In occasione dell’Anno della Fede, l’Associazione Alessandro Maggiolini, in collaborazione con Alleanza Cattolica, ha organizzato un ciclo di incontri (venerdì scorso si è tenuto il 2° incontro) per comprendere meglio l’evento del Concilio Vaticano II, apertosi cinquant’anni fa.

“Rottura o Continuità”, è il titolo degli incontri proposti, intesi non per “specialisti del sacro”, e non vogliono essere approfondimenti storici o teologici, ma sono stati ideati per indicare una via per vivere, o semplicemente per comprendere, alcuni importanti aspetti della vita della Chiesa. Mi sembra l’intento che ha avuto monsignor Girolamo Grillo, nel suo ultimo libro, Perché Credo. Sottotitolo: i miei interrogativi sulla fede, pubblicato da Marietti 1820.

“Il libro è un ottimo manuale di apologetica – scrive Luigi Negri nella prefazione – perchè riprende e approfondisce in modo preciso ed estremamente elementare i dogmi della Chiesa senza tralasciarne nessuno, dando a ciascun di essi la sua importanza nella gerarchia del complesso dogmatico e sapendo però rendere questo approfondimento di carattere teologico criterio di lettura della realtà, criterio di confronto con la mentalità anche non cristiana”.

Secondo monsignor Negri, il libro riprende per la chiarezza di giudizio, l’atteggiamento della Summa Theologica di San Tommaso, non solo, ma anche l’insegnamento del Servo di Dio, Giovanni Paolo II, in particolare nella Fides et ratio, dove la Fede e la Ragione sono considerati un elemento comune fondamentale nel cammino della conoscenza. Anche il libro di monsignor Grillo così come quello di padre Livio Fanzaga, La fede insegnata ai figli, che ho recensito precedentemente, è un testo che riesce a porgere i dogmi cristologici, trinitari, ecclesiologici e morali in maniera comprensibile in particolare per le nuove generazioni che non sono acculturate.

Il libro di monsignor Grillo, vivendo in un mondo rotto – secondo l’espressione di Gabriel Marcel – in un mondo che non è più quello che Dio aveva creato originariamente, dove interi continenti della terra, in particolare l’Occidente, hanno perduto quasi completamente la fede, può essere un ottimo strumento, una guida per tutti gli evangelizzatori che vorranno celebrare l’Anno della Fede.

“La fede, è come una pianta, – scrive monsignor Grillo – che per crescere ha bisogno di essere continuamente coltivata, concimata, annaffiata e protetta da tutto quanto potrebbe danneggiarla”. In pratica non si può vivere da veri cristiani se non si conosce la propria fede, ecco perché è importante la formazione, lo studio, aiutandosi con degli ottimi libri come “Perché Credo”.
Il volume consta da 32 schede, per complessive 299 pagine, purtroppo scritte con caratteri piccoli, quindi potrebbe non stimolare la lettura, è l’unica nota negativa del testo. La prima scheda Perché credo, dà il titolo al libro, fino all’ultima, perché credo nella vita umana?

Interessanti gli spunti che offre monsignor Grillo a cominciare dalla prima scheda. “Il dono della fede può essere perduto per tante ragioni”.La prima è perché non si cerca di approfondire gli enunciati della fede, poi si perde la fede perché non si incontrano veri testimoni di evangelizzazione, in pratica la fede si perde perchèil Vangelo non è stato presentato autenticamente. Riferendosi ai ragazzi, agli adolescenti, monsignor Grillo sostiene che proprio periodo adolescenziale manca una continua e incessante proposta cristiana. “E’ questa l’età in cui il ragazzo, per poter continuare a credere, ha bisogno di vedere accanto a sé autentici testimoni del vangelo, poiché egli, secondo un’espressione cara a Paolo VI, ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e ascolta questi ultimi soltanto quando essi diventano autentici testimoni”.Pertanto,“Gli adolescenti hanno bisogno di una presentazione autentica del Vangelo, in maniera che sia data la possibilità di scoprire Dio come amore e non come un gendarme castiga tutti”.

Bisogna fare molta attenzione alla catechesi iniziale, alla cosiddetta iniziazione, infatti non può esserci fede senza l’annuncio della fede, ecco perchè bisogna ben formare i catechisti, a cominciare con l’utilizzo dell’ottimo strumento del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Per quanto riguarda la comunicazione della fede, monsignor Negri, intervenendo al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione del 15 ottobre scorso ha detto:“Il primo fattore della educazione ecclesiale consiste quindi nella apertura della missione come tendenza a comunicare la vita di Cristo in noi, all’uomo e alla società, nelle circostanze inevitabili della vita. La comunicazione dello “stupore di una vita rinnovata” è la grande impresa in cui la Chiesa ha bisogno di tutti i suoi figli. La missione implica necessariamente il dischiudersi della cultura come dimensione della persona e della Chiesa”.

Oggi il fenomeno del relativismo e della secolarizzazione stanno rendendo difficile la comunicazione della fede, ma il colpo di grazia, secondo monsignor Grillo è stato dato dagli strumenti mediatici, dai giornali alla televisione, che “hanno quasi completamente addormentato, se non distrutto, lo spirito critico dell’uomo”. Peraltro, i mass media, lo diceva già Karl Popper, influenzano in maniera nefasta, a livello educativo, soprattutto bambini e adolescenti che “assorbono ciò che viene loro proposto assimilando modelli di vita e di pensiero più che pericolosi”.

Pertanto, “La fede, deve essere in grado di divenire cultura: capacità di lettura e di interpretazione della realtà personale e sociale, dal punto di vista del pensiero di Cristo (…)La cultura è una certezza piena di entusiasmo, Origene la definiva “entusiasmo critico della fede”, che si esprime come capacità di incontrare, conoscere e valorizzare. Solo in tal senso, la cultura della fede genera una irresistibile capacità di dialogo, perché l’altra dimensione, accanto alla cultura, è certamente la carità: formazione dell’intelligenza e del cuore secondo il cuore di Cristo”.

di Domenico Bonvegna