Il nuovo testo è più problematico e dà conto anche degli studi più recenti in favore di Pacelli, dopo il workshop internazionale tenutosi al museo nel 2009

Andrea Tornielli da Vatican Insider

La controversa didascalia apposta sotto alla foto di Pio XII alloYad Vashem, nel nuovo museo dedicato all’Olocausto inaugurato nel 2005, è stata cambiata. Lo ha anticipato il quotidiano israeliano Haaretz e come lo si può evincere dallo stesso comunicato  della direzione di Yad Vashem.

La nuova versione della didascalia ammorbidisce il giudizio contenuto nella precedente versione, tenendo conto delle più recenti acquisizioni storiche e archivistiche, dalle quali emergono la complessità della figura di Papa Pacelli e l’appoggio da lui dato a tante azioni umanitarie in favore dei perseguitati ebrei durante gli anni terribili della persecuzione nazista. Il primo cambiamento è nel titolo: se prima appariva «Pio XII e l’Olocausto», ora si legge «Il Vaticano e l’Olocausto». Tra i cambiamenti più significativi c’è innanzitutto la scomparsa di una frase che attribuiva al concordato tra Santa Sede e Germania del 1933 il valore di un riconoscimento «del regime nazista e razzista».

Inoltre, non si afferma più che Pio XII; una volta divenuto Papa nel marzo 1939, aveva accantonato «una lettera contro il razzismo e l’antisemitismo preparata dal suo predecessore». È vero che Pacelli non fece propria una bozza predisposta per il predecessore, ma è anche vero che quel testo – ancora imbevuto del tradizionale antigiudaismo cattolico – avrebbe rischiato di ottenere l’effetto contrario a quello desiderato ed è dunque comprensibile la decisione di Pio XII.

Anche l’accusa di non aver protestato pubblicamente, che nella prima versione era più netta, nel nuovo testo più sfumata. E viene significativamente aggiunta la citazione – non presente nella prima versione – del passaggio del radiomessaggio del dicembre 1942, nel quale il Papa parlava della sorte delle  «centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talvolta solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate a morte o a un progressivo deperimento». Si trattava di un cenno esplicito ai campi di sterminio, a pochi mesi dall’inizio della terribile «soluzione finale» voluta da Hitler, e la parola «stirpe» – che Yad Vashem accanto al testo inglese riporta anche in italiano – era particolarmente significativa e ovviamente riferita alle persecuzioni razziali.

La nuova didascalia definisce una «mancanza morale» la decisione del Pontefice di non denunciare pubblicamente la deportazione degli ebrei e il loro sterminio, ma ora il testo appare più equilibrato, perché riporta le posizioni dei critici alle quali contrappone quelle di altri studiosi, i quali sostengono che grazie a questo atteggiamento poté aver luogo «un considerevole numero di attività segrete di salvataggio a differenti livelli della Chiesa».

La citazione dei «difensori» è «una vera novità», spiega Matteo Luigi Napolitano, professore di Storia delle relazioni internazionali all’Università Marconi di Roma, e autore del libro The Vatican Files: la diplomazia della Chiesa, documenti e segreti (edizioni San Paolo) di imminente pubblicazione. Lo studioso fa notare anche la chiusa della didascalia, nella quale si afferma che «finché tutto il materiale rilevante non sarà disponibile agli studiosi, questo tema resterà aperta a ulteriori indagini». È un riferimento agli archivi vaticani, ancora non disponibili ai ricercatori per il periodo che va dal 1939 al 1958 (gli anni del pontificato pacelliano). In Vaticano stanno lavorando a ritmo serrato per aprirli nel giro di un paio d’anni. «Quel riferimento implicito vale per il materiale vaticano ancora chiuso – osserva Napolitano – ma vale anche per tutti gli altri archivi non sempre accessibili nel resto del mondo comprese alcune sezioni dello stesso Yad Vashem».

Dan Michman direttore della Scuola Internazionale di studi sull’Olocausto di Yad Vashem ha dichiarato al quotidiano Haaretz che il testo è stato cambiato in seguito sia alle ulteriori ricerche, dopo che il Vaticano ha consentito agli studiosi di esaminare documenti fino al 1939, sia alle domande poste dai visitatori del museo. Va ricordato che nel 2009 Yad Vashem promosse un workshop internazionale, a porte chiuse, sulla figura di Pio XII, al quale parteciparono studiosi di diverse scuole, sia critici che favorevoli a Pacelli: è imminente la pubblicazione degli atti.

Soddisfazione per il cambiamento è stata espressa anche dall’ebreo Gary Krupp, presidente di Pawe The Way Foundation, un’organizzazione no profit dedicata a gettare ponti fra le religioni del mondo e che negli ultimi anni ha lavorato molto per presentare documenti in grado di cambiare il giudizio negativo che si era consolidato sul Pontefice.