«Sì al secondo figlio nelle città» La Cina “apre” sulla politica demografica

Il governo cinese teme un invecchiamento della popolazione e vuole rivedere la politica del figlio unico, introdotta per la prima volta nel 1979. La proposta, secondo quanto riferisce il China Daily, è stata avanzata dalla commissione nazionale sulla popolazione e sulla pianificazione familiare, la quale sarebbe disponibile a consentire la nascita di un secondo figlio per le coppie residenti nei centri urbani, anche se uno dei genitori non è figlio unico.

Attualmente il secondo figlio è consentito solo per le coppie urbane in cui entrambi i genitori non hanno fratelli o sorelle. Nelle campagne le restrizioni sono meno rigide. Zhang Weiqing, responsabile della commissione, fa sapere che la proposta di allentare il controllo delle nascite, che partirebbe dalle regioni economicamente più avanzate, è stata sottoposta all’esame del governo. La Cina ha una popolazione di 1,3 miliardi di persone, ma probabilmente altre 500mila persone non sono registrate all’anagrafe.

da Avvenire

Mercoledì della XXXIV settimana del T.O.

dal Vangelo secondo Lc 21,12-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.
Il commento di don Antonello Iapicca
La “perseveranza” è la chiave che apre la nostra vita al suo compimento che “salva le nostre anime”. Essa è una “virtù infusa” per mezzo della Grazia santificante, e ci viene data attraverso un cammino di conversione lungo e severo; il termine “perseverare” deriva infatti dal latino per – a lungo – e severus – rigoroso. Come ci ricorda la Lettera agli Ebrei siamo chiamati a lanciarci “con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb. 12, 1-2). Nella perseveranza si rivela l’amore autentico per Cristo che, al di là del sentimentalismo, fissa gli occhi del cuore e della mente su di Lui, come un atleta fissa il traguardo. Quando nella vita viene a mancare lo scopo, tutto diviene pesante, svuotato di senso e l’amore mostra la sua inconsistenza. La vita di un cristiano, invece, è sempre in un “agôna”, la lotta nella quale tiene fisso lo sguardo su Gesù intercettandolo in tutto e in tutti. Il traguardo di ogni mia parola, pensiero o gesto è Cristo, è l’affermazione di Lui in chi mi è di fronte, come in tutto quello che faccio. Se fisso Cristo nella fidanzata, persevero nell’amore, perché non mi perdo in quello che, in lei, non c’entra con Lui, sopportando il peso dell’”odio” di quella parte dell’altro e di me che appartiene alla carne e al mondo. Non dovrò preoccuparmi perché lo Spirito Santo provvederà a tutto, a parole e atteggiamenti colmi della sapienza della Croce, capaci di resistere ai sofismi della carne. E’ Lui che ci fa stare saldi nella castità, nella verità che rifugge l’ipocrisia, nella sobrietà e nella purezza. E’ Lui che persevera in noi, attestandoci che “nessun capello del nostro capo perirà” e accompagnandoci in un combattimento intriso d’amore, per non anteporre nulla a Lui, assolutamente.
Contro questo amore assoluto si scatena l’odio, perché “chi è amico del mondo è nemico di Dio”. La perseveranza ci rende oggetto di odio di ciò che il nostro amore non abbraccia e ha rifiutato. L’amicizia di Dio che ci ha raggiunti e coinvolti in un cammino di conversione al Vero, al Bello, al Buono, sovverte le gerarchie delle nostre priorità. Chiaro che “tutti” si ribellino e ci “odino”; è naturale che ci “tradisca” chi si sente da noi tradito, le persone più care legate a noi dai vincoli del sangue, che devono essere purificati per rinascere nel sangue di Cristo, l’unico vincolo che non si corrompe. Dobbiamo però “metterci bene in testa di non preparare alcuna difesa” perché proprio l’odio che ci conduce ogni giorno ai “tribunali” e alle “prigioni” disseminati ovunque, dove siamo giudicati rifiutati e rinchiusi, rivela come tutta la nostra vita sia una magnifica “occasione”, uno specchio dove l’amore di Dio ha scelto di rifrangersi per la salvezza d’ogni uomo. E’ necessario essere “trascinati davanti a re e a governatori” perché in noi sia consegnato Cristo a ogni uomo. E’ “a causa del suo nome” che siamo posti sul candelabro come un segno di contraddizione, odiati perchè il mondo sia salvato. La nostra vita è la carne di Cristo offerta a tutti con amore infinito; come Santo Stefano, pervaso da una “lingua e una sapienza, a cui tutti i suoi avversari non potevano resistere, né controbattere” siamo chiamati a “tenere lo sguardo fisso su Cristo”; così il nostro volto risplenderà “come quello di un angelo”, testimone dell’amore celeste nel quale donarci e perdonare quanti ci odiano perché “non sanno quello che fanno”.
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