Convegno dei presidenti e degli assistenti diocesani di Azione Cattolica

ROMA, domenica, 6 settembre 2009 (ZENIT.org).- “Una Chiesa di popolo ha bisogno di personalità credenti spiritualmente forti e culturalmente solide”, sostiene mons. Mariano Crociata, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).

E’ questo il forte messaggio lanciato dal presule, intervenuto al Convegno dei presidenti e degli assistenti diocesani di Azione Cattolica (AC), che dal 4 fino al 6 settembre ha riunito a Roma oltre 300 partecipanti che si sono confrontati sul tema “Legami da rinnovare. AC, parrocchia, territorio”.

Per mons. Crociata serve “una Chiesa fatta di credenti che resistono” e “che pensano e operano come se portassero tutti il peso e la grazia della fede di tutti, oltre gli stessi confini battesimali, ma capaci innanzitutto di tenere insieme tutti coloro che del patrimonio cristiano conservano qualcosa”.

“La Chiesa popolo di Dio ha bisogno di credenti e comunità che si facciano carico”, ha detto. E “’farsi carico’ può diventare lo slogan che esprima e contrassegni lo stile spirituale e pastorale di questo tempo”.

“Non bisogna temere di dire che questo è innanzitutto un compito personale, purché ci si ricordi che la Chiesa non è il luogo appropriato per solisti ed eroi solitari”, ha tenuto a precisare.

Dunque, “’farsi carico’ significa cercare per sé e partecipare agli altri, con diligenza, quanto è necessario alla vita di fede, alla preghiera all’ascolto di Dio, alla riflessione e al discernimento, alla comunione ecclesiale”.

“Ciascuno secondo la propria vocazione e il proprio ministero e servizio ecclesiale ha la responsabilità di edificare la comunità come se tutto in essa dipendesse da lui e nella coscienza che essa è il primo bene necessario”, ha aggiunto mons. Crociata.

“In gioco – ha detto – è la qualità di una vita e di una comunità cristiana su cui si gioca interamente la presenza e la forza della fede e della Chiesa oggi, la sua capacità di fermentare missionariamente la società e ogni comunità”.

“Una Chiesa di popolo – ha proseguito – è chiamata a farsi carico inseparabilmente della propria vita e della comunità umana in cui è inserita, condividendone angosce e speranze, anzi interpretandole e orientandole verso una assunzione risoluta e feconda”.

In ballo non c’è “solo l’educazione alla fede, che sembra in grande affanno nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, ma anche l’educazione all’umano e al senso dell’umano nella sua irriducibile peculiarità, che sembra oggi variamente minacciato nei vari ambiti dell’etica e della bioetica, dell’economia e della giustizia sociale, del significato e del valore dei rapporti tra le persone e con l’ambiente”.

Intervenendo il 4 settembre, il Priore della Comunità di Bose, fr. Enzo Bianchi, ha detto che oggi occorre “presentare agli uomini un cammino umano: far vedere Gesù, collocare Gesù in Dio, colui che lo ha inviato, e quindi introdurli poco a poco nella comunità cristiana fino a far loro amare la chiesa”.

Inoltre, ha continuato, “un cristiano che vive in modo eucaristico il rapporto con la storia deve, soprattutto oggi, essere disponibile allo scambio, al confronto, al dialogo con tutti gli uomini”.

“Dialogare nella verità non è facile – ha ammesso Enzo Bianchi –, e l’arte del dialogo è per molti aspetti inedita nello spazio cattolico. Eppure noi dobbiamo compiere questa fatica che ci permette di ascoltare l’altro per poterlo conoscere, amare, assumere come un compagno di ricerca e di viaggio, con il quale condividere la speranza e la fiducia necessarie per trovare il senso del senso”.

“Nell’attuale orizzonte – ha proseguito – c’è inoltre più che mai bisogno di cristiani che sappiano impegnarsi nella costruzione della polis insieme ad altri uomini non cristiani; c’è bisogno di cristiani dotati della capacità di restare ispirati dal Vangelo nella ricerca di umanizzazione della società”.

“I cristiani attualmente sembrano afoni, poco convinti, poco ispirati dal Vangelo, e così pare venir meno il loro contributo alla polis”.

“L’Azione Cattolica – ha avvertito –, senza mettere questo come scopo e obbiettivo primario, non dimentichi però, all’interno dei cammini di formazione che propone, che il fedele cristiano deve partecipare alla vita della polis in tutto, senza esenzioni né evasioni”.

“Nessuna fuga mundi, se mai eventualmente una fuga dalla mondanità: ma questo è nient’altro che il vivere responsabilmente la ‘differenza cristiana”.

I cristiani, ha ribadito fr. Bianchi, “devono essere soggetti responsabili, e la loro coscienza deve essere l’istanza mediatrice tra fede e azione socio-politica”.

“In questo senso – ha quindi concluso – all’Azione Cattolica non spettano molti compiti, ma semplicemente quello di formare cristiani maturi, testimoni di Cristo nel mondo, capaci di collaborare alla costruzione della città degli uomini”.