Con la questione del maestro unico la scuola elementare, pardon primaria, entra con forza nel dibattito politico italiano, è un gran discutere, il libro di Enrico Demme, A scuola dell’Anticristo. Il disastro educativo nella primaria di Stato, Nicola Pallotta Editore ( pallottaeditore@alice.it ), è un libro che può offrire un valido contributo per una seria riflessione sullo stato di salute della scuola primaria oggi.

Il pamphlet del maestro Demme non offre riferimenti né note a piè pagina ma sicuramente provoca il lettore, non lo fa stare tranquillo, scrive nella prefazione Massimo Introvigne, dopo averlo letto ci si può chiedere se l’autore in fondo non abbia ragione. Il pamphlet di Demme è una raccolta di lettere di fronte all’emergenza educativa. Sono proprie quelle preoccupazioni di Benedetto XVI che diventano carne, sangue e lacrime nel vissuto quotidiano della scuola pubblica italiana.

Dal libro emerge una pessima scuola elementare e non c’è nessuna riforma che possa migliorarla. Il libro della casa editrice di Nicola Pallotta di Matera è suddiviso in tre parti, nella prima, Mission: impossibile, Demme racconta in una serie di piccoli quadretti dove la sua professione all’interno delle varie scuole diventa una missione quasi impossibile.

Demme è schietto e scrive che bisogna partire dal presupposto che il cattolico che lavora nella scuola di Stato ha due possibilità: essere un pavido (la maggior parte dei cattolici operano questa scelta) o essere martire. E sono pochi quelli che vogliono fare testimonianza, ne ha conosciuto uno, comportandosi, semplicemente, da cattolico. All’inizio ha messo a posto tutti i crocifissi che erano stati asportati illegalmente dalle aule, e in certi casi ha dovuto ricomprarli di tasca sua.

Così il docente è diventato un “diverso” agli occhi dei dirigenti e colleghi. In più a complicare la situazione ha deciso di insegnare seriamente religione, utilizzando Bibbia e catechismo della Chiesa Cattolica, mettendo le ore di religione al mattino e non a cavallo della ricreazione o della mensa.

Da questo momento i genitori hanno cominciato a definire il docente un dogmatico e integralista. Cambiando scuola ha avuto altri problemi perché ha ricordato ai bambini che il significato della Pasqua è la Resurrezione di Cristo, non le uova di Pasqua, come la maggior parte di loro credeva dopo quattro anni di insegnamento di ‘religione cattolica’ a scuola e diversi anni di catechismo in parrocchia. In effetti si cerca di rendere inefficaci le ore di religione a scuola (a cui partecipa, sulla carta, la maggioranza degli studenti italiani) e prima di tutto quella di spingere gli insegnanti a parlare d’altro.

E che dire quando sempre lo stesso docente insegna Storia e cerca di raccontare la Verità, esprimendo giudizi negativi sulla Rivoluzione Francese e sull’Illuminismo, sul Risorgimento, sulla guerra contro il popolo meridionale nel 1860. E poi ha ricordato il vero significato del Natale, di Gesù Bambino e non di Babbo Natale.

E i libri di testo non aiutano gli insegnanti, anzi spesso veicolano menzogne a più non posso, Demme fa riferimento a “Voglia di crescere”, sussidiario di quinta, edito da Il Capitello. Nella seconda parte del libro Demme fa riferimento alla querelle sull’evoluzionismo e il creazionismo, naturalmente a scuola non si può parlare di “Disegno intelligente”. Guai a toccare gli scimmioni.

Perché gli insegnanti – si chiede Demme – non spiegano mai che quasi tutto ciò che è moderno e che ha migliorato la vita dell’uomo (università e ospedali, ad esempio, anche quelli che si chiamano “diritti umani”) è frutto del cristianesimo? E’ possibile che si studi Dante e Manzoni senza accennare alla loro identità cattolica. Inoltre si può studiare per anni storia dell’arte e conoscere a memoria termini come pronai, capitelli, absidi ecc. architettura appartenenti a chiese e cattedrali, senza nemmeno un accenno alla fede che ha permesso, a chi le ha costruite, di fabbricare quei capolavori.

Perfino per le banche siamo debitori in qualche modo alla Chiesa. “Insegnare” non significa più trasmettere la verità, o almeno formare alla ricerca della verità, ma trasmettere luoghi comuni che diventa obbligatorio ripetere anche in presenza di chiarissime prove contrarie. Come il caso Galileo.

Ma nella scuola primaria forse gli argomenti più faziosi riguardano quelli sull’ambiente, fino a sposare l’ideologia ecologista. La difesa degli alberi, degli animali, mentre l’Italia si svuota di bambini e si riempie di cani e altri animali da compagnia, – per il maestro Demme – l’unica arma a disposizione delle famiglie è una sana biblica insistenza sulla superiorità dell’uomo rispetto agli animali e sul concetto di persona umana.

Nella terza parte il libro di Demme entra nel vivo del lavoro dell’insegnante impegnato con il burocratese di decreti e di circolari ministeriali. Quante sono le discipline che dovrebbero studiare gli alunni della primaria? Anche per Demme come per la Mastrocola sono troppe le materie e le ore che si fanno a scuola. Un insegnante per poter insegnare, dovrà virtualmente padroneggiare tutto lo scibile umano e anche qualcosa di più. Addirittura ci sono associazioni di pediatri che lanciano l’allarme: “bambini già esauriti dopo due mesi di scuola”. Oggi si studiano in pratica una quindicina di materie in un ambiente che somiglia sempre meno a una scuola, e sempre più a un frullatore.

Per molti bambini la scuola non finisce dopo le 8 ore del cosiddetto Tempo Pieno, un orario da fabbrica, si continua nei “Laboratori Educativi territoriali”(LET), dove ti offrono musica, danza, teatro. Si passa dalla tutela delle maestre a quella di non meglio precisati “operatori culturali”, (giovani disoccupati con qualche speranza di lavoro). I bambini arrivano in prima elementare, già stanchi scrive Demme, tediati da migliaia di pomeriggi inconcludenti, in edifici che somigliano più che altro a caserme. Ci si illude che il bambino che sta molto tempo a scuola esca più preparato, per molti il “tempo pieno” è un valore e si pretende che le ore siano tutte di insegnamento, per fortuna che c’è la mensa e poi l’intervallo. A volte dopo 8 ore i bambini devono completare qualcosa a casa.

Infine una stoccata al cosiddetto matriarcato nelle scuole primarie, i maestri sono diventati una rarità, questo secondo i psicologi è un male, perché la figura di riferimento maschile sarebbe importante per la crescita, soprattutto dei maschietti. Ci sono colleghe che si trasformano volentieri in baby sitter, o addirittura in vice mamme. Ma per attirare i maschi, ci vogliono stipendi più alti, carriere prestigiose. Invece per lo Stato meglio che l’impiego nella scuola resti una specie di ripiego per casalinghe in cerca di contributi. Vita dura quindi per le poche figure maschili rimaste nella scuola. Infine un dato che fa riflettere, quelli che desiderano andare in pensione prima sono quelli del settore pubblico, in particolare gli insegnanti. Qualche ingenuo potrebbe chiedersi: perché?In fondo si tratta di un lavoro bellissimo(…)E poi, se gli insegnanti sono dei privilegiati, se lavorano poco, perché la fuga?

DOMENICO BONVEGNA