Una recente sentenza della Corte di Strasburgo su un caso spagnolo

Tratto da L’Osservatore Romano

“Una bella vittoria per la libertà della Chiesa”.

Così, Grégor Puppinck, direttore dell’European Centre for Law and Justice (Eclj), commenta la decisione resa nota ieri, martedì 15, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha riconosciuto come la scelta dell’episcopato spagnolo di non rinnovare il contratto a un insegnante di religione – prete sposato e attivista di un movimento per il celibato ecclesiastico – rientri tra i principi di libertà religiosa espressamente riconosciuti e tutelati dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Il caso è quello che, da anni, vede contrapposti l’ex insegnante, José Antonio Fernández-Martínez, allo Stato spagnolo, e in cui l’Eclj, organizzazione non governativa dedita alla tutela dei diritti umani, è intervenuta come legale rappresentante della Chiesa iberica.

In Spagna, come del resto in altri Paesi, in base a specifici accordi con le autorità statali, al vescovo viene riconosciuto il diritto di designare gli insegnanti di religione e morale cattolica. Così, nello specifico, il vescovado di Cartagena nel settembre del 1997 comunicava al ministero della Pubblica istruzione il mancato placet al rinnovo del contratto come insegnante di religione in una scuola secondaria superiore statale di Murcia a un ex sacerdote, sposato con rito civile, che l’anno precedente aveva pubblicato su un quotidiano locale un articolo di aperto sostegno al movimento “Pro celibato opcional”. Decisione subito annullata dal Tribunale del lavoro di Murcia, che ha disposto il reintegro dell’insegnante. Sentenza, quest’ultima, contro la quale hanno posto appello sia la diocesi che le autorità scolastiche. Di ricorso in ricorso si è così giunti alla Grande camera della Corte di Strasburgo che il 22 settembre 2011 ha discusso il caso in udienza pubblica e ieri ha reso noto il suo pronunciamento. “Questa decisione è un importante passo per il riconoscimento e il rispetto in Europa della libertà della Chiesa in seno, e di fronte, alla società civile”, ha commentato Puppinck. In particolare, il direttore dell’Eclj ha espresso soddisfazione per come la Corte – riflettendo tra l’altro il ragionamento sviluppato dalla stessa organizzazione non governativa in un’osservazione scritta dell’ottobre scorso – abbia “esposto con forza e chiarezza il principio della libertà e dell’autonomia della Chiesa”. In sostanza, la Corte ha riconosciuto la sua incompetenza di fronte a un atto di “natura strettamente religiosa”, che non è in contrasto con le leggi nazionali e con la dignità della persona. Tale decisione – viene sottolineato per inciso dall’Eclj – ribalta la recente discussa giurisprudenza della Corte relativa al diritto riconosciuto a un gruppo di sacerdoti ortodossi romeni di volere fondare un sindacato contro la volontà della loro Chiesa.