di Girolamo Grillo*
Tratto da La Bussola Quotidiana il 13 gennaio 2011

Osservando, da pastore e sociologo, il panorama della società italiana attuale, a volte mi sorgono spontanee alcune domande fondamentali sui cattolici e sul loro ruolo nel mondo.

Chi sono i cattolici? Ufficialmente potrebbero esser definiti come coloro che sono stati battezzati, e che vivono in comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana nella pienezza dei suoi sacramenti.

Ma ovviamente non basta questa definizione “formale”. Sono cattolici quelli che hanno veramente fede, che amano Dio, il loro prossimo e la meravigliosa opera divina che è la creazione, e che vivono la loro fede nella vita e nella società.

Come definiremmo allora i cattolici dal punto di vista della loro attività nella società? Per cominciare, essi mettono al primo posto la carità, “senza la quale non sono niente” (S. Paolo); così come credono nella necessità di difendere valori etici non negoziabili, quale il diritto alla vita, in tutte le sue accezioni; cercano poi di orientare la loro attività pubblica e sociale con l’obiettivo del “bene comune”.

Soprattutto, i cattolici cercano di vivere in coerenza con la loro fede. Sanno che il peccato sarà perdonato, ma non va difeso né giustificato come se fosse “normale”. Il perdono nasce dal pentimento sincero, anche se il buon Pastore non chiude fuori nessuno dei suoi figli. Va quindi amato il peccatore, laddove va combattuto il peccato.

Alla luce di questo breve identikit, viene spontaneo chiedersi: ma dove si schierano oggi i cattolici nell’ambito politico? La prima risposta sarebbe: ovunque. In teoria, se ne trovano dall’estrema sinistra all’estrema destra. Eppure, nella “praxis” dell’attività politica, non sembra sempre così Questo anche a prescindere dalla natura formale o più autentica della loro definizione di “cattolici”.

Eccezioni in cui i cattolici nei vari schieramenti si riuniscono di fronte a valori condivisi perfino da non credenti, quali la recente legge sulla “tolleranza religiosa”, sono benemerite ma non possono bastare, perché dovute a situazioni oggettivamente così gravi da imporsi alla coscienza anche al di là della disattenzione di molti mass-media, quali le persecuzioni di cui oggi i cristiani sono vittime in larga parte del mondo.

In realtà, nella norma dell’azione politica, i cattolici in alcune formazioni sembrano tollerati con malcelata sopportazione: o dalla base ancora legata a schemi ideologici vetusti, o dalla dirigenza, o da entrambe. Considerati come bambini che ancora credono alle favole, viene loro dato un “contentino” a patto che non diano troppo fastidio. Più in generale, non riescono ad essere coerenti con la loro proclamata identità, per i motivi più vari, per l’accettazione di compromessi o per semplice ipocrisia.

In siffatta situazione, è con vivo interesse che va salutato il sorgere di aggregazioni che si propongano come autenticamente cattoliche, e non dichiarantesi tale per calcoli e strategie politiche. La coerenza, oggi, è un bene raro e preziosissimo, soprattutto in questo tormentato periodo politico. Più che mai è quindi degno di lode e attenzione l’impegno di quanti opereranno per difendere le proposte e le posizioni dei cattolici, che non sono “cattoliche” in quanto tali, ma che appartengono alla morale naturale: il diritto alla vita e i principi etici non negoziabili né mercificabili, l’impegno sociale nella carità sempre rivolto l’obiettivo del “bene comune” di tutte le classi sociali.

*Vescovo emerito di Civitavecchia-Tarquinia