di Santosh Digal
P. Jugadora sottolinea che la comunità dell’isola è feconda e continua a essere un segno di speranza. Egli spiega che non bisogna guardare solo al benessere economico, perché le esigenze dei fedeli sono cambiate. Il religioso appartiene alla Società missionaria filippina, presente a Taiwan dal 1989.

Manila (AsiaNews) – La chiesa di Taiwan è feconda e continua a essere un segno di speranza per i fedeli, pur fra le difficoltà attraversate nella storia recente. È il messaggio lanciato da p. Jags Jugadora, della Società missionaria Filippine (Msp), per anni al servizio della parrocchia Regina dei Cieli a Shuili (diocesi di Taichung), il quale affida ai giovani il futuro della Chiesa locale.

“Sebbene vi sia stata una diminuzione fra i cattolici di Taiwan – racconta il prete filippino – sono ottimista riguardo al futuro della Chiesa nel Paese”. “Alcuni missionari occidentali – sottolinea – dicono che gli sforzi sono vani, ma resto fermamente convinto che vi sia una fonte di speranza: un buon numero di taiwanesi sposa donne cattoliche filippine o vietnamite. L’educazione dei loro figli sarà un fattore determinante per contribuire alla crescita della Chiesa di Taiwan”. P. Jags Jugadora ribadisce che vi è ancora “molto da fare per la Chiesa nel Paese”.

La Società missionaria delle Filippine è presente in due diocesi di Taiwan: Hsinchu e Taichung. La prima missione è stata fondata da p. Carmelo Horlador il 20 luglio 1989 nella diocesi di Hsinchu; nel 2001 i religiosi della Msp hanno accolto l’invito a lavorare anche per la diocesi di Taichung. A oggi vi sono sette missionari dell’ordine nell’isola, di cui quest’anno si festeggia il 150mo anniversario dell’evangelizzazione.

P. Jugadora racconta che negli anni ’50 vi era un gran numero di cattolici battezzati, molti dei quali erano poveri; l’opera dell’istituto missionario americano Maryknoll ha contribuito allo sviluppo economico e sociale dell’isola. Secondo il religioso filippino la Chiesa a Taiwan vive un periodo di difficoltà a causa del crescente “secolarismo”, della fuga all’estero o nelle grandi città dei figli per motivi di studio, della crescita massiccia di templi buddisti. E anche la Chiesa deve fare autocritica, perché “non ha saputo cogliere la rapida crescita economica” dell’isola, che ha generato esigenze diverse fra la popolazione.

“Molti parrocchiani sono anziani – racconta p. Jugadora – l’età media è 75 anni, ma la loro fede è salda e forte”. Ora bisogna lavorare con i giovani, per garantire il futuro della comunità locale. “I fedeli guardano ai preti filippini – conclude p. Jugadora – perchè sanno che abbiamo a cuore le sorti della Chiesa a Taiwan”.