di Jan Kupka
Direttore dell’Istituto San Vincenzo Pallotti di Roma

L’intensità del servizio pastorale al popolo di Dio dipende dalla formazione dei sacerdoti. A volte si sente dire che i preti di oggi non rispondono alle sfide del tempo, non sono aggiornati sugli attuali problemi del mondo, non esercitano i loro uffici pastorali in modo professionale. Le cause possono risiedere in una carente e non aggiornata formazione sacerdotale. La celebrazione dell’Anno sacerdotale 2009-2010 offre l’occasione per ribadire la necessità della formazione sacerdotale e cercare i modelli adeguati per renderla spiritualmente ricca ed efficace. Ciò che ha sottolineato Benedetto XVI nell’omelia per l’apertura dell’Anno sacerdotale:  “Per essere ministri al servizio del Vangelo – ha detto il Papa – è certamente utile e necessario lo studio con una accurata e permanente formazione teologica e pastorale, ma è ancor più necessaria quella “scienza dell’amore” che si apprende solo nel “cuore a cuore” con Cristo”.

A tal riguardo, è fonte di ispirazione la figura e il pensiero di san Vincenzo Pallotti (1795-1850), ordinato sacerdote nella basilica di San Giovanni in Laterano il 16 maggio 1818. Apparteneva al clero di Roma. Era quindi un prete romano che nella prima metà dell’Ottocento si è distinto tra i sacerdoti per la sua formazione intellettuale e spirituale. Era un modello di sacerdote buon pastore che guidava e difendeva i credenti nel tempo dell’indebolimento della fede. Ma, soprattutto, si è iscritto nella storia della Chiesa con le sue iniziative per promuovere la formazione spirituale e pastorale dei sacerdoti romani.
Vincenzo Pallotti aveva un’ampia conoscenza della vita sacerdotale. Egli era convinto che il fondamento della santità dei sacerdoti e del loro impegno pastorale fosse la buona formazione. Perciò fin dall’inizio della sua attività sacerdotale si notò la sua grande premura per il continuo rinnovamento della vita del clero. Ciò è confermato dal suo testo degli anni 1823-1829 (il periodo del pontificato di Leone XII), intitolato:  “Vari punti di riforma pel Clero” (cfr. Opere complete v, pp. 544-557). In questo testo, che contiene le proposte per il rinnovamento della vita sacerdotale, il Pallotti sollecita a promuovere tutto ciò che contribuisce alla formazione dei perfetti servi di Cristo. I sacerdoti, i confessori devono essere ben preparati e condurre una vita santa. I predicatori devono distinguersi per la loro dottrina e integrità morale. Dalla santità, scienza e vigilanza dei pastori dipende in gran parte la pace della cristianità e la salvezza eterna delle anime. Inoltre, il Pallotti ebbe dal 1827 la direzione spirituale del Seminario Romano, poi quella del Collegio Inglese e Irlandese e, dal 1833, quella del Collegio Urbano di Propaganda Fide.
L’esercizio dell’incarico di direttore spirituale accresceva la sua convinzione della necessità di una profonda formazione sacerdotale, soprattutto di quella missionaria. Quale dovesse essere il tenore della formazione spirituale lo dice questo appunto:  “Per disporre gli alunni ad essere veri missionari tra gli infedeli è necessario formarli nella pratica indicata da Gesù Cristo:  “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Matteo, 16, 24)” (Opere complete XI, p. 449). Negli scritti di Vincenzo Pallotti ricorre continuamente il pensiero che l’ecclesiastico deve impegnarsi personalmente a crescere lungo tutto il cammino della sua vita. Il Pallotti era convinto che esiste un legame intrinseco tra la crescita spirituale, lo studio e l’impegno apostolico. Riguardo a ciò merita attenzione il suo testo sull’obbligo di tutti i sacerdoti “di crescere nella santità e d’istruirsi” (cfr. ibidem ii, pp. 81-86). E il Pallotti enumerava i campi in cui ci si deve istruire e cercare di impegnarsi continuamente:  la Sacra Scrittura, la storia ecclesiastica, la teologia dogmatica e fondamentale, la teologia dei sacramenti, la liturgia e la teologia morale. Di conseguenza, lo scopo fondamentale di questa continua istruzione è espressa dal Pallotti in questi termini:  “Per non tornare indietro e per vivere sempre nella più perfetta imitazione della vita del nostro Signore Gesù Cristo; onde efficacemente cooperare alle opere della sua maggiore gloria, e della maggiore santificazione delle anime” (ibidem vii, pp. 63-64).
Vincenzo Pallotti iniziò nel 1839 a celebrare nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani, a via Giulia, nel mese di maggio, con i sacerdoti romani, sia diocesani che religiosi. All’origine c’erano la sua devozione mariana e l’intento di arrivare più profondamente all’animo di tutti i fedeli. A tal riguardo si deve ricordare che nel 1833 il Pallotti compose il testo del mese mariano in tre versioni (per i consacrati, i fedeli e gli ecclesiastici). I sacerdoti romani risposero con un’attiva partecipazione all’invito del Pallotti di celebrare insieme il mese mariano nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani. I presbiteri espressero il desiderio di radunarsi nello stesso luogo periodicamente nel corso dell’anno. Così nacque l’idea delle conferenze settimanali per i sacerdoti, che ebbero luogo nella chiesa fin dal 1839.
La prima conferenza settimanale per i sacerdoti ebbe luogo il 6 giugno 1839, primo giovedì del mese. Da quel giorno il clero romano cominciò a radunarsi ogni giovedì pomeriggio nella chiesa dello Spirito Santo in via Giulia. Vi parteciparono presbiteri diocesani e regolari, monsignori, teologi, consultori dei dicasteri pontifici e anche alcuni vescovi. Le conferenze, grazie a Vincenzo Pallotti, erano indirizzate a rinnovare la vita spirituale e all’aggiornamento pastorale. Nell’intraprendere quest’iniziativa, il Pallotti si ispirò all’idea di san Vincenzo de’ Paoli di promuovere adunanze periodiche di ecclesiastici per la loro preparazione pastorale. In questi raduni si proponeva un caso di morale o di liturgia, lo si analizzava e si davano le soluzioni.
Vincenzo Pallotti era profondamente convinto che ogni sacerdote doveva sentirsi responsabile della propria formazione ed essere aperto ad accogliere i suggerimenti degli altri. Il presbitero per crescere ha bisogno di formarsi. Inoltre, il progresso delle scienze e i cambiamenti nel mondo esigono un aggiornamento continuo del nostro sapere per poter operare in modo efficace. È una necessità di vita. Ma ciò che sorprende nel pensiero del Pallotti è la sua motivazione spirituale:  dobbiamo istruirci per imitare Gesù Cristo. Ciò costituisce un fondamento cristologico solido della formazione sacerdotale.
Il secondo punto emerge dal significato più profondo delle conferenze settimanali per i sacerdoti. Il Pallotti le ha istituite e promosse non da solo, ma in collaborazione con gli altri sacerdoti, coinvolgendo tutti i partecipanti. A questo si unisce un altro fattore molto significativo per le conferenze settimanali:  esse non si limitarono solo alla formazione, ma furono anche un forum di azione. Il 13 gennaio 1847 Pio ix visitò la chiesa di Sant’Andrea della Valle per la conclusione dell’Ottavario dell’Epifania organizzato dal Pallotti. In quell’occasione il Papa fece una fervente predica, invitando tutti al rinnovamento della vita cristiana. Il Pallotti si sentì personalmente interpellato e il giorno seguente scrisse quanto segue:  “Nel dì 14 gennaio 1847 i sacerdoti delle Conferenze ecclesiastiche settimanali, che si promuovono dalla Congregazione dei Sacerdoti della detta pia Società nel S. Ritiro del SS. Salvatore in Onda, considerando che siamo tutti obbligati ad eseguire efficacemente, e stabilmente la detta missione a tal fine ha giudicato necessaria e opportuna la istituzione di una pia Unione (…) per promuovere la maggiore glorificazione dei Nomi di Dio, di Gesù Cristo, di Maria Santissima, degli Angeli e dei Santi, e per estirpare l’orrendo vizio della  bestemmia, per conservare la purità dell’anima e del corpo e per distruggere il vizio della disonestà e di ogni impurità (cfr. Opere complete III, pp. 392-393)”.

(©L’Osservatore Romano – 19 maggio 2010)