“L’evoluzione non si basa solo sulla selezione, ma anche sulla cooperazione, sulla solidarietà tra individui” e “l’evoluzionismo presuppone un processo di salvaguardia, cambiamento e crescita di gruppi viventi esistenti”, non spiega la nascita della vita. Il biofisico Martin Nowak è intervenuto così nella giornata conclusiva dell’evento internazionale “Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto”. E, facendo riferimento alla “teoria matematica dei giochi”, ha spiegato come l’evoluzione segua la doppia regola, dell’egoismo e della solidarietà, attraverso “cinque meccanismi: la consanguineità, la reciprocità diretta, la reciprocità indiretta, la selezione spaziale e la selezione di gruppo”.

La teoria spiega come la razionalità logica consiste nell’osservanza di regole, che non sempre è la “strategia vincente nella vita”, e dunque, “l’evoluzione della selezione consiste nella cooperazione”. In un primo stadio, il comportamento altruistico avviene tra consanguinei, parenti di geni, poi avviene tra due persone, in termini di scambio, quindi c’è una interazione diretta tra due individui e indiretta con qualcuno che non partecipa al “gioco”, poi “si formano gruppi di amici che si aiutano tra loro”, in ultimo “gruppi complessi, con un alto numero di defezionisti e di cooperatori”. “L’evoluzionismo – ha continuato Nowak – è una teoria unificante in biologia, un percorso di conoscenza e di ricerca sulla realtà”, non è una teoria “predittiva”. “Non spiega come avviene il passaggio dalla cellula batterica all’essere umano, con un linguaggio e una coscienza”. “Una scienza che neghi Dio non è scienza, ma una religione del nulla”, ha detto il biofisico. E “gli scienziati dovrebbero comprendere bene come il Cristianesimo concepisce il Dio creatore”: Egli “fissa le condizioni iniziali e vuole che ciò che esiste esista e sia libero di esistere”. Dunque, “Dio non si limita a guardare dopo aver compiuto l’atto della creazione, ma sceglie che gli organismi viventi si sviluppino, per esempio, attraverso le leggi dell’evoluzione”, ma “senza Dio non vi sarebbe evoluzione”. “La negazione di Dio non può avere una spiegazione scientifica”, “Dio non può essere studiato con metodo scientifico”. Invece, “la comprensione del mondo necessita della collaborazione tra tutte le aree della conoscenza, e quindi, anche della collaborazione tra scienza e religione”. Nowak ha concluso citando Sant’Agostino: “Dio è atemporale e ha creato il mondo dal nulla”. “La casualità non è un problema per un Dio atemporale, ma solo per l’essere umano, invischiato nel flusso temporale”. Ma, come dichiarò Einstein, “Dio non gioca a dadi”.


L’evoluzione “non rappresenta un problema per la teologia cristiana. Dio si serve dell’evoluzione per dispiegare il mondo vivente intorno a noi”. Lo ha affermato questa mattina Martin Nowak, professore di matematica e biologia all’Università di Harvard, intervenendo alla giornata conclusiva dell’evento internazionale “Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto”, promosso dal Comitato per il progetto culturale della Cei. Per il docente, “similmente Dio si serve della gravità per dispiegare l’universo su un’ampia scala. Né la gravità né l’evoluzione – ha affermato – pongono sfide alla fede cristiana. Dio è la causa ultima di tutto ciò che esiste. Dio è colui in assenza del quale non ci sarebbe affatto l’evoluzione. Dio è sia il Creatore sia il Sostenitore dell’universo”. “A mio modo di vedere – ha aggiunto Nowak – Dio non solo fissa le condizioni iniziali del processo evolutivo ma traccia anche l’intera traiettoria dell’esistenza. L’intera traiettoria è nota a Dio, che esiste al di fuori del tempo, eterno e a-temporale, onnisciente e infinitamente amorevole”.
Per Nowak, l’evoluzione è il “principio organizzatore” di tutta la biologia. L’evoluzione – ha spiegato il docente – “ci ha condotto da un mondo di batteri, che esistevano sulla Terra circa 3 miliardi e 500 milioni di anni fa, a ciò che vediamo oggi”. L’evoluzione, ha spiegato ancora, “avviene ogniqualvolta vi è una popolazione di individui che si riproducono ed il processo della riproduzione è soggetto a mutazione e selezione. La selezione si basa sulla concorrenza tra individui”. Nowak ha ricordato che negli ultimi anni ha proposto di aggiungere la “cooperazione” come “una terza caratteristica fondamentale dell’evoluzione. La cooperazione – ha detto – si manifesta ogniqualvolta un individuo sacrifica, in tutto o in parte, il proprio potenziale riproduttivo per aiutare un altro individuo. La selezione naturale favorisce la cooperazione solo se sono attivi meccanismi specifici”.
Novak ha sostenuto la tesi secondo cui “senza cooperazione non vi è costruzione nel processo evolutivo. La cooperazione è necessaria per l’evoluzione della prima cellula, degli organismi pluricellulari nonché della società animale e di quella umana”. Per questo si può capire l’evoluzione “se la si vede come un processo di ricerca. Oggi  però non sappiamo che cosa crei lo spazio di possibilità oggetto della ricerca”. Per esempio, l’evoluzione non “inventa” la vita “intelligente” ma la “scopre”. L’evoluzione “non può operare senza requisiti che la guidino. Il biologo deve, in ultima analisi, rivolgersi alle leggi della chimica e della fisica per trovare tali requisiti, ma ad oggi non è chiaro come lo si potrebbe fare. Come accade per ogni altra disciplina scientifica, la nostra attuale comprensione dell’evoluzione è incompleta”.

© SIR – 12 dicembre 2009