Jacques Fesch è stato ghigliottinato nel 1957

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 2 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha salutato questo mercoledì Monique Fesch, sorella di Jacques, ghigliottinato a Parigi il 1° ottobre 1957 per un omicidio ma convertitosi in carcere, tanto che l’Arcidiocesi di Parigi ne ha aperto la causa di beatificazione.

Ha accompagnato la donna nell’incontro con il Papa, alla fine dell’Udienza generale, il Cardinale Angelo Comastri, che ha raccontato a “L’Osservatore Romano”: “È stato un detenuto, quando ero cappellano a Regina Coeli, a farmi conoscere la storia affascinante di Fesch”.

“È una testimonianza unica: giovane sbandato di ricca famiglia, diventa assassino e viene condannato a morte. Aveva ventisette anni. In carcere vive una conversione radicale, folgorante, raggiungendo alte vette di spiritualità”.

Da parte sua, Monique ha dichiarato: “Con mio fratello ci intendevano alla grande. Di otto anni più grande, sono stata sua madrina di battesimo e andandolo a trovare in prigione ho seguito da vicino la sua straordinaria conversione”.

La donna, insieme al biografo Ruggiero Francavilla, ha mostrato al Papa le lettere scritte in cella dal fratello.

Jacques Fesch (1930-1957), nato in una famiglia dell’alta borghesia, per l’acquisto di una barca tentò il 25 febbraio 1954 una rapina in un negozio di cambiavalute. Nella colluttazione venne ferito leggermente, fuggendo poi con una cospicua somma di danaro.

Il quartiere venne circondato. Braccato, Jacques cercò di aprirsi un varco a colpi di rivoltella. Ferì un passante, un agente di polizia e un altro, che però venne colpito mortalmente.

Acciuffato poche ore più tardi all’uscita del metrò, venne rinchiuso in carcere e processato. Il verdetto non lasciò appello e venne ghigliottinato, come era uso in Francia, nel 1957.

Dopo la sua morte vennero dati alle stampe il diario tenuto in carcere, in Italia “Il Giornale Intimo” (LDC Torino-Leumann), e le lettere inviate agli amici e parenti dalla prigionia, che testimoniano la sua conversione.

Nel 1993 l’Arcivescovo di Parigi, il cardinale Jean-Marie Lustiger, ha dato il via alle pratiche procedurali per l’istituzione del processo di beatificazione.

Le testimonianze raccontano che al momento di salire il patibolo Jacques Fesch non pronunciò che queste parole a mezza voce: “Signore, non abbandonarmi”.