Omofobia, vogliono negare le differenze sessuali

Omofobia, vogliono negare le differenze sessuali

di Eugenia Roccella* da www.lanuoavbq.it

Per qualcuno è l ideale

Che cosa c’entra l’identità di genere, cioè l’idea che l’identità sessuale non sia più determinata dal sesso biologico della persona, con la proposta di introdurre un nuovo reato, quello dell’omofobia?

E’ rispondendo a questa domanda che possiamo comprenderemeglio le implicazioni delle proposte di legge sull’omofobia in discussione in questi giorni in parlamento.

Se la questione riguardasse solamente atteggiamenti di intolleranza e bullismo o episodi di violenza e di discriminazione nei confronti di persone omosessuali, allora il problema non si porrebbe. Sarebbe sufficiente porre un’aggravante generale per tutti i reati legati all’odio e alla discriminazione, in modo da essere certi di non dimenticare nessuno, e di includere, quindi, anche gli omosessuali.

Gli odiosi episodi di sopraffazione, discriminazione e violenza, infatti, hanno come oggetto innanzitutto tutte le persone individuate come deboli o isolate, prima che appartenenti a una categoria precisa: pensiamo alle donne, che sono in assoluto le più colpite dalle aggressioni fisiche, dalla violenza sessuale all’omicidio. Pensiamo a quello che avviene nelle scuole, dove le vittime di bullismo sono prese di mira per i motivi più svariati, perché obesi, disabili, o magari “secchioni”, tanto per fare alcuni esempi.

Se per prevenire e punire questi comportamenti si sceglie la strada di individuare le categorie da proteggere, difficilmente si riesce a includerle tutte, anche perché certe tipologie di vittime non sono facilmente definibili (pensiamo per esempio alle persone particolarmente timide e introverse, che si possono facilmente isolare e trasformare in bersaglio). La proposta di un’aggravante per tutti i reati di questo genere sarebbe facilmente condivisa e approvata dall’intero Parlamento, e potrebbe essere un contributo concreto per prevenire e punire un genere di violenza che, nella situazione di emergenza educativa e di perdita di orientamento morale che viviamo, si sta diffondendo sempre più.

Ma in discussione c’è altro: si propone di introdurre un nuovo reato specifico, quello di omofobia, includendo nel testo di legge il concetto di identità di genere, un concetto che conduce alla negazione delle differenze sessuali; è questo infatti il vero punto di arrivo della rivoluzione antropologica in atto, per la quale leggi sull’omofobia e approvazione di unioni/matrimoni gay sono passaggi intermedi e obbligati.

Definire le persone attraverso le abitudini e i comportamenti sessuali – omosessuali, eterosessuali, bisessuali, transessuali, e tutte le varianti che nel tempo si vanno aggiungendo – piuttosto che in base alla propria identità sessuata di maschio e femmina, iscritta nel corpo, significa modificare i tratti dell’umanità così come è da sempre, negando la sua caratteristica fondante, di essere cioè composta da uomini e donne la cui unione feconda consente la continuità della specie. Per raggiungere una completa indifferenziazione è fondamentale introdurre l’identità di genere anche nel quadro normativo, così come viene fatto nella proposta di legge in discussione, che implica molto di più che la condanna di atteggiamenti discriminatori e violenti contro gli omosessuali.

Dei problemi sulla libertà di espressione che l’approvazione di una legge come questa porrebbe si è già detto e scritto, e l’allarme è tutt’altro che infondato: chi ci assicura che iniziative pubbliche contro i matrimoni gay possano essere ancora lecite, dopo l’approvazione della legge sull’omofobia? Potremo ancora criticare la possibilità per le coppie dello stesso sesso di accedere alla fecondazione assistita o all’adozione? Potremo dire, come ancora fa la gran parte degli psicologi e degli psicoanalisti, che un bimbo, per crescere in modo equilibrato, ha bisogno del modello materno e di quello paterno? Il rischio di un bavaglio soffocante in questo senso è elevatissimo, considerando quel che già avviene nei paesi dove leggi di questo tipo sono già in vigore.

Se la battaglia parlamentare in corso è su una legge contro l’omofobia, è bene tenere presente l’impostazione culturale a cui questa proposta appartiene e il disegno generale in cui si colloca. Includere il concetto di identità di genere nel testo legislativo è la spia di un progetto più ampio, di un percorso finalizzato a cancellare la differenza sessuale e l’antropologia naturale. L’intervista a Umberto Veronesi pubblicata sul Corriere della Sera del 19 luglio, pur con le sue ingenuità, è rivelatrice: “L’omologazione dei generi è un fenomeno positivo per l’umanità perché l’entrata in scena della donna con ruoli sempre più strategici non può che portare ad un mondo migliore, più giusto e più pacifico. Sta alla scienza il compito di contribuire alla risoluzione del problema dell’infertilità, come sta avvenendo grazie agli studi sulla fecondazione assistita, oggi sempre più necessità sociale.”.

Secondo il noto oncologo, dunque, l’infertilità maschile (che nel mondo occidentale è in forte aumento) è una sorta di inevitabile destino biologico dovuto alla profonda trasformazione antropologica e culturale che viviamo, e l’unico modo di tamponarne le conseguenze (cioè il crollo demografico) sono le tecniche di procreazione in vitro, a cui naturalmente dovranno accedere coppie di ogni tipo.

E’ questo il futuro che ci aspetta, ed è proprio impossibile scongiurarlo? Credo di no: ma dobbiamo sconfiggere il “politicamente corretto” che avanza, e che, per esempio, liquida come omofoba e pretestuosa ogni obiezione alle modalità individuate da questa legge per combattere le discriminazioni. Dobbiamo fare appello al senso comune, cioè all’esperienza viva delle persone, contro il luogo comune, cioè la diffusione di argomentazioni astratte e ideologiche ma proposte con grande dispiego di forze dalle élite europee e occidentali.  La battaglia parlamentare è solo la punta dell’iceberg: la grande battaglia si combatte sul piano culturale, e richiede tenacia, pazienza e coraggio.

* Deputato eletto nelle liste del PDL

Philippe Ariño: io, omosessuale, vi spiego perché la Chiesa ha ragione

Philippe Ariño: io, omosessuale, vi spiego perché la Chiesa ha ragione

Che Philippe Ariño sia un tipo decisamente controcorrente è un dato di fatto. Francese, nato nel 1980 da una famiglia profondamente cattolica, professore di spagnolo, saggista, blogger, omosessuale dichiarato da quando aveva 17 anni: fin qui la sua biografia non sembrerebbe diversa da quella di altri suoi coetanei, se non fosse che, due anni fa, Philippe lascia il compagno con cui stava dal 2009. “Da allora ho abbracciato la via della continenza che la Chiesa chiede alle persone omosessuali”, racconta senza giri di parole in un mondo “sessocentrico” in cui i vocaboli “astinenza” e “castità” appaiono relitti di un passato morto e sepolto alla maggior parte delle persone, qualsiasi sia il loro orientamento sessuale. Nel suo blog L’Araignée du desert, il “ragno del deserto” ci tiene a precisare di non voler essere etichettato con “un ex gay” come il “Luca era gay e adesso sta con lei” cantato da un discutibile Povia, ma semplicemente come una persona che si è sentita pienamente accolta per quello che è. Un semplice “ragno”, potrebbe dire qualcuno, per tornare alla metafora del titolo, ma un ragno amato.

In molti accusano la Chiesa di essere “omofoba” mentre tu dici di esserti sentito accolto e di aver voluto addirittura intraprendere il cammino della continenza. Perché?
Prima di iniziare il percorso che propone la Chiesa non ero felice, e vedevo che non lo erano nemmeno molte delle persone che mi stavano intorno e ho deciso, per la prima volta, di obbedire a quello che la Chiesa chiede alle persone omosessuali. Da quel momento ho scoperto non solo un’unità che non avevo mai avuto prima, ma soprattutto mi sono sentito amato senza dover rinnegare quello che sono.

Quindi non hai dovuto cambiare per essere accolto?
No, mi è bastato fidarmi della Chiesa e questa cosa mi ha – paradossalmente – permesso di accettarmi come pienamente omosessuale: non ha cancellato quello che sono, ma lo ha esaltato.

In che modo?
Ho capito che la mia vera identità è quella di uomo e di figlio di Dio, e questo è l’essenziale, poi viene il mio desiderio affettivo, che non nego, perché esiste, ma la Chiesa, dividendolo dalla pratica, lo riconosce e non mi forza a rinnegarlo. Ma non è più il fulcro attorno al quale ruota la mia vita: per la prima volta mi sono sentito veramente felice e responsabile.

Quindi hai visto un cambiamento reale nella tua vita? 
Sì, ho visto in me un’esplosione di vita: nelle amicizie, nei rapporti e nella spiritualità ma persino a livello artistico e professionale. Mi sono accorto che quando una persona si riduce a identificarsi nel suo desiderio omosessuale si annienta, allontanandosi da se stesso e dagli altri, mentre la continenza permette di essere pienamente me stesso ma al contempo libero dalla violenza e dalla schiavitù della pratica fisica.

Perché dici che mettere in pratica l’omosessualità sia qualcosa di violento?
La pratica omosessuale è violenta perché annulla completamente la differenza oggettiva tra i sessi che invece la Chiesa è ormai l’unica a far notare. Tutto il dibattito in materia, da sempre, è incentrato sulla dicotomia omosessuale-eterosessuale ma in questo modo si distoglie lo sguardo dal dato principale: prima deve esserci il fatto di essere uomo o donna, una diversità indiscutibile tra corpi, poi l’orientamento sessuale.

La legge da poco approvata in Francia che equipara i matrimoni tra uomo e donna a quelli tra persone dello stesso sesso dimentica le differenze di cui parli.
Certo: i politici hanno cavalcato il fatto che la gente non sappia abbastanza in materia di omosessualità per fare dei diritti dei gay la loro bandiera, in modo da ingraziarsi una fetta dell’elettorato. Ma la legge di Hollande è in realtà violentissima, perché banalizza la differenza tra i sessi mettendo tutte le coppie allo stesso livello.

In che senso dici che è una legge “banalizzante”?
Paradossalmente, la legge contro l’omofobia per eccellenza è la più omofoba di tutte: è come se fosse un “contentino” per le coppie omosessuali che ora possono scimmiottare qualcosa che loro, per natura, non potranno mai essere. È una sorta di presa in giro che aggiunge una lacerazione alla ferita di quanti vivono con coscienza la loro vita e, infatti, al di là della apparenze, non sono pochi dal fronte Lgbt che non hanno preso bene la notizia.

Lo stesso ragionamento pensi possa valere per l’America, dove la legislazione ha aperto ai matrimoni per tutti?
Esattamente. Nell’ossessione di equiparare i diritti, si è cancellato con un colpo di spugna ciò che non potrà mai essere uguale. Il risultato sarà solo confusione, nella quale l’unica visione corretta delle cose è quella fornita dalla Chiesa, che trascende il concetto di orientamento sessuale e va dritto all’essenziale, cioè all’essere maschio o femmina.

(Maddalena Boschetto) da http://cristianofobia.altervista.org

Philippe Ariño: io, omosessuale, vi spiego perché la Chiesa ha ragione

Oltraggio alla Cattedrale

Avv. Giovanni Amato da www.culturacattolica.it 

Non è ancora stata definitivamente approvata la proposta di legge contro l’omofobia che già imperversa l’arroganza intollerante dell’ideologia omosessualista. Ne è un ottimo esempio quanto accaduto a Palermo. Il trecentottantanovesimo Festino di Santa Rosalia, quest’anno, si è concluso con un affronto dissacrante alla Cattedrale del capoluogo siciliano, e un duro botta e risposta tra la Curia e l’amministrazione comunale. Nel corso della sfilata del Festino, infatti, sono stati proiettati sulla facciata della Cattedrale metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta diverse immagini, alcune delle quali mostravano il logo del Gay Pride, che proprio a Palermo ha avuto il suo culmine nazionale nei giorni scorsi.
Dure sono state le parole del Segretario particolare di Sua Eminenza il Cardinal Romeo: «Vergogna! Stiamo toccando il fondo! L’ideologia omosessualista proiettata sul nobile portico meridionale della Cattedrale di Palermo in occasione del Festino della Patrona Rosalia! I simboli del Gay Pride e delle unioni omosessuali accostati ad un neonato». La doverosa reprimenda del Segretario, don Fabrizio Moscato, si è rivolta anche «al carro fatto passare a Porta Felice da un cancello con motivi orgiastici», che ha fatto chiedere allo stesso prelato: «Ma chi può convincermi che è tutto normale? Ma chi può avere argomenti che difendano un vero e proprio insulto alla nobiltà della fede che la Santuzza ed anche la Cattedrale rappresenta? Chi può dirmi che non si tratti di sudicia provocazione? Questo è il futuro visto con lo sguardo dei bambini? No! Questa è strumentalizzazione dei bambini! Questo è un futuro IMPOSTO ai bambini da minoranze che hanno uno sguardo falso e deviato. L’unica paura è per i più piccoli che ci guardano».
Più sconcia del carro allegorico è la replica del Comune affidata a una nota congiunta del sindaco Leoluca Orlando e dell’assessore alla Cultura Francesco Giambrone: «Lo spettacolo di ieri sera è stato nel suo complesso un modo per narrare la città, una festa per raccontarne le tante parti, rappresentare i tanti tasselli del mosaico che la compongono. Una festa che è stata lo specchio di una città fatta di tante ricchezze, diversità e anime che convivono pacificamente». La coppia Orlando e Giambrone ha poi tenuto a precisare che davanti alla Cattedrale metropolitana, in realtà, si è data lettura per «trenta minuti di testi musicali e poetici che, tutti insieme, esortavano verso l’amore e in particolare verso l’amore e l’attenzione per il prossimo, accompagnati da circa seimila immagini». Secondo i due amministratori si è trattato di «concetti semplici, e semplicemente si è scelto di accompagnarli con immagini che narrano la città acriticamente, con ammirazione verso la bellezza data dalla diversità e dal molteplice, tutti in un unico corpus d’immagini da cui non è giusto né legittimo estrapolarne una e una sola».
La “vergogna” denunciata da don Fabrizio Moscato appare in tutta le sua solare evidenza. Dove, invece, sbaglia il Segretario del Cardinale è nel ritenere che si sia toccato il fondo. Purtroppo, temo che il bello debba ancora venire. E ce ne accorgeremo presto nella malaugurata ipotesi in cui dovesse passare la proposta di legge contro l’omofobia.
Quella palermitana resta, comunque, una salutare lezione per tutti quei Vescovi dialoganti che amano blandire le associazioni gay, per personale convinzione o per spiccio opportunismo. Eppure lo stesso San Paolo con il suo «Nolite locum dare diabolo», aveva già ammonito i cristiani a non scendere a compromessi con il demonio. Anche perché con lui si perde sempre.

Francesco: Difendere la vita dal concepimento alla fine naturale

Francesco: Difendere la vita dal concepimento alla fine naturale

di Alessandro Speciale da Vatican Insider

I cosiddetti valori “non negoziabili” non sono quelli che papa Francesco mette abitualmente al centro della sua azione. Ed è un cambiamento di tono rispetto al passato recente della Chiesa che in molti hanno notato, con grande soddisfazione in alcuni settori e altrettanto grande disappunto in altri. Ma questo non significa che Francesco sia timido dall’affrontare i temi ‘scomodi’ della bioetica cattolica quando se ne presenta l’occasione. Lo ha fatto, in questi giorni, in un messaggio ai cattolici di Irlanda, Scozia, Inghilterra e Galles, in occasione della Giornata della Vita che si celebrerà in diverse date dal 28 luglio al 6 ottobre.

Nel messaggio, il pontefice sottolinea il “valore inestimabile della vita umana”: “Anche i più deboli e i più vulnerabili, i malati, gli anziani, i non nati e i poveri, sono capolavori della creazione di Dio, fatti a sua immagine, destinati a vivere per sempre, e meritevoli della massima riverenza e rispetto”, scrive Francesco.  Proprio oggi, con l’apposizione del sigillo reale da parte della Regina Elisabetta, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è diventato ufficialmente legale in Inghilterra e nel Galles. Il Parlamento aveva dato ieri il via libera finale, al progetto fortemente voluto dal premier conservatore David Cameron.

“Richiamando alla mente gli insegnamenti di Sant’Ireneo – recita il messaggio –, secondo i quali la gloria di Dio diventa visibile nell’essere umano, il Santo Padre incoraggia tutti voi a lasciare che la luce di quella gloria rispenda in modo così brillante che tutti possano riconoscere il valore inestimabile della vita umana”. Il papa annuncia anche di voler pregare perché la Giornata della Vita “contribuisca ad assicurare che la vita umana riceva sempre la protezione che le è dovuta”. Il tema della Giornata, “Custodisci la vita. Ne vale la pena”, è tratto da un’omelia pronunciata nel 2005 dall’allora cardinale Bergoglio per una Messa in onore del patrono delle donne incinte, San Raimondo Nonnato, religioso spagnolo del XIII secolo che, secondo la tradizione, venne estratto dal corpo della madre morta il giorno precedente.

Belen, 11 anni, incinta del suo stupratore, spiazza la stampa pro aborto: «Amerò mio figlio»

Belen, 11 anni, incinta del suo stupratore, spiazza la stampa pro aborto: «Amerò mio figlio»

di Benedetta Frigerio da www.tempi.it

La sorprendente storia della ragazzina cilena che è stata violentata dal patrigno e ora aspetta un bambino da lui. Ma non si lascia trasformare in icona pro choice 

mamma-adolescenteÈ stata violentata ed è rimasta incinta, ancora bambina, del suo stupratore. Di lei i giornali hanno parlato come di una vittima della Chiesa cattolica che si accordò con Pinochet affinché il generale non legalizzasse l’aborto. “11 anni costretta a non abortire”, strillavano i titoli apparsi la settimana scorsa sulla stampa locale, dato che in Cile l’interruzione volontaria di gravidanza non è consentita nemmeno in caso di stupro. La vita del bambino per la legislazione statale vale ancora quanto quella della madre.

LE INGERENZE. Il 12 luglio scorso anche Amnesty International, tramite Guadalupe Marengo, direttrice del programma Americhe di Amnesty, è intervenuta spronando il «governo cileno a rispettare i suoi obblighi internazionali e garantire che “Belen” (pseudonimo usato da giornali e tv per tutelare la privacy della minore, ndr) riceva tutta l’assistenza medica, psicologica e legale di cui ha bisogno, tenendo in particolare conto la sua età, e prevedendo anche l’opzione di servizi legali, sicuri e accessibili di aborto. Nessuna vittima di stupro dovrebbe essere sottoposta a ulteriore paura e coercizione mentre cerca di riprendersi da quell’esperienza». Dopo di che sulla vicenda di Belen è calato il silenzio dei media. Forse perché a smontare questa campagna strumentale pro-aborto non è stato chissà quale potere oscurantista bensì il cuore della protagonista stessa.

sebastian-pineraLE PAROLE DI UNA MAMMA. Ai microfoni della tv di Santiago Canal 13 Belen ha chiarito infatti che sottoporsi all’aborto sarebbe ancora più deleterio per lei. E spiazzando tutti i suoi presunti “difensori” ha dichiarato il suo amore per il figlio in grembo: «Lo amerò molto, nonostante tutto, anche se viene da un uomo che mi ha fatto male», ha detto la ragazzina. Belen ha spiegato che a stuprarla è stato il suo patrigno, ora in prigione e in attesa di essere processato. E ha aggiunto che, «come una bambola, stingerò il mio bambino fra le braccia». Il giorno dopo, il presidente cileno Sebastian Piñera (nella foto a destra), che pure in precedenza aveva dichiarato l’intenzione di garantire alla giovane tutti i sostegni necessari, ha esclamato così: «Ieri Belen mi ha sorpreso, ha sorpreso tutti noi con parole che dimostrano una profondità e una maturità attraverso cui ci ha dimostrato che, nonostante il dolore causato dall’uomo che l’ha violentata, lei è pronta ad amare e a prendersi cura della neonata».

STRUMENTALIZZATA. Eppure, dopo la richiesta dell’undicenne, anche chi aveva dichiarato di volerla rispettare ha continuato per la sua strada, come se Belen non avesse neppure parlato: «La misura più appropriata è “l’aborto terapeutico”», ha detto l’ex presidente socialista Michelle Bachelet, ora in corsa per le prossime elezioni. Le ha risposto il segretario generale del governo, Cecilia Perez, che ha ricordato che non esistono aborti “terapeutici”, dal momento che l’omicidio di un figlio non può avere effetti curativi per la madre. I militanti duri e puri della causa abortista stanno provando invece a far leva sulla presunta “incoscienza” della bambina, ma la strumentalità di questa posizione non riesce a mettere in ombra la naturalezza e la spontaneità dimostrate dalla ragazzina. «Difenderemo Belen e nello stesso tempo difenderemo la vita del bambino», ha ribadito il presidente Piñera.

La regina Elisabetta ha «tradito il giuramento su Dio» e ha firmato la legge sulle nozze gay

La regina Elisabetta ha «tradito il giuramento su Dio» e ha firmato la legge sulle nozze gay

da www.tempi.it

Con l’approvazione del sovrano entra ufficialmente in vigore in Inghilterra e Galles il Marriage (Same Sex Couples) Bill voluto dal premier Cameron 

regina-elisabetta-ii-cameronCon la firma della regina Elisabetta II annunciata oggi dallo speaker della Camera di comuni John Bercow, il matrimonio gay è ufficialmente e definitivamente legale in Inghilterra e Galles. Secondo l’agenzia Ap, le prime cerimonie (che potranno essere sia civili che religiose, secondo la norma fortemente voluta dal premier conservatore David Cameron) saranno celebrate nella prossima estate.

ALTRO CHE FORMALITÀ. L’approvazione della regina era attesa come una semplice formalità da tutti. O meglio, quasi tutti. L’ex vescovo anglicano di Rochester Michael Nazir-Ali, infatti, poco più di un mese fa ha sostenuto al contrario che la regina non avrebbe potuto firmare il cosiddetto “Marriage (Same Sex Couples) Bill”, dal momento che il sovrano del Regno Unito è anche capo della Chiesa anglicana, e sessant’anni fa,  giurando da regina, Elisabetta si è solennemente impegnata a «sostenere le leggi di Dio».

IL GIURAMENTO. Secondo Nazir-Ali, che è anglicano ma anche un grande ammiratore di Benedetto XVI, «l’idea di una monarchia costituzionale deriva dalla Bibbia. Ai cristiani viene chiesto di obbedire ai governanti, fino a quando questi non gli chiedono di fare qualcosa che Dio proibisce. Fortunatamente, in questo paese abbiamo una monarchia che giura di sostenere le leggi di Dio. L’attuale regina è stata fedele al suo giuramento per anni. Preghiamo che continui a esserlo». Il religioso ha anche espresso la speranza «che il primo ministro e i ministri anglicani non mettano la regina nella posizione di essere costretta a scegliere se violare o meno il suo giuramento». Ma evidentemente Nazir-Ali non è stato ascoltato.