Intervista al Vescovo di Jasikan

JASIKAN (Ghana), lunedì, 14 marzo 2011 (ZENIT.org).- La Chiesa in Ghana si trova a  fronteggiare diversi problemi: corruzione a tutti i livelli della società, conflitti continui sui diritti delle donne e altre questioni. Ma il Vescovo di Jasikan dice che la sua Chiesa locale ha due qualità da offrire: resistenza e gioia.

“Siamo capaci di ridere, siamo capaci di ballare, siamo capaci di cantare”, dice monsignor Gabriel Akwasi Abiabo Mante. “Non neghiamo l’esistenza di situazioni negative, ma mentre cantiamo, balliamo e ridiamo pensiamo sempre alle soluzioni da dare ai nostri problemi”.

Il Vescovo, 63 anni, nativo del Ghana, ne ha parlato in un’intervista rilasciata al programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre.

I missionari affermano che l’Africa deve essere evangelizzata dagli africani. Da questo punto di vista, quanto è preparata la Chiesa in Ghana?

Monsignor Mante: Credo che, a tal riguardo, la Chiesa in Ghana abbia fatto molti passi avanti. La gerarchia ghanese, i vescovi, i maggiori esponenti della Chiesa, sono ghanesi e la maggior parte dei sacerdoti – almeno l’80% – è formata da ghanesi. Questo non significa che non abbiamo bisogno di missionari in Ghana. Ne abbiamo ancora bisogno; anzi rivolgo ad essi un invito, perché la mia diocesi è giovane.

Questi missionari hanno influenzato le vostre vocazioni?

Monsignor Mante: Sì, ci hanno ispirato molto, nel modo in cui svolgevano il loro lavoro. Con zelo, concentrazione e determinazione, e con grande vicinanza alla nostra gente. In una tipica visita a un villaggio andavano porta a porta ad incontrare la gente. Il loro lavoro è stato di ispirazione, anche in termini di sacrificio. Anche in quegli stessi giorni, hanno lasciato le loro case e sono venuti da così lontano per dormire nelle nostre sacrestie, in capanne con il tetto di paglia. È stato di grande ispirazione. La maggior parte di loro mangiava il nostro cibo, si identificava con noi. La loro vita di preghiera ci ha ispirato molto.

Ricordo in quei giorni, prima di andare a Messa, che il parroco era solito pregare il breviario intorno alla chiesa o recitare il rosario. Tutte queste cose hanno ispirato molti di noi e hanno contribuito alla nostra decisione di bambini, di voler diventare sacerdoti. Io ho iniziato a frequentare la Chiesa perché mio fratello era catechista e mi aveva insegnato molto presto a condurre le funzioni di preghiera quando lui non c’era e quando non c’era il sacerdote. Credo che anche questo abbia contribuito alla mia vocazione.

Ci racconta dei suoi genitori? Erano cattolici?

Monsignor Mante: Mia madre è stata la prima ad essere stata battezzata e poi anche mio padre, che è morto quando ero ancora bambino e quindi non ho potuto conoscerlo realmente. Perciò, per quanto riguarda la fede cattolica nella nostra famiglia, è un qualcosa che abbiamo ricevuto da nostra madre. Lei è stata battezzata per prima, ci ha cresciuti, ma mai forzati ad andare in chiesa. Ma in qualche modo ci ha invogliati ad andare. Oggi siamo alla quarta generazione che mantiene la fede ricevuta da lei.

Vorrei parlare delle religioni africane tradizionali. Alcune di queste sono valorizzate nella Chiesa cattolica?

Monsignor Mante: Direi piuttosto che esse sono depositarie di alcuni valori, come per esempio il rispetto dei genitori, degli anziani, dell’autorità, il valore del lavoro duro, l’umiltà e altre cose, e devo dire anche una qualche forma di timore di Dio. Sì, le religioni tradizionali hanno questi valori e continuano ad averli, ma la grande differenza è che li mantengono più per paura della punizione da parte degli spiriti, che per amore a Dio, che è invece ciò che ispira questi valori nelle Chiese cattoliche e in quelle cristiane. Questa è la grande differenza.

La Chiesa cattolica ha incorporato alcune di queste tradizioni?

Monsignor Mante: Sì, la tradizione più evidente, che devo dire non è esclusiva della cultura del Ghana, ma è propria dell’intero continente, è il modo in cui rendiamo culto. Siamo molto estroversi nel nostro modo di rendere culto e di esprimerci. Abbiamo una ricca gestualità, canti, balli, ma ci sono anche momenti in cui osserviamo il silenzio. Questo è uno degli aspetti che più sono stati incorporati. L’altro è l’uso della lingua locale. Molti apprezzano la possibilità di godere della liturgia avendo la possibilità di cantare e pregare nella propria lingua.

Qual è la posizione della donna nella società di oggi? Ha accesso all’istruzione?

Monsignor Mante: La situazione è completamente cambiata negli ultimi 30 anni. Molte più ragazze vanno a scuola oggi, rispetto a prima. Le donne hanno raggiunto i più alti livelli della scala sociale. Molti studenti nelle università e in altre istituzioni di istruzione superiore sono donne. Devo dire che, in un certo senso, il Ghana si pone nuovamente come battistrada nell’elevazione dell’immagine della donna. Il presidente della Corte suprema è una donna. Anche il presidente del Parlamento è una donna. Abbiamo una Commissione per i diritti umani e anche chi amministra la giustizia è una donna. Abbiamo avuto un nuovo governo nel 2009 e il presidente ha nominato circa 10 donne nel ruolo di ministro. Tuttavia, la situazione della donna nelle zone rurali è ancora difficile.

In che senso?

Monsignor Mante: Esse portano il peso maggiore nel mandare avanti la casa. Sono le prime a svegliarsi la mattina – solitamente verso le 4 del mattino – e le ultime ad andare a dormire, verso le 9 di sera. Cucinano, certamente con l’aiuto dei figli. Fanno il bucato e gli altri compiti domestici. La produzione alimentare è completamente nelle mani delle donne. Gli uomini sono coinvolti solo nelle colture destinate alla vendita come il cocco e altre, ma ogni cosa che riguarda la produzione di cibo è appannaggio delle donne.

Che problemi presentano queste donne quando va a visitarle?

Monsignor Mante: Talvolta, quando si verificano incomprensioni in casa e non riescono a risolverle all’interno della famiglia, le donne vengono da me. Alcune si lamentano dei problemi del marito: che non le aiuta; che non si prende la sua parte di responsabilità. Questi sono alcuni dei problemi che trovo e che stiamo cercando di contenere. Abbiamo le associazioni cattoliche per le donne che portano avanti diversi programmi. Forniamo loro le capacità necessarie per affrontare queste situazioni. Abbiamo quelli che chiamiamo Progetti per la donna e lo sviluppo, a disposizione delle donne, attraverso i quali invitiamo dei consulenti affinché le aiutino non solo nei problemi di vita, ma anche nelle imprese di produzione.

In passato, lei si è scagliato contro la corruzione. È ancora molto diffusa?

Monsignor Mante: Non credo che vi sia stato alcun cambiamento significativo da quando abbiamo emanato la nostra forte dichiarazione contro la corruzione nel 1998. È molto diffusa, ad ogni livello della società. E alcuni metodi sono stati “limati”. Sono diventati sofisticati, tanto che ci vogliono occhi esperti – e noi in particolare abbiamo bisogno di persone che testimonino e ci informino – per vedere gli episodi di corruzione. Non lo nego: la corruzione è ancora un grande elemento con cui dover fare i conti nella società ghanese. È sempre lì. Non è stata ridotta. Se è cambiata, lo è nel senso che ha assunto caratteristiche diverse riguardo ai metodi e ai canali d’azione e si è radicata ancora più in profondità.

Cosa può fare la Chiesa cattolica?

Monsignor Mante: Dieci anni fa abbiamo composto una preghiera, in una Chiesa cattolica, contro la frode e la corruzione in Ghana e l’abbiamo promossa nella Chiesa. Mi dispiace dover dire che questa preghiera non è stata mantenuta, se non in pochi posti. Oltre a questo, non credo che noi come Chiesa abbiamo adottato misure concrete e definite per contrastare la corruzione. Ne continuiamo a parlare. La condanniamo. Ma in termini di azione concreta credo che si stia facendo molto poco o nulla da parte della Chiesa. Mi prendo la responsabilità di quanto ho dichiarato e sono pronto a difenderla.

Cosa può dare la Chiesa cattolica in Ghana alla Chiesa cattolica universale?

Monsignor Mante: Abbiamo il nostro senso di resistenza da offrire alla Chiesa cattolica universale. Non che siamo stati perseguitati nel passato, ma il Ghana nel suo insieme ha attraversato momenti molto difficili e in tutti quei momenti la Chiesa è sempre stata al fianco del popolo ghanese, senza compromessi.

Credo che questo sia uno dei contributi che può dare alla Chiesa. Oltre a questo, forse la nostra gioia. In tutta la costa occidentale dell’Africa, il Ghana non sta attraversando alcun grave conflitto civile, che divide e pone gli uni contro gli altri come in Liberia o Sierra Leone. È uno dei pochi Paesi. Abbiamo avuto situazioni simili a quelle in Liberia o Sierra Leone che avrebbero potuto degenerare in guerre civili, ma credo che i ghanesi, come ho sempre sostenuto, sanno lottare con le parole piuttosto che con le armi.

Quindi credo che possiamo contribuire con il nostro senso di resistenza di fronte a situazioni gravi, reali, provocatorie, conflittuali, ma allo stesso tempo con la capacità di ridere, di ballare, di cantare. Non che neghiamo l’esistenza delle situazioni negative, ma mentre cantiamo, balliamo e ridiamo, pensiamo sempre alle soluzioni da dare ai nostri problemi.

———-
Questa intervista è stata condotta da Marie-Pauline Meyer per “Where God Weeps”, un programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network in collaborazione con l’organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre.

Where God Weeps: www.WhereGodWeeps.org

Aiuto alla Chiesa che soffre: www.acn-intl.org