Magdi Cristiano Allam (The Friendship Gathering, Evian, 4/10/2009)

L´Europa è una nazione destinata al suicidio demografico, familiare, sociale ed economico perché si vergogna della proprie radici, ha perso la propria fede, rinnega i propri valori e tradisce la propria identità. Questa Europa continua a crescere come un colosso di materialità senza anima, perseguendo una illusoria concezione della felicità corrispondente al possesso spasmodico e ossessivo di beni materiali, che appiattiscono la persona su una dimensione dell’avere e dell’apparire facendo venire sempre meno la dimensione dell’essere e del credere. Gli europei venerano il dio del denaro, del petrolio e del gas e al suo cospetto sono sempre pronti a protrarsi; non hanno alcuna remora a barattare l’insieme della propria civiltà in cambio delle acquisizioni materiali; svendono la democrazia e calpestano la propria dignità per ingraziarsi i favori dei dittatori e dei tiranni. In definitiva la nostra Europa si presenta come se fosse una terra di nessuno, dove non vi è alcuna certezza sul piano della fede, dei valori, dell’identità e delle regole, finendo per essere percepita come una terra di conquista che è già effettivamente in atto.

Il collasso dell’Europa come nazione e come civiltà rischia di trasformarla in una colonia della Cina sul piano economico e sottomessa all’ideologia islamica sul piano socio-culturale. La crisi strutturale della finanza e dell’economia internazionale conseguente all’esplosione della bolla speculativa alimentata dall’illusione di chi ha immaginato che il denaro potesse generare denaro in modo del tutto svincolato dall’economia reale che si basa sul lavoro e sulla produzione di beni, ha di fatto provocato il crollo del mito ideologico del liberismo che ha immaginato che il semplice equilibrio tra la domanda e l’offerta fosse di per sé sufficiente per assicurare la crescita del mercato adorato come un dio perfetto che non doveva essere in alcun modo contaminato dall’interferenza delle istituzioni pubbliche. Oggi assistiamo alla scena straordinariamente inedita del governo degli Stati Uniti, il Paese capitalista per antonomasia, che è proprietario e socio di banche e grandi industrie. Sono gli stessi capitalisti che non soltanto auspicano ma esigono l’intervento dei governi con dosi sempre più massicce di denaro pubblico per prevenire il tracollo di nuove banche e nuove imprese. Ebbene questa realtà di privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite costituisce un’anomalia non perpetuabile e preannuncia un cambiamento profondo nella concezione dell’economia di mercato. E’ del tutto evidente che essa implica una richiesta di equità sociale che non potrà non tradursi in un nuovo modello di sviluppo economico che metta al centro il rispetto della dignità della persona a fronte della sua cosificazione, ovvero la riduzione a semplice oggetto di crescita materiale, e che persegua il bene comune anziché la soddisfazione dell’avidità di una minoranza. In quest’ambito riemerge in tutta la sua straordinaria attualità la dottrina sociale della Chiesa e la prospettiva di un’economia sociale di mercato.
Il crollo del muro ideologico del liberismo, avviato dal fallimento della banca d’affari americana Lehman Brothers nel settembre del 2008, costituisce l’evento più significativo della nostra epoca contemporanea dopo il crollo del muro ideologico del comunismo formalizzato dalla caduta del Muro di Berlino nel novembre del 1989. Quel fatto da un lato ha registrato il successo del sistema capitalista liberale e democratico e il fallimento del sistema comunista centralistico e autoritario, dall’altro ha fatto emergere la fragilità interiore di un Occidente, in particolar modo dell’Europa, per aver perso le proprie radici giudaico-cristiane e abbandonato la propria fede. L’allora pontefice Giovanni Paolo II parlò della necessità di evangelizzare un’Europa che era di fatto scristianizzata. L’Europa senz’anima è diventata sempre più un’Europa relativista, laicista, nichilista, buonista, islamicamente corretta, multiculturalista.
Il relativismo, negando l’uso della ragione e della facoltà di valutare criticamente i contenuti, mette sullo stesso piano tutte le religioni, le culture e i valori, attribuendo pari dignità a tutto e al contrario di tutto. Il laicismo tende a escludere sempre più la spiritualità e la fede dall’ambito della sfera pubblica. Il nichilismo nega la stessa nozione di verità non riconoscendo valenza ai valori. Il buonismo immagina che ci si debba limitare a concedere al prossimo ciò che egli esige. L’islamicamente corretto c’impone di non dire e di non fare nulla che possa urtare la suscettibilità degli islamici. Il multiculturalismo è l’ideologia che immagina di poter governare la realtà della multiculturalità, ovvero della presenza all’interno dello stesso spazio fisico di persone originarie di paesi, culture e religioni diverse, limitandosi a elargire a piene mani diritti e libertà senza chiedere in cambio l’ottemperanza dei doveri e il rispetto delle regole, quindi in assenza di un comune collante valoriale e identitario.
Ed è proprio in questa Europa trasformata in una landa deserta che i concetti di dialogo e convivenza finiscono per essere svuotati dei loro contenuti al punto da ridurre la civiltà alla sommatoria delle istanze dettate giorno dopo giorno da tutti coloro che vi arrivano e piantano la loro tenda. Il risultato è che l’Europa è diventata la nuova Mecca dell’estremismo e del terrorismo islamico, forte di una rete sempre più consistente di moschee, scuole coraniche, banche islamiche, enti caritatevoli e tribunali islamici che hanno dato vita a uno Stato teocratico islamico all’interno dello stato di diritto.
Nel 2006 l’allora presidente americano George Bush e l’allora premier britannico Tony Blair hanno formalizzato una strategia suicida che immagina che per salvare l’Occidente dal terrorismo islamico dei taglia-gola ci si debba affidare al terrorismo islamico dei taglia-lingua. I primi sono coloro che hanno elevato la morte anziché la vita come livello supremo di spiritualità e aspirano a uccidersi per massacrare il maggior numero possibile di nemici dell’islam. I secondi sono coloro che bontà loro ci risparmiano la vita in cambio della loro piena legittimazione quali autorità religiosa islamica e rappresentanti dell’insieme dei musulmani.
Ed è così che parallelamente l’Occidente ha proceduto alla piena legittimazione dell’islam, del Corano, di Allah, di Maometto e della sharia ponendoli su un piede di parità con il cristianesimo e l’ebraismo. Di conseguenza l’Occidente è orientato a riconoscere che si possano accordare delle deroghe e fare delle eccezioni sul piano dei diritti e dei doveri, delle libertà e delle regole nel nome della specificità religiosa, culturale e sociale dell’islam, anche se sono in flagrante violazione dei diritti fondamentali della persona, in particolare delle donne, e se contrastano con i valori non negoziabili, assoluti e universali, a cominciare dalla sacralità della vita. La scellerata strategia suicida avviata da Bush e Blair ha portato nel 2006 all’avvento del potere dei Fratelli Musulmani, nelle loro diverse denominazioni, nei territori palestinesi e in Egitto, così come ha accreditato e consolidato il potere religioso, mediatico, politico e finanziario delle organizzazioni islamiche che in Europa rappresentano di fatto i Fratelli Musulmani.
L’ingenuità, l’ignoranza, la paura e la collusione ideologica di questa Europa la sta trascinando a soccombere sempre più all’arbitrio dei Fratelli Musulmani, che sono stati legittimati come referenti dell’islam e dei musulmani nonostante si tratti di un movimento estremista che predica la distruzione di Israele, sostiene il terrorismo suicida palestinese ed iracheno, considera la donna un essere inferiore, legittima la condanna a morte dell’apostata e predica l’avvento di un califfato islamico mondiale. Il più scaltro degli intellettuali legati ai Fratelli Musulmani, Tariq Ramadan, persegue l’obiettivo di far riconoscere l’islam parte integrante delle radici storiche della civiltà e della spiritualità dell’Europa al pari dell’ebraismo e del cristianesimo. E’ del tutto evidente che nel momento in cui l’Europa tende a disconoscere le proprie radici giudaico-cristiane, la pretesa delle radici islamiche finirà per colmare un vuoto valoriale e identitario effettivamente esistente.
La crescita del potere degli estremisti islamici in Europa, al punto che oggi l’Europa é diventata una fabbrica di terroristi suicidi che si sono fatti esplodere sui vari fronti della guerra santa islamica nel mondo ed anche all’interno stesso del suolo europeo, è il sintomo più allarmante del sostanziale fallimento di un modello di convivenza che non è in grado, da un lato, di garantire la sicurezza degli autoctoni e, dall’altro, di favorire una integrazione costruttiva di coloro che scelgono di condividere questo nostro spazio fisico, culturale, valoriale e identitario. La presenza di ghetti fisici sia nei paesi che hanno perseguito il mito del multiculturalismo sia laddove si è imposto l’assimilazionismo, che hanno comunque provocato la lacerazione del tessuto sociale e creato una realtà di conflittualità che talvolta si è sprigionata con la manifestazione del terrorismo islamico anche nella sua versione suicida, è la prova più tangibile dell’incapacità dell’Europa ad affermare al suo interno un modello dove le regole valgono indistintamente per tutti.
In conclusione è evidente che alla base sia della crisi strutturale della finanza e dell’economia sia del fallimento di un modello di convivenza vi è l’abbandono dei valori e il tradimento dell’identità dell’Europa che si fonda sulle radici giudaico-cristiane. Così come è del tutto evidente che solo riscoprendo la sua anima l’Europa potrà riscattarsi e salvarsi dal baratro del suicidio della propria nazione e civiltà. Lo potremo fare solo se saremo in grado di ridefinire un modello di sviluppo economico e un modello di convivenza sociale qualitativamente diversi, che mettano al centro l’etica. Il nuovo modello di sviluppo economico deve fondarsi sulla centralità della dignità della persona e sul perseguimento del bene comune; deve valorizzare la specificità ambientale e umana che non teme la concorrenza straniera; deve considerare la prospettiva di una qualità della vita migliore con un livello più sobrio sul piano del benessere materiale, affinché la materialità sia al servizio della persona e non viceversa la persona schiava della materialità. Il nuovo modello di convivenza sociale deve fondarsi sulla condivisione dei valori non negoziabili senza alcuna eccezione, sul rispetto delle regole che sostanziano diritti e doveri che valgono indiscriminatamente per tutti.
Questo percorso di riscatto sarà possibile se l’Europa si riconcilierà con se stessa, se si amerà e perseguirà il bene comune; se recupererà la cultura dei doveri e delle regole; se comprenderà che le religioni sono fisiologicamente diverse, che l’islam è sostanzialmente incompatibile con la nostra civiltà, ma che con i musulmani come persone è possibile dialogare ed è necessario convivere se rispettano i diritti fondamentali della persona e se condividono i valori non negoziabili, a partire dalla fede nella sacralità della vita, il rispetto della dignità e della libertà della persona.
Noi europei, noi uomini e donne liberi, noi persone di buona volontà, dobbiamo farcela! Non esiste alternativa al successo di questa missione per la vita, la verità, la libertà e la pace autentica. Ce la faremo se ciascuno di noi si assumerà la sua parte di responsabilità affinché qui ed ora, in questa casa comune, tutti noi potremo essere pienamente noi stessi affermando la nostra dignità e salvaguardando la nostra libertà.
MAGDI CRISTIANO ALLAM