di Don Antonello Iapicca

Dal Vangelo secondo Marco 2,1-12.

Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

IL COMMENTO

Cose malvage pensate nel cuore. Il nostro pensar bene di Dio e della vita si infrange sullo scandalo di una paralisi. Il potere che esigiamo da Dio è quello di scioglierci dai nodi dell’esistenza. Crediamo? Senza dubbio. Ma in un totem che risolva il contingente. Quelle situazioni che ci angosciano e che vorremmo cancellare. Le cose malvage pensate nel cuore altro non sono che il nostro modo di tentare Dio per trascinarlo su cammini che non gli si addicono. Un taumaturgo piegato ai nostri desideri. E non lo conosciamo. E non ci conosciamo. V’è solo una paralisi. Il peccato. Dio si confronta con il peccato. Il male, il mistero dell’iniquità si cela nel peccato. Vorremmo capire i perchè di tante atrocità, di tante ingiustizie. Ma rifiutiamo la radice del male. Il peccato. Accovacciato alla nostra porta, insinuato nel nostro cuore. Da esso sgorgano tutti gli abomini. Adagiati nel peccato pensiamo cose malvage. Non riconoscerlo, guardarlo con supponenza, sorvolarne la serietà e la drammaticità è dare del bestemmiatore a Gesù. Significa essere nemici della Sua Croce. Ignorare il peccato è ignorare Dio, il Suo potere, il Suo amore. Chiudersi alla misericordia, la bestemmia contro lo Spirito Santo, il peccato che non potrà essere perdonato. Per questo ci troviamo paralizzati, stesi sul letto della solita vita, dei soliti peccati. Guardare in faccia la Verità, lasciarci giudicare dalle Parole d’amore di Gesù. I peccati rimessi, la vera liberazione, il mistero del male svelato nel perdono. Per pura Grazia. E’ il perdono che ci fa accettare le conseguenze dei nostri peccati e, in esse, le conseguenze dei peccati di ogni uomo. La morte è entrata nel mondo per invidia del demonio e ne fanno esperienza quelli che gli appartengono. E il male si spande. Anche sugli innocenti. Ma noi, che innocenti non siamo, ne siamo schiavi, paralizzati. Ogni male che appare sulla terra è frutto del peccato. V’è una sola risposta, un’unica soluzione. Lasciarsi amare, riconciliare, perdonare. Accettare d’essere peccatori, e gettarsi tra le braccia del Signore. Ai Suoi piedi, piangendo e implorando. Aiutati e accompagnati dalla Chiesa. Nella liturgia eucaristica, prima di accostarci alla comunione, ripetiamo con il Celebrante: “Oh Signore, non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa”. Per questo abbiamo bisogno della comunità, dei pastori e dei fratelli, del Popolo santo che è capace di scoperchiare i tetti per amore del povero e del debole. Occorre dunque lasciarci calare sino ai piedi di Gesù, scendere dalle altezze dei nostri sogni e delle alienazioni. Per conoscere il potere di Dio, la Sua vittoria sul peccato e sulla morte. Per essere liberati e tornare a casa, nella storia d’ogni giorno con il letto che è la memoria dei nostri peccati e la consapevolezza della nostra debolezza. A noi la memoria di quello che siamo, a Gesù l’amore e il perdono.