Il presepe rende felici i bambini di ogni religione: ecco la storia di Mohamed, bambino decenne musulmano che non vuole che gli sia negata la gioia del presepe. Ma c’è anche il pericolo è che i bambini che si vedono negare il Natale scarichino la loro ira proprio sui piccoli musulmani
Andrea Sartori

“A me piace Natale, mi è simpatico il Bambinello”. A dire queste cose è Mohamed Venez-Janii, bambino musulmano di dieci anni il quale si lamenta del fatto che, “per non offendere” non si festeggia più il Natale. Lo sfogo di Mohamed è stato ripreso dal noto intellettuale Marcello Veneziani su Il Giornale del 22 dicembre. Mohamed, dieci anni, mostra il buonsenso tipico dei bambini che già Hans Christian Andersen mise in evidenza nell’indimenticabile fiaba I vestiti nuovi dell’imperatore. Anche Mohamed, come il bambino di Andersen, dice che l’imperatore è nudo: “Stamattina ero contento di andare a scuola perché dovevamo andare a vedere il presepe e a festeggiare con i canti di Natale. Invece stamattina la maestra ha detto che per rispetto nei miei confronti si resta in classe e non si festeggia Natale. Gesù Bambino è troppo offensivo per noi islamici, ha detto, la Madonna vergine, devota e madre, è un insulto ai diritti delle donne, i Re Magi sono tre offese alla Costituzione repubblicana, gli Angeli sono una presa in giro dei trans, il bue e l’asinello sono un’offesa ai diritti degli animali ridotti a termosifoni della grotta, e il panettone è un insulto consumista alla fame nel mondo. Ma il Natale tutto, ha detto, mortifica quelli come me, che non sono cristiani, ci offende e ci prende pure in giro perché ci riduce nel presepe a beduini, pastori e cammellieri. Ma la maestra non sa che per noi islamici beduini non è un’offesa, e nemmeno pastori e cammellieri. Mio zio è cammelliere e ha pure le capre e io da grande volevo fare il beduino. Comunque Natale non si festeggia per rispetto mio.”

Mohamed ridicolizza anche la festa delle luci: “La maestra della classe a fianco, più furba, ha trasformato il Natale in festa della luce: io non lo so, perché vengo da lontano, ma forse a Natale si festeggia la santa natività dell’Enel”. Questa frase di Mohamed, da sola, è meglio di mille analisi dotte, comprese anche quelle che ha fatto anche il sottoscritto. Ma la situazione ha anche dei risvolti che dovrebbero far riflettere. Mohamed mette in chiaro che tutto questo non aiuta per nulla l’integrazione. Tutt’altro. Perché Mohamed si sente detestato proprio per questo: “Dicono che vengo dalla Rabbia saudita. Non mi invitano più alle feste perché pensano che io sono contrario e gliela tiro. Vedono me, mia madre Fatima e mio padre Alì, come guastafeste e anche un poco terroristi”. Ecco come il politicamente corretto aiuta l’integrazione. Ma Mohamed vuole il Natale. Lo dice chiaramente: “A me piace Natale e a casa mia di solito a Natale si mangia l’Agnellone perché pure per noi è una mezza festa, mi è simpatico il Bambinello, la gente intorno al presepe e tutta delle parti mie, nemmeno un padano o un inglese. Tutti mediorientali come me.”. E dice chiaramente “questa storia che si deve rispettare me che sono islamico mi ha stufato”. Mohamed prende di petto anche la questione del Crocifisso. La maestra aveva detto che “quel segno lì, sperduto sul muro a fianco alla lavagna, che non avevo mai notato, offendeva me”. Mohamed ha detto che gli dispiaceva “vedere quel poveretto magro magro e già sofferente, pieno di sangue e con quei chiodi conficcati nelle mani e nei piedi, finire in una busta di plastica”. E allora i bambini isolano Mohamed: “I miei amici dicevano: ma che ti ha fatto Gesù Cristo, che ha fatto alla tua famiglia? E io non sapevo cosa dire perché non mi aveva fatto niente, non mi offendeva affatto, mi faceva pena. Mio padre ne aveva parlato bene, diceva che era un profeta”. Questo mostra anche l’ignoranza delle maestre: Gesù Cristo e Maria sono venerati anche dai musulmani. Ma mostra anche un risvolto pericoloso: il negare il Natale ai bambini per un presunto rispetto per i musulmani non porta integrazione: anzi, i bambini che si vedono negare il Natale, il presepe e i canti (che pure Mohamed voleva: “Non vi dico la rabbia che mi ha preso quando ci ha detto (la maestra, ndr.)  che non si andava più a cantare ‘tu scendi dalle stelle’ e non si mangiava più il panettone per rispetto di noi islamici”) possono scaricare la loro rabbia sul piccolo e incolpevole bambino musulmano.

Come diceva il bambino reso immortale da Andersen “il re è nudo”