Il rischio della “reductio ad Hitlerum”, cioé dell’assimilazione del patriottismo al nazismo, e l’esempio di “patriottismo integratore” di Magdi Cristiano Allam

Alexandre Del Valle (Geopolitico)

“Attenti alla Reductio ad Hitlerum: arma di guerra”

Questa ideologia politicamente corretta che assimila la Nazione e il Patriotismo al nazi-fascismo o al “razzismo”, è il vero complice interno degli ideologi esterni del’islamizzazione dell’Europa. A mio parere, cio’ che il filosofo ebreo-tedesco emigrato in America (dopo l’arrivo di Hitler) Leo Strauss ha chiamato la “reductio ad Hitlerum“, cioè il fatto di assimilare al nazismo il sentimento nazionale e la difesa dell’identità, è un vero virus mortale per l’Europa. Questo virus fondato sulla strumentalizzazione dei dolori della seconda guerra mondiale e l’auto-lesionismo identitario per impedire di essere fieri della nostra civiltà e patria, è il centro dell’ideologia terroristica del politicamente coretto. E’ un’ arma psicologica mortale che ha come fine di distruggere il “voler-vivere insieme” e la coesione della società nazionale.
Tale arma serve gli interessi degli estremismi anti-occidentali rossi (comunismo rivoluzionario) e verdi (islamismo radicale). E non puo’  che sfociare nell’anarchia e nella violenza inter-etnica e neotribale. Dal punto di vista filosofico, rappresenta un’ involuzione, un ritorno indietro, non un progresso.

Come si può vedere, il dibattito sull’identità nazionale lanciato da Sarkozy e dal suo ministro Eric Besson, ex membro del partito socialista, comincia ad ispirare altri paesi dove si pongono problemi simili d’integrazione e dove la questione dell’immigrazione preoccupa e costituisce un’occasione di riflettere sull’identità nazionale e la sua evoluzione. In Italia, il quotidiano Il Giornale è stato il primo a lanciare undibattito pubblico con i letttori sul tema generale : « Che cosa significa essere italiani oggi? Ma è ovvio che il primo che ha parlato della necessità di lanciare questo dibattito in Italia è Magdi Cristiano Allam, che lo spiegava già, prima ancora di Sarkozy, nel suo libro « Io amo l’Italia », dove già proponeva la creazione di un Ministero dell’immigrazione, dell’integrazione e dell’identità nazionale » idea ripresa in Francia con successo dal partito UMP di Sarkozy. Comunque, e pur discutendo su chi è stato il primo a lanciare quest’idea, è ovvio di fronte alla cultura della morte denunciata da Magdi Cristiano e di fronte all’ideologia suicida dell’autodisprezzo europeo e italiano denunciato nel libro « Io amo l’Italia », il dibattito nazionale ispirato dall’idea di Sarko che consiste nel « rompere » con il colpevolismo, il politicamente corretto e promuovere al contrario il « patriottismo integratore », comincia a registrare dei successi in tutta l’Europa. E’ interessante notare comel’idea sarkoziana di lottare contro l’ideologia dell’autodenigrazione piaccia fuori dalla Francia, Paese fra i più islamizzati d’Europa e vecchia terra d’immigrazione che sembra di voler proporre delle nuove soluzioni per risolvere il difficile problema dell’integrazione dei musulmani in Europa.

Che lo vogliamo o no, milioni di musulmani vivono ormai in Europa, in Francia, in Italia, in Belgio, e bisogna creare le condizioni per integrarli e far loro accettare i nostri valori e la nostra civiltà se non vogliamo lasciare quel spazio vuoto e colosso di materialità che è attualmente l’Europa relativista a disposizione degli islamici radicali che la considerano già da anni come uno spazio da conquistare, una terra nulius da colonizzare e che ritengono prioritario, a questo fine, di impedire ad ogni costo l’integrazione di musulmani per potere fanatizzarli e strumentalizzare la loro comunità separata ai fini di islamizzare tutta l’Europa.

Io Amo L’Italia , Magdi Cristiano Allam e il Patriotismo integratore

In questo ambito, è ovvio che il dibattito importato dalla Francia in l’Italia è un dibattito centrale, esistenziale, per il futuro dell’Italia e per il partito Io Amo L’Italia che è al primo rango della battaglia per la salvezza del’Europa e dell’Italia e per il riscatto della nostra civiltà giudaico-cristiana. E chiaro che questo dibattito sull’identità nazionale non è una novità per « Io Amo L’Italia » e per Magdi Cristiano Allam, che fu il primo a parlare della necessità di lottare contro la cultura dell’auto-disprezzo o e che propose come unica risposta logica di fronte alla cultura dell’odio verso se stessi, l’amore della propria patria e della propria civiltà.

Forte dell’ esperienza unica di chi è diventato italiano più di molti italiani di « sangue », in quanto ama questa patria dall’infanzia e perchè è stato educato nelle scuole italiane cattoliche e  parla la lingua italiana fin da bambino, Magdi Cristiano Allam sa che il miglior modo di integrare l’Altro non è quello di dire che noi europei siamo dei cattivi « razzisti » ex-colonizzatori o degli “ex-fascisti”, collettivamente colpevoli o che siamo “figli di crociati” che devono “chiedere perdono” all’islam e promuovere la cultura musulmana per dimostrare che non siamo « razzisti ». Al contrario, il miglior modo di trasmettere l’entusiasmo e la motivazione di vivere insieme, il miglior modo di integrare l’Altro, è di trasmettergli l’orgoglio di appartenere alla stessa società italiana, alla stessa cultura giudaico-cristiana europea e alla stessa civiltà occidentale. Per cui, non c’è convivenza possibile e non c’è possibilità di vivere assieme in pace o di integrare l’Atro se non si promuove prima di tutto l’amore della patria e se non si afferma fortemente che le stesse regole e gli stessi doveri necessari per vivere insieme sono uguali per tutti senza eccezione e vanno rispettati.

La sopravvivenza dell’Europa e la necessità della Nazione

Secondo molti osservatori e secondo i promotori della globalizzazione politica addetti di una visione relativista e comunitarista dell’identità, la Francia e l’Europa in generale sono ormai diventate società multietniche. Questi intellettuali politicamente corretti contrari alla teoria di Huntington dello “scontro di civiltà” prevedono un cambiamento d’identità per il futuro e affermano che gi Europei dovranno adattarsi alle nuove trasformazioni etniche, sociali e religiose, dovute al’immigrazione extra-comunitarie di massa : nei grandi paesi industriali dell’Europa dell’ovest, gli immigrati sono già più del 10% della popolazione, anche nell’Italia di immigrazione recente. La maggior parte di loro hanno culture e tradizioni poco facilmente assimilabili alle usanze e culture di essenza giudaico-cristiane e laiche d’Europa. Inoltre, i paesi europei condividono tra di loro uno stesso bassissimo tasso di natalità e un innegabile e preoccupante invecchiamento demografico, che confine ad un suicidio collettivo.

Quindi, lungi di accusare gli immigrati extra-comunitari di essere responsabili di questa situazione, occorre rispondere a queste sfide con proposte di leggi che siano mirate ad aiutare le famiglie ad avere più figli, e che promuivanol’identità nazionale e l’orgoglio per la propria civiltà. Quest’orgoglio non dove essere riservato esclusivamente ai « nativi » europei indigeni, ma anche alla minoranza sempre più numerosa degli immigrati extra-europei perlopiù musulmani, ma anche asiatici, latino-americani,; africani, ecc, che rappresentano gi circa 40 milioni di persone in  tutta l’Europa. Solo parlando dei musulmani, ne possiamo già individuare almeno 8 milioni in Francia, 4 in Gran Bretagna, 2 in Belgio, 2 in Italia, 5 in Germania, senza dimenticare milioni di altri in Olanda, l’Austria, la Spagna, e i paesi del Nord e quelli “autoctoni” dei Balcani. Se gli autoctoni europei non sono orgogliosi della loro civiltà e nazione, e se non lottiamo contra la nostra cultura di auto-disprezzo e di auto-colpevolizzazione continua, se non affermiamo con chiarezza e fermezza il fatto che le regole di vita comune devono essere le stesse per tutti senza eccezione a prescindere del ‘diritto alla differenza », come possiamo stupirsi se loro non adottano le nostre usanze e  se non amano il paese di adozione e se costruiscono all’interno dei paesi europei delle nazioni simboliche loro, dei ghetti o delle imunità spazio-temporali estranee alle regole e usanze europee ?

“Una certa idea dell’Italia” e degli Italiani

La soluzione a questa sfida demografica e migratoria è rappresentata senz’altro dalla promozione di un nuovo patriottismo, dalla diffusione di un nuovo entusiasmo nazionale e valoriale in grado di sedurre, convincere e coinvolgere sia gli autoctoni che i nuovi venuti. Se Charles de Gaulle parlava di «una certa idea della Francia», anche noi in Italia dobbiamo  parlare di una « certa idea dell’Italia ». Perchè un idea è aperta a tutti quelli che accetano di condividerla, e non è riservata a quelli che hanno un sangue “autoctono”. E tempo che cessi la cultura mortale della vergogna di essere se stessi. Al contrario, è tempo che rinasca un nuovo patriotismo integratore, una nuova proposta di vita in comune fondata sull’amore unificatore della patria e della propria civiltà aperta a tutti quelli che nessuno ha obbligato a scegliere la nostra terra e che devono accetarne non solo i vantaggi economico-sociali ma anche le regole e i valori universali. Come figlio di un Italiano di Tunisi emigrato in Francia e di una Spagnola nata in Nord Africa, so cosa significa dirsi “francese” senza avere sangue francese e so che è possibile. Pero’ come figlio di Italiani-Siciliani stabiliti in Tunisia e poi in Francia, sono consapevole della bellezza della cultura italiana, la civiltà di questo grande popolo che ha ispirato tutta l’Europa e anche il mondo, sul piano artistico e culturale ma anche politico. E posso testimoniare che non c’è nessun motivo di pensare che l’Italia sarebbe peggio di un altro paese. Anzi.

E vero che l’idea del « patriottismo integratore » è nuova in Italia, perchè questo paese è stato fino a pochi anni non un paese di immigrati venuti dall’estero, ma un esportatore di emigranti verso l’estero come i miei antenati. Gli Italiani avevano l’esperienza dell’emigrazione in Francia, Germania, Australia, Svizzera, Americhe, molti sono diventati americani, francesi , ecc. Molti sono stati « fabbricati » francesi, australiani, argentini, e si sono perfettamente integrati, tanto è vero che molti hanno perso la loro italianità. Ma fino a pochi anni, gli Italiani non sapevano « fabbricare » nuovi italiani, come i francesi o gli americani hanno saputo farlo. Pero adesso che l’Italia è un paese anche d’immigrazione, deve imparare urgentemente non a conservare la sua italianità per se stesso, per quelli che hanno nomi e sangue italiano, ma a diffondere la loro italianità, non in funzione politicamente corretta come  propongono Gianfranco Fini o altri a destra, al centro o a sinistra, che hanno sempre paura di « offendere » gli immigrati e che dicono che bisogna « ricostruire » l’identità italiana a partire della realtà dell’immigrazione », cioè adattando le nostre società ai valori degli altri. Secondo noi, è proprio il contrario che bisogna fare : proporre agli altri di diventare degli Italiani e degli occidentali, assumendo i valori nostri, condividibili da tutti, senza rinnegamento e senza necessità di ADN genetica. Secondo me, un Italiano di origina egiziana come Magdi Cristiano è ben più meritevole e degno di proclamarsi italiano di molti italiani di « razza » politicamente scorretti pronti a rinnegare le loro tradizioni e i loro valori per sembrare « anti-razzisti », o piacere ai paesi produttori di petrolio.

Amore della propria civiltà e patria versus cultura della morte

Se i francesi si sentono un grande popolo, perchè gli Italiani non potrebbero sentirsi anche loro un « grande popolo » ? E proprio cio’ che spiegano nei loro libri, sia Magdi Cristiano Allam (Io Amo L’Italia, Mondadori, 2006) che Ida Magli, (Omaggio agli Italiani, Rizzoli, 2009). E chiaro che il patriottismo integratore e l’elogio dell’italianità, l’orgoglio di essere italiani, rappresentano una necessità urgentissima. Quindi, Magdi Cristiano Allam e Ida Magli hanno ragione di promuovere l’amore del proprio paese e della patria Italiana, anche con due approci diversi. E chiaro che di fronte alla cultura della morte demografica, artistica, spirituale e sociale dell’Europa moderna relativista e auto-lesionista, l’unica soluzione di riscatto e di recupero sta nella promozione di una contro-cultura di Vita, di speranza e di amore. Amore per gli altri, di certo, ma anche amore di se stesso. Perchè nessuno puo’ veramente amare l’altro se non si ama prima a se stesso. Nessun individuo e nessuna nazione o civiltà puo’ pretendere di essere rispettato e amato se non si rispetta e ama a se stesso.