Nazione, immigrazone, islam, ecc : Sarkozy vuole « amplificare» il dibattito sull’identità nazionale.
Alexandre Del Valle (Geopolitico)

Il dibattito sull’identità nazionale continua a fare polemica nel seno alla maggioranza e nell’opinione pubblica in Francia.
Infatti, nell’ambito di questo dibattito, le lingue si sono aperte : il Segratario generale del partito di governo UMP, il sarkoziano Xavier Bertrand, ha provocato la polemica dichiarando che « una straniera che indossa il burqa non deve ottenere la naturalizzazone francese in caso di richiesta in corso».

Infatti, domenica sera, durante un convegno politico, Bertrand ha proposto di avviare un disegno di legge contro il burqa che impedirebbe a una staniere musulmana che indossa il burqa di diventare cittadina francese. « Il burqa è una prigione per donne , bisogna proibire il burqa; una persona che indossa il burqa non puo’ diventare francese », ha dichiarato Bertrand davanti a 3000 militanti UMP. In occasione dello stesso convegno, Christian Estrosi, sindaco di Nizza, ministro dell’industria e uomo importante del partito vicino a Sarko, non solamente ha diffeso le posizioni di Bertrand, ma ha anche espresso il suo desiderio che sia istaurato a scuola un Controllo delle Conoscenze civiche (CCC) per istaurare delle regole elementari che permettono di vivere in società e per leggitimare un ordine sociale che è stato screditato da decennie dal pensiero sessantotesco e dalla sinistra comunitarista, relativista e multiculturalista. Un ordine sociale e delle regole di vite civiche che molti fra gli immigrati musulmani e extra-comunitari ignorano totalmente e che i leader religiosi integralisti islmaici combattono cosi fortemente come i loro alleati di circostanza rossi o politicamente scorretti. Ed è proprio perchè la Destra di governo e Sarkozy stanno intentando di ristaurare l’identità nazionale, l’amore della patria e un ordine sociale e civico sempre combattuto dagli utopisti e ideologhi della sinistra anti-nazionale ed esterofile, che Sarkozy è attualmente accusato di « fare il giocco dell’estrema destra » o di favorire l’espressione dei « razzisti » o dei « reazionari », da quando il dibattito è stato lanciato in un contesto di precampagna elettorale per le prossime regionali di marzo. L’ultimo pretesto per tentare di fare colpevolizzare la Destra neogollista di governo ed accusare Sarko di favorire i temi dell’estrema destra xenofoba e islamofoba, è stato, la settimana scorsa, la dichiarazione « islamofoba » di un altro uomo forte del partito sarkoziano, il sindaco di Marsiglia Jean Claude Gaudin, anche vice-presidente dell’UMP. In verità, durante questo convegno sull’identità nazionale organizzato a Marsiglia in presenza dello stesso ministro Besson, Jean Claude Gaudin, anche lui molto vicino a Sarko, ha semplicemente denunciato il fatto che dopo le partite di calcio tra la Francia e l’Algeria, le stradi di Marsiglia sono ogni volta « invase da musulmani francesi che invece di sfilare con la bandiera francese del loro paese di nascita, sflano in masse con la bandiera algerina nelle stradi e invadono la città ». Questa polemica scoppiata in un contesto elettorale sismico, è stata una occasione per il partito socialista francese di provare di colpevolizzare l’UMP, Sarko, Besson e Gaudin e accusare loro e il partito di governo UMP di avere promosso un dibattito schierato esclusivamente contro i musulmani, alla fine unica di ottenere i voti degli elettori dell’estrema destra di jean marie Lepen, nell’ambito delle prossime elezioni regioanli di marzo. Dopo essersi scusato per aver fatto confusione tra algerini e musulmani, Jean Claude Gaudin, ha ricordato che denunciava una deriva ormai generalizzata in Francia, secondo la quale molti musulmani di origina algerina nati in Francia (e spesso diventati francesi da parecchie generazioni), esprimono apertamente e in modo agressivo e arrogante il loro nazionalismo algerino e il loro rigetto verso la Francia di cui si vergognano di essere nattivi. Gaudin si riferiva esplicitamente ad una grave vicenda occorsa nel mese d’ottobre 2009, quando 20 000 tifosi francesi di origine algerina si erano riuniti nelle strade di Marsiglia e avevano saccheggiato le strade e terrificato le popolazioni, gritando viva l’algeria vestiti di bandiere algerina invece di quelle francese. E Gaudin deplorava il fatto che « esibidisono solo la bandiera algerina e non la bandiera francese », e questo non ci piace ».
Il rifiuto del politicamente e dell’islamicamente corretto
Malgrado i numerosi rimproveri della sinistra e le accuse politicamente o islamicamente corrette di molti intellettuali che vogliono ignorare la realtà delle famose banlieue e del mal’essere nazionale francese, e a prescindere delle richieste di fermare il dibattito e di smettere di lasciare la parola a tutti sull’islam e l’immigrazione per evitare la nascita di una xenofobia o di un ‘islamofobia banalizzate, il presidente « Sarko » ha continuato a sostenere il Ministro dell’Immigrazione e dell’identità nazionale, Eric Besson, ed i suoi altri ministri accusati nell’ambito di qesta strategia comune agli islalmici di colpevolizzazione dell’orgoglio nazionale. E vero che l’immigrato islamico è spesso presentato come il colpevole dalla frangia più a destra o estremista dell’elettorato. E anche vero che esiste un rischio di radicalizzazione con l’apertura del dibatito sull’identità nazionale, come è stato rimproverato dalla sinsitra a Sarkozy e ai suoi ministri pre citati. Ma, primo, questo rischio esisterebbe comunque e potrebbe essere ancor peggio se fosse stato vietato il dibattito. Secondo, questo rischio non deve essere un pretesto per impezdire i cittadini di riconciliarsi con se stessi e di riflettere sulla loro identità e sul desiderio universale di radici. Niente tabù puo’ giustificare di impedire i cittadini e gli alettori maggioritariamente moderati e non estremisti o razzisti, di rivendicare la loro identità collettiva, che fnda il « voler-vivere » insieme e senza il quale nessuna società puo’ vivere in pace e in armonia.
« Questo dibattito, ha dichiarato questo week end Nicolas Sarozy, non deve essere chiuso anche se non piace ad alcuni, e sarebbe molto mal conoscermi credere che lo potrei chiudere ! » a causa delle reazioni e accuse di razzismo espresse dalla sinistra. « Al conrrario, lo vogliamo amplificare, arrichire, affinchè per ogni francese, la parola nazione e la parola repubblica riprendino il loro significato, qualunque sia le loro origini, il quartiere dove abitano, l’origine sociale ». Esprimendosi nell’ambito del convegno sul « Nuovo capitalismo » organizzato da Eric Besson, Nicolas Sarkozy ha quindi invitato l’auditorio a « non avere paura della questione dell’identità », che « non è una patologia », citando il grande antropologo Claude Lévi-Strauss.
Identità nazionale e patriotismo integratore di fronte al comunitarismo e al multiculturalismo
E chiaro che l’attuale dibattito in francia lanciato da Sarko con coraggio perchè combatutto dalla maggioranza della sinisra esterofile e dal politicamente corretto fondato sull’a cultura dell’autodisprezzo, è un dibattito molto necessario, che deve ispirare i politici italiani. È infatto esemplare quanto ha dichiarato di recente il ministro dell’Immigrazione, dell’Integrazione e dell’Identità nazionale francese Eric Besson: « la nazione è un valore imprescindibile di fronte alle sfide poste dalla deriva dei nuovi integralismi, dallo sviluppo delle attuali forme di comunitarismo e di regionalismo, dalla costruzione progressiva dell’identità europea, dalla mondializzazione dell’economia». Perchè la mondializzazione e l’Europa, anche se sono dei dati di fatto, non producono solo degli effetti positivi ma costituiscono anche fonti di angosce, di sradicamento e producono in fine un sentimento di frustrazione identitaria che potrebbe sboccare, se non si assumasse la neccessità e richiesta d’identità nazionale, su derive e etremismi nazionsliti radicali o anche razisti.
È così che il governo francese ha osato senza imbarazzo chiamare un ministero dell’«Identità nazionale», pur sapendo che l’espressione fu sfruttata da ani dal leader dell’estrema destra francese Jean Marie Le Pen.
Se Besson e Sarko hanno lanciato il grande dibattito su « che cosa significa essere francese oggi», e su « come possa diventarlo un immigrato extracomunitario musullmano, asiatico o africano extra comunitario, poco tempo prima dele elezioni regionali di marzo 2010, è urgente lanciare in Italia, un dibattito sull’identità itaiana oggi e sulla definizione della cittadinanza italiana di fronte alle sfide del’immigrazione scontrollata, della costruzione europea e della mondializzazone.
Il dibattito sull’identità nazionale, lanciato dal Giornale, ma proposto da parecchi anni da Magdi Cristiano Alam, deve essere allargato. Deve diventare uno dei temi centrali dele prossime elezioni in Italia, al livello regionale, come al lvello nazionale, perchè l’immigrazione, l’islam, l’identità cattolica dell’Italia e le sfide della globalizzazione e del’Europa lontana e astratta di Bruxelles preoccupano i cittadini italiani più che mai.
La miglior prova è il successo registrato nelle ultime elezioni dai partiti che hanno saputo « rispondere » alla domanda popolare di identità e hano saputo dare soluzioni e rassicurare i cittadini sul futuro sono stati in Francia l’UMP di Sarko, la quale vittoria nel giugno 2007 è stata ampiamente dovuta dal disorso sull’identità, l’orgoglio di essere francesi, il rifiuto della « cultura del pentimento » e del politicamente corretto. In Italia, il fatto che il Cavaliere abbia scelto di entrare in scena politica col tema di « forza italia » non è del tutto estranea ai suoi successi elettorali successivi, come non lof u il fatto di allearsi alla Lega Nord e al Partito siciliano per l’Autonomia, partiti che propongoo anche loro una risposta d’identità di fronte allo sradicameto della globalizzazione e della cultura anti-identitaria promossa da quelli che hanno per anni screditato e demonizzato la stessa idea di Nazione.
« Il patriotismo integratore », soluzione di riscatto per l’identità europea e italiana, di fronte alla strategia di conquista islamica
E vero che nell’ambito del dibattito sull’identità nazionale e del sondaggio degli lettori, questi hanno spess rivendicato non l’identità nazionale italiana, ma quella padana, veneta, lombarda, toscana, Sud, ricordando la loro colonizzazione dall’«invasione piemontese» del 1861. Ma secondo me e secondo molti analisti, queste risposte derivano dalla cultura dell’autodisprezzo promossa dai grandi leader politici nazionali di sinsitra e di centro o di destra (Casini e Fini condividono le idee politicamente e islamicamene corrette dela sinistra) e da un leggitimo sentimento di «antipolitica» di fronte al malgoverno e al fatto che gli unici che non hanno mai cessato di proclamare l’amore dell’Italia come Nazione orgugliosa sono stati i fascisti, neo-fascisti, e spesso gli estremisti razzisti. E proprio quella trappola che vuole evitare in rancia Sarko promuovendo l’amore della Patria e il dibattito sull’identità nazinale : rileggitimare l’identità nazionale e non lasciare ne la sinistra disprezzare quest’identità ne l’estrema destra screditandola sfruttando di questo tema troppo assimilato al fascismo e alle ore nere della storia. Secondo me, questa reductio ad hitlerum della propria identità nazionale, frutto dell’ideologia terroristica del politicamente coretto, spiega la ragona per la quale molti affermano il loro sentimento identitario e il loro rifiuto dell’islamizzazone o dell’immigrazione scontrollata non attrraverso i partiti nazionali e l’idenità nazionale, ma attraverso un sentimento « regionalista » che ha il vantaggio di non sembrare non avere iente a chef are colla nazione screditata e devalorizzata
Come lo si vede, il dibatito sull’identità nazionale lanciato da Sarkozy e dal suo ministro Eric Besson, ex membro del partito socialista, comincia ad ispirare altri paesi dove si pongono problemi simili d’integrazone e dove la quyestione dell’immigrazione preoccupa e costituisce un’occasione di riflettere sull’identità nazionale e la sua evoluzione. In Italia, il quotidiano Il Giornale è stato il primo a lanciare il dibattito pubblico con i letttori, sotto il tema generale : « Ce cosa significa essere italiani oggi? Ma è ovvio che il primo che ha parlato della necessità di lanciare questo dibattito in Italia è Magdi Cristiano Allam, che lo spiegava già, ben prima ancora di Sarkozy, nel suo libri « Io amo l’Italia », dove già proponeva la creazione di un Ministero dell’immigrazione, dell’integrazione e dell’identità nazionale », idea ripresa in Francia con sucesso dal partito UMP di Sarkozy. Comunque, e pur discutendo su chi è stato il primo a lanciare quest’idea, è ovvio di fronte alla cultura della morte denunciata da Magdi Cristiano e di fronte all’ideologia suicida dell’autodisprezzo europeo e italiano denunciato nel libro « Io amo l’Italia », il dibattito nazionale ispirato dall’idea di Sarko che consiste nel « rompere » con il colpevolismo, il politicamente corretto e promuovere al conrario il « patriotismo integratore », comincia a regisrare dei successi in tutta l’Europa.
E interessante notare che l’idea sarkoziana di lottare contro l’ideologia dell’autodenigrazione, piace fuori della Francia, paese fra i più islamizzati d’Europa e vecchia terra d’immigrazione che sembra di voler proporre delle nuove soluzioni per solvere il difficile problema dell’integrazione dei musulmani in Europa.
Che lo vogliamo o no, millioni di musulmani vivono ormai in Europa, in Francia, in Italia, in Belgio, e bisogna creare le condizioni per integrarli e farli accettare i nostri valori e la nostra civiltà se non vogliamo lasciare quel spazio vuoto e colosso di materialità che è attualmente l’Europa relativista a disposizione degli islamici radicali che la considerano già da anni come uno spazio da conquistare, una terra nullius da colonizzare e che ritengono prioritario, a questo fine, di impedire ad ogni costo l’integrazione di musulmani per potere fanatizzarli e strumentalizzare la loro comunità separata ai fini di islamizzare tutta l’Europa.
In questo ambito, è ovvio che il dibattito importato dalla Francia verso l’Italia è un dibattito centrale, esistenziale, per il futuro dell’Italia e per il partito Io Amo L’Italia che è al primo rango della battaglia per la salvezza del’Europa e dell’Italia e per il riscatto della nostra civiltà giudaico-cristiana. E chiaro che questo dibattito sull’identità nazionale non è una novità per « Io Amo L’Italia » e per Magdi Cristiano Allam, che fu il primo a parlare della necessità di lottare contro la cultura dell’autodisprezzo o e che propose come unica risposta logica di fronte alla cultura dell’odio di stesso, l’amore della propria patria e della propria civiltà. Forte della sua esperienza unica di quello che è diventato italiano più di acluni italiani di « sangue », perchè ama dall’infanzia questa patria e perchè è stato educato denne scuole italiane cattoliche e ne parla la lingua da bambino, Magdi Cristiano Allam sa che il miglior modo di integrare l’Altro non è di spiegargli che siamo dei cattivi « razzisti » ex-colonizzatori o degli ex-fascisti colpevoli o degli Occidzntali figli di crociati che devono chiedere perdono all’islam e promuovere la cultura islmaica per dimostrare che non siamo « razzisti ». Al contrario, il miglior modo di trasmettere l’entusiasmo e la motivazione di vivere insieme, il miglior modo di integrare l’Altro, è di trasmettergli l’orgoglio di appartenere alla stessa società italiana, alla stessa cultura giudaico-cristiana e alla stessa civiltà occidentale. Per cui, non c’è convivenza possibile e non c’è possibilità di vivere assieme in pace e di integrare l’atro se non si promuove prima di tutto l’amore della patria e se non si afferma fortemente che le stesse regole e gli stessi doveri necessari per vivere insieme sono uguali per tutti senza eccezione e vanno rispettati.
Se Charles de Gaulle parlava di «una certa idea della Francia», dobbiamo anche noi in Italia parlare di una « certa idea dell’Italia ». E tempo che cessi la cultura mortale della vergogna di essere se stessi. Come figlio di un Italiano di Tunisi emigrato in Francia e di una Spagnola nata in Nord Africa, so cosa significa dirsi francese senza avere sangue francese e so che è possibile. Pero’ come figlio di Italiani-Siciliani stabiliti in Tunisia e poi in Francia, so anche quanto è bella la cultura italiana, la civiltà di questo grande popolo che ha ispirato tutta l’Europa e anche il mondo, sul piano artistico e culturale ma anche politico. E posso testimoniare che non c’è nessun motivo di pensare che l’Italia sarebbe peggio di un altro paese. Anzi.
E vero che l’idea del « patriotismo integratore » è nuova in Italia, perchè questo paese è stato fino a pocci anni non un paese di immigrati venuti dall’estero, ma un esportatore di emigranti verso l’estero come i miei antenati. Gli Italiani avevano l’esperienza dell’emigrazione in Francia, Germania, Australia, Svizzera, Americhe, molti sono diventati americani, francesi , ecc, sono stati « fabbricati » francesi, australiani, argentini, e si sono perfettamente intregrati, tanto è vero che molti hanno perso la loro italianità. Ma fino a pochi anni, gli Italiani non sapevano « fabricare » nuovi italiani, come i francesi o gli americani hanno saputo farlo. Pero adesso che l’Italia è un paese anche di immigrazione, deve imparare urgentemente non a conservare la sua italianità per se stesso, per quelli che hanno nomi e sangue italiano, ma a diffondere la loro italianità, non in funzione politicamente corretta come lo propongono Gian Franco Fini o altri a destra, al centro o a sinistra, che hanno sempre paura di « offendere » gli immigrati e che dicono che bisogna « ricostruire » l’identità italiana a partire della realtà dell’immigrazione », cioè adattando le nostre società ai valori degli altri. Secondo noi, è proprio il contrario che bisogna fare : proporre agli altri di diventare degli Italiani e degli occidentali, assumendo i valori nostri, condividibili da tutti, senza rinnegamento e senza necessità di ADN genetica. Secondo me, un Italiano di origina egiziana come Magdi Cristiano è ben più meritevole e degno di proclamarsi italiano di molti italiani di « razza » politicamente scorretti pronti a rinnegare le loro tradizioni e i loro valori per sembrare « anti-razzisti », o piacere ai paesi produttori di petrolio.
Se i francesi si sentono un grande popolo, perchè gli Italiani non potrebbero sentirsi anche loro un « grande popolo » ? E proprio cio’ che spiegano nei loro libri, sia Magdi Cristiano Allam (Io Amo L’Italia, Mondadori, 2006) che Ida Magli, (L’elogio degli Italiani, Rizzoli). E chiaro che il patriotismo integratore e l’elogio dell’italianità, l’orgoglio di essere italiani è una necessità urgentissima che Allam e Magli hanno ragione di promuovere, dopo tanti anni di cultura dell’auto-flagelazione e di auto-denigramento suicida e di esterofilia passionale che, , ben lungi di essere una soluzione per integrare gli immigrati non eurpei, costituisce una fonte di disagregazione del tessuto sociale e del voler vivere insieme, e non puo’ motivare o fare sognare nessun ilmigrato, semplicemente perchè nessuno puo’ essere attirato e voler imitare quello che si odia se stesso e descrive la sua identità in termini negativi, respingenti e poco attraenti.
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La questione centrale della sopravivvenza dell’Europa e la necessità della Nazione per sopravivvere
L’Italia e l’Europa è ormai diventata una società multietnica, secondo molti osservatori e secondo i promotori della globalizzazione politica adetti di una visione relativista e comunitarista dell’identità che prevedono un cambiamento di identità e affermano che gi Europei dovranno adattarsi alle nuove trasformazioni etniche, sociali e religiose, dovute al’immigrazione extra-comunitarie dimassa : nei grandi paesi industriali dell’Europa dell’ovest, gli immigrati sono già più del 10% della popolazione, anche l’talia di immigrazone recente. La maggior parte di loro hanno culture e tradizioni poco facilmene assimilabili alle usanze e culture di essenza giudaico-cristiane d’europa. I paesi europei condividono tra di loro un stesso bassissimo tasso di natalità e un innegabile invecchiamento preoccupante della loro demografia, che confne ad un suicidio collettivo. Quindi, lungi di accusare glii immigrati extra-comunitari di essere risponsabili di questa situazione, occore rispondere a queste sfide con la promossione di una cultura di vita, con proposte di leggi mirando a aiutare le famiglie ad avere più figli, e con una cultura della vit ache promuove l’identità nazionale e l’orgoglio della propria civiltà. Quest’orgoglio non dove essere riservato esclusivamente ai « nativi » europei indigeni, ma anche alla minoranza sempre più numerosa degli imigrati extra-europei maggioritariamnete musulmani che rappresentano gi circa 25 milioni di persone, in Europa, fra cui 8 millioni in Francia, 4 in Gran Bretagna, 2 in Belgio, 2 in Italia, 5 in germania, senza dimenticare l’Ollanda, l’Austria, la Spagna, e i paesi del Nord. Se gli autoctoni europei non sono orgugliosi della loro civiltà e nazione, e se non lottiamo contra la nostra cultura di auto-disprezzo e di auto-colpevolizzazione continua, e se non affermiamo con chieraeeza e fermetezza il fatto che le regle di vite comune devono essere le stesse per tutti senza eccezione a prescindere del ‘diritto alla differenza », come possiamo stupirsi se loro non adottano le nostre usanze e se non amano il paese di adozione e se costruiscono all’interno dei paesi europei delle nazioni simboliche loro, dei ghetti o delle imunità spazio-temporali estranee
alle regole e usanze europee?