di Diego Causero
Nunzio apostolico nella Repubblica Ceca

Benedetto XVI si reca in visita nella Repubblica Ceca. Ha risposto favorevolmente all’invito del cardinale Miloslav Vlk e del presidente della Repubblica Václav Klaus.
È noto che la Repubblica Ceca è uno dei Paesi con il tasso di agnosticismo più alto in Europa. Il quotidiano “Mala Fronta Dnes”, nel suo numero del 23 settembre, con un grosso titolo di prima pagina, dava il benvenuto al Papa “nella terra degli atei”. L’opinione pubblica tende a considerare l’indifferenza religiosa come un titolo di vanto e di modernità.

Perché, dunque, Benedetto XVI viene a Praga? È attirato, certo, dal fascino della città e della cultura ceca, dove la fede cristiana ha creato oasi squisite di bellezza:  forse il barocco popolare più bello d’Europa. Fondamentalmente, tuttavia, egli viaggia come missionario di Cristo Gesù per incontrare una Chiesa piccola ma fedele; ferita ma in crescita, bisognosa di essere confermata con saggezza e paternità. Il paesaggio della Repubblica Ceca ha tratti squisitamente cristiani – chiese, cupole, campanili, edicole – e il Papa viene per risvegliarne anche l’anima.
La Chiesa ha memoria di sofferenze recenti, crudeli e programmate; alcuni dei problemi aperti dal regime comunista non sono stati mai affrontati e risolti dalle autorità politiche. Dovrà, tuttavia, mettere la sordina a ogni tono rivendicativo, per presentare, con pazienza e umiltà, il suo volto nell’azione evangelizzatrice, nella vita del clero e dei religiosi, nella sua dottrina sociale, nell’attività caritativa, nell’educazione.
L’obiettivo è di sfocare i pregiudizi e favorire la formazione di una percezione migliore della Chiesa nell’opinione pubblica. Questo lavoro è già in corso; si tratta di coordinarlo e ampliarlo. Occorre volgere sul passato, e sul presente, un occhio fraterno, misericordioso e solidale. La Chiesa e il Paese – di cui la Chiesa è parte – progrediranno insieme, oppure insieme languiranno.
La radicata e arrogante secolarizzazione di buona parte della società ceca è di lunga data; non è conseguenza solo del periodo della dittatura comunista. È stata nutrita, a partire dall’inizio del xix secolo, da influenze illuministe e anticlericali nella cultura, e nazionaliste in politica. Per due secoli la cultura si è accanita con pregiudizi contro la Chiesa. La visione abituale della cultura e dell’educazione popolare è che la Repubblica Cecoslovacca è nata combattendo a fatica il giogo e la sottomissione imposti dall’impero asburgico e dalla Chiesa cattolica romana; impero e papato sono, nell’opinione popolare, due manifestazioni di un’unica oppressione. Il regime comunista ha agito sulla stessa linea, accentuando l’ostilità verso ogni manifestazione religiosa, pur opprimendo in modo particolare la Chiesa cattolica.
Il nazionalismo ha usato l’arroganza della ragione, l’intimidazione intellettuale e l’ironia; il comunismo ha usato l’onnipresenza del potere e la persecuzione fisica.
La società è secolarizzata, ma è sensibile a sollecitazioni. Il Papa viene per intaccare questa corteccia di indifferentismo e ostilità; per ridare animo, speranza e sorriso alla Chiesa un po’ spaurita; per coltivare la fedeltà e i germi di vivacità spirituale che si stanno manifestando grazie a movimenti e piccoli gruppi.
Benedetto XVI viene, nel nome del Signore, per dire a questa Chiesa, fedele e ferita, che il Vangelo possiede l’energia per suscitare e confermare la nostra fede; per trasformare la nostra vita personale e sociale. Cristo non toglie nulla all’uomo, ma lo arricchisce e dà pienezza alla sua vita. L’assenza di Dio è anche assenza di umanità. Il Paese ha bisogno di leader appassionati e di testimoni. I sacerdoti vivono in solitudine, isolati e osteggiati da quella parte della società che si ritiene colta e istruita.
Il primo obbiettivo del passaggio del Papa è l’animazione di vescovi, sacerdoti e religiosi, perché parlino con conoscenza, con gioia e con passione interiore di Cristo e con fierezza della loro Chiesa. Portiamo dei tesori in vasi di creta; offriamoli con amore solidale. La gioia di essere cristiani:  questo ci dà intelligenza e saggezza in ogni situazione umana. Cristo non toglie, ma dà.
Ci sono sacerdoti giovani e impegnati, gruppi giovanili attivi e creativi, dei quali è caratteristica la finalità evangelica e apostolica, ci sono cristiani impegnati che attendono di essere lanciati nella mischia e auspicano una fervorosa direzione da parte di vescovi, sacerdoti e religiosi. Meritano fiducia e animazione, oltre che un’esigente direzione spirituale.
Ci sono numerosi movimenti:  non hanno grandi numeri, ma sono vivaci, hanno spirito apostolico e sono orientati su una disciplina religiosa fatta di Parola di Dio, Eucaristia, sacramento della penitenza, ritiri e vita comunitaria. Ricorderò il movimento dei Focolari, Chemin neuf, i neocatecumenali, Comunione e liberazione, Emmanuel, la Comunità di Sant’Egidio, Rinnovamento nello Spirito, le Preghiere delle madri, la Legio Mariae, Schönstadt, Luce e vita, ma ve ne sono anche tanti altri.
È la dimostrazione che questo Paese agnostico ha comunque robuste radici cristiane. Due feste  nazionali sono dedicate ai santi fondatori della fede:  Cirillo e Metodio, il 5 luglio, e Venceslao, il 28 settembre. Quest’ultimo è anche il fondatore della coscienza nazionale ceca. Al Bambino di Praga e a loro è affidata la visit pastorale di Benedetto XVI.

(©L’Osservatore Romano – 26 settembre 2009)