Intervenendo al vertice delle istituzioni europee con i leader religiosi

ROMA, martedì, 20 luglio 2010 (ZENIT.org).- Occorre “combattere la povertà, non i poveri”: è quanto ha detto il Cardinale Péter Erdő, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), intervenendo il 19 luglio al sesto incontro dei leader religiosi con i presidenti dell’Unione europea svoltosi a Bruxelles sul tema dell’Anno Europeo 2010 dedicato alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale.

Durante l’incontro, i rappresentanti cattolici hanno sottolineato che nell’Ue sono circa 85 milioni le persone che vivono sotto la soglia della povertà, mentre aumentano in modo preoccupante disoccupazione e disuguaglianze sociali.

“Bisogna difendere e rafforzare la dignità della persona umana che è costretta a vivere in circostanze di povertà – ha affermato il Cardinale Erdő in una intervista alla Radio Vaticana –. Certamente questo tema provoca in un cristiano un’altra domanda: di che cosa ha bisogno la persona umana? Perché la povertà sicuramente non può essere un concetto collegato solamente al possesso di beni materiali, non si può definire semplicemente in base ai soldi”.

Innanzitutto, ha poi proseguito, la persona umana “ha bisogno di aria pulita, di ambiente vivibile, di acqua potabile, di una casa, di rapporti umani, di non essere isolata … Cioè, la povertà riguarda la questione antropologica complessiva ed è legata alla dignità dell’uomo: perciò la definizione o la visione dell’essere umano non è una cosa puramente relativa, soggettiva, che ciascuno decide secondo il proprio gusto o opinione”.

“Per questo dobbiamo capire chi è l’uomo – ha continuato il porporato – e rispondendo a questa domanda troveremo molti valori comuni e le condizioni necessarie per il vero benessere della persona umana. E tutto ciò è necessario per combattere la povertà”.

“Non bastano i grandi sistemi di assistenza sociale, soprattutto oggi quando questi sistemi cominciano a funzionare sempre di meno – ha sottolineato –. Ci vuole soprattutto una vicinanza personale ai bisognosi. E questo atteggiamento deve provenire, in quanti aiutano, dalla consapevolezza che il volto di Dio si rispecchia sul volto di ogni uomo”.

Nel suo intervento all’incontro di Bruxelles – che ha visto la partecipazione di venti personalità religiose appartenenti alle fedi cristiana, ebraica, musulmana ed esponenti delle comunità di fedeli Sikh e indù – mons. Adrianus Herman van Luyn, Presidente della Commissione delle Conferenze dei Vescovi dell’Unione Europea (Comece), ha detto che i poveri in Europa “meritano un’attenzione particolare e azioni coraggiose da parte del mondo politico e delle Chiese”.

Secondo il presule, “lottare contro la povertà limitandosi a misure tecniche e amministrative rischia di non essere produttivo perché in questo modo si considerano i poveri come “’oggetti di assistenza’”.

A questo proposito il Vescovo ha rivolto un appello in favore dei rifugiati che intraprendono i viaggi della speranza al fine di raggiungere paesi come l’Italia, la Spagna o le isole Canarie: “Non possiamo reagire a tutto ciò rafforzando la ‘fortezza Europa’, né aprendo totalmente le nostre frontiere”.

La solidarietà per i rifugiati, ha sottolineato, “deve essere orientata a un cambiamento delle condizioni della vita umana nei loro Paesi d’origine”.