Dopo il sì alle nozze omosex, perché no alla poligamia?

Dopo il sì alle nozze omosex, perché no alla poligamia?

di Tommaso Scandroglio

E ancora, se le “nozze” gay devono essere riconosciute per legge dal momento che non farlo sarebbe discriminatorio verso le coppie omosessuali, perché non riconoscere i matrimoni poligamici? Non sarebbe ugualmente discriminatorio verso quelle persone che, per tradizione culturale vecchia di secoli se non quasi di millenni, sono legate da un vincolo già riconosciuto dalla loro religione come un vincolo coniugale? Se il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso è invenzione recente, la poligamia è da sempre esistita e quindi avrebbero più diritto i poligami rispetto alle persone omosessuali di vedersi riconosciuta dallo Stato la loro particolarissima convivenza.

Simili argomentazioni nei mesi passati venivano bollate dal fronte omosessualista come steriliprovocazioni, iperbole buone solo per gli scontri dialettici, fantasie per tirar fesso qualcuno. Insomma stupidi espedienti retorici. Ma il bello – o forse il brutto – sta nel fatto che per davvero qualcuno ha chiesto ai propri governanti di legittimare la poligamia e la poliandria appellandosi proprio alla legge che ha istituito i “matrimoni” omosessuali.

É accaduto a Mayotte, un arcipelago di isole costituito Dipartimento d’oltremare della Repubblicafrancese situato tra il Mozambico e il Madagascar. Le isole di Mayotte sono francesi a tutti gli effetti: ad esempio la moneta di scambio è l’euro. In quell’angolo di paradiso alcuni cittadini di fede islamica si sono riuniti in un comitato e hanno chiesto ufficialmente che il Parlamento francese estenda l’ambito di applicazione della legge sui “matrimoni” tra persone dello stesso sesso anche ai poligami. La motivazione è semplice semplice: se il Mariage pour Tous è davvero pour Tous perché negarlo a chi ha più compagne o più compagni e vuole un giorno chiamarli mogli e mariti? In breve si chiede di legalizzare la poligamia.

Ovviamente questa, a causa della suddetta legge sulle “nozze” gay, potrà essere eterosessuale (ad es. un marito e più mogli), omosessuale (solo mariti o solo mogli) oppure bisessuale (più mariti e più mogli sposati ognuno con tutti gli altri). Una bella espansione – intesa in senso tecnico – del matrimonio di base, un suo aggiornamento con notevoli implementazioni. Il comitato ha manifestato anche davanti alla prefettura locale.Uno striscione sintetizzava al meglio le motivazioni oggettivamente inappellabili per riconoscere la poligamia: ”Perché no alla poligamia e sì ai matrimoni gay?”.

In Francia la proposta è stata accolta con favore da un gruppo di femministe. Sì proprio loro, quelleche a parlare di poligamia fino a ieri giustamente diventavano paonazze dalla rabbia pensando alle donne ridotte a concubine di un unico marito. La poligamia è, in effetti, il simbolo eccellente della disuguaglianza tra uomo e donna così tanto vituperato da vecchie e nuove suffragette. Orbene, i musulmani di Mayotte hanno trovato proprio in loro una sponda favorevole per vedersi riconoscere la poligamia: «La definizione di matrimonio è duttile», ha commentato la leader femminista Jillian Keenan. «Come il matrimonio omosessuale non è né migliore né peggiore di quello eterosessuale, l’unione di due adulti non è intrinsecamente né più né meno corretta di quella tra tre (o quattro, o sei) adulti consenzienti. I poligami sono una minoranza, la libertà non ha alcun valore se non si estende ai piccoli gruppi o a quelli più marginali»

Siamo alle solite. Se accettiamo le premesse erronee – love is love – dobbiamo inevitabilmenteaccettarne anche le conseguenze logiche: sì alla poligamia. Se l’unico elemento necessario perché ci sia matrimonio è il libero consenso dei nubendi e l’affetto, allora il numero di coniugi non deve far problema perché aspetto solo accessorio. Se accetti il “matrimonio” gay devi accettare la poligamia. Anzi a ben guardare dal punto di vista meramente quantitativo il matrimonio poligamico vale di più di quello un po’ triste a due. Oltre a questo è più efficiente: ci sono più persone pronte a risolvere i problemi della famiglia e a badare ai figli, c’è più solidarietà. Non trovate?

Chiaro è che i poligami a loro volta non potranno opporsi ad altre espansioni di questa cosa informeche una volta si chiamava “matrimonio”. E così a breve ci potremo sposare la sorella, il nipote, qualche defunto (magari celebre) o l’amico che resterà però amico. Va da sé che potremo convolare a giuste nozze anche con il nostro amatissimo labrador, nonché in un prossimo futuro con robot umanoidi. Non sono anch’essi esseri intelligenti e che provano qualcosa? Tutte fantasie? C’è già chi sta proponendo il matrimonio interspecie e transumano.

Come la poligamia appariva fino a poco tempo fa una provocazione ma oggi bussa alla porta delParlamento francese, così tra un po’ accadrà anche a queste nuove forme di legame nuziale: oggi bizzarrie, domani diritti civili. In breve, oggigiorno non si nega un matrimonio a nessuno, che tu sia etero, omo, bisex, single, poligamo o poliandro. Sposati con qualcuno o qualcosa, basta che ci sia tanto, ma tanto love.

Fonte: www.lanuovabq.it

Croazia, il matrimonio è solo tra uomo e donna. Vince il “sì” col 65 per cento, ma per la sinistra si tratta di «omofobia»

Croazia, il matrimonio è solo tra uomo e donna. Vince il “sì” col 65 per cento, ma per la sinistra si tratta di «omofobia»

Confermate le previsioni nel referendum sulla definizione di matrimonio in Costituzione. Protestano le associazioni Lgbt e il premier prepara una legge per estendere i diritti delle coppie dello stesso sesso

da www.tempi.it 

matrimoni_gay_croaziaCroazia, nel referendum sulla definizione di matrimonio come sola unione tra uomo e donna ha stravinto il “sì”, con il 65 percento di preferenze. Ieri nella repubblica balcanica era il giorno della consultazione popolare sulla definizione delle nozze, promossa dall’associazione “In nome della famiglia” al fine di evitare prossime mosse del Governo in favore delle unioni omosessuali: al quesito “Vuoi definire il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna?” i croati che si sono presentati alle urne hanno risposto chiaramente in maniera affermativa, confermando le previsioni che nei giorni scorsi erano state fatte dai giornali.

BASSA AFFLUENZA. Le associazioni Lgbt contestano i risultati del voto, che ha mosso percentuali discretamente basse degli aventi diritto: l’affluenza è stata inferiore al 38 percento, cifra che però non ha avuto rilevanza ai fini del referendum, sul quale non esisteva quorum. Ora la ridefinizione sarà appunto trascritta in Costituzione, modifica che allinea la Croazia a Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria e Bulgaria, i cinque Paesi dell’Unione Europea che hanno già una definizione costituzionale dei matrimoni come esclusivamente eterosessuali. Sconfitto, così, il centrosinistra del premier Zoran Milanovic, che ha definito i risultati della consultazione «un’espressione di omofobia», e già prepara una nuova legge per estendere i diritti delle coppie dello stesso sesso.

«Cristo centro della storia»: Chiuso l’Anno della fede

«Cristo centro della storia»: Chiuso l’Anno della fede

da www.avvenire.it

“Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l’uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non lascia mai cadere una simile richiesta”. Lo ha detto Papa Francesco, nell’omelia per la celebrazione eucaristica in occasione della chiusura dell’Anno della fede.”

Cristo centro della creazione, Cristo centro del popolo, Cristo centro della storia”. Sono i concetti sui quali papa Francesco ha basato ieri la sua omelia, nella solennità di Cristo Re dell’universo. “Quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d’altro, ne derivano soltanto dei danni, per l’ambiente attorno a noi e per l’uomo stesso”, ha affermato il Pontefice.

Dopo la messa, come gesto conclusivo dell’Anno della Fede, Papa Francesco ha consegnato la “Evangelii gaudium”, la sua prima Esortazione Apostolica, a un vescovo, a un sacerdote, a un diacono provenienti rispettivamente da Lettonia, Tanzania e Australia, e a 33 fedeli di altri 13 paesi, rappresentanti di ogni evento celebrato in piazza San Pietro nel corso dell’anno: alcuni neo cresimati, un seminarista e una novizia, una famiglia, dei catechisti, religiosi e religiose, una non vedente con il suo cane guida, alla quale il Pontefice ha dato la sua Lettera con un file audio, dei giovani, membri delle confraternite, dei movimenti, e infine alcuni artisti, scelti per far emergere il valore della bellezza come forma privilegiata di evangelizzazione.

Prima di iniziare la celebrazione conclusiva dell’Anno della fede, Papa Francesco ha venerato e benedetto con l’incenso le reliquie dell’Apostolo Pietro, contenute in una cassetta in bronzo che reca la scritta “Ex ossibus quae in Arcibasilicae Vaticanae hypogeo inventa Beati Petri Apostoli esse putantur (“Dalle ossa rinvenute nell’ipogeo della Basilica Vaticana, che sono ritenute del Beato Pietro Apostolo”). La teca, aperta, è posta lato dell’altare.

Erano presenti per questo Etsuro Sotoo, scultore giapponese famoso per la sua collaborazione alla Sagrada Familia di Barcellona, e Anna Gulak, giovane pittrice polacca. Una elaborazione molto personale. Il documento, suddiviso in 228 paragrafi, rappresenta una elaborazione molto personale di Papa Francesco sulla base delle “propositiones” che erano state approvate l’anno scorso dal Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, come aveva anticipato lo stesso Francesco in giugno, parlando a braccio ai membri del consiglio della segreteria del Sinodo: “ho pensato che l’Anno della fede si concluda con un bel documento: una Esortazione sulla evangelizzazione in genere, con dentro le cose del Sinodo”. Un testo, insomma, che raccolga le idee “del Sinodo” ma che ricomprenda, più alla “larga”, il tema della “evangelizzazione in genere”. “Mi è piaciuta l’idea e andrò su quella strada”, aveva aggiunto il Pontefice. “Alla vigilia della pubblicazione dell’Esortazione, Papa Bergoglio ne ha poi offerto egli stesso una breve sintesi nel video messaggio ai partecipanti al pellegrinaggio promosso al santuario messicano di Nostra Signora di Guadalupe.

Papa Francesco, nella messa in Piazza San Pietro per la chiusura dell’Anno della fede, ha invocato “il dono della pace e della concordia” per i cristiani d’Oriente, in particolari quelli di Siria e Terra Santa, “che hanno confessato il nome di Cristo – ha detto – con una esemplare fedeltà, spesso pagata a caro prezzo”.

Pakistan, 13enne rapita e costretta a convertirsi all’islam

Pakistan, 13enne rapita e costretta a convertirsi all’islam

da www.avvenire.it

Il suo nome è Saba Waris, è una 13enne cristiana di Jameelabad. Da oltre cinque mesi non si hanno più notizie. La ragazzina è stata rapita, convertita all’islam con la forza e costretta a sposare Syed Munawar Hussain, un musulmano di 32 anni. Lo riferisce l’agenzia AsiaNews alla quale si è ora rivolta Naseem, Bibi, la madre della piccola chiedendo «ogni aiuto possibile. Voglio mia figlia indietro e voglio giustizia». Finora la donna si è rivolta alla polizia, ma senza successo.

L’incubo comincia il 20 giugno scorso. La famiglia di Saba, povera, la ritira da scuola per difficoltà economiche. Di solito accompagna la madre a lavoro, ma quel giorno sta poco bene e preferisce restare a casa. Nelle poche ore in cui sta da sola, Hussain si introduce nell’abitazione e la porta via. Naseem Bibi non trovando la figlia sta per denunciare la scomparsa, quando si presentano la madre, la sorella e un fratello del musulmano. Sono costoro a comunicarle che Munawar Hussain ha rapito Saba. Naseem dice loro che andrà alla polizia: gli altri la fermano e le chiedono di aspettare quattro giorni, durante i quali cercheranno il modo di riportarle la figlioletta. Un paio di giorni dopo, la donna riceve una telefonata di Saba, che dice: «Munawar Hussain mi ha rapito e ha cercato di convertirmi all’islam con la forza». Poco dopo, cade la linea.

Passati i quattro giorni, la madre e la sorella dell’uomo tornano da Naseem Bibi e le dicono che Munawar ha sposato Saba e che lei si è convertita all’islam. «Non andare dalla polizia o in tribunale – la minacciano – o sarai responsabile di gravi conseguenze. Ora è una musulmana: smettila di pensare a lei, dimenticala». In seguito, la donna cristiana riceve un certificato di matrimonio, firmato anche dalla figlia.

È troppo: con la sua famiglia, il 28 giugno Naseem va dalla polizia e registra un Fir (First Information Report) contro Syed Munawar Hussain, in base all’articolo 365B (sequestro di una donna per matrimonio forzato) del Codice penale. Ad assisterla nella sua battaglia legale c’è la Human Rights Focus Pakistan (Hrfp), che fornisce le prove del sequestro e della conversione forzata della piccola alla corte di Sargodha. Il 17 ottobre, il tribunale emette un mandato d’arresto per Syed Munawar Hussain: da allora, gli agenti non sono ancora riusciti a rintracciare l’uomo.

Secondo Naseem Bibi, il musulmano ha rapito sua figlia per vendetta: «Mio figlio Moon Waris lavorava con lui, ma non veniva pagato. Gli ho detto di non andare più con Hussain, e questi per farmela pagare ha preso la mia bambina».

«Le conversioni forzate all’islam – spiega ad AsiaNews Shazia George, attivista cristiana – sono diventate una pratica comune in Pakistan. Il motivo principale di questo incremento è la presenza di un sistema legale e giudiziario che non dà sostegno alle minoranze».

Le folli idee del professor Sartori

Le folli idee del professor Sartori

di Fabio Spina da www.lanuovabq.it 

Il 15 agosto si può pensare che l’editoriale di Giovanni Sartori sia dovuto ad un colpo di sole, così anche il fatto che il Corriere della Sera ne condivida gli intendimenti. Ma perché rifilarci anche a novembre un nuovo editoriale che, facendo un minestrone un po’ di tutto,  finisce per dire che la colpa di quanto accade di brutto è del Papa e dell’aumento della popolazione? Anche stavolta la realtà viene stravolta al solo uso di far apparire condivisibili delle tristi e antiquate idee malthusiane senza capo né coda, che solo una società sempre meno sazia ma disperata come l’attuale può accettare.

Vale la pena riportare integralmente la parte centrale dell’editoriale pubblicato il 23 novembre 2013:

«Stiamo inquinando l’atmosfera, stiamo avvelenando l’aria che respiriamo e, al contempo, stiamo destabilizzando il clima. Sono notizie di questi giorni il ciclone senza precedenti che ha colpito le Filippine, e ora il diluvio, la bomba d’acqua anch’essa senza precedenti che si è abbattuta sulla Sardegna e che ancora la minaccia. Forse troveremo il modo di uscire dalla crisi economica (della quale portano la massima colpa gli economisti), ma come fermare l’impazzimento del clima, il progressivo riscaldamento, la crescita dei livelli del mare, l’erosione dei ghiacciai (che alimentano i fiumi) e, infine, la nuova probabile dislocazione delle piogge con la conseguente dislocazione delle zone aride? 

Il rimedio vero sarebbe una drastica riduzione delle nascite (specialmente in Africa) che ci restituirebbe un pianeta vivibile. A questo effetto le maggiori responsabilità sono della Chiesa cattolica (per l’Africa e anche parte dell’America Latina). Per ora papa Francesco si è limitato a carezzare molti bambini, stringere molte mani e a distribuire in piazza San Pietro la «Misericordina» che poi, aperta la scatolina, è un rosario. E la nostra televisione è inondata da appelli di soldi per salvare i bambini africani. A che pro? Le prospettive, restando le cose come sono, sono cicloni in autunno, piogge torrenziali in inverno, afa insopportabile d’estate. E d’estate non nevicherà più sui ghiacciai, il che implica che andranno a sparire. Di conseguenza i fiumi si prosciugheranno. 

Come dicevo di tutto questo non ci diamo pensiero perché prima di tutto bisogna mangiare. Vero. Ma è anche vero che ci sarà sempre meno da mangiare. Ripeto, l’unica cura ancora a nostra disposizione è di ridurre la popolazione e con essa ridurre l’emissione di gas serra e la conseguente concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera». 

Nulla di nuovo sotto il tifone; infatti dopo quello dell’aprile 1991 in Bangladesh, quando morirono più di 138mila persone, Jacques Cousteau, uno degli ambientalisti più famosi ed autorevoli del mondo, disse: «Non date la colpa al mare. La vera tragedia del Bangladesh sono gli uomini, una popolazione incontenibile.[…] Dovremmo essere in 700 milioni in tutto. Allora sì che la Terra diventerebbe paradisiaca».

Eppure tutti dovrebbero ormai sapere che il cibo nel mondo è sufficiente; il vero scandalo è nella differenza con cui le varie popolazioni ne dispongono, nello spreco che se fa nei paesi ricchi specie nella catena di distribuzione, nel fatto che c’è chi ancora muore di fame. Però va notato che dagli anni ’90 ad oggi, mentre la popolazione cresceva, la percentuale di persone denutrite è scesa dal 23,2 al 14,9%, secondo i dati della Fao. L’attuale produzione mondiale di alimenti è in grado di sfamare il doppio della popolazione corrente, circa un terzo della produzione è in qualche modo non utilizzata per fini alimentari: o viene sprecata o utilizzata per altre finalità come i biocarburanti.

Eppure tutti dovrebbero ormai sapere che tra riscaldamento globale e quanto accaduto sulle Filippine e in Sardegna non esiste alcun nesso di causalità dimostrato scientificamente. Inoltre sono tutti fenomeni eccezionali ma non unici nella storia.

L’aspetto che può invece sorprendere è che, ad agosto, lo stesso professor Sartori era stato meno catastrofista sulla destabilizzazione del clima.
«E come va il mondo, il pianeta Terra? Forse meglio. La buona notizia è che a detta dei climatologi il riscaldamento del nostro pianeta sembra che si sia fermato. Si intende, le previsioni sul clima non sono mai certe; sono, in verità, estrapolazioni ricavate da statistiche o da modelli matematici. Anche così, quali le possibili spiegazioni? Potrebbe essere che la crisi economica ha molto ridotto le emissioni di gas serra, pareggiando così il conto, e cioè pareggiando l’eccedenza di anidride carbonica che non veniva assorbita in precedenza dagli alberi e dal mare».

Cosa sarà successo in questi giorni a Sartori? Quando accadono eventi catastrofici, un’ideologia nichilista propone la stessa soluzione disumana che Lester R. Brown proponeva come rimedio contro la povertà: eliminare gli affamati. Così Sartori avrà pensato di riproporre che il rimedio contro le vittime degli eventi estremi  è eliminare le vittime. Ed il Corriere della Sera subito ha abbracciato questa linea.

Occorrerebbe, invece, in molti casi cambiare atteggiamento di fronte agli impatti di fenomeni meteorologici intensi, quando la meteorologia “è capricciosa”.

Gli antichi romani, ad esempio, di fronte alla siccità, alla crescita della popolazione e alle nuove esigenze di Roma costruirono decine di acquedotti; fu un modo fattivo di pensare alle future generazioni. Non si trattava di devastare il paesaggio o l’ambiente, ma l’idea del “bene comune” permetteva una umanizzazione del Pianeta. Oggi invece ci si aspetta che piova secondo la media tutti gli anni (possibilmente secondo le nostre esigenze, d’estate dovrebbe piovere solo di notte per non scontentare contemporaneamente contadini e turisti). Se ciò non accade allora dobbiamo mettere in atto azioni per “normalizzare” il tempo meteorologico.

Oggi si afferma che risolvere il problema degli uragani, e più in generale del cambiamento climatico, corrisponde a risolvere i problemi dei paesi poveri. In realtà i poveri muoiono di fame, di sete, malattie, hanno bisogno di energia e di svilupparsi integralmente adesso, mentre i presunti benefici climatici dovuti ai protocolli, forse, ci saranno tra alcuni decenni. I problemi hanno scale di tempo e priorità diversi. E’ come se al povero che al semaforo chiede i soldi per mangiare, rispondessimo soddisfatti che abbiamo investito nel catalizzatore della nostra auto per il bene dei suoi figli e di Gaia.

Combattere la miseria e lottare contro gli effetti dei fenomeni meteorologici intensi, è promuovere, assieme al miglioramento delle condizioni di vita, il progresso umano e spirituale di tutti, e dunque il bene comune dell’umanità. La convivenza con l’insieme delle condizioni atmosferiche normali ed anormali che caratterizzano il clima, non si riduce all’equilibrio, sempre precario, delle concentrazioni di gas atmosferici. Essa si costruisce giorno dopo giorno, nel perseguimento d’un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini. “Lo sviluppo è il nuovo nome della Pace”, anche in campo climatico-ambientale.