Quegli ignoti film sui martiri cristiani di Spagna

Quegli ignoti film sui martiri cristiani di Spagna

di Marco Respinti da www.lanuovabq.it

locandina

C’è in giro, da qualche mese, un bel film sui martiri cattolici massacrati dagli anarco-comunisti durante la Guerra civile spagnola (1936-1939) e nessuno lo sa. Anzi, i film sono addirittura due, no tre, e però nemmeno la potenza di YouTube, dove se ne possono tranquillamente visionare i trailer, sortisce effetti.

Il primo film si chiama Un Dios prohibido e il suo regista Pablo Moreno. Lo ha realizzato la Contracorriente producciones di Ciudad Rodrigo, nella provincia di Salamanca, che dal 2006 ha dato vita a 15 fra lungometraggi e cortometraggi (uno, La llamada, uscito già dopo Un Dios prohibido), tutti di argomento religioso e apologetico, tutti diretti dall’infaticabile Moreno. Ora sta promuovendo il grande sforzo di Euangelion, una serie in sei puntate preparata per la televisione e dedicata alla vita di Gesù che letteralmente sconvolge quella di quanti lo incontrano .

Un Dios prohibido è una storia tutta vera. Si svolge nell’agosto del 1936, pochi mesi dopo lo scoppio di quella Guerra civile che a lungo era incubata dopo l’instaurazione, il 14 aprile 1931, della cosiddetta Seconda repubblica spagnola, presto divenuta un vero e proprio regime liberticida con tutto il suo corollario di vessazioni anticlericali e di persecuzioni religiose. A Barbastro, un borgo della provincia aragonese di Huesca allora popolato da 8mila anime (oggi ne conta circa 15mila), 51 Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, detti clarettiani dal nome del fondatore, sant’Antonio María Claret y Clará (1807-1870), furono barbaramente uccisi dal Fronte Popolare in odio alla fede cattolica che professarono senza compromessi, reticenze e rinunce. La pellicola ne racconta le ultime settimane di vita prima della fucilazione. Un film bello (alla cui realizzazione ha partecipato, finanziariamente e non solo, pure l’ordine dei clarettiani), ma soprattutto forte nei contenuti e politicamente scorretto con naturalezza in quel suo semplice narrare una storia emozionante di virtù eroiche.

Il secondo dei tre film annunciati d’esordio è Mártires Oblatos, sempre diretto dal prode Moreno nel 2011, sempre per la Contracorriente producciones: è un corto di taglio narrativo-documentaristico sull’assassinio, nel 1936, di 22 Missionari Obliati di Maria Immacolata falcidiati a Pozuelo de Alarcón, oggi nella comunità autonoma di Madrid.

Il terzo è Bajo un manto de estrellas, diretto da Óscar Parra de Carrizosa per la Mystical Films, un’altra bella impresa cattolica spagnola nata nel 2012. Narra del martirio, ancora e sempre in quel famigerato 1936, di 19 dominicani del Convento de la Asunción de Calatrava di Almagro, nella provincia castigliana di Ciudad Real, avvalendosi della supervisione storico-religiosa di due esperti, don Jorge López Teulón, postulatore della causa di beatificazione dei martiri (altri ancora) di Toledo, e il padre domenicano José Antonio Martínez Puche, direttore della casa editrice dell’Ordine dei predicatori Edibesa di Madrid, nonché autore di studi in materia. Bajo un manto de estrellas sta ultimando le riprese e uscirà nel 2014.

Nel complesso, i martiri cattolici mietuti dalla persecuzione che ha accompagnato ma pure preceduto la Guerra civile spagnola sono una legione. Papa Francesco ne ha esaltati all’onore degli altari 522 il 13 ottobre: con loro, il conto totale sale a 1.512 beatificati e 11 canonizzati. In tutto, la persecuzione anticattolica ha causato in Spagna 6.832 morti. Di questi, 4.184 erano membri del clero secolare, fra cui 12 vescovi (di cui 9 già beatificati) e un amministratore apostolico; 2.365 erano i religiosi; e 283 religiose. Dei laici cattolici uccisi per motivi religiosi non esistono statistiche certe, ma siamo nell’ordine delle diverse centinaia. Le violenze più intense si ebbero tra il 18 luglio 1936 e il 1º aprile 1939, quando anche il 70% delle chiese del Paese venero distrutte con profanazioni e atti palesemente sacrileghi. Per farsi un’idea di quell’abisso, resta sempre validissimo il libro di mons. Vicente Càrcel Ortì, Buio sull’altare. 1931-1939: la persecuzione della Chiesa in Spagna (trad. it. Città Nuova, Roma 1999).

In questo martirologio enorme, i 51 clarettiani di Barbastro narrati in Un Dios prohibido sono stati canonizzati dal beato Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1992. I 22 martiri oblati di Pozuelo de Alarcón rappresentati in Mártires Oblatos sono stati beatificati da Papa Benedetto XVI il 18 dicembre 2011. E i 19 domenicani di Almagro immortalati in Bajo un manto de estrellas lo saranno presto ; nel convento che ne vide il martirio già riposano del resto alcuni testimoni eroici della fede, canonizzati il 28 ottobre 2007 da Papa Benedetto XVI.

Insomma, la cinematografia alternativa dei cattolici iberici è una piccola potenza di bellezza, fascino e apologetica che si muove senza un briciolo di vergogna in uno degli haut liuex dell’apostasia occidentale, la Spagna fu-cattolica divenuta ora un ridotto di eroi semiclandestini, assediati da secolarismi incrociati, ideologie in ritardo, statalismi irritanti, persecuzioni democratiche e “orgogli” il più contro-natura possibile. Bisognerebbe che le loro significative pellicole non finissero per diventare un secondo “caso Cristiada”, il film sui cristeros messicani prima arenatosi, poi uscito di soppiatto, poi ancora e sempre non distribuito in Italia, e quindi per forza di cose mero appannaggio del fai-da-te via Internet. Volete mettere invece l’effetto che farebbero film così nei cinema veri, con i giornaloni costretti a parlarne e i soliti noti a stracciarsi le vesti?

Ma se l’Italia va a rotoli peggio che mai, perché lo spread scende? Spiegazione di un mistero

Ma se l’Italia va a rotoli peggio che mai, perché lo spread scende? Spiegazione di un mistero

Il differenziale tra titoli di Stato dice poco sull’economia reale dei paesi, serve solo a capire le intenzioni di quei «pochi potenti che detengono la ricchezza del mondo». E comandano i mercati. Intervista a Fabrizio Pezzani (Bocconi)
di Matteo Rigamonti da www.tempi.it 

spreadSe veramente lo spread fosse un’indicatore dell’”economia reale”, allora, in Italia, il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali (Btp) e il Bund tedesco non dovrebbe attestarsi a meno di duecentocinquanta punti base, com’è attualmente, ma «come minimo a mille punti base». Ne è convinto Fabrizio Pezzani, docente dell’Università Bocconi di Milano, secondo il quale, dal novembre del 2011, quando lo spread aveva superato i cinquecento punti base e le tensioni sui mercati portarono alle dimissioni di Berlusconi aprendo la strada alla “salita” in politica di Monti, «da quel momento a oggi sono peggiorati i conti pubblici, il debito, il rapporto debito/Pil, la disoccupazione, il numero dei fallimenti, la povertà, il disagio sociale, l’instabilità politica e anche il giudizio guidato strumentalmente delle agenzie di rating sui nostri conti». Tutto questo, prosegue Pezzani, mentre «inspiegabilmente il nostro spread migliora continuamente e oggi è simile a quello di agosto 2011, tra i 220 e i 240 punti base».

IL TERMOMETRO DEI POTENTI. Come mai, dunque, lo spread non peggiora, anzi addirittura migliora? Hanno ragione coloro i quali sostengono che non conti nulla e sia solo una variabile economica impazzita? Niente affatto. Lo spread è un indicatore prezioso secondo Pezzani, ma lungi dal fotografare lo stato di salute di un’economia nazionale, rappresenta le intenzioni e le manovre della finanza globale, ossia di quei pochi attori che «detengono la ricchezza» del mondo.

DOVE SONO TUTTI I SOLDI. Se, infatti, un tempo «la ricchezza era facilmente individuabile negli Stati nazione che materialmente la possedevano», oggi, spiega il professore, «ci troviamo di fronte a una situazione assolutamente nuova nella storia dell’uomo». Per farsene un’idea basta guardare a un dato: «Nelle isole Cayman sono depositati 30 mila miliardi di dollari, che insieme eguagliano il Pil degli Stati Uniti, della Cina e di un pezzo del Giappone messi insieme». Oppure, continua Pezzani, si pensi ai derivati, che «nel 1989, l’anno in cui cadde il Muro di Berlino, rappresentavano un ventesimo del Pil mondiale, nel 1999 erano già il doppio di esso e nel 2009 ammontavano addirittura a venti volte il Pil della Terra». Ebbene, di tutti questi derivati, alla vigilia della crisi finanziaria, il 95 per cento era posseduto da sole «cinque banche: Goldman Sachs, J.P. Morgan, Morgan Stanley, Bank of America e Citi Bank». Che si riempivano di titoli tossici, secondo l’economista, al solo scopo di «tenere bassa la volatilità del dollaro».

LA RICCHEZZA FINE A SE STESSA. In un mercato che si muove secondo regole diverse da quelle dell’economia reale, dunque, «il nostro spread – prosegue Pezzani – rimarrà ancora basso contro ogni ragionevolezza razionale, perché il rischio di un ulteriore attacco al paese, dopo quello del 2011, potrebbe far saltare, con effetto domino, un banco finanziario globale in cui il valore del dollaro è sempre più lontano dal valore dell’economia reale che dovrebbe rappresentare». Peccato che in questo modo «una terribile bolla finanziaria continua a gonfiarsi». L’Italia, insomma, come testimonia proprio l’andamento del suo spread, è solo una piccola pedina di un immenso scacchiere «interamente gestito da un oligopolio di potenti». Sul mercato, secondo Pezzani, «la concorrenza è ormai impossibile», o è forse solo «un miraggio», visto che le dinamiche economiche dipendono dalle decisioni di pochi uomini. Uomini che per di più vedono l’economia, nella fattispecie la finanza, come «fine a se stessa, strumento per la creazione della ricchezza».

DUECENTO ANNI DI PURGATORIO. Tutta questa “astrazione”, però, ha un prezzo, dice Pezzani: «Si è perso per strada l’uomo». «C’è poco da fare – conclude il bocconiano – per uscire dalla crisi, si deve tornare a mettere al centro l’uomo, i poveri, come suggerisce Papa Francesco e come avviene in una qualsiasi famiglia dove, quando qualcuno sta male, tutti cercano di aiutarlo, come possono». È chiaro che sarà facile né il recupero del ruolo centrale della persona: il momento attuale, avverte Pezzani, è «analogo alla fine dell’impero romano, l’epoca dei barbari»; anche allora l’umanità «prima di conoscere lo splendore del Medioevo dovette attendere circa duecento anni di travaglio».

A parole, l’Europa difende i cristiani perseguitati. Nei fatti, li perseguita. Ecco come

A parole, l’Europa difende i cristiani perseguitati. Nei fatti, li perseguita. Ecco come

Lorenzo Fontana, deputato al Parlamento Europeo, spiega come la risouluzione contro l’obiezione di coscienza e per l’educazione Lgbti può diventare vincolante
di Benedetta Frigerio da www.tempi.it 

Il 10 ottobre scorso il Parlamento europeo ha condannato la persecuzione dei cristiani in Siria, Pakistan e Iran, approvando una risoluzione votata durante la seduta plenaria in corso a Strasburgo. Solo un mese prima, la commissione parlamentare dei Diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere aveva approvato un’altra risoluzione che spingeva gli Stati a limitare l’obiezione di coscienza per garantire il diritto all’aborto. Una contraddizione evidente: da una parte si condannano i cristiani perseguitati per le loro idee e, dall’altra, si chiede di limitare un diritto fondamentale che li riguarda.

DIRITTI UMANI ALL’ABORTO E ALLA FECONDAZIONE LGBT.
 Com’è possibile? «La prima risoluzione è passata perché cadrà nel vuoto, la seconda invece sarà approvata dal Parlamento e poi tradotta in un’azione concreta dalla Commissione Europea. Sanno bene che accade sempre così». Lorenzo Fontana (foto), deputato del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia al Parlamento Europeo, spiega che a prendere le decisioni vincolanti per gli Stati dell’Unione Europea non è il Parlamento ma la Commissione, che ha il compito di stabilire quali risoluzioni trasformare in leggi. «Tutte le condanne ai cristiani perseguitati sono state snobbate dai commissari. Mentre le risoluzioni relative a temi legati alla vita, alla salute e all’educazione sono sempre ben accette».
Fontana pensa a quando una minoranza di parlamentari chiese alla Commissione di indire una giornata contro la cristianofobia: «Ci fu risposto che la materia non era di competenza della Commissione». Anche la salute, la vita e l’educazione non lo sono. «Per questo, come si legge nella bozza contro l’obiezione di coscienza, si parla di diritto umano all’aborto, per far rientrare la questione in un ambito in cui l’Europa possa legiferare. Questo è lo stratagemma che viene utilizzato».
Significa che l’invito a «regolare e monitorare l’obiezione di coscienza» potrà diventare legge, che «l’accesso all’aborto sicuro» non sarà più ostacolato «dall’abuso dell’obiezione di coscienza» o che  sarà garantito «l’accesso ai trattamenti per la fertilità e alla procreazione medicalmente assistita anche per le donne senza un partner e le lesbiche»? «Sì – risponde Fontana – se la risoluzione sarà oggetto dell’azione legislativa della Commissione Europea». Non solo, perché nel testo si parla anche di assicurare «un’educazione obbligatoria, sensibile al tema delle relazioni e della sessualità di genere», che deve «includere la lotta contro gli stereotipi, i pregiudizi, far luce sull’orientamento “gender” e sulle barriere per rendere sostanziale l’uguaglianza».

DUE PESI E DUE MISURE. Il deputato ride ricordando l’ipersensibilità del Parlamento Europeo verso le minoranze: «Ogni volta che si parla di un gruppo, in Europa il sentimento prevale sul giudizio giuridico-filosofico. Ogni istanza, presentata come la difesa di una minoranza, deve essere votata per forza a prescindere dal merito». Anche in difesa dei cristiani quindi: «Ecco, questo è l’unico caso in cui avviene il contrario. Chi difende il credo di un cristiano e la sua libertà è un oscurantista da combattere. Prevale anche in questo caso il sentimento, ma al contrario. Così tutti possono essere liberi, tranne i cristiani. Questo avviene in Europa».
«Sono i paradossi dell’emotività irrazionale – prosegue Fontana. Per difendere la campagna contro il tabacco, ad esempio, i Verdi stanno facendo di tutto. Hanno parlato persino del diritto del bambino in grembo a non respirare il fumo. Quando sentii quella frase, chiesi come mai, visto che prevaleva la sua vita al volere della madre, lei poteva scegliere di ucciderlo. Mi hanno risposto dicendomi che sono retrogrado».
Rischiano anche i minorenni a cui si vuole imporre l’educazione sessuale: «In nome dell’uguaglianza degli omosessuali ogni aspetto della vita dei bambini viene sessualizzato con corsi e lezioni apposite». E chi si oppone? «È un reazionario, appunto».

A 16 anni, parla quattro lingue, suona il violino, tiene conferenze, va a Messa: ‘doveva’ essere abortito perché Down

A 16 anni, parla quattro lingue, suona il violino, tiene conferenze, va a Messa: ‘doveva’ essere abortito perché Down

Ha 16 anni, parla inglese e spagnolo alla perfezione ma se la cava anche col francese e il latino. E’ un adolescente con un’incredibile capacità di suonare bene il violino e si è già esibito in concerti con orchestre sinfoniche. Tiene anche conferenze per gli Stati Uniti e nel resto del mondo.

Emmanuel01Si chiama Emmaunel Joseph Bishop e guardando alla sua storia si può dire senza esagerare che è alcune spanne al di sopra degli adolescenti della sua età. Questo giovanotto talentuoso ha la sindrome di Down; in alcuni paesi la legge permette di abortirlo prima della nascita, solo perché Down.

La sua storia è così impressionante che sta girando il mondo attraverso i social network.

E’ difficile trovare un talento come quello di Emmanuel in giro per il mondo magari perché non li hanno lasciati nascere per il solo fatto di essere affetti dalla sindrome di Down; questo per il fatto di non avere i requisiti che la società occidentale afferma che si debbano avere, per essere degni di questa vita. E tutto questo protetti dalla legge.

Tuttavia, la storia di Emmanuel appare come una tempesta che distrugge tutti questi sofismi per giustificare l’aborto di decine di migliaia di bambini che non sono considerati adatti. Questo adolescente statunitense ha smontato tutti gli argomenti a favore dell’aborto dei Down, mostrando al mondo di cosa sia capace.

Un cattolico devoto.

Emmanuel è anche un cattolico molto devoto, lo afferma orgoglioso, facendo le sue preghiere anche in latino, dirigendo la preghiera del Rosario e altre preghiere comunitarie in molte occasioni.

Emmanuel02In questo senso, questo ragazzo, intende usare il dono che Dio gli ha fatto, per un fine più grande. I suoi sforzi sono per mostrare che i disabili sono uguali agli altri, che hanno i propri doni e abilità da mostrare al mondo. I definitiva, convincere il mondo che sono utili, proprio il contrario che quotidianamente il mondo insegna.

Un talento precoce.

Emmanuel è nato il 21 Dicembre del 1996 nella città statunitense di Grafton. Coominciò subito a sorprendere tutti: a due anni già cominciava a leggere e a tre era capace di leggere parole in francese.

A soli sei anni lesse il discorso di benvenuto dell’Associazione Nazionale Sindrome di Down, e lo fece in tre lingue per una platea di più di seicento persone. A questa età cominciò ad apprendere a suonare il violino, uno dei suoi maggiori interessi.

La vita di Emmanuel prosegue a questa velocità vertiginosa. A otto anni andava in bicicletta e vinceva medaglie alle paralimpiadi degli USA, gareggiando anche nel golf e nel nuoto in cui vinse medaglie nei 200 e 400 metri in stile libero.

Il violino, la sua arma, il suo scudo.

Un anno dopo faceva il chierichetto in parrocchia e l’anno successivo riceveva il sacramento della Cresima. Nel 2010 corona un altro suo sogno, suonando alla Giornata Mondiale per la Sindrome di Down in Turchia, insieme a un’orchestra sinfonica. A 12 anni suona il violino inun recital inIrlanda in occasione del Decimo Congresso Mondiale della Sindrome di Down.

Emmanuel03

Il suo obbiettivo: aiutare altri bambini.

Emmanuel è stato educato da genitori che non hanno mai dubitato delle sue capacità. Con sforzo e perseveranza questo ragazzo ha potuto superare la sua disabilità.

Nelle sue presentazioni parla della sua vita di adolescente con Sindrome di Down, che ha interesi, che ama gli sport, la musica, che nuota, che va in bicicletta.

I suoi obbiettivi si riassumono in quattro punti:

  1. Evidenziare le competenze, talenti, doni e le potenzialità dei bambini con questa disabilità.
  2. Contrastare le basse aspettative nella sindrome di Down.
  3. Dimostrare che la gioia di vivere non si oppone a queste persone.
  4. Attenuare la prevalenza di tutto ciò detto o scritto sulla sindrome di Down proviene principalmente da persone senza questa disabilità.

Un esempio per tutti.

A Dicembre 2012, a Houston, in occasione della riunione annuale della trisomia 21, Emmanuel sorprende tutti raccontando le sue avventure e viaggi intorno al mondo, i loro studi e anche del suo violino. Parla anche un po’ in francese e delle opere d’arte che aveva visitato durante il suo soggiorno a Parigi. Risponde alle domande sulla sua vita e di dubbi che altre persone possono avere.

La sua formazione in casa ha dimostrato l’importanza dell’alfabetizzazione precoce.

La sua testimonianza, più per la sua capacità di superamento che per le sue abilità concrete, è uno stimolo e un impulso per molti bambini con Sindrome di Down e le loro famiglie. Non sono sole e sono utili molto più di quanto possano immaginare.

da http://fermenticattolicivivi.wordpress.com/2013/10/14/a-16-anni-parla-quattro-lingue-suona-il-violino-tiene-conferenze-va-a-messa-doveva-essere-abortito-perche-down/

[Tradotto da: http://www.religionenlibertad.com/articulo.asp?idarticulo=31458%5D

La rieducazione delle famiglie a teatro

La rieducazione delle famiglie a teatro

di Lorenzo Bertocchi da www.lanuovabq.it

Teatro Testoni Ragazzi

A Bologna l’aria fresca del gender vogliono farla respirare a tutti, anche alle famiglie. Il Teatro Testoni Ragazzi, famoso teatro cittadino dedicato ai bambini, il prossimo 29 ottobre offre lo spettacolo “La bella Rosaspina addormentata”, prima tappa del Progetto “Teatro Arcobaleno: Infanzia, Teatro ed Educazione alle Differenze”, promosso da Gender Bender, La Baracca-Testoni Ragazzi, ERT-Emilia Romagna Teatro.

Lo spettacolo, che rientra nel cartellone per famiglie, è all’interno del festival internazionale Gender Bender che avrà luogo dal 26 ottobre al 2 novembre a Bologna. Con il contributo di tutti gli enti pubblici (Regione, Provincia e Comune) e il patrocinio – coincidenze? – dell’ambasciata di Francia in Italia, il festival internazionale «presenta al pubblico italiano gli immaginari prodotti dalla cultura  contemporanea, legati alle nuove rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale».

“La bella Rosaspina” narra di una principessa che si addormenta e si risveglia dopo cento anni, dopo la «Prima e Seconda guerra mondiale, gli anni Settanta, i Beatles, la televisione, i matrimoni gay, Facebook… Rosaspina – si legge nella presentazione – si addormenta bambina e si risveglia donna. Si innamora perdutamente di un principe moderno, diverso, che svelerà solo alla fine la sua vera identità». Chissà quale sorpresa attende gli spettatori a cui è indirizzato lo spettacolo, un pubblico che, ricordiamolo, è preferibilmente formato da “famiglie e di bambini a partire dai 7 anni”.

All’interno del Teatro Testoni questa rappresentazione è in buona compagnia, nel cartellone troviamo anche lo spettacolo “Io femmina e tu?” dove i protagonisti, un maschio e una femmina, si scontrano sul ring per arrivare a scoprire che “non è meglio essere maschi o femmine: l’importante è essere quello che si è.” Ma non è finita perché troviamo anche “La mucca e l’uccellino”, per bambini dai 4 agli 8 anni, spettacolo che racconta il rapporto d’amore fra genitori e figli, “al di là del legame biologico”. Un filo rosso sembra attraversare queste proposte: più che una valorizzazione delle differenze, una loro nuova definizione per un sostanziale appiattimento.

Insomma, cresce il clima favorevole per la teoria del gender oramai proposta con nonchalance a famiglie e bambini, nel pieno rispetto di un copione già visto: offrire visioni della realtà senza dare risposte precise, alimentando un climax, una percezione più che una comprensione. In fondo è quella mentalità gnostica che, sotto mentite spoglie ben patinate, mira a disincarnare l’uomo grazie all’acquisizione di una mentalità indistinta, vaga, che lascia aperte tutte le risposte in un gioco a somma zero.

Come ha ricordato il Card. Caffarra nella recente festa del patrono della città felsinea «neutralizzando dal punto di vista etico femminilità e mascolinità, negando il significato morale proprio del corpo e dei comportamenti che ad esso si riferiscono, significa correre il rischio di scardinare millenni di civiltà. (…) La realtà psico-fisica della femminilità e della mascolinità non è né muta né ottusa: ha un suo proprio linguaggio e una sua propria intelligibilità».

Quello che aspetta famiglie e bambini al Teatro Testoni Ragazzi di Bologna appare, invece, come il tentativo di scardinare nel profondo il linguaggio e l’intelligibilità della femminilità e della mascolinità. Una volta mandato in pensione il diritto naturale, per qualcuno direttamente al cimitero, c’è campo aperto per ricreare l’uomo, per rifarlo a partire dai propri personalissimi orientamenti, e in questa operazione di ingegneria culturale lo spettacolo diventa strumento fondamentale.

A parole, l’Europa difende i cristiani perseguitati. Nei fatti, li perseguita. Ecco come

Altro che genitore 1 e 2. In California per legge saranno riconosciuti anche genitore 3 (e 4 e 5…)

L’assurda legge firmata dal governatore Brown allarga la podestà sui figli oltre i due genitori. È stata voluta per ammodernare il diritto ai cambiamenti della società, «ma chi paga sono i bambini»

da www.tempi.it 

adozioni gayGenitore 1 e 2? Il dibattito in Italia è già vecchio. La podestà su un figlio riconosciuta a tre o più genitori: è la nuova legge che da venerdì lo stato della California può vantare, ennesimo passo avanti verso una società che riconosce sempre meno valore alla famiglia tradizionale a favore delle nuove unioni omosessuali. La firma è stata apposta dal governatore Jerry Brown, a termine di una vicenda giudiziaria cominciata nel 2011: all’epoca finì davanti alla corte suprema il caso due donne conviventi, madri di una bambina avuta da una di loro con il precedente marito. Un litigio violento aveva spaccato la coppia, mandando una delle due donne in ospedale e l’altra in prigione, con la bambina affidata ad una nuova famiglia nonostante il padre biologico chiedesse di poterla riavere in casa.

«RICONOSCERE I CAMBIAMENTI». Così dopo la sentenza della Corte si è arrivati alla legge, pensata apposta per evitare competizioni in tema di figli tra coppie omosessuali e genitori biologici e per “modernizzare” il diritto alla società che cambia, anche sul fronte familiare: «Alla corte serve la capacità di riconoscere questi cambiamenti, affinché i bambini possano essere supportati da quegli adulti che giocano un ruolo centrale nell’amare e prendersi cura di loro», è stato il commento di Mark Leno, senatore democratico omosessuale. «È importante che i giudici abbiano la capacità di apprezzare il ruolo di tutti i genitori, cosicché un figlio non debba sopportare la separazione da uno degli adulti che ha sempre conosciuto come genitore».

«A PAGARE SONO I BAMBINI». Intento della legge è tutelare i figli, spiegano le voci politiche di stampo progressista. Ma non a tutti piacciono le famiglie “a tre genitori”. «Chi pagherà il prezzo non sono gli attivisti, bensì i bambini, che si troveranno davanti a più grandi conflitti e indecisioni su questioni che coinvolgono il loro benessere», ha spiegato Brad Dacus, presidente del Pacific Justice Istitute.

«IL FIGLIO DIVENTA UN POSSESSO». «Il riconoscimento dei tre genitori può ammantarsi quanto vuole di realismo o di attenzione per i diritti dei figli, ma è evidente che li calpesta, insieme con la logica», scrive oggi Il Foglio. «Il bambino con tre genitori legali, chiamati a condividere responsabilità, spese di mantenimento, decisioni educative, non è affatto un bambino più ricco, né la pseudo famiglia così raffazzonata sarà più serena e pacificata. In attesa che la platea genitoriale si allarghi ulteriormente, attorno al feticcio dell’uguaglianza di ciò che uguale non può essere – il matrimonio gay, la finzione assoluta di due genitori dello stesso sesso – cresce l’arbitrio travestito da legge. Sempre a spese dei più deboli».