Il gioco d’azzardo è la causa principale della crisi economica italiana, ma non si può assolutamente dire
di Alberico Cecchini da http://www.ioacquaesapone.it
L’Italia è un Paese davvero incredibile. Nonostante sia assillato da molti dei problemi tipici dei Paesi sottosviluppati, continua a essere uno dei Paesi più ricchi del mondo. Ma ancora per quanto?
A veder bene, l’Italia ha tuttora un’enorme potenzialità di reazione e crescita, ma a causa di questi problemi oggi è un malato gravissimo, a rischio di vita. Da anni ci confondono con il paravento dell’Ici o dell’Imu sulla prima casa come se fossero le questioni principali dell’economia italiana, ma stiamo parlando di cifre inferiori ai 4 miliardi. Forse per non parlare di ciò che conta davvero. Infatti, le principali cause dello stato patologico dell’economia italiana sono l’altissimo costo della corruzione politica (60 miliardi l’anno), degli interessi sul debito pubblico (60 miliardi l’anno), dell’evasione fiscale (150 miliardi l’anno), della spesa pubblica, poco produttiva e non trasparente, la presenza della criminalità organizzata, la giustizia troppo lenta, che è la principale causa della caduta degli investimenti stranieri in Italia (-12,5 miliardi nel 2012).
Per tutti questi punti non abbiamo rivali in Europa, siamo i numeri uno! Ma c’è un altro punto in cui addirittura siamo al primo posto nel mondo a livello pro-capite: il gioco d’azzardo. Una rivoltella puntata contro le famiglie e l’economia italiana che sta bruciando una ricchezza immensa e portando il paese al suicidio. Quasi 100 miliardi nel 2012, oltre 1.600 euro a persona. Significa il 12% dei consumi complessivi degli italiani, un fiume di denaro sottratto agli acquisti, alle cure mediche, ai viaggi, a ogni altro settore sano dell’economia. Ci potevamo comprare auto, libri, cibo, relax e un’infinità di prodotti e sostenere l’occupazione. E, invece, chi governa ha innescato e continua a diffondere uno dei peggiori virus in circolazione. Ormai è un’epidemia. Il tesoro sperperato dal 2004 ad oggi raggiunge i 500 miliardi di euro. L’azzardo (legale) era la terza industria della nazione nel 2011, dopo Eni e Fiat, stando alle stime di alcuni osservatori.
Il gioco d’azzardo è un vampiro (come potremmo definirlo meglio?) che sta prosciugando il conto di milioni di famiglie e, se non viene fermato subito, fra pochi mesi potrebbe essere già troppo tardi. Se non si tampona questa emorragia, ogni ipotesi di ripresa è destinata a fallire. Infatti, ogni anno, questi circa 100 miliardi di euro che vengono bruciati nel fuoco dell’azzardo in gran parte non rientrano nell’economia reale, ma vengono sottratti da questa per scomparire, nei mercati finanziari e nei paradisi fiscali. L’industria dell’azzardo è infatti sterile, assorbe risorse senza alimentare sviluppo. «Il consumo di gioco d’azzardo è un moltiplicatore negativo dell’economia che estrae valore anziché creare valore», spiega il Professor Maurizio Fiasco, studioso del fenomeno e consulente della Consulta Nazionale Antiusura.
Vietando ogni gioco, potremmo recuperare anche fino a 40/50 miliardi, una cifra astronomica che gli italiani potrebbero spendere in auto, vestiti, case, ristoranti, facendo ripartire immediatamente l’economia italiana. Questo riporterebbe il Pil in crescita, dopo anni di negativo, con un effetto di fiducia e di ripresa dei consumi anche da parte di chi ha possibilità di spendere, ma per paura ha stretto la cinghia. Un altro effetto potentissimo sarebbe il calo deciso dello spread, che ci farebbe risparmiare qualche altra decina di miliardi all’anno per abbassare le tasse. Queste variazioni attiverebbero un circolo virtuoso di crescita che gli economisti conoscono bene, un ciclo di espansione economica pluriennale non drogata da bolle monetarie e inflazione.
Quindi l’intervento deve essere deciso e drastico: vietare immediatamente ogni tipo di gioco di azzardo, slot, concorsi, gratta e vinci, lotterie, scommesse. Ecco come può ripartire l’Italia, bloccando l’emorragia di liquidità e riportando un flusso immenso di denaro nell’economia reale. Denaro che farà crescere i consumi di beni e servizi e quindi l’occupazione e i profitti di aziende e negozi. Questa ovvia verità non può raccontarla praticamente nessun grande giornale o televisione, tutti appartengono a logiche politiche legate a doppio filo alle lobby dell’azzardo. La politica si è divisa la torta del “gioco”, un fetta per uno in proporzione del suo peso.
Perché allora quella scelta folle, pochi anni fa, di introdurre i giochi di azzardo su così grande scala? Per motivo ufficiale fu spacciato quello della crescita delle entrate fiscali e del controllo dell’illegalità. Ci avevo creduto anche io e seppur inorridito da uno Stato che diventava tentatore e imbroglione, consideravo questi giochi come modi per far pagare più tasse in maniera volontaria a chi voleva. Ma oggi, vedendo l’esiguità di questi introiti fiscali effettivi, emerge incontestabile la vera e propria truffa ai danni del popolo italiano, di dimensioni mostruose, con la responsabilità totale di tutte le principali forze politiche, già molto esperte in furbissime “larghe intese”.
Una perizia delle Fiamme Gialle aveva quantificato in 98 miliardi il possibile danno causato dalle scorrettezze tecnico-contabili adottate dai concessionari delle slot. I marchingegni sanguisuga devono essere collegati ad un cervellone elettronico che automaticamente li controlla e calcola le tasse su ogni giocata. Ma la Guardia di Finanza aveva “scoperto” che migliaia di slot machines, la maggior parte, non erano mai state collegate al cervellone dei Monopoli di Stato. Il Procuratore della Corte dei Conti ha chiesto di far pagare a 10 concessionari di slot la mega-multa di 98 miliardi. Quei 98 miliardi sono poi divenuti 2,5 durante il processo. Questi poi si erano ridotti a circa 600 milioni di euro, ma il governo, e con lui anche il Parlamento, ha approvato un ulteriore emendamento per fare altri 100 milioni di sconto. Una vergogna senza fine: su 297 deputati del Pd solo 8 hanno votato no. Ecco i loro nomi: Lorenzo Basso, Bobba Luigi, Bragantini Paola, Cani Emanuele, Coppola Paola, Donati Marco, Senaldi Angelo, Tullio Mario, oltre a qualcuno che ha deciso di uscire dall’Aula per non prendere parte al voto.
Atlantis Bplus Giocolegale, con sede nelle Antille Olandesi, un paradiso fiscale, è una potenza del gioco in Italia con un giro d’affari di oltre 30 miliardi. Titolare effettivo di questa azienda è Francesco Corallo, il ‘re delle slot’, che è stato latitante per 14 mesi e figlio di Gaetano, condannato a 7 anni e mezzo di reclusione e considerato vicino al boss mafioso Nitto Santapaola. Francesco Corallo è in affari anche con il figlio di Dell’Utri sempre nel settore delle slot machines. Azzardo e riciclaggio sono fenomeni che da spesso, e da sempre, si sovrappongono per ripulire i capitali criminali, sostiene Mario Turla, consulente delle banche per l’antiriciclaggio: «È un cancro che attacca la società legale e come tale va capito e combattuto, se non si vuole soccombere».