«Autorità e ragione non possono mai essere in contrasto l’una con l’altra, perché la vera religione e la vera filosofia coincidono». Lo ha detto questa mattina il Papa riassumendo, a braccio, uno dei capisaldi del pensiero di Giovanni Scoto, il teologo di epoca carolingia al quale il pontefice ha dedicato la catechesi nell’udienza di oggi. In Giovanni Scoto – ha detto Benedetto XVI, definendo il teologo un «uomo eccezionale» – emerge «il coraggio della ragione,che risulta da una certezza: l’autorità vera è ragionevole, perché Dio è la ragione creatrice». «Non è vera autorità – ha spiegato il Papa citando Scoto in una delle sue opere, «De divisione naturae» – se non quella che coincide con la verità scoperta in forza della ragione» e «ottenuta grazie ad una retta contemplazione razionale».Secondo il pontefice «l’autentica autorità non contraddice mai la retta ragione, né quest’ultima può mai contraddire una vera autorità. L’una e l’altra provengono senza alcun dubbio dalla stessa fonte, che è la sapienza divina». Di qui l’attualità degli insegnamenti di Scoto anche per i teologi contemporanei, esortati ad «esercitare un discernimento appropriato su ciò che viene presentato» come «auctoritas vera» e a «continuare a cercare la verità fino a che non se ne raggiunga una qualche esperienza nell’adorazione silenziosa di Dio».Benedetto XVI si è poi soffermato sulla realtà delle Sacre Scritture: «Non è l’uomo che è stato creato per la Scrittura, della quale non avrebbe avuto bisogno se non avesse peccato, ma è piuttosto la Scrittura – intessuta di dottrina e di simboli – che è stata data per l’uomo. Grazie ad essa infatti la nostra natura razionale può essere introdotta nei segreti dell’autentica pura contemplazione di Dio». Parafrasando Giovanni Scoto, il Papa ha sottolineato: «Per giungere alla visione in profondità del testo, è necessario progredire simultaneamente nella conversione personale e nell’analisi concettuale della pagina biblica sia essa di carattere cosmico, storico o dottrinale. È infatti solo grazie alla costante purificazione sia dell’occhio del cuore sia dell’occhio della mente che si può conquistare l’esatta comprensione».