I colleghi gli ricomprano i macchinari bruciati Lo Stato dopo un anno lo rimborsa e lui li ripaga • L’attentato la notte del 27 luglio 2009. Quindici colleghi si autotassano e l’azienda evita il fallimento
di Alessandra Turrisi
Tratto da Avvenire del 3 febbraio 2011
La mafia gli brucia un escavatore, i colleghi imprenditori glielo ricomprano e lui, un anno dopo, restituisce tutto, un euro dopo l’altro, ottenendo anche un aiuto da parte dello Stato. La storia è di quelle che dimostrano che uniti contro la mafia si vince davvero, non solo negli slogan. Il protagonista è Rosario Barchitta, presidente dell’associazione antiestorsioni Nicola D’Antrassi di Scordia. Quando nel 1997 nacque l’associazione antiracket in quel piccolo centro del Catanese che vive di agrumi, tra Lentini e Palagonia, Barchitta fu tra i fondatori e quindi anche il primo presidente. Non poteva essere diversamente visto che vent’anni fa, quando il fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura era solo un sogno, decise di denunciare i boss Di Salvo che spadroneggiavano su Scordia e gli avevano bruciato una pala scaricatrice. Negli anni gli imprenditori e gli artigiani che hanno deciso di saltare il fosso, non piegarsi al racket, ai ricatti e alle prepotenze, sono aumentati a vista d’occhio. Gli aderenti all’Asaes oggi sono centoventi e tutti hanno fatto quadrato attorno al loro presidente, quando la notte del 27 luglio 2009, ignoti hanno dato alle fiamme e completamente distrutto l’escavatore Fiat-Hitachi che si trovava in contrada Canalotto, in territorio di Palagonia. L’unico mezzo, assieme a un camion, appartenen- te alla ditta di trasporto e movimento terra della società Barchitta di Renda Mario. Ma Rosario non è rimasto solo neanche questa volta. Ha avuto conferma di avere un sacco di amici veri, che condividono le idee di legalità coi fatti. La mattina dopo l’attentato, Barchitta ha raccontato tutto pubblicamente, ha deciso di fare uscire un articolo sui giornali. Moltissimi hanno manifestato la loro solidarietà, alcuni hanno fatto presente che non era giusto che Rosario non potesse più lavorare. Da qui la riunione del direttivo e la decisione di contribuire concretamente in favore di questo imprenditore coraggioso. Quindici colleghi imprenditori hanno raccolto in dieci giorni 28mila e 500 euro e li hanno dati all’associazione perché servissero al presidente come anticipo per l’acquisto nel nuovo escavatore, che ne costava circa 45mila. Un modo concreto per dire ‘non sei solo’, per consentirgli di ricominciare a lavorare e non arrendersi davanti all’aggressione. La solidarietà, scattata subito, è stata totale, e ha coinvolto il tessuto produttivo e le istituzioni locali. E c’è chi s’è indebitato pur di dare una mano, come un piccolo artigiano che non avendo denaro sufficiente se l’è fatto prestare deciso a partecipare alla colletta di solidarietà. Da quel momento il racket s’è ritirato, nessuno ha più tentato di fermare Barchitta con intimidazioni o attentati. E dopo un anno, lo Stato ha riconosciuto la natura ritorsiva di quell’avvertimento, concedendogli i benefici previsti dalla legge 44 del 1999. Ricevuti i soldi, Barchitta ha restituito all’associazione l’importo avuto in prestito. Il vicepresidente Salvatore Saladdino ha inviato una lettera ai soci, ringraziandoli «per il gesto nobile, che ha fatto capire a tutta la nostra collettività il significato vero della solidarietà e dell’unione contro ogni forma di sopraffazione mafiosa». «In molti – racconta un altro dei fondatori, Nino Pisasale -, appena saputo della restituzione, ci hanno risposto che quei soldi potevano anche restare in associazione, per la prossima giusta causa». Commosso Barchitta, sempre più determinato a non piegarsi mai davanti al racket: «Questa è la dimostrazione che uniti si vince. Io denunciai anche vent’anni fa, quando non c’era nessuna legge che ci tutelava. Oggi in troppi si riempiono la bocca. Bisogna essere coerenti e combattere la battaglia fino in fondo». Una vera lezione per chi ancora nutre dubbi sulla bontà delle associazioni antiracket e un esempio per tutti gli imprenditori.