Lo human trafficking, una vera e propria “schiavitù moderna” e il presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la pace lancia l’appello per i Giochi Olimpici di Londra contro la prostituzione

ALESSANDRO SPECIALE da Vatican Insider

Prevenire il traffico degli esseri umani, sostenere le comunità e le persone coinvolte, riabilitare le vittime della tratta e favorirne il ritorno e il reinserimento nella società: sono queste le direttrici dell’azione della Chiesa di fronte alla piaga dello human trafficking, una vera e propria “schiavitù moderna”, secondo la definizione del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace.

Il porporato è stato tra i protagonisti della Conferenza internazionale sul traffico degli esseri umani, organizzata oggi a Roma dal dicastero vaticano e dalla Conferenza episcopale inglese. Obiettivo dell’incontro era sottolineare il contribuito che la Chiesa può offrire alla comunità internazionale nella lottacontro la tratta, grazie soprattutto all’apporto della rete costituita dal miliardo e passa di cattolici sparsi nel mondo.

Un fenomeno, quello del traffico di esseri umani, che ha proporzioni agghiaccianti. Secondo i dati preparati dal Vaticano per la conferenza, si stima che siano circa 2,4 milioni le persone vittime di tratta nel mondo, un mercato che frutta ogni anno ai trafficanti 32 miliardi di dollari.

“Le leggi nazionali e gli accordi internazionali, pur essendo necessari, da soli non possono sconfiggere questa forma di schiavitù moderna – ha spiegato il porporato ghanese ai giornalisti mettendo in prospettiva il problema –. Serve prima di tutto un cambiamento di mentalità, e la conversione dei cuori”.

Anche perché gli Stati, soprattutto quelli ricchi dell’Occidente o del Golfo Persico, che sono la destinazione principale del traffico di esseri umani, non hanno fatto la loro parte: tanto i Paesi membri del G8 quanto quelli dell’Unione Europea e del Gulf Cooperation Council non hanno ratificato la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, “sicché i lavoratori migranti restano ancora in buona parte sprovvisti di protezione”, ha detto Turkson.

La maggioranza delle vittime di tratta – soprattutto se donne – vengono sottoposte a sfruttamente sessuale. La Chiesa, secondo suor Eugenia Bonetti, responsabile dell’Ufficio Tratta donne e minori dell’Unione superiori maggiorid’Italia, può fare molto per loro, perché non basta liberare le persone dalla condizione di sfruttamento ma occorre anche accompagnarle lungo il cammino della riabilitazione e della reintegrazione: “Le vittime hanno bisogno di riprendere un cammino, soprattutto quando sono state trafficate, umiliate, vendute e comprate. La persona ha bisogno di riscoprire la bellezza di se stessa, il suo valore come essere umano, la dignità. Deve uscire dall’idea che non si tratta soltanto della vendita del proprio corpo, ma che lei é qualcosa di molto più grande e di molto più bello”.

La Chiesa può aiutare le vittime di tratta a “recuperare queste persone, per riabilitarle e reintegrarle nella società”, consapevole del fatto che “queste donne, anche se hanno vissuto lo sfruttamento, hanno una grande voglia di tornare ad essere persone”.

Dall’evento, a cui hanno partecipato anche ispettori di Scotland Yard e una vittima di tratta, Sophie Hayes, che ha raccontato la sua storia, è arrivato anche un appello in vista delle Olimpiadi di Londra di questa estate, affinché questo evento che attirerà milioni di persone da tutto il mondo non diventi occasione di turismo sessuale e prostituzione: “Faccio appello ad essere molto attenti alla presenza di questi trafficanti e a non cadere nella loro trappola”, ha detto il cardinale Turkson ‘ facendo propria un’iniziativa su questo tema lanciata dai vescovi inglesi in concomitanza con i Giochi.