Dal Vangelo secondo Luca 9,7-9.
Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risuscitato dai morti»,
altri: «E’ apparso Elia», e altri ancora: «E’ risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?». E cercava di vederlo.
IL COMMENTO di don Antonello Iapicca
Il destino dell’apostolo: perdere la vita affinchè sorga, nel cuore di ogni uomo, la domanda decisiva. La sua missione è annunciare la Verità, non sostituirsi ad essa. Per questo non vi è profezia senza il martirio, che nasconde l’apostolo agli occhi degli uomini per orientarli verso Cristo, come la testa recisa del Battista ha indicato l’Agnello sgozzato. Giovanni doveva diminuire, ed è morto, eppure nuovi “avvenimenti” riempiono la storia, i segni del Messia che doveva crescere. Scomparendo alla vista del mondo Giovanni si è conformato a Cristo sino a “confondersi” con Lui e “confondere” così i pensieri di Erode, tanto da spingerlo a cercare di vedere Gesù. È il paradosso misterioso della Chiesa e dei suoi figli: tutto quello che ci fa diminuire ci “confonde” con il Signore, perché chi ci è intorno sia spinto a cercare la Verità: “Chi è costui del quale sento dire queste cose?”.
Certo, non siamo noi il Messia, non lo siamo per la moglie, per i figli, per nessuno. Vorremmo poter fare almeno qualcosa per gli altri, e non possiamo; quante volte ci “tagliano la testa”, contestando e non comprendendo le nostre ragioni, umiliandoci e riducendoci al silenzio! È allora che muore in noi l’uomo vecchio, la madre e il padre, l’amico o la fidanzata secondo la carne, per lasciar posto a Cristo, perché sia Lui ad amare in noi. Al cadere della nostra testa infatti, si fa presente l'”avvenimento” miracoloso della Grazia, la vita nuova in Cristo, il suo amore più forte della morte, che raggiunge anche chi ci ha fatto decapitare. Di fronte a questi segni, tacciono i pensieri e inizia la fede. Non a caso la tradizione ebraica afferma che “il martire è come il legno profumato del sandalo, profuma anche l’ascia che lo colpisce e lo taglia”.
S. Agostino. Egli deve crescere e io diminuire
“Quando la luce… cresce in colui che viene illuminato, costui diminuisce in se stesso quando viene abolito in lui ciò che era senza Dio. Infatti l’uomo, senza Dio, non può nulla se non peccare, e la sua potenza umana diminuisce quando trionfa la grazia divina, distruttrice del peccato. La debolezza della creatura cede alla potenza del Creatore e la vanità delle nostre passioni egoiste crolla davanti all’universale amore mentre Giovanni il Battista dal fondo della nostra miseria, ci grida la misericordia di Gesù Cristo: Egli deve crescere e io invece diminuire”
Benedetto XVI. La testimonianza
Lo stupore per il dono che Dio ci ha fatto in Cristo imprime alla nostra esistenza un dinamismo nuovo impegnandoci ad essere testimoni del suo amore. Diveniamo testimoni quando, attraverso le nostre azioni, parole e modo di essere, un Altro appare e si comunica. Si può dire che la testimonianza è il mezzo con cui la verità dell’amore di Dio raggiunge l’uomo nella storia, invitandolo ad accogliere liberamente questa novità radicale. Nella testimonianza Dio si espone, per così dire, al rischio della libertà dell’uomo. (Sacramentum Caritatis).
San Francesco Saverio. Le Grazie della missione tra i pagani, tra le quali la più grande è il martirio
“E per questo Dio ci ha fatto una grazia assai grande e particolare nel portarci in questi luoghi di pagani affinchè non ci dimenticassimo di noi stessi, dato che è una terra tutta di idolatrie e di nemici di Cristo. Noi non abbiamo in chi poter confidare e sperare se non in Dio, dato che non abbiamo qua parenti, né amici né conoscenti e non vi è alcuna pietà cristiana, perché tutti sono nemici di Colui che fece il ciclo e la terra. E per questa ragione siamo costretti a riporre tutta la nostra fede, speranza e fiducia in Cristo nostro Signore e non in alcuna creatura vivente poiché, per il loro paganesimo, tutti sono nemici di Dio. In altri luoghi, dove il nostro Creatore, Redentore e Signore è conosciuto, le creature sogliono essere causa e impedimento per farci dimenticare Dio, come è l’amore del padre, della madre, dei parenti, amici e conoscenti, oppure l’amore per la propria patria e l’avere il necessario, tanto essendo sani come nelle malattie, possedendo beni temporali o amici spirituali che ci aiutano nelle necessità corporali. Nel considerare questa grande grazia che Dio nostro Signore ci fa insieme a molte altre, rimaniamo confusi nel vedere la misericordia cosi manifesta che Egli usa verso noialtri. Noi pensavamo di rendere a Lui qualche servizio venendo in questi luoghi per accrescere la Sua santa fede, ma adesso, per la Sua bontà, ci ha fatto chiaramente conoscere e capire la grazia cosi immensa che ci ha concesso nel condurci in Giappone, liberandoci dall’amore di molte creature che ci impedivano di avere maggiore fede, speranza e fiducia in Lui.
Giudicate ora voi, se noi fossimo quello che dovremmo essere, quanto tranquilla, confortata e tutta piena di gioia sarebbe la nostra vita, sperando solamente in Colui dal quale procede ogni bene e che non inganna coloro che in Lui confidano, ma anzi è più generoso nel dare di quello che non siano gli uomini nel chiedere e nello sperare. Per amore di Nostro Signore aiutateci a render grazie di cosi grande dono affinchè non cadiamo nel peccato di ingratitudine. Infatti in coloro che desiderano servire Dio, questo peccato è la causa per cui Dio nostro Signore tralascia di fare maggiori grazie di quelle che concede, non essendo essi a conoscenza di una grazia cosi grande in modo da potersi servire di essa.
In questi luoghi quello che noi pretendiamo è di portare le genti alla conoscenza del loro Creatore, Redentore e Salvatore Gesù Cristo nostro Signore. Viviamo con molta fiducia, sperando in Colui che ci darà le forze, la grazia, l’aiuto e il favore per mandare avanti tutto questo. Non mi pare che la gente del posto, per quanto li riguarda, ci contrasterà o perseguiterà, a meno che non sia a causa dei molti fastidi da parte dei bonzi. Noi non intendiamo avere divergenze con loro, ma neanche per timore di loro tralasceremo di parlare della gloria di Dio e della salvezza delle anime: ed essi non ci potranno fare più male di quanto Dio nostro il Signore permetterà loro. E il male che da parte loro ci venisse, rappresenta una grazia che ci farà Dio nostro Signore se, per suo amore e servizio, e zelo delle anime, ci abbreviassero i giorni della vita ed essi fossero gli strumenti per mezzo dei quali finisca questa continua morte in cui viviamo e si adempiano in breve i nostri desideri, andando a regnare per sempre con Cristo. La nostra intenzione è di spiegare e palesare la verità, per quanto essi ci possano contraddire, poiché Dio ci obbliga ad amare di più la salvezza del nostro prossimo che non la nostra vita corporale. Noi desideriamo, con l’aiuto, il favore e la grazia di nostro Signore, di adempiere questo precetto, dandoci Lui la forza interiore per manifestarlo in mezzo a tante idolatrie come vi sono in Giappone.
(Lettera 90, da Kagoshima)