La responsabilità morale, fondamentale per la ripresa economica

di Carl Anderson*

NEW HAVEN (Connecticut, Stati Uniti), mercoledì, 17 giugno 2009 (ZENIT.org).- Poco dopo la caduta del comunismo europeo vent’anni fa, l’allora Presidente ceco Vaclav Havel si rivolse alla Nazione parlando dell’importanza della responsabilità individuale in un sistema economico.

Sulla caduta del comunismo affermò: “Viviamo in un ambiente moralmente contaminato. Ci sentiamo malati moralmente perché ci siamo abituati a dire qualcosa di diverso da ciò che pensavamo. Abbiamo imparato a non credere in niente, a ignorarci l’un l’altro, a interessarci solo a noi stessi. […] Dobbiamo vedere questa eredità come un peccato che abbiamo commesso contro noi stessi. […] Se capiamo questo, la speranza tornerà nei nostri cuori”.

Oggi, con l’economia mondiale in una profonda recessione e con gli esperti e i politici che dibattono un’ampia serie di correzioni legali o tecniche, faremmo bene a ricordare le parole di Havel sulla responsabilità morale individuale come parte necessaria di qualsiasi soluzione reale.

Quando ha parlato, nel 1990, il mondo aveva appena assistito pietrificato alla caduta della Cortina di Ferro in Europa. Uno dei due sistemi politici e finanziari che avevano definito la maggior parte del XX secolo è scomparso quasi all’istante dal continente europeo.

L’idea del comunismo ateo come forza economica possibile era stata sfatata, portando almeno un commentatore a proclamare che “la fine della storia” era ormai prossima.

Come ha sottolineato Benedetto XVI in molti contesti, tuttavia, il trionfalismo è pericoloso.

Lezioni apprese

Ora che affrontiamo una crisi economica di enormi proporzioni, non possiamo semplicemente festeggiare il ventesimo anniversario della fine del Blocco orientale. Dobbiamo anche guardare a ciò che è andato storto nella nostra economia e capire come rimediare.

L’importanza della capacità decisionale morale di ogni individuo sarà un aspetto fondamentale.

Nei giorni precedenti e in quelli immediatamente successivi al collasso del comunismo sovietico, c’era qualcuno abbastanza lungimirante da prevedere problemi per le economie occidentali se avessero ignorato l’aspetto morale. Le loro parole si sono rivelate estremamente importanti.

Due uomini in particolare spiccano per la loro lungimiranza: Karol Wojtyła e Joseph Ratzinger.

Denigrando il “determinismo” del marxismo e il suo approccio ateo in un intervento del 1985 intitolato “Mercato, economia ed etica”, Benedetto XVI, l’allora Cardinale Joseph Ratzinger, avvertiva della possibilità di una crisi economica in Occidente. Ciò che lo preoccupava era il declino dell’etica nelle questioni economiche.

Un declino dell’etica “nato e sostenuto solo grazie a forti convinzioni religiose”, osservava, poteva “provocare il collasso delle leggi del mercato”.

Poco dopo l’inizio della caduta dei muri nel 1991, Papa Giovanni Paolo II, di cui è ampiamente riconosciuto il ruolo nel crollo del comunismo, metteva in guarda contro un’economia di mercato che escludeva i valori spirituali.

A suo avviso, un sistema che cercava di sostituire il marxismo con il consumismo – riducendo quindi “l’uomo alla sfera dell’economico e del soddisfacimento dei bisogni materiali” – finiva per commettere lo stesso errore e non rappresentava una soluzione adeguata (“Centesimus Annus,” 19).

Sia Benedetto XVI che Giovanni Paolo II hanno sottolineato che ogni sistema economico che mette da parte Dio e la morale non si fonda sulla roccia, ma sulla sabbia.

Come ha affermato il Cardinale Ratzinger nel 1985, “anche se l’economia di mercato si basa sull’inserire l’individuo in una determinata serie di regole, non può rendere l’uomo superfluo o escludere la sua libertà morale dal mondo dell’economia. […] Questi poteri spirituali sono di per sé un fattore dell’economia: le regole di mercato funzionano solo quando c’è un consenso morale che le sostiene”.

Avidità e ambizione

All’inizio di quest’anno, una ricerca effettuata dai Cavalieri di Colombo e dai Maristi ha evidenziato che almeno il 90% degli statunitensi – e il 90% dei dirigenti – crede che i leader del mondo degli affari considerino l’avanzamento di carriera e il guadagno economico motivazioni primarie per le proprie decisioni. Solo il 31% degli americani e l 32% dei dirigenti crede che “il bene pubblico” sia una forte motivazione.

Lo stesso sondaggio ha anche mostrato che tre quarti degli americani e più di nove dirigenti su dieci credono che gli affari possano essere sia di successo che condotti in modo etico.

Non sorprende che un sondaggio successivo abbia indicato che gli americani – e soprattutto gli americani cattolici – tengono in grande considerazione l’opinione di Benedetto XVI sulle questioni sia economiche che spirituali. Sono interessati a ciò che ha da dire sulla mancanza di lungimiranza dell’avidità e dell’egoismo e alla costruzione di una società in cui i valori spirituali giocano un ruolo importante.

Gran parte del dolore avrebbe potuto essere evitata se i responsabili della nostra economia avessero tenuto conto delle parole pronunciate dall’attuale Papa nel 1985, o di quelle del suo predecessore nel 1991, e se il capitalismo coscienzioso fosse stato la norma.

Preghiamo che la gente faccia più attenzione quando verrà diffusa la nuova Enciclica sociale di Benedetto XVI e che le soluzioni che i nostri politici e gli esperti prenderanno in considerazione non solo trascendano l’aspetto tecnico e legale, ma includano anche l’aspetto etico.

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*Carl Anderson è Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo.

[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]