Ogni donna ha il diritto di «non essere costretta o indotta ad abortire». Allo stesso tempo deve essere condannato «l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico». Sono i due punti fondanti della mozione proposta dal presidente dell’Udc Rocco Buttiglione – he fra i cofirmatari  vede anche Paola Binetti del Pd – presentata ieri e approvata dalla Camera.

Con la mozione la Camera dei Deputati impegna il governo italiano a promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite “che condanni l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire”.

I contenuti della mozione. L’iniziativa ricalca sostanzialmente quella promossa da Giuliano Ferrara nella passata legislatura e, come ha spiegato lo stesso Buttiglione, non è contraria alla vigente legislazione italiana sull’aborto: «Nulla di quello che c’è nella mia mozione va contro la legge 194. Diciamo no all’aborto obbligatorio, all’aborto sotto ricatto, all’aborto selettivo, alla selezione genetica e, infine, all’aborto come strumento anticoncezionale». Un fenomeno che va facendosi strada in vaste aree del mondo. Ci sono Paesi dove sono in discussione proposte per legalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza per la selezione del sesso del nascituro. Una pratica diffusa da anni in alcuni Paesi, dove si stanno verificando i primi squilibri demografici, con una prevalente presenza del sesso maschile, che si configura come una ulteriore discriminazione nei confronti delle donne. Problema molto sentito in Cina dove, peraltro, l’aborto è consigliato alle mamme che stanno per avere il secondo figlio e dopo il secondo diventa obbligatorio.

Nei fatti la proposta di moratoria rientra nella più vasta logica di sensibilizzazione dei governi su questo delicato argomento. Anche in Occidente, dove la discussione è fortemente condizionata da preconcetti ideologici. A riguardo Buttiglione ribadisce che, in un contesto già regolato da una legge come la 194, il modo migliore per difendere i diritti del nascituro è promuovere misure politiche di sostegno a favore della mamma, che per vari motivi sente di non avere altra strada che l’aborto. In sostanza i consultori devono poter svolgere i compiti indicati dalla legge e non essere solo fabbriche di certificati di autorizzazione. Allo stesso tempo i Centri per la vita dovrebbero poter lavorare nell’ambito del Servizio sanitario nazionale per favorire dignitose alternative all’aborto.

da Avvenire