell’uomo, voglio dire che il demonio esiste e vuole la nostra sofferenza, vuole la nostra morte. Vuole che soffriamo le pene eterne e le pene qui: la droga, tanti incidenti, tanti fallimenti di aziende, sono procurati dal demonio. Contro i pregiudizi di chi dice che l’inferno è vuoto, dico che è Gesù stesso che ci mette in guardia, ed è molto preciso nel dirci che nell’inferno ci finisce chi si comporta contro la volontà di Dio. Contro i pregiudizi di chi pensa che la Chiesa dica che bisogna soffrire, dico che non è vero. La Chiesa non vuole che soffriamo, ma ci offre gli strumenti per accettare con rassegnazione la croce: le parole di Gesù e la fede in Lui. Se applicassimo le parole di Gesù ci sarebbe il paradiso in terra, perché con Gesù il regno di Dio è venuto tra di noi».

«Le sofferenze – scrive ancora padre Amorth – sono inevitabili nella vita, ma un cuore che si sforza di essere in comunione con Gesù affronta meglio le difficoltà. È stato tolto Cristo dalla vita della gente, è stato tolto Cristo come punto di riferimento: è questo il guaio dell’umanità».