Le prime vittime dei kamikaze sono proprio i credenti di Allah. Centinaia di migliaia di vittime innocenti su cui Europa e l’Onu tacciono
Magdi Cristiano Allam (Libero, 22 agosto 2009)

Quasi ogni giorno leggo sui giornali di nuove stragi di musulmani perpetrate da terroristi islamici. Ebbene è ora di dire basta! Da persona di buona volontà che condivide i valori non negoziabili che sostanziano l’essenza della nostra comune umanità, da cristiano che crede nella sacralità della vita di tutti senza alcuna eccezione, esprimo tutta la mia solidarietà e offro tutta la mia fraternità alle famiglie delle centinaia di migliaia di musulmani che sono stati massacrati dai terroristi islamici in tutto il mondo nel sostanziale disinteresse della comunità internazionale e senza che sia stata presa alcuna seria iniziativa per porre fine a questa strage di innocenti. Voglio assicurare loro che nel Parlamento Europeo mi assumerò la missione etica di difendere il diritto inalienabile alla vita di tutti i musulmani succubi del terrorismo islamico, come premessa imprescindibile per la salvaguardia della loro dignità umana e della loro libertà personale.

Come possiamo ridurre a un dettaglio della cronaca delle recenti elezioni presidenziali in Afghanistan gli oltre 30 poliziotti e civili uccisi dai terroristi talebani hanno attuato 135 attentati contro i seggi elettorali in 15 diverse province? Resteranno nell’oblio gli 11 afghani uccisi dall’esplosione di una bomba a Helmand il 13 agosto, i 21 civili massacrati a Garmsir mentre viaggiavano a bordo di un trattore il 6 agosto, i 5 familiari, tra cui 2 bambini e 2 donne e un uomo uccisi dallo scoppio di una bomba a Sangin sempre il 6 agosto, in una lunga catena che ha già fatto oltre mille vittime nel 2009 da parte di un terrorismo che si oppone alla libertà e alla democrazia.
L’Iraq resta il fronte più caldo della guerra del terrorismo islamico. Il 12 agosto due autobombe hanno provocato la morte di almeno 8 persone a Bagdad. Il 10 agosto altre due autobomba esplose a Khazanh, 20 chilometri ad est di Mosul, hanno fatto 30 morti e 150 feriti. Il 7 agosto un terrorista suicida a bordo di un’auto imbottita di esplosivo ha ucciso 38 fedeli sciiti fuori da una moschea di Shreikhan, vicino a Mosul. Nello stesso giorno una bomba ha investito un pulmino carico di pellegrini sciiti uccidendone 18 a Bagdad. Il 5 agosto l’esplosione di un’autobomba nei pressi del tribunale di Ramadi ha ucciso almeno 6 persone. Nella stessa giornata una bomba ha posto fine alla vita di altre 5 persone. Il 31 luglio i terroristi islamici sunniti salafiti hanno attaccato contemporaneamente 6 moschee sciite uccidendo 29 fedeli.
La Nigeria sta emergendo come il nuovo fronte del terrorismo islamico di maggiore violenza. Alla fine dello scorso luglio in quattro giorni i terroristi del gruppo Boko Haram, letteralmente “l’educazione occidentale è un peccato”, che si ispirano ai talebani afghani, hanno causato una vera e propria carneficina con oltre 300 morti.
Dei somali ormai ci siamo pressoché dimenticati. Dedichiamo loro poche righe. Il 21 agosto abbiamo appreso che i terroristi islamici somali di Al-Shabab e del Hizbul Islam hanno rioccupato due località del Sud, Bulahawa e Luuq nella regione di Gedo, con un ennesimo tragico bilancio di decine di civili uccisi. Lo scorso 18 giugno Al-Shabab aveva rivendicato un attentato suicida all’Hotel Medina a Beledweyn, nella provincia di Hiran, circa 400 chilometri a nord di Mogadiscio, costato la vita ad almeno 50 persone tra cui il ministro della Sicurezza somalo Omar Al-Hashi e l’ambasciatore etiope in Somalia Abdul Karim Taqqiwi. Lo scorso 13 agosto abbiamo appreso che almeno 7 religiosi islamici pachistani e un soldato somalo sono stati assassinati nella moschea Towfik di Galcaio in Puntland, nel nord della Somalia. Il 3 agosto scorso l’esplosione di una bomba nella periferia meridionale di Mogadiscio provoca almeno 20 morti, di cui la maggior parte donne addette alla pulizia delle strade. Il 21 aprile scorso almeno 20 persone sono rimaste uccise all’interno di una moschea di Mogadiscio colpita da una granata, tra loro c’erano sei imam. Si stima che almeno 7 mila persone sono rimaste uccise dalla guerra del terrorismo islamico scatenata in Somalia dal 2007, mentre almeno mezzo milione sono i civili che hanno abbandonato il Paese.
Stessa sorte ha fatto la Cecenia. Poche righe per stilare l’aggiornamento sul bilancio di sangue. Proprio ieri abbiamo letto che nella capitale Grozny hanno esordito due terroristi suicidi islamici in bicicletta, facendosi esplodere al centro uccidendo quattro poliziotti.
Dell’Inguscezia, repubblica caucasica islamica dipendente da Mosca, se ne parla solo quando succede un attentato terroristico. Il 17 agosto scorso nella capitale Nazran un terrorista suicida a bordo di un furgone imbottito di esplosivo si è lanciato contro la sede della polizia provocando 20 morti e 57 feriti gravi, tra cui 11 bambini. Il 22 giugno scorso il presidente Iunus-Bek Ievkurov era uscito illeso da un un attentato suicida in cui aveva perso la vita il suo autista. Il 13 giugno l’ex vicepremier Bashir Ausgev era stato ucciso a colpi d’arma da fuoco a Nazran, qualche giorno dopo l’assassinio di Aza Gazgireeva, vicepresidente della Corte suprema ingusceta.
Nei Territori palestinesi il numero dei civili e dei miliziani palestinesi uccisi da altri palestinesi è in costante crescita. Erano 43 nel 2002; 56 nel 2003; 93 nel 2004; 151 nel 2005. Negli scontri che esplosero tra i terroristi di Hamas e i soldati dell’Autorità Nazionale Palestinese tra il dicembre 2006 e il febbraio 2007 ci furono oltre un centinaio di palestinesi uccisi, in gran parte civili. Al punto che Mohammad Dahlan, il consigliere per la Sicurezza del presidente Abu Mazen, definì Hamas una “banda di assassini”.
Il terrorismo islamico è una lunga scia di sangue che ha due momenti culminanti: il 6 ottobre 1981, l’esordio della loro “guerra santa” con l’assassinio del presidente egiziano Anwar Al Sadat durante una parata militare al Cairo; l’11 settembre 2001, il culmine della penetrazione nel cuore della superpotenza americana con il triplice attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono. Nei vent’anni intercorsi tra i due eventi chiave della nostra storia contemporanea e in questi ultimi otto anni, i terroristi islamici hanno massacrato oltre 200 mila civili musulmani in Algeria e altre centinaia di migliaia in Egitto, Arabia Saudita, Pakistan, Afghanistan, Somalia, Iraq, Iran, Indonesia, Nigeria, Tunisia, Marocco, Libia, Libano e Territori palestinesi. Si tratta di un terrificante bilancio di vite umane negate per il semplice fatto di non essersi sottomessi ciecamente al potere arbitrario dei fanatici di Allah che hanno la pretesa di incarnare la verità divina o, più banalmente, colpevoli di essersi trovate al posto sbagliato nel momento sbagliato, un mercato affollato, un albergo, una scuola, una processione di pellegrini o perfino una moschea frequentata da una setta islamica condannata di eresia. L’orrore del terrorismo islamico è arrivato al punto da far esplodere persino nel luogo di culto dove si prega lo stesso dio i loro uomini, donne o bambini-bomba, persone spersonalizzate tramite il lavaggio di cervello inculcando loro la fede nel cosiddetto martirio islamico, convincendoli che uccidendosi per massacrare il maggior numero possibile di eretici conquisteranno il paradiso di Allah.
Ebbene è ora di dire basta a questo terrificante islamicamente corretto che porta il mondo intero a tacere sugli orrori del terrorismo nel nome di Allah quando le vittime sono gli stessi musulmani che, purtroppo, pagano il prezzo più alto per la lunga collusione ideologica con chi ha predicato l’odio e praticato la violenza contro Israele, gli ebrei in quanto ebrei e i cristiani, fino a infierire contro gli stessi correligionari. Che errore aver immaginato che questi terroristi potessero essere nobilitati con l’aureola dei martiri quando le vittime erano israeliani, ebrei, americani o occidentali, ed essere oggi costretti, quando le vittime sono prevalentemente musulmani, a prendere atto che non si può usare un doppio parametro per valutare l’eticità del carnefice a secondo dell’identità delle vittime!
E’ ora di dire basta all’assordante silenzio delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea che sono sempre pronti a scandalizzarsi quando a violare i diritti fondamentali dell’uomo sono regimi fantoccio come quello birmano o nordcoreano. E’ ora di dire basta all’ipocrisia dell’Organizzazione della Conferenza Islamica e della Lega Araba che evocano l’Olocausto degli ebrei quando gli americani o gli israeliani sono costretti ad attuare delle rappresaglie militari in Iraq, Afghanistan o a Gaza colpendo dei civili, ma tacciono vergognosamente quando i terroristi islamici uccidono indiscriminatamente i musulmani. E’ ora di dire basta al cinismo degli islamici che rivendicano sempre più moschee e scuole coraniche nel nome della libertà e della democrazia in Europa e in Occidente, ma della libertà e della democrazia si dimenticano quando si tratta di difendere il diritto inalienabile alla vita dei loro correligionari massacrati dai terroristi islamici.
Ma soprattutto sono gli stessi musulmani succubi del terrorismo islamico a dover dire basta! Ribellatevi all’ideologia della morte, sposate la cultura della vita, abbracciate la fede nella sacralità della vita di tutti, a cominciare dagli israeliani, dagli ebrei, dai cristiani, dai musulmani che non la pensano come voi, di tutti senza alcuna eccezione. Soltanto quando riconoscerete il diritto alla vita di tutti avrete la certezza del vostro diritto alla vita.
Deputato Udc al Parlamento Europeo (allam@ppec.eu)