Sette senatori del Pdl scrivono a Sacconi: in grave pericolo la salute delle donne se l’agenzia darà il via libera alla pillola. «A trarne vantaggio saranno solo le case farmaceutiche»
Tratto da Avvenire del 24 luglio 2009
La salute della donna sarà in grave pericolo, se l’Aifa darà il «definitivo via libera» alla «pillola abortiva» Ru486, avvertono sette interrogazioni di senatori del Pdl al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «A trarne vantaggio saranno solo le case farmaceutiche», affermano Laura Bianconi, Raffaele Calabrò, Stefano De Lillo, Ulisse Di Giacomo, Michele Saccomanno e Antonio Tomassini. L’aborto chimico non è «comodo ed indolore come si vuol far credere», ribadiscono i parlamentari del Pdl, anzi con l’introduzione ufficiale della pillola nelle strutture sanitarie si tornerebbe indietro. A differenza dell’interruzione chirurgica della gravidanza, prevista dalla legge 194, che punta anche a evitarla aiutando le madri, con la Ru486 si permette alla paziente di allontanarsi dalla struttura sanitaria prima dell’aborto, aggirando le tutele della legge.
Le interrogazioni, perciò, chiedono all’Aifa «i dovuti chiarimenti», in ragione dei gravi rischi del farmaco, che hanno provocato non pochi decessi e della scarsissima informazione sulle conseguenze e sul tempo prolungato nel quale l’aborto può avvenire. Si sollecita, perciò, Sacconi a far conoscere i possibili effetti psicologici di un aborto di questo tipo, provati scientificamente.
Infatti l’interruzione della gravidanza con la Ru486 dura tre giorni, ma può prolungarsi per una settimana e oltre, con «i noti effetti collaterali di dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, perdite di sangue abbondanti e prolungate, fino ad arrivare a vedere il sacco gestazionale con l’embrione abortito».
Secondo la Bianconi nell’eventuale testo del consenso informato «deve essere fatto esplicito riferimento al fatto che si potrebbe vedere il ‘prodotto dell’espulsione’, come viene tragicamente chiamato l’embrione». A Sacconi si chiede anche la salvaguardia del «medico obiettore di coscienza», anche rispetto alla possibilità che, a differenza dell’aborto praticato chirurgicamente, non essendo «prevedibile» la durata di quello chimico, «potrebbe verificarsi nel turno di un medico obiettore». La pillola invece costituirebbe «una valida alternativa» all’intervento chirurgico, secondo Carlo Flamigni, presidente onorario dell’Aied, convinto che sarà somministrata solo in ospedale, rispettando la 194. La paziente, a detta del ginecologo, «è informata dei rischi», e numerosi «incidenti» sarebbero «dovuti a cause occasionali» (P. L. F. ).
da Mascellaro.it