Il Papa, fra due giorni, renderà pubblica la lettera al clero irlandese sulla pedofilia. Quella patologia psichica che porta l’uomo ad avere rapporti sessuali con bambini al di sotto dei 14 anni. Una pratica abominevole, un crimine esecrabile che grida vendetta davanti a Dio e davanti agli uomini. Nessuno nella Chiesa guidata da Benedetto XVI intende coprire od occultare simili nefandezze e, tale lettera, oltre a chiedere scusa alle vittime inviterà i Vescovi e le Congregazioni religiose preposte, ad allontanare dalle parrocchie e dalle istituzioni educative in cui sono presenti quei preti che si sono macchiati di questo terribile delitto e li ridurrà allo stato laicale. Basta con i trasferimenti da una parrocchia all’altra; basta con i trasferimenti da una Diocesi all’altra. D’ora innanzi ci sarà rigore e “tolleranza zero”.

Troppi scandali e troppi Paesi coinvolti hanno gettato discredito sulla Chiesa fondata da Cristo, una istituzione umana e divina, che alcuni suoi figli con gravissime colpe ne hanno deturpato l’immagine, l’hanno sfigurata e l’hanno danneggiata sotto ogni punto di vista. Ora il risultato è che laicisti e anticlericali vanno a nozze con la pedofilia del clero, si accaniscono con un livore che non ha eguali contro il Sommo Pontefice, e si armano di pregiudizi e di intolleranza. No, cari signori, la Chiesa di Cristo, è “santa e immacolata, senza macchia né ruga” come dice San Paolo ed è “casta meretrix” come invece sottolinea efficacemente il vescovo di Milano Sant’Ambrogio. Nessuno puo’ arrogarsi il diritto di colpevolizzare tale istituzione per le colpe di alcuni suoi figli che hanno compiuto gravissimi crimini. C’è in atto una campagna giornalistica specialmente nei Paesi protestanti e sui giornali controllati da editori di origine ebraica (nessuno si permetta di dire che sono contro questo popolo!) e non riusciamo a capire le motivazioni dal momento che crediamo tutti nell’unico Dio. Poi c’è la massoneria che ha tutto l’interesse a colpire la “Chiesa papata” che crede nell’Architetto dell’Universo (G.A.D.U.), il Dio dei deisti, il Dio dei filosofi, il Dio di Aristotele e di Platone, il dio degli illuministi, che è un Dio comodo che lascia libero l’essere umano. Ma essi credono prevalentemente in un generico umanitarismo. Per i massoni una religione vale l’altra, e vorrebbero una “Chiesa non papata” per continuare a fare i loro comodi e le loro manipolazioni. Ecco chi c’è dietro a questa campagna di stampa vergognosa che tra Italia, Irlanda, Austria, Germania, Usa, e Australia, nonostante il Papa abbia dimostrato con i fatti di combattere la pedofilia, essi continuano a montare casi e ad andare indietro di 60 anni nella storia della Chiesa per gettare fango su di essa e sul Pontefice Benedetto XVI che quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede nel 1983 in qualità di semplice cardinale scrisse un documento intitolato “Dichiarazione sulla massoneria” del 26 novembre 1983 dove c’è scritto che i fedeli massoni “sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”. Per i cristiani solo Gesù Cristo è il Maestro della Verità non certo i Gran Maestri delle logge massoniche presenti in grande quantità in Calabria e in Toscana e Umbria. Purtroppo, oggi, come ribadisce un altro documento del 1985 della Congregazione guidata dall’allora Prefetto cardinale Ratzinger la tentazione di aderire alla Massoneria è tanto più forte, in quanto essa corrisponde pienamente a certe convinzioni prevalenti nella mentalità contemporanea. L’opinione che la verità non possa essere conosciuta è caratteristica tipica della nostra epoca e, nello stesso tempo, elemento essenziale della sua crisi generale. si deve ricordare che la comunità dei «liberi muratori» e le sue obbligazioni morali si presentano come un sistema progressivo di simboli dal carattere estremamente impegnativo. La rigida disciplina dell’arcano che vi domina rafforza ulteriormente il peso dell’interazione di segni e di idee. Questo clima di segretezza comporta, oltre tutto, per gli iscritti il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote. Anche se si afferma che il relativismo non viene assunto come dogma, tuttavia si propone di fatto una concezione simbolica relativistica, e pertanto il valore relativizzante di una tale comunità morale-rituale lungi dal poter essere eliminato, risulta al contrario determinante. In tale contesto, le diverse comunità religiose, cui appartengono i singoli membri delle Logge, non possono essere considerate se non come semplici istituzionalizzazioni di una verità più ampia e inafferrabile. Il valore di queste istituzionalizzazioni appare, quindi, inevitabilmente relativo, rispetto a questa verità più ampia, la quale si manifesta invece piuttosto nella comunità della buona volontà, cioè nella fraternità massonica. Per un cristiano cattolico, tuttavia, non è possibile vivere la sua relazione con Dio in una duplice modalità, scindendola cioè in una forma umanitaria – sovraconfessionale e in una forma interna – cristiana. Egli non può coltivare relazioni di due specie con Dio, né esprimere il suo rapporto con il Creatore attraverso forme simboliche di due specie. Ciò sarebbe qualcosa di completamente diverso da quella collaborazione, che per lui è ovvia, con tutti coloro che sono impegnati nel compimento del bene, anche se a partire da principi diversi. D’altronde un cristiano cattolico non può nello stesso tempo partecipare alla piena comunione della fraternità cristiana e, d’altra parte, guardare al suo fratello cristiano, a partire dalla prospettiva massonica, come a un «profano». Anche quando, come già si è detto, non vi fosse un’obbligazione esplicita di professare il relativismo come dottrina, tuttavia la forza relativizzante di una tale fraternità, per la sua stessa logica intrinseca ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell’atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano, «al quale cara è la sua fede» (Leone XIII). Questo stravolgimento nella struttura fondamentale dell’atto di fede si compie, inoltre, per lo più, in modo morbido e senza essere avvertito: la salda adesione alla verità di Dio, rivelata nella Chiesa, diviene semplice appartenenza a un’istituzione, considerata come una forma espressiva particolare accanto ad altre forme espressive, più o meno altrettanto possibili e valide, dell’orientarsi dell’uomo all’eterno. In conclusione, dietro gli attacchi al Papa e alla Chiesa fondata e voluta da Gesù Cristo, ci sono la massoneria, settori del protestantesimo e dell’ebraismo che controllano quasi tutta la stampa internazionale. E cio’ dispiace perchè noi cattolici consideriamo gli Ebrei i nostri fratelli maggiori nella fede e perché la loro Bibbia che è composta di 38 libri che fanno parte interamente della nostra Bibbia nella sezione dell’Antico Testamento. Avendo in comune ben 38 libri dell’Antico testamento su 46 libri canonici non possiamo non definirli fratelli maggiori nella fede come li defini Papa Giovanni Paolo II e non amarli. Concludiamo. Ci auguriamo vivamente che questa Lettera di Benedetto XVI ribadisca per l’ennesima volta – se mai ce ne fosse bisogno – la condanna della pedofilia e che inviti ad espellere dalle parrocchie il clero pedofilo che comunque su 410 mila sacerdoti e 5.002 Vescovi sparsi in tutto il mondo non raggiunge neanche l’uno per cento. Ecco perchè la guerra di massoneria, e di alcuni settori protestanti ed ebraici, è incomprensibile antistorica se non per indurre Benedetto XVI alle dimissioni. Ma, evidentemente, i suoi detrattori e avversari non lo conoscono bene. Egli è, si’, un un uomo mite, ma fermo che non intende deflettere dal Vangelo, dalla Tradizione e dal Magistero della Chiesa per nessuna ragione per “conformarsi alla mentalità di questo mondo”. Quindi, l’Associazione degli allibratori Paddy Power dell’Eire stia tranquilla, stia serena, e gli scommettitori non spendano 200 euro a puntata per dimissioni inesistenti e offensive e proporre prematuramente candidati al Soglio pontificio. Una cosa davvero sgradevole e di cattivo gusto. Benedetto XVI combatte la pedofilia da sempre, e a 82 anni non ha certo intenzione di modificare la sua forma mentis e le sue idee sui sacerdoti. Il sacerdote è per lui “alter Christus”, è un uomo di grande fede e spiritualità, che crede nella Chiesa “mater et magistra” (Giovanni XXIII) che cerca di coltivare nell’anima i suoi insegnamenti, di comprendere non solo il volto esteriore, gli aspetti fulgenti di cui la Chiesa si ammanta e si manifesta, ma il segreto celeste che la fa vivere da oltre 2.000 anni e di compenetrasi della missione che venne data alla Chiesa Roma
na nel personificare in maniera incomparabile, unica, il Vangelo di Cristo. Benedetto XVI è contro la “sporcizia morale” di alcuni membri della Chiesa, e vuole sacerdoti che si dedicano all’esercizio della carità che è “il vincolo della perfezione” (San Paolo) alle pratiche di pietà e di misericordia, e che siano uomini di preghiera. Insomma è un Papa che è attento alla formazione umana, culturale e spirituale del prete affinché possa annunciare a tutti Gesù Cristo crocifisso e risorto. ecco perchè dobbiamo avere fiducia nel vicario di Cristo sulla terra e sul successore di Pietro.

Alberto Giannino – Presidente Ass. culturale docenti cattolici (Adc)

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