La capacità di “sentire gli altri”
di Francesco Pugliarello
Tratto da L’Occidentale

Sappiamo che le persone con sindrome di down, notoriamente definite eterni adolescenti, sono guidate più dal cuore che dalla testa. Se prendiamo a riferimento le loro prestazioni scolastiche, che sono improntate sulle capacità logico-matematiche, ci convinciamo di avere a che fare con dei mediocri; alla stessa stregua se li sottoponiamo ai test di valutazione del Q. I. li troviamo a un livello molto basso rispetto alla media. Ma i test psicologici non indagano le competenze più recondite legate all’intelligenza creativa, all’abilità di cogliere nell’intimo delle persone: in altre parole alla capacità di provare forti emozioni. Questi ragazzi, a compensazione della scarsa capacità logica, possiedono una sensibilità empatica originalissima che non è ascrivibile ad una misurazione razionale.

Ossia sono portatori di una tendenza alla condivisione degli affetti, che poi è alla base delle relazioni significative degli esseri umani caratterizzate dai legami interpersonali. In altre parole essi hanno un qualcosa di incommensurabile che noi, figli dell’“Homo Oeconomicus” stiamo smarrendo: la capacità di “sentire dentro” ciò che l’interlocutore sta provando. Forse è venuto il momento di imparare da questi ragazzi il saper vivere in armonia con gli altri e prendersi cura dei loro bisogni. Se un giorno il nostro scetticismo verrà smentito da uno strumento che sarà in grado di misurare il peso empatico dell’essere umano, allora ci accorgeremo di aver sottovalutato e qualche volta disprezzato per presunzione le qualità umane e le potenzialità delle persone con disabilità intellettiva, specialmente quelle con la sindrome di down.

Una moderna corrente di pensiero che fa capo al nobel delle neuroscienze, Eric Kandel (1), confermata dall’antropologo della mente Alessandro Bertirotti in “La mente ama”, riportando indietro l’orologio della conoscenza empirica, sostiene che molte produzioni che hanno lasciato un segno tangibile sono state concepite non tanto da logiche legate al raziocinio, quanto da meccanismi che passano dalle emozioni (2). D’altronde, a supporto della ricerca, qualunque scienziato usa formule cha a loro volta sono precedute dall’intuizione, figlia delle emozioni. Questo è evidente negli artisti in genere, nei romantici, nei pittori che, secondo gli esperti stanno a testimoniare i limiti del raziocinio, e pur tuttavia sono persone che noi apprezziamo molto. Difatti, a supporto della ricerca, qualunque scienziato usa formule che a loro volta sono precedute dall’intuito!

Questi studiosi ci dimostrano che in generale la parte emotiva del cervello è molto più raffinata e completa di quella logico-razionale perché è stata “meravigliosamente rifinita” dall’evoluzione delle ultime centinaia di migliaia di anni: è quella che Gustav Jung chiamava “intelligenza emotiva” della nostra personalità e la collocava nell’emisfero destro del cervello, complementare all’altro emisfero che presiede l’ambito dell’”intelligenza razionale”. Tuttavia, come ogni opinione anche questa ha il suo rovescio. È, secondo Kandel il motivo per cui ci aggrappiamo all’illusione del razionale. Difatti, “quando l’istinto sbaglia, sbaglia di brutto, e questo sbaglio ci fa sentire traditi”. Solo allora invochiamo la ragione. In altre parole, se la parte emozionale è predominante, tanto da prevalere sulla parte logica che è debole, scarsamente volitiva, quest’ultima può facilmente capitolare sotto la pressione di una tempesta emotiva. Se riflettiamo, ci accorgiamo che spesso i nostri adolescenti nelle loro insicurezze, si rivolgono a noi per essere confortati nelle decisioni dettate prevalentemente dall’istinto.

Ma prendendo per buono quanto sostenuto da questo neuroscienziato, possiamo concludere che quando i nostri ragazzi si rivolgono a noi per essere confortati nelle loro azioni “istintive”, non è detto che siano in errore. Alcune volte Fabio mi pone delle richieste apparentemente assurde, ma che per lui hanno un senso che sfugge al mio raziocinio. Poiché, come ho detto, è il sentimento a guidare i nostri adolescenti piuttosto che il pensiero astratto, per evitare che istinto/ragione, nella difficoltà di gestire queste facoltà, vadano in corto circuito, è necessario ed opportuno che le loro suggestioni siano filtrate alla luce della nostra logica, senza pretendere più di quanto possano dare. Per questi motivi penso che ogni genitore che segue con amore il processo evolutivo del proprio figlio, dovrebbe sforzarsi di capire che non sempre è bene frenarlo nelle proprie suggestioni, che potrebbero avere delle motivazioni fondate, ma che a noi magari sfuggono.

Dalla frequentazione del mondo degli adolescenti come formatore, ho imparato che anche per questi ragazzi liberare l’istinto e agevolare la spontaneità sono la via migliore per seguire il proprio talento e perché no, anche la via maestra per raggiungere la felicità. Allora, perché non imitarli? Non assecondarli? Perché forzare la loro natura? Perché pretenderne l’omologazione?

Note
(1). Eric Kandel, http://it.wikipedia.org/wiki/Eric_Richard_Kandel
(2). Alessandro Bertirotti, “La mente ama – per capire ciò che siamo con gli affetti e la propria storia”, Il Pozzo di Micene, Firenze 2011, pp. 76-79. www.bertirotti.com/pubblicazioni/